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In “Psicomagia - Un’arte per guarire” Il controverso-estroverso Alejandro Jodorowsky propone la sua via alternativa contro i mali dello spirito e del corpo. Anche i rivoluzionari hanno dei predecessori: in questo caso il prevedibile riferimento è Freud. Mentre l’austriaco tentava di affrontare l'inconscio con la parola e il discorso analitico, il cileno vuole illuminare e risolvere le zone bue dentro di noi attraverso la messa in scena e l’azione fisica. Metodo asburgico contro fantasia latina; pacatezza e riflessione contro rumore e furore; lettino di pelle e atmosfere ovattate contro sudore e polvere di strada.
Davanti alle incertezze delle più note teorie psichiche – della catarsi tragica di Aristotele ancora si discute dopo 24 secoli, della più recente psicanalisi non ne parliamo… – la psicomagia risolve tutto proponendosi come (in)disciplina orgogliosamente estranea alla ragione. Jodorowsky si professa discepolo del sogno e in suo nome agisce di conseguenza. Una tizia si autodiagnostica che la sua infelicità dipende dal pessimo rapporto con i genitori, e lui le organizza una rinascita, con simulazione di parto da una donna anziana e abbraccio spasmodico con un padre posticcio. A un altro fa prendere a martellate delle zucche con le foto dei parenti-serpenti, e poi spedisce per posta i resti del massacro ai suddetti consanguinei. Donne bisognose di riconciliarsi con se stesse vengono messe insieme a dipingere i loro ritratti su un lenzuolo, usando per colore il sangue mestruale. Un cinquantenne balbuziente, rimasto psicologicamente bambino, lo sguinzaglia in un parco giochi vestito da marinaretto, poi lo vernicia di dorato in una chiesa, infine gli strizza di sua mano i testicoli per far sgorgare l'energia virile sopita… l'urlo finale rappresenta l'avvenuta guarigione.
Un’arte per guarire, si dichiara il docufilm di Jodorowsky; e se le sue perfomance rimanessero nell’ambito della finzione, dell’estetica o della poetica meriterebbero la curiosità o la simpatia di solito riservate a body art e simili. Altrettanto interesse potrebbero destare le visioni antitetiche del mondo di cui Jodorowsky è sempre stato instancabile apostolo. Il problema – grave – sorge dalla pretesa di guarire qualcuno in base a una terapia panica dai fumosi fondamenti (a essere generosi), oppure grazie a un’energia cosmica altrettanto arbitraria. Praticare un’originale filosofia di vita, ridurre la ragione al linguaggio del sogno, smontare la logica attraverso azioni liberatorie volutamente prive di senso, in altri casi sfruttare senza precauzioni meccanismi psichici simil-freudiani... può andar bene su se stessi, ma non so quanto sia legittimo sperimentarlo su persone malate e fragili. Usare un’attività fisica o artistica per guarire o alleviare una sofferenza, è una pratica fondata, ma indurre qualcuno ad azioni bizzarre e/o umilianti, per poi farsi dire che si sente meglio, va molto oltre e solleva più di un dubbio. La medicina – sicuramente fallibile e magari corrotta – ha un metodo razionale, si appoggia su altre scienze (fisica, chimica, biologia), adotta delle procedure di controllo e misura i suoi risultati (compresi i fallimenti) lasciando la possibilità di valutarla e correggerla. Jodorowsky con la sua magia sembra vantarsi del contrario.
Non crediamo più ai miracoli divini, stiamo cominciando a rifiutare quelli della scienza (che peraltro non ha mai preteso di farne), cadere nei prodigi dell’irrazionalità cosmica non sembra un progresso. Si sa quanto siano ingenui e creduloni i nostri tempi; quanto siano disposti a colmare il loro vuoto con qualsiasi cosa. Psicomagia? Molti potrebbero crederci.
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