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Franco Battiato: 'Non sono un cantante d'élite'

Il cantautore a Giffoni per presentare il suo nuovo film, Händel.
di Fiorella Taddeo

In foto Franco Battiato.
Franco Battiato 23 marzo 1945, Jonia (Italia) - 18 Maggio 2021, Milo (Italia).

mercoledì 25 luglio 2012 - News

Con il Maestro Franco Battiato si chiude la 42esima edizione del Giffoni Experience, il festival dedicato al cinema per ragazzi, che tornerà il prossimo anno dal 18 al 28 luglio. Dalla cittadina salernitana, il cantautore siciliano parla nel suo nuovo progetto cinematografico, Händel – Viaggio nel regno del ritorno, ispirato alla vita del compositore tedesco naturalizzato inglese Georg Friedrich Handel. Un'altro film sulla figura di un musicista del passato, dopo Musikanten incentrato sulla storia di Beethoven.

Perché un film su Händel?
L'ho scelto per il suo genio. Era un uomo libero. Prima di scrivere la sceneggiatura, ho studiato il Settecento per tre anni. Non avrei sopportato l'idea di lasciare nella pellicola lacune terribili come ce ne sono in Amadeus. Era assurdo vedere Salieri truccato all'americana, tutto era incentrato su un equivoco colossale, su cui Puskin inventò la storia dell'avvelenamento di Mozart da parte del compositore italiano. Anche la musica scelta era di serie B. E poi Mozart non era un pagliaccio che rideva solo. Parlava quattro lingue, conosceva il greco e il latino. Non si poteva banalizzare così.

E come sarà il suo Händel, come si è preparato alla scrittura della sceneggiatura?
Ho passato tre anni ad ascoltarlo e mi ha sempre dato delle eccitazioni e delle sensazioni straordinarie. Ho letto novantaquattro libri su di lui e ho incontrato i suoi nuovi biografi, che hanno fatto fare una figura tremenda a quelli italiani del secolo scorso. Copiavano tutto. Per esempio Händel non ha mai incontrato Bach. Sono partito dal suo primo biografo a cui raccontò tutto della sua vita. Non deve aver avuto una grande vita sessuale, perché non ce n'è traccia in questi testi. E sapete che questo è un aspetto che mi interessa.

Chi ci sarà nel cast?
L'attore tedesco Johannes Brandrup sarà Händel. Willem Dafoe, invece, interpreterà il nobile che finanziò la gita della "Water Music" sul Tamigi. Sarà tutto girato in inglese.

Per quanto riguarda la produzione e i finanziamenti?
Mi è arrivata una proposta di produzione ma quando ho scoperto che volevano fare un nuovo Amadeus mi sono rifiutato. Il film lo farò solamente se troverò un produttore che vorrà rispettare in pieno la mia sceneggiatura, altrimenti niente. Troverò un altro modo per dire quello che voglio esprimere. In effetti il cinema italiano non sta vivendo un momento di grande felicità, ma non sono tra quelli che frignano per cose tipo gli accordi tra Bossi, Berlusconi e Saccà per finanziare dei film. Non posso che essere indifferente. Non trovo neanche giusto che gli artisti siano pagati dallo Stato. Credo che la politica debba utilizzare i soldi per dare lavoro a chi non lo ha, non tanto per finanziare l'arte, il cinema. Non è sempre così necessario.

Che rapporto ha con i giovani?
Quelli che non mi conoscono e vengono ai miei concerti, restano allibiti. È inaccettabile chi mi considera ancora un cantante d'élite: vendo milioni di dischi, non poche centinaia.

Cos'è per lei la felicità, tema del Festival di Giffoni di quest'anno?
Ha a che fare con il divino. C'è una canzone che lo spiega bene, si tratta di "Stati di gioia". Ho iniziato un percorso di meditazione nel 1970. Sono partito dai mistici indiani e, poi, mi sono abbeverato a tutte le correnti della spiritualità.

Come vive l'ironia nei suoi riguardi?
Racconto un aneddoto (sorridendo). Quando Fiorello mi contattò per il suo programma alla radio, mi studiai tutte le sue imitazioni nei miei confronti. Fondamentalmente sbaglia tre cose. La prima è che mi propone in un'altezza musicale che non mi è propria. Poi mi affibbia un forte accento siciliano. Infine fa un vibrato alla Bruno Lauzi che non ho mai avuto. Quando arrivai in trasmissione, feci Fiorello che imitava Battiato.

Che Paese è l'Italia nell'epoca della crisi?
Quando ho scritto "Povera Italia", ho sempre pensato che era un pezzo che sarebbe potuto esistere in qualsiasi momento storico. Gli imperatori romani, per esempio, scrivevano nelle loro lettere che era necessario scegliere i più cretini perché erano più manovrabili. I politici non sono mai cambiati. Però c'è qualcosa diverso in Italia rispetto agli anni Settanta. Respiravamo un'aria più rivoluzionaria. Facevo parte di una generazione di artisti a cui non interessava guadagnare, che non voleva il successo a tutti i costi. Facevamo uso di qualche droghetta per allargare le nostre coscienze e non per muoverci meglio in discoteca. E vivevamo bene. Il futuro dei giovani dipende da loro. Quello che noto è che abbiamo perso lo spirito di osservazione. Come è possibile che la gente non riesca a rendersi conto che le persone che vedono in tv sono spesso dei buffoni. Dovrebbero tirare i pomodori, che almeno lasciano vistose tracce.

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