matteo
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venerdì 26 agosto 2022
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fantasmi di provincia
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I fratelli D'Innocenzo scelgono di dedicarsi interamente ai travagli e ai deliri psicologici del protagonista tralasciando completamente la critica sociale che tanto avevo ammirato nei due film precedenti. Ne esce comunque un film godibile e non troppo scontato in cui un bravo Elio Germano mette in mostra una sofferenza credibile. La desolazione dell'ambiente come specchio della solitudine. Anche se avevo altre aspettative è un film da vedere.
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francog
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giovedì 2 giugno 2022
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film di serie b
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B movie. Film che dice poco,approfondisce meno e non lascia nulla o quasi.
Germano attore sfortunato, incappa quasi sempre in pellicole mediocri. Forse dovrebbe selezionare meglio.
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(di francog)
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gianmaria1966
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giovedì 26 maggio 2022
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una noia angosciante
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Meriterebbe 0 stelle. Film noioso e angosciante. Vuoto, lento. Non si riesce a salvare nulla. Avanguardia? Ma per carità. È solo cinema scadente.
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lizzy
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giovedì 26 maggio 2022
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solo latina. senza america...
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ATTENZIONE: SPOILER...
Oh, beh, non che ci sia tanto da spoilerare: a parte i primi minuti del film il tutto si esaurisce nella scena del Germano che scopre la ragazzina nella sua cantina.
Chiunque, a quel punto, sarebbe andato/a a chiamare Polizia e Croce Rossa.
Lui no: lui vuol capire, investigare, scrutare.
Non leva dalla condizione assurda e spietata di prigionia la giovane, no: la lascia li.
E solo questo ti da l'idea di cosa sta succedendo: è tutta una fesseria.
Detto questo tutto il resto del film è inutile, fino allo strombazzatissimo finale.
Elio Germano sarà anche bravo, ma qua la fa fuori dal vasino.
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ATTENZIONE: SPOILER...
Oh, beh, non che ci sia tanto da spoilerare: a parte i primi minuti del film il tutto si esaurisce nella scena del Germano che scopre la ragazzina nella sua cantina.
Chiunque, a quel punto, sarebbe andato/a a chiamare Polizia e Croce Rossa.
Lui no: lui vuol capire, investigare, scrutare.
Non leva dalla condizione assurda e spietata di prigionia la giovane, no: la lascia li.
E solo questo ti da l'idea di cosa sta succedendo: è tutta una fesseria.
Detto questo tutto il resto del film è inutile, fino allo strombazzatissimo finale.
Elio Germano sarà anche bravo, ma qua la fa fuori dal vasino.
Pure il Lastrico, che grande attore non sarà, qua da del suo peggio.
Non pervenuti tutte le restanti "comparse".
Forse solo il mitico Massimo Wertmuller è in parte... ma lui da solo non basta a far digerire un vero e proprio "polpettone insapore".
Insomma: non bastano un paio di buoni film per prendere in mano qualunque cosa e farla diventare un successo.
E questo "America Latina" ne è il (triste) banale esempio.
Pessimo.
Evitate pure di vederlo...
P.S. Valentina Pedicini: chi era costei?
Non basta un lungometraggio ed un paio di documentari per definire una persona una "regista". Se poi la si vuol pure celebrare per aver fatto "nulla" (da qualche altra parte: nel film la dedica è solo un ricordo di qualche "amico") siam messi male..
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jonnylogan
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domenica 15 maggio 2022
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elogio della follia
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Massimo Sisti è un dentista di Latina con una bella villa, una famiglia, composta da due figlie e una moglie, e una vita tranquilla. Una sera scendendo nella cantina di casa si accorge che ad attenderlo c’è qualche cosa di assolutamente inatteso.
Ancora Elio Germano e ancora, e come spesso gli capita, a farla da padrone nel ruolo di protagonista, per la seconda volta in un film dei fratelli D’innocenzo che dopo “Favolacce”, presentato a festival di Berlino 2020, lo schierano ancora nel ruolo di un padre di famiglia, sposato con una donna più giovane e con una professione redditizia.
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Massimo Sisti è un dentista di Latina con una bella villa, una famiglia, composta da due figlie e una moglie, e una vita tranquilla. Una sera scendendo nella cantina di casa si accorge che ad attenderlo c’è qualche cosa di assolutamente inatteso.
Ancora Elio Germano e ancora, e come spesso gli capita, a farla da padrone nel ruolo di protagonista, per la seconda volta in un film dei fratelli D’innocenzo che dopo “Favolacce”, presentato a festival di Berlino 2020, lo schierano ancora nel ruolo di un padre di famiglia, sposato con una donna più giovane e con una professione redditizia. Ma se nella precedente pellicola è il legame padri e figli che genera rapporti carichi di rabbia, il tutto protetto da residenze isolate e faraoniche. In tal caso ancora le residenze e nello specifico gli angoli di una villa isolata e gigantesca nell’agro pontino, perfetto non luogo, pianeggiante e palustre, che rappresentano lo scenario principale di una pellicola che analizza la vita di un uomo come tanti: gentile e professionale sul lavoro, con un amico storico, Simone, con il quale consuma birre e chiacchiera del più e del meno. Al tempo stesso Massimo è anche una persona complicata. Complicata dall’assunzione di medicinali inghiottiti assieme a litri di scotch e un uomo pieno di paure, con un legame con Roberto, il padre, impersonato in una scena di rara maestria da Massimo Wertmüller, con il quale ha un rapporto conflittuale fatto di litigi e recriminazioni.
