figliounico
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martedì 6 febbraio 2024
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il cattivo capitalismo...
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Raro esempio di film denuncia nella produzione hollywoodiana, Dark Waters del 2019, diretto da Todd Haynes, è basato sulla vera storia della lotta tra l’avvocato Bilott, novello Davide, contro il gigante della petrolchimica DuPont, che per ironia della sorte, tra l’altro, produce anche pellicole cinematografiche. Il film vanta un cast d’eccezione con Mark Ruffalo nel ruolo dell’eroico protagonista che spende la sua vita rischiando la carriera per difendere la vita degli altri, Anne Hathaway nella parte antipatica, poveretta, della solita moglie, ottusamente famigliocentrica, che non comprende l’impresa titanica del marito e Tim Robbins l’amico e capo dello studio legale per cui lavora, che nello schema della fiaba di Propp, sovrapponibile perfettamente al plot, rappresenta il Mago che aiuta l’eroe a superare gli ostacoli e a raggiungere l’obiettivo.
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Raro esempio di film denuncia nella produzione hollywoodiana, Dark Waters del 2019, diretto da Todd Haynes, è basato sulla vera storia della lotta tra l’avvocato Bilott, novello Davide, contro il gigante della petrolchimica DuPont, che per ironia della sorte, tra l’altro, produce anche pellicole cinematografiche. Il film vanta un cast d’eccezione con Mark Ruffalo nel ruolo dell’eroico protagonista che spende la sua vita rischiando la carriera per difendere la vita degli altri, Anne Hathaway nella parte antipatica, poveretta, della solita moglie, ottusamente famigliocentrica, che non comprende l’impresa titanica del marito e Tim Robbins l’amico e capo dello studio legale per cui lavora, che nello schema della fiaba di Propp, sovrapponibile perfettamente al plot, rappresenta il Mago che aiuta l’eroe a superare gli ostacoli e a raggiungere l’obiettivo. Il film unisce al merito della divulgazione della battaglia legale condotta impavidamente da Bilott contro la multinazionale del teflon, subito buttate le padelle che avevo in casa, per il diritto alla salute dei suoi concittadini, altrimenti inermi vittime del capitalismo cattivo cinico e infame che in nome del profitto non esita ad avvelenare la gente, come se ci fosse quello buono.
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eugen
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martedì 4 aprile 2023
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film civile di forte impatto
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"Dark Waters"(Todd Haynes, da un articolo di Nathaniel Rich sul"New Jork Times Magazine", sceneggiato da Mario Correa e Matthew Michael Carnahan, 2019)racconta della lunga battalgia legale, durata 20 anni, di un avvocato , in realta'dapprima difensore delle grandi aziende, che conosce il West Virginia in quanto sua madre e'nativa di la', che vene a conoscere i danni causati su animali e persone da una sostanza chimica usata in origine in guerra e poi anche a livlelo civile, appunto in quello stato. Battaglia che sembra persa e che provoca problemi gravi allo stesso avvocato(che si vede ridotto al minimo lo stipendio, con gravi irprercussioni familiari)e che rischia la morte per ischemia, ma che in fondo poi si dimostra valida, in quanto ha successo,, anche se l'azienda risolve il tutto con un accordo che le crea un esborso finanziario, che comunque risulta molto infeiore ai danni causati e incapace totalmnente di sanare anche solo in qualche ,modo quanto provocato.
