È stato il produttore che per primo ha creduto in lui, accompagnandolo nell'esordio cinematografico. Un padrino professionale, ma anche un amico, presente in un modo o nell'altro, nel corso di tutta la sua carriera. Al Bif&st, dove ha ritirato il Premio Fellini 8 e ½ per l'eccellenza cinematografica, Giuseppe Tornatore ha presentato il suo ultimo lavoro, un ritratto, fatto di interviste, estratti di film e immagini d'archivio, sul produttore Goffredo Lombardo, protagonista riconosciuto e consapevole di gran parte della storia del cinema italiano.

Un ricordo sull'avventurosa carriera di Goffredo Lombardo
Con il documentario L'ultimo gattopardo, presentato in anteprima al festival internazionale di Bari, il regista siciliano offre un ricordo sulla vita e l'avventurosa carriera dell'erede di Gustavo Lombardo, fondatore della Titanus, la più antica casa di produzione italiana. "Ho d'istinto accettato la proposta del figlio di Goffredo, Guido" racconta Tornatore "Realizzare un documentario sulla sua vita era quasi una forma di gratitudine nei suoi riguardi. La lavorazione è stata estremamente naturale, nonostante le difficoltà in postproduzione: avevo l'imbarazzo della scelta per tutto il materiale fotografico e filmico a mia disposizione. Non ho dovuto, però, 'creare' una storia, perché la vita di Goffredo era già una storia affascinante e straordinaria. È il racconto di una dinastia che è stata testimone di tutta la parabola della storia del nostro cinema, dalle origini fino alle prime "fiction". Lombardo era un uomo molto complesso, ma molto generoso nei confronti del cinema stesso e dei registi, che amava tanto".

Tornatore, Lombardo e Il camorrista
Goffredo Lombardo portò al successo la Titanus, lavorando, tra gli altri, con Luchino Visconti, Federico Fellini, Dino Risi, Dario Argento, Ermanno Olmi, fino a dare fiducia a quel allora trentenne siciliano, originario di Bagheria, autore solo di alcuni documentari in Super8. "Quando gli portai il soggetto de Il camorrista non ne rimase entusiasta" spiega il regista "Pensava che il tema dei film sulla mafia si fosse da tempo esaurito. Io invece avevo un'idea totalmente diversa, vedevo una questione di bruciante attualità. Proprio in quegli anni stava iniziando il primo maxi processo contro la camorra. Per convincerlo, convocai una conferenza stampa con Ben Gazzara, che aveva già accettato di interpretare il protagonista, e lo scrittore Giuseppe Marrazzo. Volevamo testare l'interesse della gente verso un progetto del genere. I giornali ci diedero molto spazio. E il film venne fatto, in una versione cinematografica breve, ed in una più lunga per la televisione. Il film andò benissimo al botteghino da Roma in giù e malissimo al nord".

Uno sguardo sul futuro del cinema
Protagonista di un'affollatissima lezione di cinema al teatro Kursaal Santalucia, Tornatore ha anche ripercorso con il pubblico della kermesse barese la sua carriera e non solo. "Sono molto preoccupato per le difficoltà oggettive che il nostro cinema vive ogni giorno" dichiara "ma la crisi nel cinema c'è sempre stata. Non ho però paura del futuro, delle trasformazioni che la tecnologia porterà al mondo dello spettacolo. Sempre più gente farà film, è vero, ma la creatività non verrà calpestata. In fondo non basta avere una telecamera digitale in mano per poter dire di sapere tutto del cinema". Infine un ricordo sul giorno più bello della sua vita. "Sarebbe scontato citare la notte degli Oscar" racconta "In realtà è stato quando, per la prima volta, ho fatto il proiezionista in una sala di un cinema da solo. Avevo undici anni e dovevo proiettare Un dollaro in più".