maramaldo
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domenica 29 ottobre 2017
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proibito
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Dove? Virtualmente dappertutto, anche da noi, ma non importa quanto il perchè. Film storico, Il Palazzo del Viverè, con gli inconvenienti della Storia, chiunque la voglia scrivere. Ti fa prendere partito, aderire a fanatismi, ma non t'insegna nulla. Non ti fa mai sapere come sono andate veramente le cose. Inevitabile l'apporto dell'immaginazione come la faccenda del Piano di Ripartizione tenuto nascosto, frutto di una fantasia nostalgica. Ciò non ha impedito che ne venisse fuori una rievocazione puntuale e intrigante, un'opera sontuosa con un'ambientazione da favola. Inserita la vicenda dei due innamorati divisi dalle origini e da un destino crudele.
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Dove? Virtualmente dappertutto, anche da noi, ma non importa quanto il perchè. Film storico, Il Palazzo del Viverè, con gli inconvenienti della Storia, chiunque la voglia scrivere. Ti fa prendere partito, aderire a fanatismi, ma non t'insegna nulla. Non ti fa mai sapere come sono andate veramente le cose. Inevitabile l'apporto dell'immaginazione come la faccenda del Piano di Ripartizione tenuto nascosto, frutto di una fantasia nostalgica. Ciò non ha impedito che ne venisse fuori una rievocazione puntuale e intrigante, un'opera sontuosa con un'ambientazione da favola. Inserita la vicenda dei due innamorati divisi dalle origini e da un destino crudele. Simbolica, ma in puro stile bollywoodiano destinata com'è ad un miliardo e passa di spettatori.
Uscito in Gran Bretagna in due differenti edizioni: una, Viceroy's House, in inglese - of course, ma non per molto ancora - ; l'altra in hindi col titolo equivalente in quella lingua di Partition, che vuol dire anche dissezione, smembramento. E' la problematica che vi si dibatte e che ha attirato alla Gurinder Chadha contumelie e cattiverie nonchè impietose stroncature da fior di intellettuali di quelle parti. Non si sarà stupita, adusa com'è agli effetti collaterali ma non secondari che induce il culto della propria cultura, da salvaguardare prima ancora di imporla. Al riguardo, con un occhio all'attualità (ottobre 2017), guardatevi il caso Taj Mahal.
Ma, oltre ad essere un O.B.E. e parlare col principe Carlo, chi è Gurinder Chadha? Figlia di quella diaspora che si diparte in perenne esondazione da quel subcontinente sempre più gremito nonostante carestie, eccidi ed esodi. Da piccola - e lo fa capire nel film - avrà sentito la nonna ricordare la casa paterna che ha dovuto abbandonare, la sofferenza di finire in Africa, rimpiangere la figlioletta perduta perchè non l'ha più potuto nutrire. Emergono anche sciovinismi. Sembra dire che mai l'India era stata più felice di quando scacciò gli Inglesi; mai più gloriosa di quando, tra sfilate imponenti e tripudio di popolo, celebrò le esequie del loro impero. Un sogno di grandezza. Infranto da tribalismi meschini e discordie fratricide. Simboleggiati nelle baruffe dei servitori ai piani bassi. Per i protagonisti ai piani alti nessuna simpatia, ritratti con distacco come statue di un museo delle cere. Rispetto neanche per il Mahatma: indugia su gambette nude e orecchie a sventola.
Da femminista inveterata, venera soltanto Lei, la Viceregina, prodigiosamente reincarnata da Gilliam Anderson. C'è dell'idolatria quando la presenta da filantropa a distribuire piadine arrotolate, in un leggiadro vestitino kakì di foggia coloniale, ciò che le ha scatenato le più sanguinose accuse di servilismo. Edwina Ashley, Contessa di Birmania, qualche ammirazione la merita. Abile ed aggressiva, ammaliatrice, scaltra e lungimirante, fece mostra di idee avanzate. Campò 58 anni ma ne visse cento e per altrettanti avrebbe potuto scrivere memoriali sulle insidie che fronteggiò da giovinetta e sui contatti con la "storia". Portò tutto con sè, in grembo al suo mare dove volle essere posata. Classe.