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"Dark Waters"(Todd Haynes, da un articolo di Nathaniel Rich sul"New Jork Times Magazine", sceneggiato da Mario Correa e Matthew Michael Carnahan, 2019)racconta della lunga battalgia legale, durata 20 anni, di un avvocato , in realta'dapprima difensore delle grandi aziende, che conosce il West Virginia in quanto sua madre e'nativa di la', che vene a conoscere i danni causati su animali e persone da una sostanza chimica usata in origine in guerra e poi anche a livlelo civile, appunto in quello stato. Battaglia che sembra persa e che provoca problemi gravi allo stesso avvocato(che si vede ridotto al minimo lo stipendio, con gravi irprercussioni familiari)e che rischia la morte per ischemia, ma che in fondo poi si dimostra valida, in quanto ha successo,, anche se l'azienda risolve il tutto con un accordo che le crea un esborso finanziario, che comunque risulta molto infeiore ai danni causati e incapace totalmnente di sanare anche solo in qualche ,modo quanto provocato. Alcune osservazioni sul film :A)Opera civile tesa e certamente efficace nel dimostrare i dnani nascosti causati dalle grandi aziende, anche se il tutto si muove(deve muovere)nei limti di quei miseri spazi di liberta' concessi dal capitalismo , americnao ma di ogni parte del mondo(oggi il catpialismo, anche se"di stato"e'vigente anche in Cina, pur se formalmente si chiama ancora"Repubbloca popolare cinese". Opera comunqe da apprezzare, perche'riesce in ogni caso a sfurttare gli anzidetti spazi in maniera efficace. in un film teso, che giustamente non concede nulla al"giallo"o al"thirller" ; B)UN interprete porotagonista quale Murk Russalo non e'certo un"bello", ma con la bravura sopperisce a quel facile successo che invece ha spianato la strada ai"muscolosi"(Sylvester Stallone, Arnold Schwarzenegger etc.)o ai belli (qui lelenco e'relativo a una"legione"di intepreti anche di poca bravuta, come i citati "muscolosi"),, Anne Hathaway e'bravissima e sensibile nel rendere stati d'animo anche"minimi", Tim Robbins e Bill Camp sono anch'essi di sicuro valore intepretativo. Eugen
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eugen
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martedì 4 aprile 2023
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film civile di forte impatto
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"Dark Waters"(Todd Haynes, da un articolo di Nathaniel Rich sul"New Jork Times Magazine", sceneggiato da Mario Correa e Matthew Michael Carnahan, 2019)racconta della lunga battalgia legale, durata 20 anni, di un avvocato , in realta'dapprima difensore delle grandi aziende, che conosce il West Virginia in quanto sua madre e'nativa di la', che vene a conoscere i danni causati su animali e persone da una sostanza chimica usata in origine in guerra e poi anche a livlelo civile, appunto in quello stato. Battaglia che sembra persa e che provoca problemi gravi allo stesso avvocato(che si vede ridotto al minimo lo stipendio, con gravi irprercussioni familiari)e che rischia la morte per ischemia, ma che in fondo poi si dimostra valida, in quanto ha successo,, anche se l'azienda risolve il tutto con un accordo che le crea un esborso finanziario, che comunque risulta molto infeiore ai danni causati e incapace totalmnente di sanare anche solo in qualche ,modo quanto provocato.
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"Dark Waters"(Todd Haynes, da un articolo di Nathaniel Rich sul"New Jork Times Magazine", sceneggiato da Mario Correa e Matthew Michael Carnahan, 2019)racconta della lunga battalgia legale, durata 20 anni, di un avvocato , in realta'dapprima difensore delle grandi aziende, che conosce il West Virginia in quanto sua madre e'nativa di la', che vene a conoscere i danni causati su animali e persone da una sostanza chimica usata in origine in guerra e poi anche a livlelo civile, appunto in quello stato. Battaglia che sembra persa e che provoca problemi gravi allo stesso avvocato(che si vede ridotto al minimo lo stipendio, con gravi irprercussioni familiari)e che rischia la morte per ischemia, ma che in fondo poi si dimostra valida, in quanto ha successo,, anche se l'azienda risolve il tutto con un accordo che le crea un esborso finanziario, che comunque risulta molto infeiore ai danni causati e incapace totalmnente di sanare anche solo in qualche ,modo quanto provocato. Alcune osservazioni sul film :A)Opera civile tesa e certamente efficace nel dimostrare i dnani nascosti causati dalle grandi aziende, anche se il tutto si muove(deve muovere)nei limti di quei miseri spazi di liberta' concessi dal capitalismo , americnao ma di ogni parte del mondo(oggi il catpialismo, anche se"di stato"e'vigente anche in Cina, pur se formalmente si chiama ancora"Repubbloca popolare cinese". Opera comunqe da apprezzare, perche'riesce in ogni caso a sfurttare gli anzidetti spazi in maniera efficace. in un film teso, che giustamente non concede nulla al"giallo"o al"thirller" ; B)UN interprete porotagonista quale Murk Russalo non e'certo un"bello", ma con la bravura sopperisce a quel facile successo che invece ha spianato la strada ai"muscolosi"(Sylvester Stallone, Arnold Schwarzenegger etc.)o ai belli (qui lelenco e'relativo a una"legione"di intepreti anche di poca bravuta, come i citati "muscolosi"),, Anne Hathaway e'bravissima e sensibile nel rendere stati d'animo anche"minimi", Tim Robbins e Bill Camp sono anch'essi di sicuro valore intepretativo. Eugen
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sellerone
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domenica 18 dicembre 2022
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acqua sporca
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legal a base ambientale basato su una storia vera e non rara. Mi ricorda erin brokovic. mi è piaciuto, ma non mi ha entisiasmato come la sua versione femminile.
