serpina
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martedì 12 marzo 2024
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interminabile....
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Un "melodrammone" lento, continuamente interrotto dai flashback, come nello stile di Minghella. La guerra civile americana ne esce correttamente ricostruita come una prova generale della Grande Guerra: cannoni, assalti suicidi, trinceramenti, carneficine e diserzioni. Soprattutto la distanza siderale dei ceti contadini dalle ragioni PROFONDE del conflitto, sebbene tutti costoro abbiano finito per pagarne quasi tutto il prezzo, di sangue, fame e dolore. Lo sguardo del regista è inevitabilmente antimilitarista, com'è giusto e inevitabile. Incomprensibile l'entusiasmo generale per la performance di Zelleweger, per i miei gusti sovra-recitata e nel complesso sgradevole.
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Un "melodrammone" lento, continuamente interrotto dai flashback, come nello stile di Minghella. La guerra civile americana ne esce correttamente ricostruita come una prova generale della Grande Guerra: cannoni, assalti suicidi, trinceramenti, carneficine e diserzioni. Soprattutto la distanza siderale dei ceti contadini dalle ragioni PROFONDE del conflitto, sebbene tutti costoro abbiano finito per pagarne quasi tutto il prezzo, di sangue, fame e dolore. Lo sguardo del regista è inevitabilmente antimilitarista, com'è giusto e inevitabile. Incomprensibile l'entusiasmo generale per la performance di Zelleweger, per i miei gusti sovra-recitata e nel complesso sgradevole. Buoni i due protagonisti.
In sintesi, ne ho ricavato la seguente impressione complessiva: INTERMINABILE...
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serpina
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martedì 12 marzo 2024
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Un "melodrammone" lento, continuamente interrotto dai flashback, come nello stile di Minghella. La guerra civile americana ne esce correttamente ricostruita come una prova generale della Grande Guerra: cannoni, assalti suicidi, trinceramenti, carneficine e diserzioni. Soprattutto la distanza siderale dei ceti contadini dalle ragioni PROFONDE del conflitto, sebbene tutti costoro abbiano finito per pagarne quasi tutto il prezzo, di sangue, fame e dolore. Lo sguardo del regista è inevitabilmente antimilitarista, com'è giusto e inevitabile. Incomprensibile l'entusiasmo generale per la performance di Zelleweger, per i miei gusti sovra-recitata e nel complesso sgradevole.
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Un "melodrammone" lento, continuamente interrotto dai flashback, come nello stile di Minghella. La guerra civile americana ne esce correttamente ricostruita come una prova generale della Grande Guerra: cannoni, assalti suicidi, trinceramenti, carneficine e diserzioni. Soprattutto la distanza siderale dei ceti contadini dalle ragioni PROFONDE del conflitto, sebbene tutti costoro abbiano finito per pagarne quasi tutto il prezzo, di sangue, fame e dolore. Lo sguardo del regista è inevitabilmente antimilitarista, com'è giusto e inevitabile. Incomprensibile l'entusiasmo generale per la performance di Zelleweger, per i miei gusti sovra-recitata e nel complesso sgradevole. Buoni i due protagonisti.
In sintesi, ne ho ricavato la seguente impressione complessiva: INTERMINABILE...
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paolp78
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giovedì 23 settembre 2021
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odissea nella guerra di secessione americana
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Dopo il pluripremiato “Il paziente inglese” il talentuoso regista britannico Anthony Minghella ripropone una storia sentimentale molto romanzata ambientata durante un conflitto bellico, che in questo caso è la guerra di secessione americana.
Il soggetto del film è tratto dall’omonimo romanzo dell’autore statunitense Charles Frazier: la sceneggiatura è chiaramente influenzata dall’Odissea di Omero, a cui la trama si ispira molto esplicitamente in numerosi ed evidentissimi elementi.
La pellicola si divide abbastanza equamente tra i due protagonisti, perfette trasposizioni di Ulisse e Penelope: la sceneggiatura prevede l’alternarsi di scene dedicate all’uno ed all’altra sino al finale.
