uppercut
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lunedì 9 maggio 2022
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questa volta no
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Questa volta no. Non mi trovo d'accordo con chi esalta i D'Innocenzo come autori di punta del cinema italiano, glissando sui macroscopici difetti di scrittura di un film che su questo fronte risulta davvero imbarazzante. Il cinema non è solo occhi e orecchie, che da America Latina escono (almeno in parte) gratificati. Un film è innanzitutto racconto, snodi, dialoghi. E purtroppo su questo fronte il livello è liceale. "Sono Massimo, tuo figlio". E' la prima battuta di una delle scene purtroppo peggio riuscite del film: l'incontro tra il protagonista e il padre, il quale fa sì vita da recluso, ma è ancora lucido, e quindi a quella figura dietro il vetro che gli si annuncia come "Massimo" non dovrebbe poi faticare più di tanto ad attribuirgli anche il suddetto ruolo famigliare.
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Questa volta no. Non mi trovo d'accordo con chi esalta i D'Innocenzo come autori di punta del cinema italiano, glissando sui macroscopici difetti di scrittura di un film che su questo fronte risulta davvero imbarazzante. Il cinema non è solo occhi e orecchie, che da America Latina escono (almeno in parte) gratificati. Un film è innanzitutto racconto, snodi, dialoghi. E purtroppo su questo fronte il livello è liceale. "Sono Massimo, tuo figlio". E' la prima battuta di una delle scene purtroppo peggio riuscite del film: l'incontro tra il protagonista e il padre, il quale fa sì vita da recluso, ma è ancora lucido, e quindi a quella figura dietro il vetro che gli si annuncia come "Massimo" non dovrebbe poi faticare più di tanto ad attribuirgli anche il suddetto ruolo famigliare... Ma al di là di questo genere di ingenuità, è soprattutto insostenibil l'idea di una pazzia espressa solo tra le mura domestiche. Possibile che Gaia, i pazienti, l'amico, il barista non abbiano mai avuto da sospettare della malattia di Massimo? E poi 'sta bambina ai lacci, è esentata da ogni tipo di bisogno fisiologico? Non amo i film dove i personaggi si muovono come hanno deciso gli autori assecondandoli in ogni loro intento comunicativo: c'è da mostrare come una ricca solitudine possa divenir premessa per paranoie esistenziali, bla bla... e quindi ecco che... Credo che questo sia il principale difetto del nostro cinema e spiace leggere che anche i critici più attenti si siano ormai assuefatti (o arresi?) ad esso.
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no_data
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domenica 27 febbraio 2022
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perdersi nell''indagine
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Il film inizia come un thriller di buona fattura. Un set up su una famiglia benestante di provincia. un uomo rispettabile. Poi la scoperta di una ragazza in cantina. Suspense. Ci si immagina chissà quali sviluppi, invece ci troviamo in una indagine nel buio della mente del proagonista, un Elio Germano sempre al massimo. Peccato che poi il film si perde in immagini estetizzanti che non portano avanti l'indagine. Al contrario del bellissimo The Father che indaga con efficacia in un altro smarrimento della mente, qui siamo persi in una osservazione che non porta da nessuna parte se non poi alla rivelazione finale che cade dal pero senza preparazione. Tratto distintivo dei fratelli D'Innocenzo, anche negli altri film assistevamo a questa dinamica narrativa, ma qui come in Favolacce, gli eventi semplicemnte accadono, in una costruzione drammaturgica che non si sente necessaria.
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Il film inizia come un thriller di buona fattura. Un set up su una famiglia benestante di provincia. un uomo rispettabile. Poi la scoperta di una ragazza in cantina. Suspense. Ci si immagina chissà quali sviluppi, invece ci troviamo in una indagine nel buio della mente del proagonista, un Elio Germano sempre al massimo. Peccato che poi il film si perde in immagini estetizzanti che non portano avanti l'indagine. Al contrario del bellissimo The Father che indaga con efficacia in un altro smarrimento della mente, qui siamo persi in una osservazione che non porta da nessuna parte se non poi alla rivelazione finale che cade dal pero senza preparazione. Tratto distintivo dei fratelli D'Innocenzo, anche negli altri film assistevamo a questa dinamica narrativa, ma qui come in Favolacce, gli eventi semplicemnte accadono, in una costruzione drammaturgica che non si sente necessaria. Mi piacerebbe vedere un film in cui il loro talento si applicasse a sceneggiature scritte da altri.