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stenoir
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domenica 27 marzo 2022
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il marcio viene a galla
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Cincinnati, fine anni 90: la vita dell’avvocato Robert Billott (Mark Ruffalo) e della propria famiglia (la moglie Sarah è interpretata da Anne Hathaway) cambia quando nel suo studio si presenta Wilbur Tennant, un contadino del West Virginia, il quale riferisce di conoscere la nonna di Robert; il motivo di questa visita è la morte di più di un centinaio di mucche della propria fattoria, dovuta all’insorgere di tumori e malformazioni. Billott prende a cuore la causa, indaga e, pur essendo un difensore di aziende chimiche, intenta una causa alla Dupont (colosso multinazionale, specializzato, appunto, in materiali chimici) perché da quanto ha potuto constatare, la suddetta, scarica i prodotti in un fiume passante nel terreno attiguo alla fattoria di Tennant.
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Cincinnati, fine anni 90: la vita dell’avvocato Robert Billott (Mark Ruffalo) e della propria famiglia (la moglie Sarah è interpretata da Anne Hathaway) cambia quando nel suo studio si presenta Wilbur Tennant, un contadino del West Virginia, il quale riferisce di conoscere la nonna di Robert; il motivo di questa visita è la morte di più di un centinaio di mucche della propria fattoria, dovuta all’insorgere di tumori e malformazioni. Billott prende a cuore la causa, indaga e, pur essendo un difensore di aziende chimiche, intenta una causa alla Dupont (colosso multinazionale, specializzato, appunto, in materiali chimici) perché da quanto ha potuto constatare, la suddetta, scarica i prodotti in un fiume passante nel terreno attiguo alla fattoria di Tennant. La vicenda, reale, nel film comincia nel 1998 -a parte un breve incipit quasi a tinte horror-, ma l’inizio di questa storia, risale ad alcuni decenni prima, durante la II Guerra Mondiale: senza addentrarsi nei termini tecnico-specifici della chimica, basti sapere che quanto avvenuto, coinvolse, direttamente, decine di milioni di cittadini statunitensi e, conseguentemente, anche il resto della popolazione mondiale. Cattive acque presenta una fotografia buia, oscura, come oscure e torbide sono le acque co-protagoniste di questo film; la pellicola si può dire rientri nel filone de Il Caso Spotlight o The Post, ma a differenza delle seguenti opere, in cui c’era un gruppo di persone ad indagare e a collaborare tra loro -temi e situazioni comunque differenti-, in questo caso, invece, c’è un uomo solo, un uomo che non si è arreso, ha combattuto e sta combattendo tuttora, in favore di altri individui, mettendo in pericolo la propria incolumità, fisica, ma anche quella mentale.
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belliteam
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domenica 27 dicembre 2020
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cinema di denuncia che fa'' centro
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Un avvocato di Cincinnati, un contadino del West Virginia, insieme a combattere contro il colosso della chimica statunitense Dupont, reo di scaricare rifiuti tossici nel bacino acquifero della cittadina.
Un cast di tutto rispetto con Mark Ruffalo (il caso spotlight), Anna Hataway e Tim Robbins per un film pesantemente di denuncia, che si snodera' in un infinito iter processuale per fare emergere le responsabilita' dell'Azienda Americana sull'utilizzo di un materiale, il Teflon, utilizzato nelle padelle. Perche' come dice il sottotitolo del film: la verita' viene sempre a galla. Da vedere.
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emanuele 1968
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giovedì 27 agosto 2020
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bello
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Una delle tante storie che indignano che si vedono in TV
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felicity
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venerdì 19 giugno 2020
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dolente dramma giudiziario a tinte fosche
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Dolente dramma giudiziario a tinte fosche, nel quale la consueta gabbia narrativa del genere formata da completi gessati, investigazioni sul filo del rasoio, quintali di ciclostili e battaglie all’ultimo sangue fra i bachi degli imputati si trasforma in un incalzante e disturbatissimo tour de force legale.
Una gimkana quasi kafkiana al termine della quale l’amaro rimasto in bocca dalla tremenda consapevolezza acquisita risulta ben più abbondante delle misere soddisfazioni ottenute dalle povere vittime del caso.
Se nel film le linee narrative in alcuni frangenti non presentano un bilanciamento sempre coerente, la potenza del tema e del percorso del protagonista sono così incredibilmente coinvolgenti che a volte non ci si fa neanche caso alla lunga assenza di alcuni personaggi chiave.