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Dopo il pluripremiato “Il paziente inglese” il talentuoso regista britannico Anthony Minghella ripropone una storia sentimentale molto romanzata ambientata durante un conflitto bellico, che in questo caso è la guerra di secessione americana.
Il soggetto del film è tratto dall’omonimo romanzo dell’autore statunitense Charles Frazier: la sceneggiatura è chiaramente influenzata dall’Odissea di Omero, a cui la trama si ispira molto esplicitamente in numerosi ed evidentissimi elementi.
La pellicola si divide abbastanza equamente tra i due protagonisti, perfette trasposizioni di Ulisse e Penelope: la sceneggiatura prevede l’alternarsi di scene dedicate all’uno ed all’altra sino al finale.
Le parti del film che narrano le vicissitudini del protagonista maschile, interpretato ottimamente da Jude Law, descrivono la guerra di secessione ed il travagliato viaggio che questo novello Ulisse deve affrontare per tornarsene a casa, imbattendosi, proprio come il mitico eroe omerico, in mille avventure, che nella pellicola diventano altrettanti brevi episodi.
L’altra metà del film descrive l’attesa del ritorno dalla guerra dell’uomo amato da parte della protagonista femminile, che deve tenere a bada un indesiderato pretendente, quasi come la Penelope del mitico poema omerico alle prese coi Proci. Il ruolo è affidato a Nicole Kidman, sicuramente brava, ma forse poco adatta per via dell’età un tantino avanzata rispetto a quella del personaggio interpretato.
Il ricchissimo cast annovera grossi nomi, oltre alla Kidman e all’ispirato Law, autore di una performance davvero molto convincente: prima fra tutti deve essere citata Renée Zellweger, così brava da vincere l’oscar per la migliore attrice non protagonista. Tra gli altri interpreti si ricordano in parti organiche alla storia principale grandi attori come Brendan Gleeson, Ray Winstone e Donald Sutherland; mentre invece ad altri grandissimi interpreti come Natalie Portman e Philip Seymour Hoffman sono affidati, con eccellente profitto, ruoli negli episodi minori che costituiscono le varie tappe del ritorno a casa del protagonista.
La pellicola può essere ascritta a vari generi, dal film bellico, al western, al drammatico, ma su tutti è decisamente il risvolto sentimentale quello che prende il sopravvento e caratterizza maggiormente l’opera.
Finale intensissimo e potente che segna la pellicola nel bene e nel male.
Non vengono risparmiate varie scene truculente, crude e persino spietate … adatte per stomaci forti.
Ottima e di grande effetto la regia di Minghella.
Un film che resta nella memoria.
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samanta
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domenica 17 gennaio 2021
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il pozzo, lo specchio e i corvi ...
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Ritorno a Cold Mountain è un film corale e drammatico uscito nel 2003 ambientato al tempo della guerra civile americana, diretto da Anthony Minghella, regista inglese (Oscar per Il Paziente inglese, Complicità sospette).
Il film ha un carattere epico con l'esordio che si apre su una scena tremenda, l'assedio da parte dei nordisti di Petersburg, quando nel giugno del 1864 i nordisti scavarono una mina poderosa sotto le trincee sudiste (la guerra di trincea fu inventata dal generale Lee), ma per un errore di calcolo l'esplosione causò un enorme cratere in cui si imbottigliarono le truppe nordiste massacrate dai sudisti che sparavano dai bordi del cratere.
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Ritorno a Cold Mountain è un film corale e drammatico uscito nel 2003 ambientato al tempo della guerra civile americana, diretto da Anthony Minghella, regista inglese (Oscar per Il Paziente inglese, Complicità sospette).
