
Il regista e sceneggiatore Sabu si muove attraverso i generi giocando con le pieghe del racconto. Presentato al FEFF di Udine.
di Tommaso Drudi
C'è qualcosa di sfuggente in Jam, qualcosa di non immediatamente cartografabile, qualcosa che viaggia tra frenesia di ricomposizione collettiva e simulazione di realtà. Di certo l'ultimo film di Sabu è una rotativa di emozioni, un sofisticato ritratto della malinconia connessa ai generi e agli ingranaggi del cinema tramite l'acuto processo di volizione.
Nonostante un inizio brusco, nel quale veniamo trasportati nel sedile posteriore di un'auto lanciata nel traffico cittadino a folle velocità, l'andatura di Jam cede ad un passo rilassato e profondamente intimo, in cui la polifonia di registri abbraccia una molteplicità di spunti narrativi.