Quarto potere

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Un film di Orson Welles. Con Everett Sloane, Paul Stewart, Joseph Cotten, Alan Ladd.
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Titolo originale Citizen Kane. Drammatico, Ratings: Kids+16, b/n durata 120 min. - USA 1941. - I Wonder Pictures uscita domenica 24 marzo 2024. MYMONETRO Quarto potere * * * * 1/2 valutazione media: 4,79 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

La nascita del cinema moderno. Valutazione 5 stelle su cinque

di TonyRuggiero


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sabato 27 settembre 2014

 

Appartengo a una generazione di cineasti che hanno deciso di fare film avendo visto Quarto potere.

Così diceva François Truffaut ed io non avrei potuto esordire altrimenti. L'approccio all'arte di Orson Welles è semplice: apprendere le regole per poi rivoluzionare tutto. Quando gira il suo primo film, crea uno spartiacque tra classico e moderno, ridefinendo il concetto stesso di cinema. Nessuno aveva mai osato tanto fino a quel momento. Una delle regole del cinema classico, ad esempio, era quella dell'immediata leggibilità dell'immagine e del filo narrativo. Welles, stravolge tutto e lo fa con un uso della profondità di campo mai visto prima (celebre è la scena del pupazzo di neve, condita da un piano sequenza incredibile). La macchina da presa non è più un mero strumento di racconto ma un soggetto attivo nella storia, gli attori guardano spesso in camera e questo spiazza oggi quanto allora. Si, perchè la potenza massima di Citizen Kane (titolo originale dell'opera) sta nel fatto che non sembra girato ieri, come si usa dire, ma sembra girato oggi o forse addirittura domani. La sovrapposizione e l'uso delle dissolvenze incrociate è con ogni probabilità il migliore mai visto. La sequenza iniziale del famoso NO TREPASSING è tutto: 3 minuti netti in cui parlano soltanto le immagini perchè un grande regista fa parlare ciò che inquadra, senza troppi spiegoni narrativi. Voi ve la immaginate una inquadratura fish-eye in un film del '41? Bene, in questa sequenza c'è, perchè Welles decide di  mettere la cinepresa dietro il vetro di una palla da neve rotta. Esticazzi. 
Improvvisamente, una parola rompe quest'estasi espressionista, è la prima del film: Rosabella, il MacGuffin sui cui tutta la storia si sviluppa ma sempre innovando: attraverso una serie interminabile di flashback e fast forward ci verrà raccontata, infatti, la storia di un uomo, Charles Foster Kane, dall'infanzia sottratta alla morte in un castello, il suo castello. Kane è, infatti, un moderno imperatore, uno tra i più ricchi ed influenti al mondo. Un giornalista, Mr. Thompson, è chiamato ad indagare su Rosabela e questo è l'espediente narrativo con cui Welles ci farà piano piano conoscere il cittadino Kane, attraverso le parole di chi l'aveva conosciuto. In questo viaggio, scopriamo un uomo ambiguo, un uomo che da ragazzo era un vulcano (esattamente come Welles) che conquista tutto e tutti con il suo carisma ma che maturando cambia, s'incattivisce ed inizia una lotta contro i mulini a vento che lo porterà a morire.. da solo con i suoi fantasmi.
Ma chi è Rosabella? Lo scopriremo soltanto alla fine e, comunque, il mistero e le interpretazioni sono molteplici. Secondo me, Rosabella, è quella parte più pura di noi stessi, ciò che siamo da bambini. E' la nostra infanzia, il nostro io più profondo. Ciò che ci fa piangere e ridere di gioia. Rosabella, è il senso stesso della nostra vita. Straordinario.
Voglio ancora soffermarmi sul ruolo della macchina da presa e sulla scelta del punto macchina. Hitchcock diceva che esiste un solo punto macchina, quello perfetto. Bene, Welles sapeva sempre quale fosse. In Quarto potere, la MDP è fottutamente viva e riflette addirittura il mood del momento. Verso la metà del film, la vita di Kane raggiunge il punto più basso e indovinate dove mette la camera Welles? A terra, intere sequenze (come il litigio tra Kane e Leland) riprese praticamente dal pavimento. Il simbolismo è fondamentale e presente per tutta la durata del film. Penso a quando Mr. Bernstein ricorda della ragazza sul traghetto e la sua immagine è riflessa sulla scrivania come fosse fatta d'acqua. Penso a quando Susan viene letteralmente oscurata dall'ombra e la volontà del marito, ripreso sapientemente dal basso. Penso, soprattutto, ad una delle scene finali, quando finalmente Susan decide di non essere più una bambolina nelle mani del marito. Lo lascia, prende coscienza di sè e, Welles, compone l'immagine mettendo in primo piano, alle spalle dell'attrice, proprio una bambola inespressiva. Ciò che Susan non è più, ciò che s'è lasciata alle spalle, appunto. Simbolico è anche il sonoro. Tra le mura di Candalù, rimbomba una eco che suggerisce prima incomunicabilità, distanza e poi assenza, silenzio.. quell'abisalle silenzo che segue la morte.
Quarto potere un'opera semplicemente unica che è l'esatto riflesso del suo creatore. Nessuno riuscirà mai a farmi togliere dalla testa il parallelismo possibile tra Charlie Kane ed Orson Welles. 

Voglio che sul mio giornale ci sia molto più che immagini e parole stampate

dirà ad un certo punto il giovane Kane. Se ci pensate, è un altro modo per dire di volere l'impossibile. Orson Welles fa esattamente la stessa cosa. Vuole l'impossibile, con la macchina da presa vuole sfondare porte (come quelle della biblioteca Tatcher) e attraversare finestre chiuse (come quella famosa sul tetto del night di Susan).
La scena clou è senz'altro la sequenza iniziale ma ce n'è un'altra che mi ha letteralmente scioccato. Ad un certo punto, Welles fa prendere vita ad una fotografia ma di questo non voglio dire altro. Se guarderete questo film dopo la recensione, scrivetemi e fatemi sapere che effetto vi ha fatto quella scena. Altro che CGI sulla gazzetta del profeta.
Comunque, in definitiva, non devo certo dirlo io, questo è un film che tutti dovrebbero aver visto almeno una volta nella vita e, per chi volesse operare nel settore, è un film da studiare, da conoscere a memoria: scena per scena, sequenza per sequenza.

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