I fratelli d’Innocenzo continuano quindi a dar libero sfogo alle proprie narrazioni ai limiti del cinema noir, confezionando un film che permette a Germano di dare il meglio di sé ma trasformando al tempo stesso la pellicola in un thriller psicologico degno del Brad Anderson de “L’uomo senza sonno”, o l’Alfred Hitchcock di “Psycho”. Storia quindi fine a se stessa che può catturare l’attenzione solo di chi ama certe atmosfere ma il tutto senza particolari risvolti psicologici.
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giorgioprimo
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giovedì 12 maggio 2022
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si puó lasciarlo perdere
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La trama è incoerente, quello che dovrebbe essere il mistero si intuisce nei primi 20 minuti ( le tre donne sempre vestite di chiaro, la piscina in abbandono, il tutorial per imparare il pianoforte, le mazzate notturne che non svegliano nessuno, i dialoghi del cosiddetto protagonista ecc ecc ). Nota : Germano dovrebbe farsi doppiare o sottotitolare , sempre : farfuglia frasi a se stesso, recita in un vernacolo apolide, non riesco mai a farmene ragione . La somma abilità di registi e sceneggiatori li obbliga a ricorrere , in chiusura, ai titoli del telegiornale per far capire, a chi ha resistito fin lì, che cosa sia successo .
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luca
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lunedì 9 maggio 2022
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una palla angosciante!
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Mi chiedo a chi serva fare un film del genere e a chi piaccia la sua visione. Una pira angoscia, nella noia di aspettare che succeda qualcosa, che giustifichi la fusione della fine del film.
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luca
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lunedì 9 maggio 2022
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una palla angosciante!
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Che angoscia, e che noia! Non si abbandona la visione solo perché di vuol vedere come va a finire.
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astromelia
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lunedì 9 maggio 2022
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incompiuto
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mah...troppo poco approfondito il personaggio della bambina come è stata rapita o se è tutto nella mente del protagonista,come la famiglia inventata, il rapporto col padre causa del suo malessere,ma tra la verità e l'invenzione non è chiara la lettura,astrusa quindi la sceneggiatura, comunque degna di un thriller....alla fine cos'è la mente umana? un guazzabuglio di follia innata.
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uppercut
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lunedì 9 maggio 2022
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questa volta no
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Questa volta no. Non mi trovo d'accordo con chi esalta i D'Innocenzo come autori di punta del cinema italiano, glissando sui macroscopici difetti di scrittura di un film che su questo fronte risulta davvero imbarazzante. Il cinema non è solo occhi e orecchie, che da America Latina escono (almeno in parte) gratificati. Un film è innanzitutto racconto, snodi, dialoghi. E purtroppo su questo fronte il livello è liceale. "Sono Massimo, tuo figlio". E' la prima battuta di una delle scene purtroppo peggio riuscite del film: l'incontro tra il protagonista e il padre, il quale fa sì vita da recluso, ma è ancora lucido, e quindi a quella figura dietro il vetro che gli si annuncia come "Massimo" non dovrebbe poi faticare più di tanto ad attribuirgli anche il suddetto ruolo famigliare.
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Questa volta no. Non mi trovo d'accordo con chi esalta i D'Innocenzo come autori di punta del cinema italiano, glissando sui macroscopici difetti di scrittura di un film che su questo fronte risulta davvero imbarazzante. Il cinema non è solo occhi e orecchie, che da America Latina escono (almeno in parte) gratificati. Un film è innanzitutto racconto, snodi, dialoghi. E purtroppo su questo fronte il livello è liceale. "Sono Massimo, tuo figlio". E' la prima battuta di una delle scene purtroppo peggio riuscite del film: l'incontro tra il protagonista e il padre, il quale fa sì vita da recluso, ma è ancora lucido, e quindi a quella figura dietro il vetro che gli si annuncia come "Massimo" non dovrebbe poi faticare più di tanto ad attribuirgli anche il suddetto ruolo famigliare... Ma al di là di questo genere di ingenuità, è soprattutto insostenibil l'idea di una pazzia espressa solo tra le mura domestiche. Possibile che Gaia, i pazienti, l'amico, il barista non abbiano mai avuto da sospettare della malattia di Massimo? E poi 'sta bambina ai lacci, è esentata da ogni tipo di bisogno fisiologico? Non amo i film dove i personaggi si muovono come hanno deciso gli autori assecondandoli in ogni loro intento comunicativo: c'è da mostrare come una ricca solitudine possa divenir premessa per paranoie esistenziali, bla bla... e quindi ecco che... Credo che questo sia il principale difetto del nostro cinema e spiace leggere che anche i critici più attenti si siano ormai assuefatti (o arresi?) ad esso.
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