The Silent Man |
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Un film di Peter Landesman.
Con Diane Lane, Kate Walsh, Liam Neeson, Maika Monroe, Marton Csokas.
continua»
Titolo originale Mark Felt: The Man Who Brought Down the White House.
Biografico,
Ratings: Kids+13,
durata 103 min.
- USA 2017.
- Bim Distribuzione
uscita giovedì 12 aprile 2018.
MYMONETRO
The Silent Man
valutazione media:
2,78
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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L' FBI è veramente più importante di tutto?di MicheleCameroFeedback: 5559 | altri commenti e recensioni di MicheleCamero |
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venerdì 13 aprile 2018 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Mark Felt è stato il numero 2 dell’FBI, il vice del monumentale Hoover direttore della stessa ininterrottamente per 48 anni. Hoover muore improvvisamente a poco più di 200 giorni dalle elezioni presidenziali che vedranno la rielezione di Nixon. Non verrà premiato con quella successione che appariva scontata ai più, venendogli preferito un esterno. Felt tuttavia, uomo rigoroso e determinato, ha il mito dell’FBI argine della libertà, della democrazia, dell’unità e dell’uguahlianaza negli USA, agenzia indipendente persino rispetto al Presidente. Scoppia il caso Watergate per il quale le responsabilità e le complicità di Nixon si fanno ogni giorno più evidenti, ma dalla Casa Bianca si vuole mettere il bavaglio alle indagini federali. Felt inflessibile custode della fedeltà incondizionata alla FBI, intesa come fedeltà a quei valori cui accennavo prima, intuisce che è in atto una pericolosa inversione di tendenza alle tradizionali vie democratiche con una invasione della politica non per tutelare l’interesse o la segretezza nazionale, ma per il proprio interesse personale. Reagisce come mai avrebbe pensato lui stesso e diventa la famosa “GOLA PROFONDA” del caso Watergate, segreto che svelerà finalmente solo nel 2005. Quando si commenta questo genere di film d’oltre Oceano, c’è il rischio di ripetersi per come gli americani sanno farli bene, liberandosi dal falso pudore di non mettere in piazza le proprie debolezze. Quest’anno l’avevano già fatto con The Post, altro film in fondo collegato a questo e prima ancora col più famoso Tutti gli uomini del Presidente. E’ evidente come la Holliwood democratica, ma soprattutto anti Tramp, lanci, attraverso queste pellicole, messaggi di non condivisione all’attuale Presidenza degli Stati Uniti, sembrando quasi di voler mettere in guardia tutti, sia gli americani, sia il Presidente stesso. Tornando alla pellicola che si avvale di un ottimo Liam Neeson nei panni dell’ integerrimo Felt, appare con una impostazione più teatrale che cinematografica, ricca come è di interni, dialoghi e con pochi esterni e azioni controllate senza che tuttavia risulti noiosa, anzi, si fa seguire con crescente interesse. Accanto al ruolo pubblico c’è poi una parte dedicata al dramma familiare di Felt che non ha più notizie della figlia amatissima finalmente rintracciata in una comune ( negli USA è anche il momento del Vietnam e delle contestazioni interne portate avanti con marce, proteste, attentati) dove va a riprenderla trovandovi un nipotino cui si lega immediatamente. Il film è da vedere, resta però il dubbio: a chi la propria fedeltà? Allo Stato persona? Allo Stato apparato? Allo Stato comunità? Alla missione del proprio lavoro? A se stessi? Proviamo a rispondere, io però, mi sfilo.
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