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Dolente dramma giudiziario a tinte fosche, nel quale la consueta gabbia narrativa del genere formata da completi gessati, investigazioni sul filo del rasoio, quintali di ciclostili e battaglie all’ultimo sangue fra i bachi degli imputati si trasforma in un incalzante e disturbatissimo tour de force legale.
Una gimkana quasi kafkiana al termine della quale l’amaro rimasto in bocca dalla tremenda consapevolezza acquisita risulta ben più abbondante delle misere soddisfazioni ottenute dalle povere vittime del caso.
Se nel film le linee narrative in alcuni frangenti non presentano un bilanciamento sempre coerente, la potenza del tema e del percorso del protagonista sono così incredibilmente coinvolgenti che a volte non ci si fa neanche caso alla lunga assenza di alcuni personaggi chiave. Probabilmente è anche giusto così: è necessario entrare nell’ossessione che Ruffalo ben rappresenta con la sua sofferenza, la sua postura sghemba e incurvata, con i suoi tremori da stress. Perché la lotta contro il sistema stanca, svilisce, annienta e trascina con sé chi lotta.
Bilott, grazie anche all’ottima interpretazione di Ruffalo, mostra la consistenza morale dell’eroe tragico e di tutta la drammaticità che esso rappresenta. Una lotta del giusto, per il giusto, per i giusti a fronte del collasso morale di ogni norma che si piega alle viscide logiche del mercato e dell’economia.
E sai mai che non ce ne rendessimo conto, Haynes lo sottolinea ulteriormente, inserendo a più riprese dei contrappunti visivi ed emotivi che servono a tenere alta l'atmosfera tesissima da pandemia incombente e da paranoia cospirativa collettiva. Penso alle riprese aeree della città di notte con i suoi abitanti inconsapevoli, mentre Bilott lavora incessantemente, solo contro tutti, mettendo a rischio la propria salute, il proprio matrimonio e la propria reputazione, a costo di portare alla luce l'immane scandalo e rendere giustizia alle vittime. Un film necessario.
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jonnylogan
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lunedì 30 marzo 2020
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c8hf15o2
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Erin Bronkovich è ancora una volta a caccia d’inquinamento ambientale e questa volta ha il volto e la rettitudine di Mark Ruffalo che impersona l’avvocato Robert Bilott, da oltre due decenni impegnato in difesa di coloro che sono stati vittima del PFOA, più comunemente noto come Teflon. Da questo incipit, fornito dall’articolo di Nathaniel Rich, si snoda l’ennesima vicenda cresciuta negli USA, dove un uomo può cercare di scardinare un sistema corrotto con l’appoggio di una famiglia comprensiva e della sua sete di giustizia. Rispetto ad altre pellicole analoghe, ed esattamente come il proprio alter ego femminile, il film che vede Ruffalo protagonista riesce a rapire lo spettatore grazie alle implicazioni personali che toccano la vita del protagonista e di chi lo affianca.
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Erin Bronkovich è ancora una volta a caccia d’inquinamento ambientale e questa volta ha il volto e la rettitudine di Mark Ruffalo che impersona l’avvocato Robert Bilott, da oltre due decenni impegnato in difesa di coloro che sono stati vittima del PFOA, più comunemente noto come Teflon. Da questo incipit, fornito dall’articolo di Nathaniel Rich, si snoda l’ennesima vicenda cresciuta negli USA, dove un uomo può cercare di scardinare un sistema corrotto con l’appoggio di una famiglia comprensiva e della sua sete di giustizia. Rispetto ad altre pellicole analoghe, ed esattamente come il proprio alter ego femminile, il film che vede Ruffalo protagonista riesce a rapire lo spettatore grazie alle implicazioni personali che toccano la vita del protagonista e di chi lo affianca. Haynes riesce a confezionare la sua prima pellicola appartenente al genere legal thriller, raccontando l’ennesimo infrangersi del sogno americano e cavalcando un genere tanto caro proprio al mondo a stelle e strisce. Il tutto intessendo una trama solida creata su una sceneggiatura che implica inevitabili salti temporali che però non inficiano minimamente il telaio della narrazione, aggiungendo a questa delle riprese fredde e notturne, merito dell’eccellente lavoro di Edward Lachman alla fotografia, con inquadrature livide esattamente come i miasmi che partono dalla DuPont sino alle condutture dell’acqua degli abitanti di Parkesburg, in West Virginia. Nonostante quindi il genere sia ampiamente esplorato e la conclusione a suo modo scontata, il film ne diviene prodromo grazie a spiegazioni accurate tratte dalle ricerche dell’avvocato Billot e grazie anche a un manipolo di eccellenti interpreti, Ruffalo, Anne Hathaway, nel ruolo di sua moglie Sarah, gli avvocati Tim Robbins, da sempre sensibile a tematiche ambientali e Bill Pullman, che si gettano anima e corpo alla ricerca di una giustizia difficile da raggiungere.
