felicity
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giovedì 29 dicembre 2022
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scrittura degna di una fiction italiana
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The Silent Man è un film per le scuole, categoria odiosa che antepone il messaggio al cinema, cioè il contenuto alla forma. Un film che pretende di insegnare ma non sa far bene nemmeno quello tanto è farraginoso, e che ha deposto le armi quando si parla di intrattenere.
Anche la parte sentimentale, quella in cui dovremmo capire come si debba essere sentito Mark Felt, quando gli sia pesato fare quello che ha fatto e quanto tutto ciò sì sia riverberato nella sua vita privata, è così risibile da far effettivamente sorridere per ingenuità.
In The Post, Steven Spielberg ha raccontato di sentimenti e difficoltà tutto sommato simili, benché appartenenti ad una diversa storia.
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The Silent Man è un film per le scuole, categoria odiosa che antepone il messaggio al cinema, cioè il contenuto alla forma. Un film che pretende di insegnare ma non sa far bene nemmeno quello tanto è farraginoso, e che ha deposto le armi quando si parla di intrattenere.
Anche la parte sentimentale, quella in cui dovremmo capire come si debba essere sentito Mark Felt, quando gli sia pesato fare quello che ha fatto e quanto tutto ciò sì sia riverberato nella sua vita privata, è così risibile da far effettivamente sorridere per ingenuità.
In The Post, Steven Spielberg ha raccontato di sentimenti e difficoltà tutto sommato simili, benché appartenenti ad una diversa storia. Lì c’era un incrocio di fatti e difficoltà umane dietro storia diventata cronaca che trovavano finalmente voce con il film.
Qui invece la storia, che si comprende a fatica, è ridicolizzata da una scrittura degna di una fiction italiana.
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fabio silvestre
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martedì 28 aprile 2020
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il silenzio della sceneggiatura
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Per questo film, che vuole portare alla luce la figura di "Gola Profonda" ovverossia Mark Felt (Liam Neeson) il vicedirettore dell'FBI che nel 1972 passò le informazioni riservate ai giornalisti del Washington Post dando vita allo "scandalo Watergate", il vero silenzio è quello della sceneggiatura in quanto l'intera vicenda non solo si svolge soltanto nei vari uffici dell'FBI ma é caratterizzata principalmente da tutta una serie di dialoghi lunghi ed a tratti ripetitivi nel loro contenuto. Un film davvero mediocre e noioso sotto tutti i punti di vista. Unica nota positiva é l'interpretazione di Liam Neeson ma la stessa non basta per salvare il film.
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belliteam
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sabato 11 aprile 2020
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il watergate di landesman
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Liam Neeson e' Felt (titolo originale, poi modificato non si sa' bene perche in the silent man) il protagonista di questa grande pellicola che ci porta nel watergate, una delle storie piu' controverse della politica americana, con Nixon presidente.
Peter Landesman si trova perfettamente a suo agio a dirigere film di spionaggio, inchieste, avendo diversi film gia' alle spalle con queste tematiche, ma The Silent Man ne e' il miglior esempio. Un gran film con frasi che rimangono impresse: "nessuno puo' fermare la forza di un'inchiesta dell'FBI, nemmeno la stessa FBI", "la casa bianca non ha alcuna autorita' sull'FBI e non ha nulla da suggerire" quest'ultima detta in una telefonata con il procuratore statunitense della white house.
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Liam Neeson e' Felt (titolo originale, poi modificato non si sa' bene perche in the silent man) il protagonista di questa grande pellicola che ci porta nel watergate, una delle storie piu' controverse della politica americana, con Nixon presidente.
Peter Landesman si trova perfettamente a suo agio a dirigere film di spionaggio, inchieste, avendo diversi film gia' alle spalle con queste tematiche, ma The Silent Man ne e' il miglior esempio. Un gran film con frasi che rimangono impresse: "nessuno puo' fermare la forza di un'inchiesta dell'FBI, nemmeno la stessa FBI", "la casa bianca non ha alcuna autorita' sull'FBI e non ha nulla da suggerire" quest'ultima detta in una telefonata con il procuratore statunitense della white house. Al regista interessa mettere in primo piano la figura di Felt e i rapporti tra CIA FBI e casa bianca, vero centro nevralgico del film che consiglio a chi appassionato e incuriosito a capirne di piu' su queste vicende storiche
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etabeta
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giovedì 14 marzo 2019
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mediocre
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Nemmeno Liam Neeson riesce a salvare un film assolutamente mediocre soprattutto nella sceneggiatura
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l''imbecille
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domenica 30 settembre 2018
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piatto come non mai
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Decisamente un film pessimo, piatto come non mai, senza nessuna "sporgenza" che possa attirare l'attenzione dello spettatore. Un'ora e mezza di soli dialoghi, sempre gli stessi e nessuno di questi degno di rilievo. Anonimo, persino nei costumi e nella fotografia. Quel povero Liam che durante tutto il film va in giro sempre con un banale vestito nero con sempre la stessa cravatta. Così anche la fotografia. E che dire della scenografia? Ancora peggio: sempre dentro uno pseudo ufficio o dentro un'anonima auto, il tutto terribilmente ripetitivo e privo di un minimo richiamo. Forse se ne sono accorti anche gli artefici quando, all'ultimo minuto ci hanno aggiunto le scene dell'incontro di Liam e la moglie con la figlia in uno altrettanto anonimo prato sperduto di una non meglio identificata campagna.
