giulio andreetta
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lunedì 1 marzo 2021
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kane (anti?)-eroe di orson welles
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"Susan: Non sai che vuol dire, presentarsi in scena e sentire che il pubblico non ti vuole.
Charles: Quando si lotta è sempre così. Va bene, non affronterai più il pubblico. Peggio per loro!"
Vi è forse qualcosa di autobiografico in questo mastodontico scambio di battute tra Kane e la moglie, e forse lo stesso regista Orson Welles aveva, in qualche caso, avvertito il peso di essere un artista. E tuttavia in questa citazione è anche presente una concezione antagonistica ed eroica della propria esistenza, della propria 'missione nel mondo', che proietta lo stesso Kane-Welles in una dimensione epica, mitica.
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"Susan: Non sai che vuol dire, presentarsi in scena e sentire che il pubblico non ti vuole.
Charles: Quando si lotta è sempre così. Va bene, non affronterai più il pubblico. Peggio per loro!"
Vi è forse qualcosa di autobiografico in questo mastodontico scambio di battute tra Kane e la moglie, e forse lo stesso regista Orson Welles aveva, in qualche caso, avvertito il peso di essere un artista. E tuttavia in questa citazione è anche presente una concezione antagonistica ed eroica della propria esistenza, della propria 'missione nel mondo', che proietta lo stesso Kane-Welles in una dimensione epica, mitica. Un film che sicuramente non possiede un'unica chave di lettura ma ne contiene infinite, a testimoniare di quell'enigmaticità nel ricostruire la vera natura di un individuo solamente a partire dalle testimonianze dei suoi contemporanei. Kane non appare come un individuo conchiuso in un determinato carattere, ma rappresenta un continuo caleidoscopico affacciarsi di diverse interpretazioni, di diverse visioni: un personaggio a tratti affabile, a tratti rivoluzionario, a tratti dispotico: Kane è tutto questo, e anche molto altro... Ma indubbiamente emerge il ritratto di un uomo la cui statura diventa eccessiva, giganteggia per coloro i quali non possono comprendere, come di difficile comprensione è il suo motto "Rosabella", un enigma che si sciglierà solo nel finale. Uno dei finali più bui e disperati della storia del cinema. Quarto potere ha rappresentato - proprio per questa sua inesauribile vitalità che lo rende sempre giovane e vitale - un banco di prova per numerose altre pellicole che hanno cercato di indagare le sfaccettature di uomini celebri e di potere... Ma proprio perché archetipo di un genere biografico destinato ad ottenere straordinario successo Quarto Potere ne rappresenta a fondo tutto lo straordinario fascino. Stupisce la maturità dell'appena ventiseienne Orson Welles nella sua opera prima, un esordio folgorante, senza mezze misure, per il genio del cinema, che inoltre in questo film impersona la parte del protagonista. Una recitazione credibile, appassionata ma mai eccessiva, che mette in risalto le ambiguità di Kane. È una pellicola che gioca proprio sull'incomprensione, sul non-detto, sull'enigma di quei rompicapo che compaiono nella fase finale del film, e il rompicapo stesso diventa Kane-Welles. Film che all'uscita ebbe scarso successo di pubblico, venne in seguito rivalutato anche da celebri registi, come Truffaut ed altri, anche per la straordinaria (per l'epoca) resa tecnica della fotografia e della scenografia. in questo caso il termine capolavoro appare un eufemismo.
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carloalberto
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venerdì 22 maggio 2020
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estetizzante
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Occorre un’iniziale presa d’atto. Ovvero, premesso che è considerato uno dei capolavori della cinematografia mondiale di tutti i tempi, che stilisticamente è creativo ed innovativo, che la fotografia, con la nitida risoluzione del bianco e nero, mette in risalto la tetra scenografia del castello, che Welles è già a 25 anni uno straordinario interprete, nonché regista e sceneggiatore eccellente e finanche coproduttore, il film non mi ha coinvolto empaticamente e non dico che mi abbia annoiato ma neanche mi ha entusiasmato. A metà strada tra la biografia di un ricco magnate inizi novecento e autobiografia, tra documentario-cinegiornale, che pure contiene come riferimento, e drammone psicologico, rimane un prodotto esteticamente perfetto, destinato probabilmente alla critica dei cinefili di professione che amano indugiare sull’inquadratura particolare o sull’uso di grandangoli, ma non comunica altro che banalità e cioè che la stampa influenza l’opinione pubblica e che i soldi non fanno la felicità.
