Il gioco delle coppie |
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Un film di Olivier Assayas.
Con Guillaume Canet, Juliette Binoche, Vincent Macaigne, Nora Hamzawi.
continua»
Titolo originale Doubles vies.
Commedia,
Ratings: Kids+13,
durata 100 min.
- Francia 2018.
- I Wonder Pictures
uscita giovedì 27 dicembre 2018.
MYMONETRO
Il gioco delle coppie
valutazione media:
3,43
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Ci si interroga sul Futurodi MicheleCameroFeedback: 5559 | altri commenti e recensioni di MicheleCamero |
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lunedì 14 gennaio 2019 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Commedia molto francese ed anche molto Woddy Allen. Il film infatti è molto parlato, girato parecchio in interni e tanto dialogato con scambi dialettici rapidi, fluenti, pressanti, intelligenti e problematici, anche stancanti per l’impegno che ci vuole a seguirli, ma mai banali. Al di là del titolo in italiano che potrebbe fuorviare, pur se indubbiamente, c’è un gioco di coppie che si incrociano con i rispettivi tradimenti, condotto sul filo del so e non so, essendo sufficiente l’intuizione, (meglio l’implicito dell’ipocrisia della negazione) il valore della pellicola sta soprattutto nei problemi che la società odierna quella informatica, mediatica, twittata pone a tutti i livelli e tutte le categorie di persone. In un’epoca di grandi cambiamenti, enormi e velocissimi, in cui si scrive tanto perché con i social oramai scrivono tutti e di tutto, ci si interroga su come cambierà l’editoria, quale sarà il rapporto dei lettori del futuro con i libri, quali forme assumerà l’oggetto libro, se ad esempio la carta sopravvivrà o verrà soppiantata da e-book e video letture affidate ad attori. Ma è anche un mondo in cui pur scrivendo tanto, anche cose delle quali si farebbe volentieri a meno (come i pseudo romanzi di Leonard tutti uguali e qui traspare almeno da parte di Alain responsabile di una casa editrice parigina antica e rispettata, anche una sorta di nostalgia per i classici) si legge sempre meno ed a leggere di più sono pensionati e donne. Ma non solo, perché nei dialoghi che accompagnano i vari momenti del film che si svolgono quasi sempre in riunioni convivali, si adombra l’idea di quanto oramai siamo tutti finiti nelle fauci di un grande fratello mediatico che probabilmente governerà le nostre esistenze prive di veli, di vera autonomia decisionale, con un futuro in cui (si può escluderlo?) anche la democrazia, in sostanza, potrebbe trovarsi in sospensione. In tutto questo calderone il regista ci invita a riflettere ed a discutere, senza fornirci soluzioni, senza neppure indicarci il suo pensiero vista l’abilità con la quale, dialogando, tutte le tesi esposte, anche quelle confliggenti, paiono sempre in bilico, in discussione, tutte con una loro dose di verità e di non verità. Lo stesso Alain ad esempio, pur critico mei confronti della modernità, (nel film rappresentata da Laura giovane carrierista spregiudicata anche nelle abitudini sessuali e di vita tutte improntate ad una personale ampia libertà ed autonomia) tuttavia non la respinge per partito preso, ma la studia, cerca di capirla per potercisi adattare, come in fondo ha sempre fatto l’umanità a seguito delle grandi rivoluzioni tecnologiche e/o scientifiche. Sinceramente a me è piaciuto e mi ha fatto venir voglia di rivederlo tra qualche mese, per cercare di addentrarmici meglio, di riascoltarlo, di comprenderlo appieno, di farlo più mio.
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