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gianleo67
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sabato 7 marzo 2020
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pfoa, pfos, pfas...ogni interferente endocrino è bello a mamma soja
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Fresco associato di uno studio legale specializzato nella difesa di società dell'industria chimica prende le parti di un povero contadino del paesello suo cui hanno avvelenato le vacche e compromesso la serenità familiare. Scoprirà una realtà assai ben più allarmante, diffusa e pervasiva. La morale che l'America sa trovare dentro di sè gli anticorpi per combattere i mali interni dell'imperialismo capitalistico fa sempre la sua porca figura al cinema, tanto come soggetto naturalmente foriero di adattamenti spettacolari (The Insider), quanto come messaggio culturale di un establishment in cerca di espiazione. Qui la storia entra ed esce da fattorie, studi legali e aule di tribunale per attraversare come un mantra cinquant'anni di battage pubblicitario televisivo e mettere sotto gli occhi di tutti che il fine ultimo dell'industria chimica è fare soldi, quello delle agenzie governative di protezione ambientale di non essere indipendenti e quello della politica di battere tanto il cerchio degli interessi privati quanto la botte sempre meno piena dei diritti e della salute pubblica.
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Fresco associato di uno studio legale specializzato nella difesa di società dell'industria chimica prende le parti di un povero contadino del paesello suo cui hanno avvelenato le vacche e compromesso la serenità familiare. Scoprirà una realtà assai ben più allarmante, diffusa e pervasiva. La morale che l'America sa trovare dentro di sè gli anticorpi per combattere i mali interni dell'imperialismo capitalistico fa sempre la sua porca figura al cinema, tanto come soggetto naturalmente foriero di adattamenti spettacolari (The Insider), quanto come messaggio culturale di un establishment in cerca di espiazione. Qui la storia entra ed esce da fattorie, studi legali e aule di tribunale per attraversare come un mantra cinquant'anni di battage pubblicitario televisivo e mettere sotto gli occhi di tutti che il fine ultimo dell'industria chimica è fare soldi, quello delle agenzie governative di protezione ambientale di non essere indipendenti e quello della politica di battere tanto il cerchio degli interessi privati quanto la botte sempre meno piena dei diritti e della salute pubblica. Haynes si barcamena tra i diversi poli di questa diatriba ecologista con il passo un po' affannato di chi deve ricomporre il quadro complesso delle responsabilità e la cronistoria di una vicenda che finalmente emerge nelle cronache giornalistiche (l'articolo da cui è tratto il soggetto) puntando tutto sull'eroismo imbolsito di un appesantito Mark Ruffalo, sulla sponda poco convinta del mentore invecchiato male di Tim Robbins e sull'assistenza familiare dell'affaticata desperate housewife di Anne Hathaway. Recuperare fedelmente il bandolo di una intricata vicenda giudiziaria dalle pastoie di un sistema che fonda le sue basi sulla corruzione, sulle parcelle salate degli studi legali e sui cavilli di una legislazione in cui l'azione collettiva si frammenta nella miriade di iniziative individuali, ma anche quello di far emergere un fenomeno di contaminazione massiva di interferenti endocrini solo agli inizi del nuovo millennio, dopo mezzo secolo di padelle antiaderenti e tessuti idrorepellenti, è forse il merito principale di un film che concede il minimo sindacale tanto al tono ricattatorio del dramma umano (il fattore, gli operai, il bambino) quanto alla tensione di un thriller del sospetto derubricato alla scena marginale di un autista alle prese con il dilemma di un'auto da avviare. A parte i difetti tecnici di una sceneggiatura che procede stancamente con la dimostrazione della sua brava tesi alla Erin Brockovich (la verità alla fine prevale, ma che fatica! Anche perchè il colosso se la cava sempre con poco), sono il ritmo e la tensione i punti deboli di una progressione drammatica che non decolla mai veramente, lasciandoci in eredità l'ennesimo polpettone di due ore e passa e la netta sensazione che era meglio dedicarsi alla istruttiva lettura della fonte originale o alle allarmanti cronache giornalistiche che provengono dalle nostrane lande autonomiste del ricco ed evoluto Nordeste.
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