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Occorre un’iniziale presa d’atto. Ovvero, premesso che è considerato uno dei capolavori della cinematografia mondiale di tutti i tempi, che stilisticamente è creativo ed innovativo, che la fotografia, con la nitida risoluzione del bianco e nero, mette in risalto la tetra scenografia del castello, che Welles è già a 25 anni uno straordinario interprete, nonché regista e sceneggiatore eccellente e finanche coproduttore, il film non mi ha coinvolto empaticamente e non dico che mi abbia annoiato ma neanche mi ha entusiasmato. A metà strada tra la biografia di un ricco magnate inizi novecento e autobiografia, tra documentario-cinegiornale, che pure contiene come riferimento, e drammone psicologico, rimane un prodotto esteticamente perfetto, destinato probabilmente alla critica dei cinefili di professione che amano indugiare sull’inquadratura particolare o sull’uso di grandangoli, ma non comunica altro che banalità e cioè che la stampa influenza l’opinione pubblica e che i soldi non fanno la felicità. Senza contare che nel ’41 altri mass media erano già più potenti e proprio Welles ne aveva sperimentato la capacità ipnotica e persuasiva con il famoso annuncio dell’atterraggio marziano alla radio, che gli diede la fama e la notorietà che gli permisero di realizzare il film. C’è un tentativo di complicare una trama molto semplice con innesti continui di flashback e un affastellamento dei temi più svariati, anche sociali, dalla corruzione dei politici alla rivendicazione dei diritti dei lavoratori, senza lesinare sulla psicopatologia del protagonista, afflitto dalla sindrome dell’accumulatore seriale e da patente megalomania. Un’accozzaglia di contenuti che inconsciamente è riprodotta nel deposito di oggetti d’arte, provenienti da tutto il mondo, nella faraonica residenza di Kane. Le figure femminili sono relegate in secondo piano oppure non hanno una forza interpretativa tale da lasciare il segno, vuoi anche per la sceneggiatura scritta e pensata per descrivere un mondo di uomini. La trovata finale melodrammatica dello slittino che brucia, forse più appropriata per un giallo vecchio stile, non aggiunge pathos al film, che, peraltro, ne è privo sin dall’inizio. Da notare nel cast un giovane Joseph Cotten nella parte dell’amico saggio.
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parsifal
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mercoledì 26 febbraio 2020
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ascesa, declino e menzogne
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Film concepito, scritto , diretto ed interpretato da Orson Welles, che alla giovanissima età di 26 anni dimostrò pienamente le sue doti di autore, interprete e regista. Impresa decisamente ambiziosa, non certo priva di ostacoli ( il film venne boicottato da più parti) , liberamente ispirato alla biografia di W. hearst, con evidenti analogie, inerenti al suo vissuto, narra dell'ascesa inarrestabile di un giovane , privo di limiti nella sua ambizione nel raggiungere il successo in campo editoriale e giornalistico. Il protagonista, in tenera età ,venne affidato ad un banchiere, il cui compito era quello di amministrare la sua fortuna econominica, ( un cospicua eredità) e contemporaneamente , instradarlo alla vita.
