dandy
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martedì 7 dicembre 2021
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west cohen.
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Antologia di 6 episodi originariamente concepiti come miniserie,e basati su racconti scritti dai registi nell'arco di quasi tre decadi.Ognuno dei quali è introdotto da una voce narrante(dei registi,che però non si sente nell'edizione nostrana) che legge dall'immaginario libro le cui pagine vengono sfogliate da una mano.Racconti che mettono in scena tutto il refertorio del genere western:partite a poker nei saloon,duelli,impiccagioni,indiani,cercatori d'oro,carovane,bounty killers,ciarlatani ambulanti,ecc...Quindi rispetto ai lavori precedenti è un'opera meno ambiziosa e più scanzonata,forse un pò fine a se stessa ma non per questo meno godibile.
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Antologia di 6 episodi originariamente concepiti come miniserie,e basati su racconti scritti dai registi nell'arco di quasi tre decadi.Ognuno dei quali è introdotto da una voce narrante(dei registi,che però non si sente nell'edizione nostrana) che legge dall'immaginario libro le cui pagine vengono sfogliate da una mano.Racconti che mettono in scena tutto il refertorio del genere western:partite a poker nei saloon,duelli,impiccagioni,indiani,cercatori d'oro,carovane,bounty killers,ciarlatani ambulanti,ecc...Quindi rispetto ai lavori precedenti è un'opera meno ambiziosa e più scanzonata,forse un pò fine a se stessa ma non per questo meno godibile.Attraverso l'ultilizzo dei vari stereotipi emerge lucidamente il tramonto della frontiera affrontato con acida ironia(i primi due episodi) crudeltà beffarda(il quinto)triste consapevolezza(il terzo e il quarto,il più toccante sicuramente) e la stoica inelluttabilità della fine(l'ultimo).Storie e personaggi sono delineati con intelligenza,il divertimento non manca come i vari richiami cinefili(Leone compreso)e la confezione è come sempre di prim'ordine(per i registi,anche montatori,è il primo film in digitale).Prodotto da Netflix,che lo ha distribuito su piattaforma dopo averlo mandato in sala per breve tempo.
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gianleo67
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domenica 4 ottobre 2020
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all roads towards...sunset
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Da un libro di vecchie storie della frontiera al tramonto: un pistolero canterino viene battuto da uno più bravo e più svelto di lui; un maldestro rapinatore di banca viene ingiustamente condannato per abigeato; il freak che recita in una compagnia teatrale ambulante non si può permettere défaillance; un anziano cercatore d'oro si scava la fossa da solo; una zitella diretta all'Ovest ha problemi con il cane ...di una pistola, un gruppo di viaggiatori male assortiti condivide una carrozza carontea. La lunga ruminazione (un quarto di secolo) di questo film composito riflette tanto la versatilità cinefila dei fratelli americani quanto la singolarità di un progetto produttivo targato Annapurna - Mike Zoss - Netflix che ha trovato nell'uso digitale e nell'ambiguità del formato (i registi citano la tradizione della nostrana commedia a episodi ma sembrerebbero smentire che l'idea originale fosse quella di una miniserie televisiva western) tanto ostacolato dai transalpini con il veto a Netflix nel 2018 quanto premiato dalla concorrenza lagunare con L'Osella d'Oro.
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Da un libro di vecchie storie della frontiera al tramonto: un pistolero canterino viene battuto da uno più bravo e più svelto di lui; un maldestro rapinatore di banca viene ingiustamente condannato per abigeato; il freak che recita in una compagnia teatrale ambulante non si può permettere défaillance; un anziano cercatore d'oro si scava la fossa da solo; una zitella diretta all'Ovest ha problemi con il cane ...di una pistola, un gruppo di viaggiatori male assortiti condivide una carrozza carontea. La lunga ruminazione (un quarto di secolo) di questo film composito riflette tanto la versatilità cinefila dei fratelli americani quanto la singolarità di un progetto produttivo targato Annapurna - Mike Zoss - Netflix che ha trovato nell'uso digitale e nell'ambiguità del formato (i registi citano la tradizione della nostrana commedia a episodi ma sembrerebbero smentire che l'idea originale fosse quella di una miniserie televisiva western) tanto ostacolato dai transalpini con il veto a Netflix nel 2018 quanto premiato dalla concorrenza lagunare con L'Osella d'Oro. Insomma sulla carta una miscellanea di temi e storie che poteva risultare scontata e banale nelle mani di chiunque altro, si è trasformata nel vero e proprio manifesto poetico di chi ha sempre interpretato in maniera dissacrante lo spirito di competizione che anima il sogno americano ed ha indagato come pochi altri gli abissi di abiezione che si celano nei recessi della natura umana. Se i contributi tecnici (soprattutto fotografia e costumi) e artistici (pure un mito come Tom Waits alle prese con una ballata del cercatore dedicata alla Madre...Terra) sono di prim'ordine e non lasciano dubbi sulla qualità della confezione, è proprio la scrittura che