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I testimoni, tra dramma e vita quotidiana

Alla presentazione in Francia, il regista Andrè Techinè parla del suo coraggioso film sull'AIDS.
di Claudia Resta

Il film

giovedì 5 luglio 2007 - Incontri

Il film
Manu sbarca a Parigi per cercare lavoro e s'installa da sua sorella Julie, che prende lezioni come cantante lirica. Julie cerca di mantenere la distanza da suo fratello inconcludente. Manu esce spesso la notte, e in uno dei locali che frequenta conosce il cinquantenne Adrien, medico omosessuale, colto ed estroverso, che gli fa scoprire il suo stile di vita. Durante un giro in barca, Adrien presenta a Manu due giovani sposi, Mehdi e Sarah, un poliziotto e una scrittrice, che hanno appena avuto un bambino. Una storia d'amore non prevista e l'insorgere dell'epidemia dell'AIDS, seguita voracemente dai media e dalla gente comune come una vergognosa piaga dell'era moderna, sconvolgono il tranquillo ordine della vita di tutti, e ognuno diventa protagonista e testimone di una tragedia contemporanea, in cui chi non muore diventerà forse più forte ma non senza subire danni.

Storia dell'AIDS
Volevo fare un film "storico", prima di tutto perché non ce ne sono stati molti, perlomeno in Francia, poi perchè ci sono momenti, nella storia, in cui un evento fa luce sull'immaginazione collettiva della società. Se si ascolta attentamente ciò che raccontano le persone, si comprende non solo l'individuo, bensì un'intera cultura.

Sfuggire al proprio destino
Sento di essere sfuggito al mio destino e questo mi ha dato lo stimolo per fare questo film. Nel girarlo ho deliberatamente voltato le spalle all'estetica dei documentari: volevo che questo fosse realizzato come un film d'azione, per quanto basato su una considerevole ricerca e documentazione.

Omosessualità: attrice non protagonista
Non riesco ad accettare l'idea che la sostanza di un personaggio sia ridotta al suo orientamento sessuale: è pericoloso rifugiarsi dietro una qualsiasi identità, soprattutto in questo caso. Ciò che m'interessa è che un personaggio esista, che abbia un'ombra, che si muova... e che sia sfuggente, così come la vita.

Libertà sessuale e puritanesimo moderno
Generalmente definisco gli anni '80 "happy days", che poi è il titolo della prima parte del film. La libertà sessuale ha consentito alla gente di sperimentare i rapporti in modo armonico, senza vergogna e senza costanti discussioni. Il sesso era intrecciato all'amicizia, e vissuto senza sensi di colpa. Siamo anni luce dal puritanesimo e dalla pornografia che sono poi le due facce della stessa medaglia.

La morte non è una fine
Per citare Fritz Lang, "La morte non è una fine", e come dice la madre di Sarah, "È un miracolo essere vivi". È proprio il senso del miracolo che volevo trasmettere alla fine del film, che poi diventa un inizio.

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