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Film concepito, scritto , diretto ed interpretato da Orson Welles, che alla giovanissima età di 26 anni dimostrò pienamente le sue doti di autore, interprete e regista. Impresa decisamente ambiziosa, non certo priva di ostacoli ( il film venne boicottato da più parti) , liberamente ispirato alla biografia di W. hearst, con evidenti analogie, inerenti al suo vissuto, narra dell'ascesa inarrestabile di un giovane , privo di limiti nella sua ambizione nel raggiungere il successo in campo editoriale e giornalistico. Il protagonista, in tenera età ,venne affidato ad un banchiere, il cui compito era quello di amministrare la sua fortuna econominica, ( un cospicua eredità) e contemporaneamente , instradarlo alla vita. Charles F. Kane, interpretato ovviamente da Welles in modo magistrale, si rivela di indole ribelle ed iconoclasta e si libera ben presto dei vincoli che lo limitano nella sua ascesa al successo. Sfrontato, senza scrupoli morali e con degli obbiettivi precisi, rileva un giornale di modesta tiratura , facendolo diventare la maggiore testata nazionale, a colpi di scoop, titoli ad effetto e notizie distorte. Non contento, si propone di affrontare la carriera politica, essendo ben cosciente del potere della propaganda e della'ascendente che può avere sul cittadino medio. Nulla lo fermerà , neanche le incertezze della vita privata, che procede in maniera multiforme e distonica, piena di alti e bassi, come accade spesso a chi occupa i vertici del potere. Il suo motto è "La Gente deve pensare ciò che dico io" , che viene esteso anche alla sua vita sentimentale: Egli intende l' Amore come possesso assoluto, in tutto e per tutto ed a causa diciò si ritroverà da solo. Vecchio e deluso, si rintanerà nella sua faraonica residenza , ispirata a Xanadu, il Tempio dei Piaceri edificato da Kubla Kan. Niente lenirà il suo senso di vuoto e morendo pronuncerà un 'unica parola " Rosabella", che costituirà un enigma al quale un giovane ed ardimentoso cronista tenterà invano di dare una spiegazione. Ottimo film sulla manipolazione dell'informazione, tema oggi molto attuale ma del quale il Mondo Occidentale all'epoca , non era ancora cosciente. Da vedere assolutamente.
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diskol88
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martedì 25 febbraio 2020
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l'ignoranza oltre l'apparenza, noto film.
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se vogliamo denominarlo capolavoro non lo possiamo
fare in 5 parole o 6 sarebbe ingrato, ci sembra possibile
attraverso una più articoltata disamina degna della fama del film,
descrivente la stampa e il giornalismo, tramite il top delle
riflessione possibile, film del 1941 e la cui purtroppo
ignoranza nel non trattare al meglio l'argomento
ci sembra riscontrabile ancora adesso,
nelle pieghe della storia e del film, il
parlare di cose frivole per pubblicità, il non essere progrediti
coi bianchi e neri nelle colonne e titoli, spesso senza colori,
ci mostra questo quarto potere, tanto chiaro quanto
occulto con misteriose tinte che sembrano riportarci al
senso di colpa anche negli anni della
seconda guerra mondiale, per non essersi accorti indaffarati allo
pseudosapere del narrare, dell'evento del
nazismo, non conoscerlo e non saperne gran chè, il non sapere,
l'ignoranza dunque, dovuta al fattore numerico, perchissà
qual motivo, parlando tante volte di minuti e milioni, con
quelle colonnine e titoli; e tutte quelle domande, senza sapere un bel
niente di niente di qualche secolare
ormai dinosaurico quiz televisivo, sembrano così
tali riflessioni riportare al film e al periodo del film, il
1941, e dal quale pare non si siano mai evoluti.
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se vogliamo denominarlo capolavoro non lo possiamo
fare in 5 parole o 6 sarebbe ingrato, ci sembra possibile
attraverso una più articoltata disamina degna della fama del film,
descrivente la stampa e il giornalismo, tramite il top delle
riflessione possibile, film del 1941 e la cui purtroppo
ignoranza nel non trattare al meglio l'argomento
ci sembra riscontrabile ancora adesso,
nelle pieghe della storia e del film, il
parlare di cose frivole per pubblicità, il non essere progrediti
coi bianchi e neri nelle colonne e titoli, spesso senza colori,
ci mostra questo quarto potere, tanto chiaro quanto
occulto con misteriose tinte che sembrano riportarci al
senso di colpa anche negli anni della
seconda guerra mondiale, per non essersi accorti indaffarati allo
pseudosapere del narrare, dell'evento del
nazismo, non conoscerlo e non saperne gran chè, il non sapere,
l'ignoranza dunque, dovuta al fattore numerico, perchissà
qual motivo, parlando tante volte di minuti e milioni, con
quelle colonnine e titoli; e tutte quelle domande, senza sapere un bel
niente di niente di qualche secolare
ormai dinosaurico quiz televisivo, sembrano così
tali riflessioni riportare al film e al periodo del film, il
1941, e dal quale pare non si siano mai evoluti. è incredibile, il
recensionamento del cinofiliaco nonchè storico film.
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efrem
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sabato 21 dicembre 2019
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recensione di una pietra miliare
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Il primo film di Orson Welles è una raccolta di invenzioni tecniche, visive, narrative che portano avanti il cinema e non solo in un punto di arrivo che segna quasi la fine. Nel raccontare la storia di Kane, Welles ci mette la sua visione su come le cose stanno. Insomma, un'opera definitiva.