nobilita una struttura del racconto che trova nel raccordo tematico e nella ricerca delle corrispondenze una continuità formale paradossalmente fatta di citazioni a briglia sciolta e siparietti godibilissimi; un ricapitolare per episodi i template iconici delle storie della frontiera tanto come ce le ha rimandate l'immaginario cinematografico di genere, idealmente racchiuse in un libro di avventure che ne sviluppa il soggetto e sarcasticamente introdotte da un trovatore fuorilegge che rappresenta la singolarità di una vicenda umana che lo accomuna ad altrettante vicende umane, tutte più o meno destinate ad una fine ingloriosa. Così se la simmetria che fa maliziosamente capolino qua e là tra i racconti (la mano del morto che non viene giocata rivela un timore fatalista smentito dalla teoria probabilistica del francese in carrozza; un vecchio dato per spacciato, spaccia il suo giovane rapinatore; lo stesso classico attacco indiano può avere risultati diversi e imprevisti, etc...) sembrerebbe corroborare una ingenua fiducia nella reversibilità (interscambiabilità) delle storie personali (un pistolero canterino all'inizio del racconto ne sostituisce, temporaneamente s'intende, un altro) è in realtà la loro unicità legati agli accidenti del caso a decretarne la sorte ("L'incertezza... è necessaria in molte cose di questo mondo. Guardare avanti è l'unica certezza che abbiamo....Strait is the gate and hard is the way."), pur mantenendo il comun denominatore di quell'oscuro presentimento di morte che immancabilmente e ironicamente trova il suo bizzarro modo di realizzarsi e che riecheggia nel simbolico finale di un funereo approdo acheronteo. Così tutto il sottile armamentario di citazioni e autocitazioni, di coincidenze e variazioni sul tema, di struggenti melodie già adattate alla bisogna di un uso parodistico (Little Joe, the Wrangler già storpiata dall'Angelo Azzurro in Destry Rides Again, The Street of Laredo, The Sash My Father Wore, Cool Water) sono l'orecchiabile corollario di un discorso sulla realtà di miserie umane filtrate attraverso la grottesca rappresentazione della loro assurdità e dell'inevitabile accalcarsi di ciascuno presso l'orlo sdrucciolevole della propria fossa. Presentato in anteprima in concorso alla 75ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia 2018 (migliore sceneggiatura), raccoglie tre nomination agli Oscar (canzone originale, costumi e sceneggiatura) ed uno ai BAFTA (costumi).
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gennaro
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sabato 20 luglio 2019
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quel vecchio west...
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Premessa: Non sono un fan del genere western, nonostante ne ho apprezzati molti.
Questo purtroppo è stato il peggiore che potevo guardare.
L'idea di base: il film a episodi mi piace molto e infatti ne mi piace uno molto particolare.
Episodio 1: Una presa in giro in tutti i sensi con una storia che si distrugge da solo. Il finale non ha senso redendolo quasi inutile.
Episodio 2: Abbastanza interessante con un buon protagonista.
Mostra l'unica scena d'azione godibile.
L'idea di James Franco come cowboy mi è piaciuto, peccato che il finale rovina tutto provocandomi solo rabbia.
Episodio 3: Una sola parola.
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Premessa: Non sono un fan del genere western, nonostante ne ho apprezzati molti.
Questo purtroppo è stato il peggiore che potevo guardare.
L'idea di base: il film a episodi mi piace molto e infatti ne mi piace uno molto particolare.
Episodio 1: Una presa in giro in tutti i sensi con una storia che si distrugge da solo. Il finale non ha senso redendolo quasi inutile.
Episodio 2: Abbastanza interessante con un buon protagonista.
Mostra l'unica scena d'azione godibile.
L'idea di James Franco come cowboy mi è piaciuto, peccato che il finale rovina tutto provocandomi solo rabbia.
Episodio 3: Una sola parola. Tristezza. L'unica cosa che salvo è rivedere il vecchio Dudley in una parte un po' così così.
E' il finale peggiore dell'intero film.
Episodio 4: L'unico episodio che mi piace, nonostante ci sono momenti di rabbia abbastanza evidenti. Almeno finisce bene e presenta un argomento che adoro.
Episodio 5: Un episodio molto brutto con un finale triste.
Altra scena d'azione bella.
Episodio 6: L'ultimo non l'ho proprio capito.
Quindi non saprei esprimermi.
Per concludere, questo film mi ha fatto odiare ancora di più il genere.
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fabio
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mercoledì 10 aprile 2019
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la forza del racconto western riletta dai coen
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Film ad episodi per giocare ancora al vecchio west facendo rivivere alcuni dei suoi miti immortali; così ritroviamo il pistolero veloce, il cercatore d'oro, le carovane dei coloni assaltate dagli indiani ecc.
I Coen un film brutto non lo fanno neanche volendo ed anche stavolta danno prova della loro capacità. Tuttavia manca lo spessore, la profondità del capolavoro: gli elementi del genere ci sono ma da soli non bastano; cosi' sembra di assistere a quelle rappresentazioni per turisti a disneyland.
