La prima stagione è afflitta da lungaggine e nelle sue dieci ore finisce per risultare spesso ripetitiva. Ora su Netflix.
di Andrea Fornasiero
Anni fa un misterioso fenomeno di inspiegabili e immediate gravidanze, ha fatto venire alla luce alcuni bambini. Sette tra loro sono stati adottati dallo scienziato Reginald Hargreeves, che li ha cresciuti come un team di giovani supereroi mascherati, la Umbrella Academy, e nel mentre ha studiato i loro poteri. O meglio quelli di sei tra loro, visto che la settima sembra non avere nulla di speciale e si vendicherà di essere stata l'outsider del gruppo con un libro sul padre senza cuore e sui fratelli adottivi. Anche gli altri con gli anni hanno abbandonato il progetto paterno e si sono separati, chi divenendo una star del cinema, chi sprofondando nella tossicodipendenza, chi in una lunga missione sulla Luna. Alla morte di Reginald tutti loro si riuniscono, incluso il numero 5, scomparso da ragazzo e dato per disperso nel tempo ma ora ritornato con un messaggio: la fine del mondo arriverà tra otto giorni.
Otto giorni lunghi però ben dieci puntate, la gran parte delle quali con durata superiore ai cinquanta minuti, il tutto per adattare meno che un paio di volumi a fumetti di poco più di cento pagine ciascuno. E nonostante questa sproporzione c'erano molte più idee nel fumetto che non nella serie Tv, che cerca disperatamente di essere di culto, ma proprio per questo non sorprende mai.