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Decisamente un film pessimo, piatto come non mai, senza nessuna "sporgenza" che possa attirare l'attenzione dello spettatore. Un'ora e mezza di soli dialoghi, sempre gli stessi e nessuno di questi degno di rilievo. Anonimo, persino nei costumi e nella fotografia. Quel povero Liam che durante tutto il film va in giro sempre con un banale vestito nero con sempre la stessa cravatta. Così anche la fotografia. E che dire della scenografia? Ancora peggio: sempre dentro uno pseudo ufficio o dentro un'anonima auto, il tutto terribilmente ripetitivo e privo di un minimo richiamo. Forse se ne sono accorti anche gli artefici quando, all'ultimo minuto ci hanno aggiunto le scene dell'incontro di Liam e la moglie con la figlia in uno altrettanto anonimo prato sperduto di una non meglio identificata campagna. A che pro?? Forse solo per dare un po' di colore ad un film tombale, senza nessun colore in tutti i sensi. Da 1 a 5 io gli darei sotto zero.
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lindo
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sabato 29 settembre 2018
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ma dire se vi è piaciuto o no è troppo difficile?
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Normalmente le recensioni servono per far capire alle persone che vogliono vedere il film Se potrebbe far parte dei suoi gusti o meno, mi chiedo perché la maggior parte della Comunità che scrive su questo forum dice sempre le stesse cose cioè la trama.. quella la sappiamo tutti ma dire se vi è piaciuto o no.. .se è veloce O lento è troppo difficile?
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samanta
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giovedì 19 aprile 2018
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per fortuna l'fbi è la migliore polizia del mondo
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Il film narra la storia di "gola profonda", cioé la spia che passò ai giornalisti del The Washington Post i documenti sullo scandalo del Watergate, che alla fine portò alle dimissioni del Presidente Nixon. Chi trasmise i documenti era Mark Felt (Liam Neeson) come alla fine lo stesso ammise, all'epoca vice direttore del F.B.I: cioè il numero 2. Quando era iniziato lo scandalo morì John Edgar Hoover il mitico fondatore che fondò la polizia federale e la diresse per 48 anni con pugno di ferro e senza scrupoli (un parziale ritratto lo ha fatto Clint Eastwood con Hoover interpretato da Di Caprio). Diciamolo subito il film e lento è noioso e non è salvato dall'eccellente recitazione dell'ottimo Neeson che interpreta Felt un personaggio assai controverso e ambiguo.
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Il film narra la storia di "gola profonda", cioé la spia che passò ai giornalisti del The Washington Post i documenti sullo scandalo del Watergate, che alla fine portò alle dimissioni del Presidente Nixon. Chi trasmise i documenti era Mark Felt (Liam Neeson) come alla fine lo stesso ammise, all'epoca vice direttore del F.B.I: cioè il numero 2. Quando era iniziato lo scandalo morì John Edgar Hoover il mitico fondatore che fondò la polizia federale e la diresse per 48 anni con pugno di ferro e senza scrupoli (un parziale ritratto lo ha fatto Clint Eastwood con Hoover interpretato da Di Caprio). Diciamolo subito il film e lento è noioso e non è salvato dall'eccellente recitazione dell'ottimo Neeson che interpreta Felt un personaggio assai controverso e ambiguo. Oltre tutto viene più che inserita, "appiccicata" la vicenda personale della figlia di Felt fuggita di casa per andare in una comunità Hippy, la storia così come è congegnata non si fonde bene con il resto del film e appare del tutto superflua, insomma non ha la tensione e il ritmo di "Tutti gli uomini del Presidente". La regia e la scenggiatura è di Peter Landesman scrittore al suo terzo film che ha diretto senza nerbo. Per quanto riguarda la vicenda del Watergate traspare che Felt non era uno stinco di santo, la fuga di notizie appare una vendetta perché non era stato scelto al posto di Hoover di cui era il numero 2, emerge dal film (e dalla storia ) che da anni passava notizie riservate ai giornali (pseudonimo My Friend). Si comporta proprio come all'opposto si dovrebbe comportare un funzionario pubblico, invece di passare le notizie di nascosto ai giornali (ne sappiamo qualche cosa noi in Italia) perché questi facciano lo "scoop" clamoroso, doveva informare con lettere protocollate quelli che erano i suoi superiori: Il Direttore del F.B.I. , l'Attorney general, il Presidente e la competente Commissione del Congresso, altrimenti si comporta da fedifrago.La sua difesa del F.B.I. è assai strana, va tutto bene quando le porcherie per ricattare i politici le faceva anche lui perché comandava Hoover, però nel momento che non fa più carriera il F.B.I. diventa il paladino delle istituzioni democratiche. Ma non è accettabile che uno stato civile abbia come paladino la polizia che deve essere solo uno strumento per colpire chi viola la legge. Insomma Mark Felton non è certo un Ambrosoli: il film lo presenta come una figura contorta che non si riesce a decifrare e a dargli una connotazione precisa.