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gabriella
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lunedì 7 febbraio 2022
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il labirinto della mente
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Film claustrofobico, alienante, inquadrature aguzze, taglienti, dialoghi scarnificati all'estremo, primissimi piani invasivi, soffocanti, da apnea. Manca il respiro tra il non detto e il dettaglio, è un viaggio scomodo nella mente del protagonista, disgregata, dissociata, una discesa inesorabile e sconcertante, un tunnel nel quale si agogna di intravedere una luce. Elio Germano è il protagonista assoluto, si piega totalmente al servizio del film, in un ruolo difficile e fragilissimo che riesce miracolosamente a non incrinare e mandare tutto in pezzi. C’è una scena molto inquietante, in cui Massimo viene ripreso di spalle, e si vede la testa rasata pulsare, un terremoto emotivo pronto a esplodere.
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Film claustrofobico, alienante, inquadrature aguzze, taglienti, dialoghi scarnificati all'estremo, primissimi piani invasivi, soffocanti, da apnea. Manca il respiro tra il non detto e il dettaglio, è un viaggio scomodo nella mente del protagonista, disgregata, dissociata, una discesa inesorabile e sconcertante, un tunnel nel quale si agogna di intravedere una luce. Elio Germano è il protagonista assoluto, si piega totalmente al servizio del film, in un ruolo difficile e fragilissimo che riesce miracolosamente a non incrinare e mandare tutto in pezzi. C’è una scena molto inquietante, in cui Massimo viene ripreso di spalle, e si vede la testa rasata pulsare, un terremoto emotivo pronto a esplodere. Per il resto non posso esprimere altrettanto, la famiglia di Massimo , composta da moglie e due figlie che sembrano le tre grazie del Botticelli, creature diafane, eteree nei loro vestiti bianchi, a piedi scalzi e lunghi capelli biondi, preannunciano da subito ciò che il finale svela, la cantina, luogo esplorato molte volte nella storia del cinema(" La scala a chiocciola", tanto per citarne uno), un piano illogico, irrazionale, dove prendono forma gli impulsi e gli istinti più aggressivi, nascosti, dove si affronta l'inconscio, il rimosso, per poi tornare al piano di sopra, alla realtà rassicurante o presunta tale. I fratelli D’Innocenzo chiedono molto all’attenzione dello spettatore , si , l’ho seguito fino alla fine, ma con fatica, se era questo che volevano ci sono riusciti, ma ciò non significa che siamo davanti al capolavoro che molti descrivono, non per me, non per il resto del pubblico in sala che appena accese le luci si sono alzati, in silenzio se ne sono andati, sembrava avessero tutti una certa fretta a uscire da lì
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[+] concordo, anzi...
(di maxbraz)
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gianfranco
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martedì 1 febbraio 2022
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in bilico tra lucidità e follia
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Una splendida villa immersa nel verde lussureggiante di Latina e una famiglia che và d'amore e d'accordo,sono il perno principale attorno cui ruota l'esistenza del nostro protagonista.Un'esistenza in cui tutto sembra essere vissuto nella più assoluta normalità ed armonia,un'esistenza quasi perfetta.Massimo è un uomo per bene,riverente e rigoroso sia con sua moglie e le sue due figlie che ama più di qualsiasi altra cosa,che con i suoi pazienti e i suoi colleghi di lavoro.Si può dire,insomma,che dalla vita abbia davvero tutto;un lavoro appagante,alcuni amici,ma soprattutto una famiglia unita.All'improvviso,tutto prenderà una direzione inaspettata,quando dopo essersi intrattenuto più del solito in una piacevole conversazione con la moglie ed essere rimasto da solo in casa,l'uomo deciderà di scendere giù in cantina,dove troverà una ragazzina incatenata e imbavagliata,che romperà da subito il delicato equilibrio che sino a quel momento aveva fatto parte della sua vita.