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fabio
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martedì 19 febbraio 2019
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un classico del cinema di tutti i tempi
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Da vedere pensando che è del 1941. Andiamo per gli ottanta, eppure non si avverte minimamente. Segno che ci troviamo di fronte a un lavoro che tocca corde universali.
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rongiu
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mercoledì 15 agosto 2018
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"rosebud"
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“Rosebud”
Profondo e comprensibile; paradossale e straordinario; così profondo da sollecitare partecipazione ed attenzione; da “sentire” ed “ancorare” nella propria mente. Insomma…“No perditempo! Solo per palati fini!” E’ un prodigio del cinema nato dalla mente di un regista ai suoi esordi; uno scrittore impassibile ma diligente; un cineasta originale, innovativo, ed una compagine di attori teatrali e radiofonici della New York inizio anni ’40 che, ricevute le chiavi di uno studio ne hanno preso il totale controllo. Ed ecco il capolavoro.
Ci sono le colline, le montagne e poi le Vette.
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“Rosebud”
Profondo e comprensibile; paradossale e straordinario; così profondo da sollecitare partecipazione ed attenzione; da “sentire” ed “ancorare” nella propria mente. Insomma…“No perditempo! Solo per palati fini!” E’ un prodigio del cinema nato dalla mente di un regista ai suoi esordi; uno scrittore impassibile ma diligente; un cineasta originale, innovativo, ed una compagine di attori teatrali e radiofonici della New York inizio anni ’40 che, ricevute le chiavi di uno studio ne hanno preso il totale controllo. Ed ecco il capolavoro.
Ci sono le colline, le montagne e poi le Vette.
Le origini di "Citizen Kane" sono ben note. Orson Welles, il ragazzo prodigio della radio e del palcoscenico, riceve dalla RKO Radio Pictures (i meno giovani ne ricorderanno il famoso logo) la possibilità di dare fondo a tutto il suo ipercinetismo intellettuale, per materializzare qualsiasi forma d’Arte desiderasse. Herman Mankiewicz, sceneggiatore esperto lo affianca, i due collaborano ad una sceneggiatura dall’iniziale titolo “The American”. (ispirata alla vita William Randolph Hearst), che aveva concentrato un impero di giornali, stazioni radio, riviste e servizi di informazione.
“Quarto potere” col passare del tempo diventa sempre più profondo ogni qual volta analizza pezzi di ricordi di Charles Foster Kane (interpretato dallo stesso Welles). Un necrologio apre il film, e ci informa sulla vita e sui tempi di Charles Foster Kane; questo filmato, con la sua incredibile narrazione, vede un mordace Welles orientarsi in direzione dei cinegiornali della "March of Time", prodotti da un altro pezzo grosso dei media, Henry Luce. Avremo quindi una “mappa concettuale” che fa da guida al personaggio Kane, mentre la sceneggiatura salta nel tempo, unendo in un unico concettuale puzzle i ricordi di coloro che lo conoscevano.
Con la storia personale si muove la Storia di un’epoca. "Quarto potere” include il modello Joseph Pulitzer (famosissimo giornalista ed editore); la nascita della radio, il potere di “macchine e meccanismi politici”, l'ascesa del fascismo, la nascita della cronaca rosa.
Insomma, “Quarto potere” merita il posto che occupa nella storia del cinema, per quanto mi riguarda Ex aequo inserisco una famosissima citazione di Joseph Pulitzer « Non esiste delitto, inganno, trucco, imbroglio e vizio che non vivano della loro segretezza. Portate alla luce del giorno questi segreti, descriveteli, rendeteli ridicoli agli occhi di tutti e prima o poi la pubblica opinione li getterà via. La sola divulgazione di per sé non è forse sufficiente, ma è l'unico mezzo senza il quale falliscono tutti gli altri. » (Joseph Pulitzer)
Mettetevi comodi e buona visione.
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dandy
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domenica 1 aprile 2018
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quarto potere-settima arte.