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carloalberto
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giovedì 19 aprile 2018
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il potere è grigio
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Peter Landesman, scrittore e giornalista investigativo americano, si confronta nuovamente con il tema del potere nel suo Paese, dopo i primi due film-inchiesta, Zona d'ombra del 2015 e Parkland, con il quale ha esordito alla regia nel 2013, per esplorare da una prospettiva diversa l’affare Watergate, già portato sugli schermi a quattro anni dai fatti, da Alan Pakula, con Tutti gli uomini del Presidente, nel lontano 1976. Il punto di vista è quello di un alto funzionario dell’FBI, Mark Felt, divenuto l’informatore dei giornalisti che fecero scoppiare lo scandalo, costringendo Nixon alle dimissioni, per difendere l'autonomia dell'FBI dalle ingerenze presidenziali.
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Peter Landesman, scrittore e giornalista investigativo americano, si confronta nuovamente con il tema del potere nel suo Paese, dopo i primi due film-inchiesta, Zona d'ombra del 2015 e Parkland, con il quale ha esordito alla regia nel 2013, per esplorare da una prospettiva diversa l’affare Watergate, già portato sugli schermi a quattro anni dai fatti, da Alan Pakula, con Tutti gli uomini del Presidente, nel lontano 1976. Il punto di vista è quello di un alto funzionario dell’FBI, Mark Felt, divenuto l’informatore dei giornalisti che fecero scoppiare lo scandalo, costringendo Nixon alle dimissioni, per difendere l'autonomia dell'FBI dalle ingerenze presidenziali. Il film si ricollega, almeno cronologicamente, al recente bellissimo The Post nelle cui scene finali s’inquadra l’edificio del Watergate hotel. Gli esterni girati di notte o in giornate plumbee e l’utilizzo costante di colori dai toni smorti per i costumi e perfino per la tappezzeria e gli arredi degli uffici contribuiscono a rendere le atmosfere cupe, con il grigio che predomina su tutto, trasmettendo un senso di claustrofobica monotonia che rispecchia lo stato d’animo di Mark Felt, interpretato da un Liam Neeson in un ruolo insolito, più introspettivo e drammatico, rispetto ai personaggi d’azione cui ci aveva abituato negli ultimi film, ma non estraneo alle capacità attoriali del protagonista di Schindler's List. Il film, forse per la sua natura fondamentalmente documentaristica, non riesce a coinvolgere emotivamente, rimanendone, tuttavia, la visione interessante per una conoscenza, seppur superficiale, delle lotte interne all’establishment americano degli anni settanta del secolo scorso.
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themoon
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giovedì 19 aprile 2018
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l'angolo inedito del watergate
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Un film silenzioso attento che non ha dalla sua parte effetti speciali ma il watergate visto da un angolazione inedita e un protagonista di rilievo Mark felt mai raccontato veramente nello scandalo Nixon.Bisogna essere vigili e svegli poiché la trama non scivola facilmente,il rischio è quello di fare qualche pausa in più.
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maramaldo
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martedì 17 aprile 2018
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watergate, addio
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Sul volto afflitto di Liam Neeson stavolta leggete la fine di un mito.
Fino a quando, nel 2005, the Silent Man decise di diventare loquace, noi tutti "sapevamo" che era stato l'eroico civismo di Woodward, Bernstein e The Washington Post a "tirar giù" Tricky Dicky. Certezza che riposava anche su memorabili interpretazioni sullo schermo.
Oggi, nonostante gli sforzi di Landesman, difficile scrollarsi di dosso l'impressione che la vicenda fosse l'effetto collaterale di una bega fra sbirri d'alto bordo. Questo a voler essere riduttivi e sempliciotti.
Film stanco e torpido. Battibecchi risaputi, facce che avete visto cento volte.
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Sul volto afflitto di Liam Neeson stavolta leggete la fine di un mito.
Fino a quando, nel 2005, the Silent Man decise di diventare loquace, noi tutti "sapevamo" che era stato l'eroico civismo di Woodward, Bernstein e The Washington Post a "tirar giù" Tricky Dicky. Certezza che riposava anche su memorabili interpretazioni sullo schermo.
Oggi, nonostante gli sforzi di Landesman, difficile scrollarsi di dosso l'impressione che la vicenda fosse l'effetto collaterale di una bega fra sbirri d'alto bordo. Questo a voler essere riduttivi e sempliciotti.
Film stanco e torpido. Battibecchi risaputi, facce che avete visto cento volte.
Permane un'istanza: Nixon non deve morire. Così utile per trarne moniti sul presente e battere record d'incassi.
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