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Una splendida villa immersa nel verde lussureggiante di Latina e una famiglia che và d'amore e d'accordo,sono il perno principale attorno cui ruota l'esistenza del nostro protagonista.Un'esistenza in cui tutto sembra essere vissuto nella più assoluta normalità ed armonia,un'esistenza quasi perfetta.Massimo è un uomo per bene,riverente e rigoroso sia con sua moglie e le sue due figlie che ama più di qualsiasi altra cosa,che con i suoi pazienti e i suoi colleghi di lavoro.Si può dire,insomma,che dalla vita abbia davvero tutto;un lavoro appagante,alcuni amici,ma soprattutto una famiglia unita.All'improvviso,tutto prenderà una direzione inaspettata,quando dopo essersi intrattenuto più del solito in una piacevole conversazione con la moglie ed essere rimasto da solo in casa,l'uomo deciderà di scendere giù in cantina,dove troverà una ragazzina incatenata e imbavagliata,che romperà da subito il delicato equilibrio che sino a quel momento aveva fatto parte della sua vita.L'uomo,infatti,in seguito non sarà più la stessa persona di prima,ma inizierà ad essere vittima di continue allucinazioni,a sentirsi perseguitato da tutti(persino dal suo più fidato amico) e ad avere un rapporto sempre più distaccato e conflittuale con la moglie,la quale cercherà in tutti i modi di aiutarlo,proponendogli come unica soluzione,quella di recarsi da uno psicologo.Massimo,tuttavia,vedendosi minacciato e credendo che la moglie voglia farlo internare per sbarazzarsi di lui,avrà una reazione irruenta che lo porterà a compiere un gesto tanto estremo quanto insano,che avrà sia su di lui che sulla sua stessa famiglia,un effetto irreversibile.I gemelli d'Innocenzo,mettono quì più che mai in primo piano le fragilità dei rapporti umani,usando come espediente quello della cantina(dopo l'incontro fortuito con la ragazza,Massimo vedrà non solo il proprio mondo e le proprie certezze sgretolarsi),ma sarà suo malgrado costretto a doversi confrontare con il lato oscuro di se stesso,sprofondando in quel baratro della disperazione,da cui non riuscirà mai più a risalire.Mai come in questo lungometraggio,infatti,la tensione è tutta cerebrale;le scene di violenza colpiscono e affascinano,ma la vera forza(oltre alla straordinaria interpretazione di Elio Germano), è nei dialoghi che qui più che mai brillano e che sono usati con magistrale eloquenza,per descrivere gli abissi più reconditi dell'animo umano,ove le paure più profonde e gli incubi più mostruosi riescono ad insidiarsi nella mente del protagonista,rendendolo prigioniero inconsapevole della propria alienazione mentale,che lo porterà in ultimo a un lento e inevitabile processo autodistruttivo.Il finale non chiarisce,nè da spiegazioni alcune,ma ci pone davanti a una serie di interrogativi,costringendoci a guardarci dentro e ad andare al di là delle semplici apparenze,facandoci vivere sino in fondo il dramma di un uomo che in realtà appartiene a tutti e a cui nessuno potrebbe sottrarsi,anche se lo volesse.
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mauridal
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sabato 29 gennaio 2022
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l''america latina dei terribili
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Anche questa volta i fratelli D’innocenzo hanno colpito e affondato. Questa è una storiaccia di una pseudo famiglia con padre malato, madre stupida, figlie innocenti e un contesto ambientale fuori tempo in un non luogo. Una storiaccia n. 2 ,a seguito della Favolaccia n.
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Anche questa volta i fratelli D’innocenzo hanno colpito e affondato. Questa è una storiaccia di una pseudo famiglia con padre malato, madre stupida, figlie innocenti e un contesto ambientale fuori tempo in un non luogo. Una storiaccia n. 2 ,a seguito della Favolaccia n. 1 ovvero il film precedente. Si chiarisce almeno così sembra, il tema narrativo dei film dei due registi. La famiglia ,specie quella borghese benestante, come luogo primario di malessere , generatrice di follie e situazioni insane, ma anche i luoghi fisici, paesi, borgate, cittadine periferiche, non meglio connotate se non da case e ville vistose , esorbitanti, abitate da famiglie appunto insane per tanti motivi che il film cerca di descrivere. Dunque un punto di vista preciso, che parte dagli occhi di ragazzi adolescenti, di bambine, di figlie innocenti che sono vittime dei loro genitori , se non precisamente dei padri, i quali pur di raggiungere una stabilità economica benestante non si accorgono né si preoccupano di una vita affettiva reale e spontanea da regalare ai propri figli. Questo corto circuito i registi lo hanno ben ribadito in questo film dove il protagonista ben rappresentato da Elio Germano, è un medico dentista, con una famiglia tipica italiana, padre madre e figlie, che vivendo una condizione