Il film ha un carattere epico con l'esordio che si apre su una scena tremenda, l'assedio da parte dei nordisti di Petersburg, quando nel giugno del 1864 i nordisti scavarono una mina poderosa sotto le trincee sudiste (la guerra di trincea fu inventata dal generale Lee), ma per un errore di calcolo l'esplosione causò un enorme cratere in cui si imbottigliarono le truppe nordiste massacrate dai sudisti che sparavano dai bordi del cratere. Un soldato del Sud Inman (Jude Law) ricorda (in flash back) il passato in Nord Carolina, successivamente ferito e in ospedale, diserta e cerca di ritornare al suo paese Cold Mountain tra i monti, per ritrovare la fidanzata Ada (Nicole Kidman) che l'aspetta e di cui conserva gelosamente alcune lettere. Ada è la figlia del pastore protestante Monroe (Donald Sutherland) venuto dalla città in quella località speduta, è un uomo buono e comprensivo, lei è una ragazza colta e gentile e subito ha simpatia per Inman, corrisposta, anche se tra loro ci sono pochi discorsi (lui è taciturno) e solo un bacio appassionato quando lui parte per la guerra. La guerra è dura anche per Ada, il padre muore e lei rimane nella sua fattoria senza mezzi ed esperienza, la salverà una ragazza un pò selvaggia Ruby (Reneè Zellweger) che viene a vivere con lei e le insegna come gestire una fattoria, i residenti sono vessati dal capitano Teague capitano della Guardia Nazionale che con la scusa di arrestare i disertori e i renitenti ucide chi li protegge e si impadronisce dei loro beni, aiutato da un gruppo di accoliti tra cui Bosie (Charlie Hunnam: King Arthur, Civiltà perduta) criminale paranoico. Il ritorno di Inman è un odissea, con diverse disavventure, l'incontro con un stravagante pastore protestante Veasey (Philip Hoffman, Oscar per A sangue freddo) a cui impedisce di uccidere la schiava nera che aveva messo incinta e che si aggrega a lui. Inman catturato e ferito dalla Guardia Nazionale, riesce a fuggire e viene curato da una donna anziana. Teague imperversa, uccide un disertore e ferisce gravemente il padre di Ruby, ma Inman ritorna passa una notte di amore con Ada, si scontra con gli uomini di Teague che viene ucciso da Ada, Inman uccide gli altri della banda compreso Bosie, ma questi lo ha ferito e muore tra le braccia di Ada. Anni dopo si vede la fattoria di Ada diventata prospera, lei vive con la figlia avuta da Inman e con Ruby, il suo marito, il padre e i suoi bambini. Ada guardando con uno specchio l'acqua di un pozzo aveva avuto la visione della fine di Inman.
E' un film allo stesso tempo epico e romantico, soffuso di momenti di poesia e di nostalgia, sia pure con qualche nota stonata come le scene con il pastore Veasey un pò volgari che sembrano messe quasi a rimpolpare la trama. La psicologia dei personaggi è approfondita, raccontato con delicatezza l'amore tra Ada e Inman, assolutamente casto, ma sono bastati pchi sguardi per capirsi, ricorda un passo di Chesterton "I due si guardarono per pochi momenti negli occhi e capirono di essersi amati da sempre ...". Un amore platonico che si realizza fisicamente con entrambi che si dicono "Io ti sposo". Molto ben diretti gli attori, bravi tutti, specie la Kidman, Law e la Zellweger che ebbe l'Oscar come migliore attrice n.p.. Grandiosa la scena iniziale dell'assalto nordista, con effetti speciali da cult, accurati i costumi e l'ambientazione degli esterni. La morale è che gli orrori e le atrocità della guerra non fanno mai morire completamente l'amore.
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kronos
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domenica 20 marzo 2016
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classico e moderno
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Sul modello dei kolossal hollywoodiani classici, Minghella racconta la guerra civile americana alternandola a una grande storia d'amore tra anime gemelle che a malapena si conoscono.
Spesso eccede in sospiri e zuccherosità, diluendo in eccesso una vicenda che si poteva raccontare con maggior compattezza, ma nel contempo ha il coraggio di raccontare il conflitto fratricida tra nordisti e sudisti con una franchezza esemplare, molto moderna.
"Ritorno a Could Mountain" convince soprattutto nella capacità di mostrare la brutalità della guerra sia in senso fisico (impressionante l'immenso carnaio della battaglia di Petersburg) che d'abbruttimento morale e materiale di chi la combatte e di chi la subisce.
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Sul modello dei kolossal hollywoodiani classici, Minghella racconta la guerra civile americana alternandola a una grande storia d'amore tra anime gemelle che a malapena si conoscono.
