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domenica 30 gennaio 2022
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un film importante sulla buona morte
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Nonostante gli evidenti limiti di una pellicola che nasce per essere politicamente corretta, Le invasioni barbariche resta uno dei film da salvare dell’inizio del nuovo secolo. La storia è abbastanza semplice, Remy, un anziano professore universitario, ha un tumore terminale. In ospedale lo raggiungono l’ex moglie che gli è rimasta vicino, nonostante i ripetuti tradimenti, e il figlio, un manager di successo che non condivide nulla del modo di vivere del padre. Remy ha vissuto bene, ha trovato piacere dai suoi libri, dal buon vino e dalle sue donne con cui ha condiviso tratti della sua vita. Ma ora sembra condannato a morire da solo. Ma è proprio il figlio a creare le condizioni per garantire al padre una buona morte, in linea con la vita che il padre ha vissuto, portandogli amici, assicurandogli cure mediche ad alto livello ed includendo anche l’eroina per contrastare i dolori oramai insopportabili.
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Nonostante gli evidenti limiti di una pellicola che nasce per essere politicamente corretta, Le invasioni barbariche resta uno dei film da salvare dell’inizio del nuovo secolo. La storia è abbastanza semplice, Remy, un anziano professore universitario, ha un tumore terminale. In ospedale lo raggiungono l’ex moglie che gli è rimasta vicino, nonostante i ripetuti tradimenti, e il figlio, un manager di successo che non condivide nulla del modo di vivere del padre. Remy ha vissuto bene, ha trovato piacere dai suoi libri, dal buon vino e dalle sue donne con cui ha condiviso tratti della sua vita. Ma ora sembra condannato a morire da solo. Ma è proprio il figlio a creare le condizioni per garantire al padre una buona morte, in linea con la vita che il padre ha vissuto, portandogli amici, assicurandogli cure mediche ad alto livello ed includendo anche l’eroina per contrastare i dolori oramai insopportabili. La scena del saluto finale rimane memorabile. Un film importante per i temi trattati, la sanità pubblica, la dimensione sociale della famiglia, la funzione della cultura, la libertà individuale, e per la leggerezza con cui questi temi vengono trattati.
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martedì 10 marzo 2015
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capolavoro
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germon
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lunedì 11 febbraio 2013
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parlare è un po' morire
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Gerardo Monizza
Delusione o arroganza, isolamento o fratellanza: sono i dubbi (o le certezze) di una vita. Rémy muore o meglio: sta morendo, ma non tace un attimo. È un professore universitario di storia forse non tanto male (nella didattica); in quanto al fisico è un uomo ultracinquantenne della specie comune: calvo, pancetta, fiacco, ma non flaccido. Adorabile e possente, se si devono considerare i suoi racconti erotici e le sue amanti; un “porco” lo considera tuttora la ex moglie (abbandonata, ma mai definitivamente lasciata) testimone perenne delle sue scappatelle e dei suoi malumori di rivoluzionario deluso.
Rémy (un corposo e sconsolato Rémy Girard) ha fatto il Sessantotto traendone sogni, una buona dote d’ideologia, una discreta cultura e tonnellate di dialettica.
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Gerardo Monizza
Delusione o arroganza, isolamento o fratellanza: sono i dubbi (o le certezze) di una vita. Rémy muore o meglio: sta morendo, ma non tace un attimo. È un professore universitario di storia forse non tanto male (nella didattica); in quanto al fisico è un uomo ultracinquantenne della specie comune: calvo, pancetta, fiacco, ma non flaccido. Adorabile e possente, se si devono considerare i suoi racconti erotici e le sue amanti; un “porco” lo considera tuttora la ex moglie (abbandonata, ma mai definitivamente lasciata) testimone perenne delle sue scappatelle e dei suoi malumori di rivoluzionario deluso.
Rémy (un corposo e sconsolato Rémy Girard) ha fatto il Sessantotto traendone sogni, una buona dote d’ideologia, una discreta cultura e tonnellate di dialettica. Dunque: Rémy sta morendo, ma non vuole. È umano. Si trova in un ospedale canadese (con tutte le caratteristiche di confusione, malasanità, disorganizzazione, pressappochismo di quelli nostrani) e muore scontento e infelice. La (ex) moglie Louise (Dorothée Berryman) ha un rigurgito di tenerezza e chiama al capezzale il figlio Sébastien (Stéphane Rousseau). I due non si parlano da tempo: il padre, professore, intellettuale non apprezza, né tollera il figlio finanziere, affarista, liberista, avventurista, capitalista. Li separano l’idea stessa della vita e della morte e migliaia di chilometri. Rémy sta a Montreal, il figlio a Londra. Ma Rémy sta morendo. Non c’è ideologia che tenga: le forze e la vita se ne vanno; il dolore sopravviene.