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felicity
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martedì 5 febbraio 2019
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ennesima conferma del talento dei coen
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Non manca niente del mondo western in questo film: ci sono i cowboy e gli indiani, le pistole e i cavalli, i fuorilegge, i cacciatori di taglie, i saloon e i ranch; ci sono le carovane, gli eroi in bianco e i banditi in nero, i cercatori d’oro e i bordelli. Non mancano neppure i sogni, le speranze, le ambizioni e le gesta leggendarie.
Sono però solo frammenti residuali, simulacri, tessere di un mosaico tragico, beffardo e sinceramente malinconico sulla fine.
La morte, dunque. E anche piuttosto violenta.
Arriva così, con una facilità e una banalità che annienta ogni possibilità di trovare un senso all'esistenza.
La fine arriva, e si può solamente osservare impotenti, senza mai capire.
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Non manca niente del mondo western in questo film: ci sono i cowboy e gli indiani, le pistole e i cavalli, i fuorilegge, i cacciatori di taglie, i saloon e i ranch; ci sono le carovane, gli eroi in bianco e i banditi in nero, i cercatori d’oro e i bordelli. Non mancano neppure i sogni, le speranze, le ambizioni e le gesta leggendarie.
Sono però solo frammenti residuali, simulacri, tessere di un mosaico tragico, beffardo e sinceramente malinconico sulla fine.
La morte, dunque. E anche piuttosto violenta.
Arriva così, con una facilità e una banalità che annienta ogni possibilità di trovare un senso all'esistenza.
La fine arriva, e si può solamente osservare impotenti, senza mai capire.
"Buster Scruggs" è l'ennesima conferma dell'inossidabile talento dei fratelli Coen, capaci come pochi a riplasmare le coordinate dei generi e che, in questa antologia, sintetizzano sei pillole in cui si addensano i fantasmi di un mondo passato e le eterne ossessioni di questi due grandi autori.
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vignoni
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sabato 5 gennaio 2019
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film che lascia il segno!
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Il primo episodio sconcerta un po', ma si comprende dopo il linguaggio scelto dai Coen. Primeggiano su tutti due episodi: Quello del cercatore d'oro e quello della carovana! Splendidi!
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marcloud
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domenica 9 dicembre 2018
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novelle dal vecchio west
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Se vi chiedete come bisogna raccontare il west in maniera orginale, dovete chiederlo ai fratelli Coen. Un film geniale che senza ombra di dubbio non passa inosservato. Storie amare di vite amare raccontate con poesia magistrale.
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purapelle
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domenica 2 dicembre 2018
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a bocca aperta
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Così come muore la dolce, indifesa e (forse non sempre) ingenua donzella in viaggio per l'Oregon, così mi lascia il film dei fratelli Cohen e,anche se suona esagerato, vorrei anch'io morire (a bocca aperta) dopo aver visto questa meraviglia dove c'è avvero tutto: il divertimento, la tristezza, il pensiero, l'ironia, il rispetto e tutto quello che, chi è capace, sa mettere in un'opera d'arte.
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Così come muore la dolce, indifesa e (forse non sempre) ingenua donzella in viaggio per l'Oregon, così mi lascia il film dei fratelli Cohen e,anche se suona esagerato, vorrei anch'io morire (a bocca aperta) dopo aver visto questa meraviglia dove c'è avvero tutto: il divertimento, la tristezza, il pensiero, l'ironia, il rispetto e tutto quello che, chi è capace, sa mettere in un'opera d'arte.
Il crescere d'inrensità e cupezza, inversamente proporzionale alle risate, il rompere gli schemi e le aspettative, la tensione da thriller di alcuni (o forse tutti) gli episodi sono un altro dei tocchi da maestro dei due fratelli.
Episodio preferito? Impossibile dirlo; così quando finisce il film, quello che vorresti fare è ricominciare, per essere sicuro che ti sia piaciuto così tanto.
Complimenti ai Cohen e anche a Netflix che se ne è impossessata.
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amokubrik
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sabato 24 novembre 2018
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un'opera da museo dell'arte
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L'intera epopea western in 130 minuti. Scritto benissimo gli effetti visivi che sembrano un dipinto, si ride si soffre ecc... Oltre sarà difficile. Capolavoro ASS!!!
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rob8
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lunedì 19 novembre 2018
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le eterne tematiche dell’esistenza
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I fratelli Coen assemblano sei episodi di diverso tenore (dal comico al drammatico), nel nome del genere western, per sviluppare le eterne tematiche dell’esistenza: l’amore, la sopravvivenza, la socialità, la ricerca, la morte.
E lo fanno lungo gli splendidi paesaggi della frontiera americana, reinventati in un’esplicita messa in scena: dove risuonano cristallini gli echi riflessivi della storia del cinema.
Fino a quella fordiana diligenza, dove si ambienta - senza pellerossa e senza sparatorie - l’esito ultimo del peregrinare umano.
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