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Il primo lungometraggio dell'allora 25enne regista(che produce e sceneggia)è un'opera del tutto simile al suo protagonista interprete:magniloquente e tracotante,visivamente ammaliante,magnificamente superba.L'incarnazione stessa del sogno americano,dall'ascesa al decadimento come unica fine possibile.Una struttura narrativa a puzzle(emblematicamente mostrato in una scena)dove 6 flashback mostrano da diversi punti di vista lo stesso soggetto,per inseguire una verità agognata e negata fino alla fine.Una perizia tecnica inarrivabile,con la telecamera che diviene una presenza a se stante.Una totale reinvenzione del cinema delle origini(grandiosa fotografia di Gregg Toland)e una profondità visiva eccellente,ottenuta grazie a nuovi obbiettivi e nuovi sistemi di illuminazione.
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Il primo lungometraggio dell'allora 25enne regista(che produce e sceneggia)è un'opera del tutto simile al suo protagonista interprete:magniloquente e tracotante,visivamente ammaliante,magnificamente superba.L'incarnazione stessa del sogno americano,dall'ascesa al decadimento come unica fine possibile.Una struttura narrativa a puzzle(emblematicamente mostrato in una scena)dove 6 flashback mostrano da diversi punti di vista lo stesso soggetto,per inseguire una verità agognata e negata fino alla fine.Una perizia tecnica inarrivabile,con la telecamera che diviene una presenza a se stante.Una totale reinvenzione del cinema delle origini(grandiosa fotografia di Gregg Toland)e una profondità visiva eccellente,ottenuta grazie a nuovi obbiettivi e nuovi sistemi di illuminazione.Praticamente ogni scena,dai titoli di coda al finale,andrebbe studiata nelle scuole di cinema e non.Un titano della settima arte,che all'uscita fu stroncato sia in patria che in Europa(Satre ne scrisse molto male),per gli eccessivi riferimenti a William Randolph Hearst e il gusto barocco.Solo negli anni'50 incominciò a guadagnare fama per poi arrivare ad essre definito da molti come il più bel film del mondo.Prodotto dalla RKO che(caso unico in tutta Hollywood)permise a Welles di essere regista,attore,produttore e sceneggiatore.Alan Ladd è il reporter con la pipa.Tra le innumerevoli citazioni,c'è quella di Kauffman in "The Toxic avenger part 4".La versione italiana dura 15 minuti in meno,e ha risibilmente storpiato i nomi di Rosebud e Xanadu in Rosabella e Candalù....
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step666
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giovedì 29 dicembre 2016
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un film che vale 6 stelle su 5
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Come ha detto qualcuno, 5 stelle non bastano.
Capolavoro assoluto e uno dei film con una perfezione tecnica spaventosa,un film rivoluzionario per tecniche e quant'altro, oltretutto nel 1941 la tecnologia era quel che era!
Un opera d'arte in cui la mano di Welles si vede lontano un miglio,un Welles che dimostra di non essere inferiore a nessuno nell'avere padronanza del mezzo: inquadrature basse per dar risalto a scene come lo scontro tra kane e leland, piani sequenza, long take, panoramiche a schiaffo che danno velocità e ritmo alle scene in un susseguirsi di ellissi temporali che però non confondono mai lo spettatore, memorabili le scene con grandi profondità di campo che Welles e Toland riuscirono a dare a questo autentico capolavoro artistico cinematografico che racconta la vita di un magnate alle prese con la brama di potere.
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Come ha detto qualcuno, 5 stelle non bastano.
Capolavoro assoluto e uno dei film con una perfezione tecnica spaventosa,un film rivoluzionario per tecniche e quant'altro, oltretutto nel 1941 la tecnologia era quel che era!
Un opera d'arte in cui la mano di Welles si vede lontano un miglio,un Welles che dimostra di non essere inferiore a nessuno nell'avere padronanza del mezzo: inquadrature basse per dar risalto a scene come lo scontro tra kane e leland, piani sequenza, long take, panoramiche a schiaffo che danno velocità e ritmo alle scene in un susseguirsi di ellissi temporali che però non confondono mai lo spettatore, memorabili le scene con grandi profondità di campo che Welles e Toland riuscirono a dare a questo autentico capolavoro artistico cinematografico che racconta la vita di un magnate alle prese con la brama di potere...non mi dilungo a spiegare simbolismi del film perche farei un torto a Welles che come ben sappiamo, odiava suddetti simbolismi, basta dire che questo non è un film ma è "il film".
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venerdì 5 agosto 2016
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il migliore
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