agiata in una casa Holliwoodiana con piscina in una città tipo Latina, non si accorge della guerra che gli sta scoppiando in testa, per motivi a noi spettatori poco chiari. Intanto il film non vuole essere realistico , non racconta fatti e luoghi verosimili, appunto adottando il linguaggio della immaginazione e della visione onirica si lascia trasportare nella progressiva esplorazione della mente del protagonista che da apparente medico razionale e normo dotato di intelletto e coscienza si rivela un soggetto anomalo, da manicomio criminale. La storia narrata non aiuta lo spettatore del film ad afferrare il percorso alla follia del dentista, che di fronte all’imprevedibile ,all’evento del tutto inaspettato , reagisce con la follia criminale, e non con la razionalità dovuta . L’evento in questione è la scoperta casuale nella cantina della casa , di una bambina sconosciuta, selvaggia e feroce, legata e imbavagliata con lesioni di probabili violenze. Dunque il film prende le distanze dal verosimile e anche dalla narrazione plausibile, ma questo poco importa ai fini della tesi che i due registi hanno voluto rappresentare, ovvero come dicevamo i luoghi del malessere , fisico e mentale che si scontrano con l' irreale e che inevitabilmente portano ad una follia della mente che agisce su cose e persone. La narrazione continua mostrando un personaggio che si trasforma , da una personalità borderline in soggetto psichiatrico criminale , adottando la bambina prigioniera tenendola segregata con sé , nella cantina, ma vivendo contemporaneamente una vita dissociata in superficie , in famiglia e al lavoro. Il tutto con altri personaggi di contorno come la moglie le figlie , un amico, il vecchio padre , i quali subiscono semplicemente la presenza dell’uomo che nasconde dietro la sua mente malata il segreto chiuso in cantina Tutto il film, mantiene fino alla fine l’attenzione dello spettatore, solo per la superba recitazione di Elio Germano , attore ormai avvezzo a personaggi anomali e sdoppiati tra follia e genio , vedi Ligabue ,ma qui il dentista folle, poco regge il senso della storia che a volte rende il personaggio un idiota , tra altri inconsapevoli. Solo il finale verosimilmente chiude la parabola, riscattando il genere femminile, che nei panni della moglie e figlie , scoprendo la prigioniera in cantina, chiamano polizia e ambulanza , arrivando ad una conclusione oggettivamente scontata, per una storia banalmente raccontata così com’è, ma forse i due registi si proponevano di innestare nello spettatore del film il dubbio di uno sdoppiamento del genere umano maschile e femminile , raccontando per immagini anche ben studiate e riprese, tutt'altra questione. Dunque il beneficio della riflessione critica , ci assale , rinviandoci al prossimo film dei due fratelli Registi. (Mauridal)
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chry75
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lunedì 24 gennaio 2022
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tu vo fa l''americano senti a me chi te lo fa fare
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Lento, soporifero, mal recitato tranne la parte del protagonista, regia mediocre assolutamente tra i film peggiori che ho visto in vita mia (e ne ho visti veramente tanti) assolutamente sconsigliato
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maramaldo
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lunedì 24 gennaio 2022
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i fratelli che piacciono anche a chi non piacciono
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Già questo non mi è chiaro, tanto per cominciare. Dialettica, dicono. Vorrei capire, se c'è da capire.
Film compiuto, perfetto, distillato per un cinema in purezza. Non vado oltre nella critica, superflua nel rigoglio dei commenti, rischiosa nel mio caso, con Favolacce mi fecero... nero.
Il linguaggio mi intriga. L'espressione. Un morbido ipnotismo. Alieno da forzature, parco negli effetti, sommesso, umbratile. Guizzi di rimembranze colte: l'occhio demente che brilla nel tremolio dell'acqua. Ma lo scantinato del mio condominio è più inquietante. Brividi possono derivare dall'umidità.
La follia perversa del protagonista è comune, frequente, davvero "ordinaria".
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Già questo non mi è chiaro, tanto per cominciare. Dialettica, dicono. Vorrei capire, se c'è da capire.
Film compiuto, perfetto, distillato per un cinema in purezza. Non vado oltre nella critica, superflua nel rigoglio dei commenti, rischiosa nel mio caso, con Favolacce mi fecero... nero.
Il linguaggio mi intriga. L'espressione. Un morbido ipnotismo. Alieno da forzature, parco negli effetti, sommesso, umbratile. Guizzi di rimembranze colte: l'occhio demente che brilla nel tremolio dell'acqua. Ma lo scantinato del mio condominio è più inquietante. Brividi possono derivare dall'umidità.
