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Nagisa Ôshima

Nagisa Ôshima. Data di nascita 31 marzo 1932 a Kyoto (Giappone) ed è morto il 15 gennaio 2013 all'età di 80 anni a Fujisawa (Giappone).
Nel 1978 ha ricevuto il premio come miglior regia al Festival di Cannes per il film L'impero della passione.

L'outsider del Sol Levante

A cura di Roberto Donati

Autore scomodo, personalità contraddittoria ma regista dall'inesauribile gusto per l'immagine e dall'immenso talento figurativo, Oshima emerge negli anni Sessanta con film frammentari e vagamente sperimentali che, sull'onda della Nouvelle Vague francese, vogliono rompere con una tradizione narrativa composita, ponendo l'accento sulla casualità della vita e sulla rappresentazione anarchica di istanze avanguardistiche e urgenze comunicative.
Nagisa Oshima si avvicina all'universo del cinema dopo la laurea in Diritto e Scienze Politiche alla Kyoto University e dopo una brevissima militanza nel movimento di protesta studentesca: nel 1954 viene assunto dalla prolifica casa di produzione Shochiku e, in qualità di assistente regista, inizia il suo apprendistato avendo modo di lavorare per registi del calibro di Yoshitaro Nomura e Masaki Kobayashi.
Coniugando pratica e teoria, scrive numerose sceneggiature, saggi, articoli. È del 1959 il suo esordio dietro la macchina da presa, con Il quartiere dell'amore e della speranza. Sarà dell'anno successivo, tuttavia, il suo primo successo, sia di critica sia di pubblico: Racconto crudele della giovinezza. Il film è una sorta di manifesto del nuovo corso del cinema giapponese (appellato "Nuberu Bagu", appunto) ed è seguito subito dopo da Il cimitero del sole.
Gli studi in giurisprudenza ritornano praticamente in ogni pellicola, specie della sua prima fase, quella sperimentale dal punto di vista stilistico e civilmente impegnato dal punto di vista dei contenuti: nel 1960, in Notte e nebbia del Giappone, il dibattito politico sui comportamenti della sinistra giapponese all'indomani del trattato nippo-americano si colora di toni aspri e veementi. Il film viene sequestrato per la sua posizione radicale ed è allora che Oshima pensa di fondare la sua società di produzione, la Sozosha (nata poi nel 1965), insieme alla moglie attrice Koyama Akiko e ad alcuni colleghi cineasti. Una presa di posizione artistica che è anche atto politico di intransigenza morale e di onestà intellettuale.
Nonostante una personale completa e in anticipo sui tempi al Festival di Pesaro del 1971, il suo nome si impone a livello internazionale solo nel 1975, con l'enorme scandalo seguito al film Ecco l'impero dei sensi, la sua prima co-produzione con la Francia. Un preziosissimo manuale di erotismo nel quale eros e thanatos si uniscono inscindibilmente: il film è massacrato dalla censura, specie in Italia, e da qui in poi il suo nome sarà legato alla frettolosa e discutibilissima etichetta di "pornografo", quando invece Oshima ha una morale e un'etica della visione assolutamente originale e rara nel panorama del cinema contemporaneo. Non è un caso se, anche per il suo essere intellettuale isolato che realizza soltanto i film che gli premono, Oshima resta un po' l'outsider del cinema giapponese, nonostante i suoi assunti potenzialmente sfruttabili in senso basso-commerciale.
Il suo stile, controllatissimo e impassibile, non arretra di fronte a nulla e celebra/distrugge l'amato Giappone: dall'Impiccagione (1968) alla Cerimonia (1971) non ci sono che pochi anni, e nell'arco di poche ore è possibile trovare chiari segnali di stile e un'armonica presentazione storica della patria nipponica.
Il suo esame (auto)critico parte da una negazione permanente di sé e della società in cui vive e della quale è erede, da un'aggressione anarchica all'autorità costituita e ai suoi modelli di moralità feudale, da un riconoscimento amaro della generosità e dei limiti, anzi della disfatta delle lotte studentesche, da un rovesciamento polemico del ruolo dell'intellettuale e dell'artista in quello di un inflessibile attentatore e «pericoloso criminale», dal rispondere, beffardamente ma eticamente, all'interrogativo «come vivere» con l'altro «come morire», dal trattare con humour anche un tema forte quale il rapporto tra Amore e Morte, dal prendere sempre e sempre partito per le minoranze oppresse e umiliate (da cui il valore ricorrente della figura del «coreano» in molti suoi film). Il cinema di Oshima è fatto di inquadrature rigorose, essenziali che si soffermano sui volti dei personaggi per cercare di comprendere le emozioni. Inoltre, con la sola forza del racconto il regista cattura gli spettatori alternando momenti sentimentali e di intima riflessione con altri investigativi e di azione.
La costante di Oshima è la rappresentazione di un mondo retto dalla violenza e dal sesso, ma non necessariamente impazzito; anzi, semmai ligio a ferree regole di stampo cavalleresco: la guerra e la prigionia in Furyo(1983), per esempio, sono soltanto un'ennesima metafora della nostra società, dove la sopraffazione va di pari passo con la pietà, e la poesia del fango con quella dei fiori. In questa seconda fortunata coproduzione, stavolta con la Gran Bretagna, Oshima mette al confronto due non-attori come i musicisti David Bowie e Ryuichi Sakamoto, quest'ultimo autore anche della colonna sonora fortemente timbrica, proprio per mettere a confronto la cultura occidentale con quella orientale attraverso una storia di repulsione e attrazione tra due omosessuali, nel contesto storico di un campo di concentramento giapponese.
Dopo l'assurdo apologo di Max amore mio (sceneggiato dal Jean-Claude Carrière di buñueliana memoria), in cui Charlotte Rampling si innamora perdutamente, ed 'eroticamente', di uno scimpanzé di nome Max, passano molti anni e vari problemi di salute prima che Oshima torni trionfalmente con il magnifico Tabù - Gohatto: di nuovo, surrealismo e realismo mescolati assieme per uno studio, destinato a concludersi nell'ambiguità e nell'assenza di certezze, dei confronti/scontri fra princìpi personali e gerarchici, fra mondo civile e mondo-caserma, etica morale e sessuale.
Il cineasta è scomparso all'età di ottant'anni, il 15 gennaio 2013, per un tumore al polmone.

Ultimi film

Storico, (Giappone - 1999), 100 min.
Grottesco, (Francia - 1986), 98 min.
Drammatico, (Gran Bretagna - 1983), 122 min.
Drammatico, (Giappone - 1971), 122 min.
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