Spesso eccede in sospiri e zuccherosità, diluendo in eccesso una vicenda che si poteva raccontare con maggior compattezza, ma nel contempo ha il coraggio di raccontare il conflitto fratricida tra nordisti e sudisti con una franchezza esemplare, molto moderna.
"Ritorno a Could Mountain" convince soprattutto nella capacità di mostrare la brutalità della guerra sia in senso fisico (impressionante l'immenso carnaio della battaglia di Petersburg) che d'abbruttimento morale e materiale di chi la combatte e di chi la subisce.
E nell'amaro finale, decisamente poco aderente ai canoni classici, riesce a sorprendere pure i detrattori.
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andrea alesci
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venerdì 5 giugno 2015
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rincorrendo quel posto che chiamiamo amore
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Brandelli d’America affogano nel fango del conflitto, nel sangue che intride gli abiti di uomini pronti ad ammazzarsi nella pancia verminosa di una Guerra civile. Tetro sfondo di una storia che Anthony Minghella tratteggia con sublime delicatezza: il contatto fra il taciturno Inman (Jude Law) e la bellissima Ada Monroe (Nicole Kidman) che nel breve tempo di un volo di colomba si tramuta in amore.
Un amore che muove ogni cosa, divenendo nel montaggio alternato di Walter Murch il leitmotiv della speranza dentro il feroce quadro di un’orribile guerra. Il barlume di umanità con il quale appigliarsi a un futuro. Quella gemma racchiusa in un unico lungo bacio sotto un portico, muta promessa di un ritorno, salda cima alla quale aggrapparsi per fuggire le atrocità di un mondo impazzito sotto i colpi di cannone e le lame delle baionette.
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Brandelli d’America affogano nel fango del conflitto, nel sangue che intride gli abiti di uomini pronti ad ammazzarsi nella pancia verminosa di una Guerra civile. Tetro sfondo di una storia che Anthony Minghella tratteggia con sublime delicatezza: il contatto fra il taciturno Inman (Jude Law) e la bellissima Ada Monroe (Nicole Kidman) che nel breve tempo di un volo di colomba si tramuta in amore.
Un amore che muove ogni cosa, divenendo nel montaggio alternato di Walter Murch il leitmotiv della speranza dentro il feroce quadro di un’orribile guerra. Il barlume di umanità con il quale appigliarsi a un futuro. Quella gemma racchiusa in un unico lungo bacio sotto un portico, muta promessa di un ritorno, salda cima alla quale aggrapparsi per fuggire le atrocità di un mondo impazzito sotto i colpi di cannone e le lame delle baionette.
Nelle lettere di Ada si sente l’eco delle parole che Anthony Minghella raccontò sette anni prima per la toccante storia del Paziente inglese, allorché Katharine Clifton (Kristin Scott Thomas) incideva alla flebile luce di una torcia parole per il suo Laszlo (Ralph Fiennes), invocando i corpi degli amanti come gli unici veri paesi, oltre “le frontiere tracciate sulle mappa da uomini potenti”.
Un filo forte lega queste due opere del regista britannico, che sa accostarci ai sussurri dell’amore e alle crudeltà dell’odio con l’innata delicatezza dei grandi cineasti. Che qui sa avvicinarci ai flebili bisbigli di Inman, gravemente ferito in un ospedale eppure con due sole parole sulle labbra: Cold Mountain. Quel piccolo villaggio nella Carolina del Sud che diventa una persona soltanto: Ada Monroe.
Inman fugge dall’ospedale, diserta un conflitto che detesta e del quale forse non ha mai capito le ragioni. Un uomo in fuga verso il suo luogo dell’anima: un cammino di ritorno difficile, iniziato per caso con un lascivo reverendo (Philip Seymour Hoffman) e proseguito da fuggitivo fra le indicibili crudezze di uomini svuotati d’ogni sentimento.
Lungo la strada, come là a Cold Mountain, dove la banda di Teague (Ray Winstone) diviene emblema di quegli avvoltoi che fanno di ogni vuoto di potere guerresco il proprio feroce regno. Mentre Ada Monroe continua a guardare il tempo che passa, continua ad attendere nelle sue lettere il ritorno di Inman e – rimasta sola dopo la morte del padre (Donald Sutherland) – impara a governare la fattoria grazie alla contagiante intraprendenza di Ruby Thewes (Renée Zellweger).