Buttati fuori dalla porta, l’amore e i sentimenti rientrano dalla finestra e insieme ritornano non l’unità della famiglia (che sarebbe impossibile), ma la comprensione e la compassione. Riappaiono, chiamati dal figlio che intende organizzare al meglio gli ultimi istanti del padre, anche agli amici di un tempo e le amanti amate per un tratto della vita, ripresentatesi a percorrere – insieme per pochi giorni – il ricordo e l’esperienza della giovinezza, senza nostalgie sciocche e senza rimpianti inutili, ma per godere attraverso le parole (e i piaceri della vita e della tavola) gli ultimi momenti di una vita fuggente.
“Le invasioni barbariche” è un film aspro, ma non cattivo e addirittura tenero nel tratteggiare il tempo delle delusioni profonde che attraversano i diversi soggetti di questa piccola comunità che si raccoglie intorno al capezzale di un amico. Rémy che muore è anche il simbolo di un mondo che scompare e che solo la parola può salvare. Rémy parla parla parla e con gli amici riempie le ultime giornate di piccole delizie (della tavola) e di parole che liberano finalmente i pensieri più nascosti (quelli sul sesso sono godibilmente sporcaccioni) o più eccitati (quelli sulla politica sono addirittura indecenti) rivelando del gruppo (tutti insegnanti universitari) una profonda cultura (diciamolo: classica e filosofica) e – infine – una grande umanità.
“Le invasioni barbariche” (regia e sceneggiatura Denys Arcand) è una storia che cerca di dare il giusto senso alle cose (idee, amori, passioni, rapporti umani eccetera) e di trasmettere l’amore per la vita. Rémy e i suoi amici, a furia di parlare, ristabiliscono le proporzioni, ma soprattutto le distanze, tra il Grande Impero Americano (già bersaglio del regista nel “Declino dell’Impero Americano”, 1987) e la razza dei “barbari”. I quali, nonostante il nome e le apparenze, non sarebbero gli “invasori” temuti, ma i “salvatori” dell’umanità e gli unici capaci di reagire attraverso la concretezza del pensiero.
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ginopeloso
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mercoledì 6 febbraio 2013
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serata buttata...
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Ma che stronzata di film... odio alla fine della serata dover constatare di aver buttato una serata dietro una colossale stupidaggine...
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nicola1
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mercoledì 8 agosto 2012
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da vedere
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Un film per pochi, fatto di dialoghi, sensazioni, presenta una lettura a piu' stratti. Leggendo la recensione del Morandini mi accorgo che (come al solito) a toppato ancora. I "barbari" non sono i non-americani. I "barbari" sono impersonati dal figlio, ossessionato dalla cultura del denaro e della finanza abbandonando la cultura vera alla quale invece sembra avvicinarsi (nella sequenza finale, superba carrellata fra i dorsi dei libri della biblioteca) la figlia tossicodipendente dell'amante. Pur dimostrandogli un enorme affetto, in punto di morte il padre glielo dice anche "ecco sono arrivati i barbari".
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jaky86
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venerdì 25 febbraio 2011
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rimpatriata da oscar
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Fantastico e commovente! Denys Arcand porta a casa meritatamente questo Oscar come miglior film straniero trattando il tema dell'eutanasia e criticando in maniera velata la società americana, da buon canadese. Il regista recupera, a distanza di 17 anni, gli stessi magnifici attori de "Il declino dell'Impero americano", con i loro efficaci e pungenti dialoghi su cultura, sesso, amore, guerra e religione e li raduna attorno al letto di un ottimo ed ingrassato Remy Girard, malato terminale. Si ride e si piange fino al triste ed inevitabile epilogo, che scalda i cuori del pubblico disegnando una morte poetica, accogliente e liberatoria.
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ropie
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martedì 14 dicembre 2010
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tutto compreso
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gran film. tocca e tratta,in profondità o meno, tanti temi: vita,morte,sesso,amore,solitudine,amicizia,affetti ,incomprensioni,droga,corruzione.
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