La follia perversa del protagonista è comune, frequente, davvero "ordinaria". Il "surreale", che c'è, viene fornito, amministrato dalle tre figure del suo nucleo familiare. Vagamente somiglianti, tendenti ad un monocromatico come in certe allucinazioni, criptiche, enigmatiche. Si accompagnano ad una cantilena fatta di note staccate e incerte, allusive, sicuramente già udite in precedenti deliri dal povero Sisti. Carine, accattivanti, affettuose. Nell'epilogo fuggono come spettri malefici.
Per inciso, in questa performance (vi includo la "bambina", grande), che ritengo il pezzo forte e più significativo di America Latina, scorgo un'evoluzione, un netto miglioramento, nella rappresentazione del femminile. Come se qualcuno avesse spiegato che esistono lobby più potenti, prepotenti, "promettenti". Una pacca sul sedere, oggi, nei nostri media, suscita un vespaio. A giorni, analoga fattispecie sarà salutata con ossequio.
Tornando al film, non v'inganni l'abituale vezzo di ricorrere a mistificazioni, tipo Spinaceto. I D'Innocenzo "sanno" sempre di che parlano. Non creano personaggi immaginari, li conoscono ad uno ad uno.
Hanno il "polso del territorio". La Pontina, la statale più pericolosa d'Italia, rilevazione ufficiale, non chiedetemi perchè. Porta alla fine in... America. America? In che senso...? Paludi erano, spopolate e perniciose. Bonificate, vi fecero affluire contadini per lo più da Veneto e Sicilia. Gente laboriosa, le tramutarono in un paese fertile e ridente, lindo e ordinato, moderno. Prospero e contento, come si pensa dell'America anni50. Perchè questo degrado antropologico, il disfacimento di un'umanità? Che c'è nell'aria anche a Latina dove giorni fa (gennaio 2022) è stata ammazzata di botte un'anziana invalida? In ambito familiare, senza il pretesto del disagio di classe o l'intolleranza delle civiltà.
Sensibili sono i gemelli genietti. Sensitivi, oserei dire, quegli occhi vellutati "vedono" qualcosa più in là. Non ci scherzerei sopra.
P.S. Non scherzo neanche con te, Elio. Ti prego, fermati in questa discesa agli... inferi. Faticoso risalire anche con i mezzi meccanici di una claque affiatata. Ti può finire come quel tipo del quadro di Munch. L'Urlo, certo, impressiona ma a nessuno viene in mente di chiedere chi e perchè lo caccia. C'è un passo tra esprimere e interpretare. Attore, vuol dire anche parte in causa. Vi è una controparte su cui incidere, da coinvolgere se non sempre convincere, lo spettatore, il Pubblico. Se ne hai per lui, anche lui ne avrà per te, pietà.
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elehcim
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lunedì 24 gennaio 2022
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un indovinello
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Una trama affidata più all'acume dello spettatore che alla chiarezza di chi la propone. Come fosse un episodio di Montalbano, solamente la spiegazione finale scopre l'arcano e fornisce la verità di un racconto noioso, piatto e, per alcuni aspetti, improbabile. Nota positiva la recitazione di Elio Germano, ottima. Decisamente uno dei migliori attori cinematografici italiani
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flaw54
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lunedì 24 gennaio 2022
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film inquietante
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Film quasi insopportabile all'inizio: monotono , noioso, ripetitivo. Poi qualcosa progressivamente entra dentro di noi e diventiamo sempre più partecipi della discesa del protagonista nel buio della propria coscienza. La rappresentazione della follia è resa perfettamente dalla recitazione di Elio Germano che riesce a coinvolgere emotivamente lo spettatore. Chiare influenze dal Sesto senso e da alcuni racconti di E. Allan Poe. Mi ero immaginato un finale opposto riguardo al sogno e alla realtà per cui sono rimasto fortemente spiazzato. Rimane comunque un film eccessivamente cerebrale e per iniziati.
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edo
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domenica 23 gennaio 2022
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90' buttati nel ces....tino
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UNO DEI FILM PIU' BRUTTI DEGLI ULTIMI 10 ANNI (SI SALVA SOLO L'INTERPRETAZIONE DI GERMANO). SI VIVE UN'ORA E MEZZO NELLA TESTA DI UNO PSICOPATICO, NULLA DI PIU'. MI PIACEREBBE SAPERE SE CHI HA SCRITTO CHE E' UN FILM "ASSOLUTAMENTE DA VEDERE" L'ABBIA VISTO. NE DUBITO FORTEMENTE
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