Finché un giorno, una sagoma scura si staglia sul niveo sfondo di un passaggio di montagna: Inman è tornato. Il richiamo del cuore ha vinto su ogni cosa; ma l’ennesima frattura getta una cupa ombra sulla storia: la banda di Teague li scova, sordi colpi di fucile riecheggiano tra le fronde degli alberi, l’ennesimo duello va in scena. Stavolta però lungo il bianco sentiero ridiscende una figura ferita. Inman è tornato. Di nuovo. Per morire fra le braccia di Ada.
Così, nella geografia dei corpi che si è amati s’inscrive il finale di una storia tragica, di cuori che non guariranno ma nei tiepidi lamenti di un violino possono soltanto accettare e imparare dal passato. Facendosi lievi come quelle nuvole che aprono e chiudono il film; sottili come la musica magistralmente orchestrata da Gabriel Yared: increspata nel fluido sovrapporsi dei ricordi sopra il cielo di Cold Mountain.
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guglia74
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domenica 24 novembre 2013
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grandioso
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Grande film con molta passione
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fedson
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lunedì 7 ottobre 2013
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ritorno alla vecchia hollywood
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Guerra di Secessione. Nella battaglia di Petersburg, il giovane Inman, sconvolto e ferito, decide di disertare per amore, con lo scopo di raggiungere la lontana Cold Mountain dove la sua amata, Ada, porta avanti la fattoria del padre insieme alla contadinotta Ruby, dal carattere un po' mascolino. Dopo Il Paziente Inglese, Minghella prova nuovamente la tematica della guerra, ma questa volta la proietta verso un mondo ancora più lontano e coronandola di numerosi elementi che richiamano i vecchi fim romantici di Hollywood, tra cui la grande carica di romanticismo che arricchisce totalmente il film, che viene portato avanti (forse fin troppo) a lungo in un viaggio costellato di personaggi e situazioni dipinti del dramma in questione.
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Guerra di Secessione. Nella battaglia di Petersburg, il giovane Inman, sconvolto e ferito, decide di disertare per amore, con lo scopo di raggiungere la lontana Cold Mountain dove la sua amata, Ada, porta avanti la fattoria del padre insieme alla contadinotta Ruby, dal carattere un po' mascolino. Dopo Il Paziente Inglese, Minghella prova nuovamente la tematica della guerra, ma questa volta la proietta verso un mondo ancora più lontano e coronandola di numerosi elementi che richiamano i vecchi fim romantici di Hollywood, tra cui la grande carica di romanticismo che arricchisce totalmente il film, che viene portato avanti (forse fin troppo) a lungo in un viaggio costellato di personaggi e situazioni dipinti del dramma in questione. E' la guerra a far emergere questo grande dramma, ed è sempre questa che cambia i sentimenti, le emozioni, il modo di vedere il cielo delle persone. L'unica cosa a salvarsi, tra il freddo, la fame e la stessa guerra è solo l'amore. Il film è attivo nel mettere in scena una situazione e dei personaggi lontani nel tempo per mezzo di un cast tecnico a dir poco grandioso (si presta attenzione ai costumi e le scenografie, magnifiche), ma è viene già meno nel stilare una grande storia d'amore senza che la pesante carica di romanticismo prensa il sopravvento. Per lo meno non in una pellicola dei giorni nostri. Si apprezza ovviamente il risultato finale, che è quello di un film impacchettato di elementi hollywoodiani contemporanei (tra cui quello di raccontare la love story) e della vecchia scuola (questo grande romanticismo che pervade l'atmosfera di Cold Mountain). La storia d'amore tra i due protagonisti sboccia velocemente, come se data per scontato; come se avesse la fretta di far partire veramente il film quando i due si separano, dando inizio a due vite diverse ma parallele nella loro sfera romantica che andrà a tormentarli nelle loro esperienze ed avventure. Il cast riesce a mantenere costante l'andazzo del film, riuscendo anche a dare vita ai loro personaggi in modo credibile (specie quello della Zelwegger, premiata con l'Oscar), ma è sempre la sceneggiatura ad appesantire il tutto secondo questa vena (fin troppo) romantica che, ai giorni d'oggi, difficilmente può trovare un pubblico in grado di apprezzarne appieno lo sforzo. Film che richiama i valori e gli amori della hollywood classica, avvolgendoli in un velo romantico che rischia però di soffocare il tutto. Buone le interpretazioni e molto apprezzate le colonne sonore. Successo agli Oscar (almeno nelle nomination), ma un po' meno dal punto di vista critico.
