Advertisement
La politica degli autori: Nicolas Winding Refn

Tra Drive e la trilogia di Pusher, il regista che 'sente' i suoi film.
di Mauro Gervasini

In foto il regista danese Nicolas Winding Refn.
Nicolas Winding Refn (53 anni) 29 settembre 1970, Copenhagen (Danimarca) - Bilancia.

mercoledì 28 settembre 2011 - Approfondimenti

Prima di vederli, Nicolas Winding Refn (Copenaghen, 29 settembre 1970) i suoi film li sente. Lavora a tutto volume, come se l'impatto visivo delle proprie opere fosse preceduto da un sussurro, o da una scossa musicale. Prendete Drive, ultimo titolo premiato al recente Festival di Cannes per la miglior regia, nelle sale italiane dal 30 settembre. Prima di girarlo, il cineasta incontra Ryan Gosling. Per pura cortesia, perché ha intenzione di rifiutare il progetto, su commissione e non proprio nelle sue corde. In macchina con l'attore, Winding Refn ascolta casualmente "Can't Fight This Feeling" di Reo Speedwagon, cambia idea e decide che sì, Drive s'ha da fare. Non perché il brano, un classico del pop anni '80, racconti una storia simile a quella del film, ma per l'atmosfera. Un uomo guida nella notte. La musica a tutto volume è il solo modo che ha per comunicare fuori quello che ha dentro. Rabbia. Solitudine. Rigore. Violenza. Drive nasce così, sfiorando il tasto dell'autoradio. E Ryan Gosling "entra" nel personaggio come la nota giusta suonata dal migliore dei primi violini.

Chissà che lo stesso Valhalla Rising – Regno di sangue, capolavoro del regista in Italia distribuito solo in home video, non abbia avuto origine da un suono. Quello sordo della pietra che si spacca. Anzi no: dal silenzio. Lo spiega il direttore d'orchestra Daniel Barenboim che senza le pause, il silenzio, nessuna melodia sarebbe possibile. Nella partitura di Winding Refn, Valhalla Rising – Regno di sangue è un viaggio mistico. Nel vero senso della parola, che deriva dal greco mystikòs (misterioso) la cui radice però è myein, ovvero tacere, restare in silenzio. Per questo il protagonista One-Eye, interpretato dall'attore feticcio Mads Mikkelsen, è muto. Vichinghi cristiani alla scoperta delle Americhe. Il film è una implacabile discesa agli inferi, allegoria della rivelazione di un altrove dove l'uomo primordiale si confronta con la forza assassina della natura e con l'enigma del divino.

E la Trilogia di Pusher (Pusher – L'inizio, 1996; Pusher II – Sangue sulle mie mani, 2004; Pusher III – L'angelo della morte, 2005), opera monumentale che ha rivelato ai cinefili il talento di Winding Refn, che spazio ha sullo spartito? Vero rock'n'roll. Anzi no: l'incedere disordinato e singhiozzante di Kim Bodnia, spacciatore braccato dal criminale Milo nel primo film, è sincopato come un rap. Macchina da presa a mano per le strade psichedeliche di Copenaghen (By Night), cercando solo di sopravvivere al delirio, tutto o quasi in presa diretta. Non c'entra il Dogma del conterraneo Lars von Trier, quanto la frenesia in levare di chi tenta di salvarsi la pelle. La sensualità di una vita disperata raccontata con occhio vorace. La parabola di Mikkelsen in Pusher II, invece, è un'opera rock, l'anarchico concerto di chi narra i bassifondi di un un individuo incurante delle buone maniere e col coltello tra i denti. Cambio di registro continuo e rivolta contro il mondo, rappresentato dal padre, dal boss e dalla visione stolta e perdente di sé. Un 'Another Brick in the Wall' con sfumature irresistibilmente pulp. Più complesso ancora Pusher III, storia di Milo (Zlatko Buric), pusher grottesco sputato dalle viscere di un film di Kusturica, coinvolto in un gioco al massacro letterale in balia di ritmi balcanici e assurde musichette da sit com. «Bis!» grida la platea cinefila.

E bis sia, grazie all'assolo del virtuoso Frank Zappa del cinema di Winding Refn, nome d'arte Bronson, nell'omonimo film dedicato alle gesta del più celebre carcerato d'Inghilterra, al secolo Michael Peterson, condannato a oltre trent'anni di carcere senza avere mai ammazzato nessuno. One man show dell'attore Tom Hardy, che si rivolge direttamente al pubblico sospeso tra palco e realtà come in un'opera di Brecht, poi tira di boxe, picchia i secondini, prende ostaggi, appicca incendi, dipinge tra le sbarre e viene riconosciuto talento artistico di prima grandezza. Vero o falso? Non chiedetelo al regista: suona il suo rock senza fermarsi mai, e per il rumore non vi sente.

Gallery


{{PaginaCaricata()}}

Home | Cinema | Database | Film | Calendario Uscite | MYMOVIESLIVE | Dvd | Tv | Box Office | Prossimamente | Trailer | Colonne sonore | MYmovies Club
Copyright© 2000 - 2024 MYmovies.it® - Mo-Net s.r.l. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione anche parziale. P.IVA: 05056400483
Licenza Siae n. 2792/I/2742 - Credits | Contatti | Normativa sulla privacy | Termini e condizioni d'uso | Accedi | Registrati