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luigi chierico
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giovedì 27 giugno 2013
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un lungo inutile ritorno
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Il film, come il libro, è una lunga storia di eventi e misfatti, di fedeltà all’amore,che si insegue, e della infedeltà al Sud,dal cui esercito si diserta.
Poiché lo spettacolo visivo è più leggero della lettura, il film lo si vede volentieri; ai boschi, fiumi e neve si alternano scene di guerra, di sofferenza e di solitudine. La differenza sta nel narrare il dolore, il peso della solitudine, la rabbia dentro per le violenze subite, per le atrocità commesse.
A tanto supplisce l’impegno dei maggiori protagonisti interpretati da,
, tra i quali primeggiano per impegno e bravura Renee Zellweger e Jude Law, per la loro bellezza Nicole Kidman e Natalie Portman. La bellezza della Kidman non viene intaccata dalla fatica e dal lavoro, non si strugge nell’attesa di un amore incerto, dalla morte del padre, dalla guerra che si sta perdendo.
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Il film, come il libro, è una lunga storia di eventi e misfatti, di fedeltà all’amore,che si insegue, e della infedeltà al Sud,dal cui esercito si diserta.
Poiché lo spettacolo visivo è più leggero della lettura, il film lo si vede volentieri; ai boschi, fiumi e neve si alternano scene di guerra, di sofferenza e di solitudine. La differenza sta nel narrare il dolore, il peso della solitudine, la rabbia dentro per le violenze subite, per le atrocità commesse.
A tanto supplisce l’impegno dei maggiori protagonisti interpretati da,
, tra i quali primeggiano per impegno e bravura Renee Zellweger e Jude Law, per la loro bellezza Nicole Kidman e Natalie Portman. La bellezza della Kidman non viene intaccata dalla fatica e dal lavoro, non si strugge nell’attesa di un amore incerto, dalla morte del padre, dalla guerra che si sta perdendo. Ad Ada rimane, a ricordo di un bacio e dell’unica notte d’amore, una figlia, ma non basta a commuovere lettore e spettatore solo perché piange sotto la neve.
Troppo poco si sono dati Ada e Inman per giustificare un dolore così grande, potrei dire parafrasando un verso dantesco “più che l’amor poté il dolore”.
Di ben altro spessore la partecipazione di Renee Zellweger che si è calata nella parte del personaggio con vero trasporto ed impegno; il lavoro, la devozione, l’amicizia che nobilitano Ruby sono trasferiti sul volto dell’attrice.
Nel suo complesso il film merita di essere visto anche per la bella fotografia e la buona musica,
e poi c’è di tutto, sebbene,direi, più cattiveria che amore, più violenza che affetto.
Non si può perdere l’occasione di rivedere sul grande schermo Nicole Kidman, Natalie Portman, Renee Zellweger e Jude Law.
chigi
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irretendo
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lunedì 17 dicembre 2012
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...e se solo ci godessimo un gran bel film?
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E'sempre buffo vedere gli specialisti esibirsi in contorsioni intellettuali quando il film che devono commentare non corrisponde ai loro canoni di innovazione/distorsione/sperimentazione linguistica. Ma "Ritorno a Cold Mountain", in realtà, ha tutto ciò che serve per essere ricordato come un film a cui nulla manca per avvincere lo spettatore in una storia dagli accenti intensi e di inusuale spessore. Il suo linguaggio classicista ammicca ai modelli hollywoodiani? Se davvero riteniamo che questo sia un peccato, non so proprio di quale arte del cinema valga ancora la pena discutere.
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