Su lui, Mountbatten il Vicerè, la "storica" si concede un'idealizzazione leggermente caricaturale. Florido e rubicondo, con fisime puerili, un ingenuo che si illudeva di portar attorno ad un tavolo contendenti intrattabili ed accaniti. Era, invece, un bellone, di un'eleganza superlativa. Saggio ascoltato. Nelle ultime immagini traspare sangue blu e una distinzione enorme. Oziando, da pensionato, su una barca in un mar d'Irlanda, volò via a causa di un 50 libbre di esplosivo radiocomandato. Gli assassini (seguaci della dea Kalì?), nel rivendicare la bravata, lo gratificarono di un epitaffio, pressappoco: " Era un guerriero, morì da guerriero." In fondo, un omaggio. Da Chadra, neanche quello.
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ruger357mgm
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domenica 22 ottobre 2017
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fine (programmata da terzi) di un'epoca
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L'impero britannico alla fine della sua epopea indiana, cede ma non concede,sfruttando fino all'ultimo la sagacia e l'astuzia strategica di Sir.Winston Churchill, utilizzando il "liberal" Lord Mountbatten, ultimo vicerè, per raggiunger ei suoi scopi più reconditi, soprattutto in funzione anti sovietica, un altro impero, quello del male, cui la lungimiranza dello statista inglese ha saputo far da barriera, creando, come al solito, confini fittizi e Stati disegnati sulle carte geografiche.La produzione, sontuosa, ci mostra questo scorcio di storia, epica ?, coloniale zoomando sulle figurette, fuori contesto, del vicerè catapultato da Londra, e della sua famiglia, due donne insolitamente progressiste e progredite, rispetto alla media grettezza della noblesse d'oltre manica.
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L'impero britannico alla fine della sua epopea indiana, cede ma non concede,sfruttando fino all'ultimo la sagacia e l'astuzia strategica di Sir.Winston Churchill, utilizzando il "liberal" Lord Mountbatten, ultimo vicerè, per raggiunger ei suoi scopi più reconditi, soprattutto in funzione anti sovietica, un altro impero, quello del male, cui la lungimiranza dello statista inglese ha saputo far da barriera, creando, come al solito, confini fittizi e Stati disegnati sulle carte geografiche.La produzione, sontuosa, ci mostra questo scorcio di storia, epica ?, coloniale zoomando sulle figurette, fuori contesto, del vicerè catapultato da Londra, e della sua famiglia, due donne insolitamente progressiste e progredite, rispetto alla media grettezza della noblesse d'oltre manica. La anacronistica Reggia da mille euna notte, con i suoi 500 domestici fa da sfondo alle concitate vicende della nascita dello stato indiano e di quello, abbastanza fantoccio, pakistano, che tanti guai e lutti porterà a noi occidentali e ai suoi circumvicini.Netti i ruoli del pandit Nehru e del,fantastico per somiglianza, Mahatma Gandhi, le cui visioni non violente restano impresse nella memoria. Non manca la storia nella Storia, cioè quella dell'amore contrastato tra un indù e una islamica, i cui personaggi monopolizzano l'attenzione, sino all'inevitabile happy ending e che almeno fa, alla fine, uscire lo spettatore soddisfatto.Costumi, comparse, sfoggio di scenografie, filmati di repertorio davvero interessanti. Algido, come un impero che crolla ma con stile, non solletica i sentimenti. menzione d'onore per Lady Mountbatten / Gillian Anderson che archivia, definitivamente, l'agente di x-files. Pomposo.
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zarar
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venerdì 20 ottobre 2017
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la storia vista dal palazzo
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Il film racconta della transizione dell’India dal dominio inglese all’indipendenza nel 1947, con la parallela divisione del paese e la nascita di un nuovo stato, il Pakistan, destinato ufficialmente a tutelare la minoranza musulmana (di fatto pensato dagli inglesi come stato cuscinetto contro l’invadenza russa e mezzo per mantenere un controllo sulle vie del petrolio). La transizione, che fu affidata a Lord Mountbatten, fu tutt’altro che pacifica, generando una vera e propria guerra civile in un paese profondamente diviso dal punto di vista etnico e religioso. Regista di questo film è Gurinder Chadha, inglese di origini indiane, nata in Kenia, la cui nonna fu una delle migliaia di profughi vittime dalla divisione del paese dopo l’indipendenza.
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Il film racconta della transizione dell’India dal dominio inglese all’indipendenza nel 1947, con la parallela divisione del paese e la nascita di un nuovo stato, il Pakistan, destinato ufficialmente a tutelare la minoranza musulmana (di fatto pensato dagli inglesi come stato cuscinetto contro l’invadenza russa e mezzo per mantenere un controllo sulle vie del petrolio). La transizione, che fu affidata a Lord Mountbatten, fu tutt’altro che pacifica, generando una vera e propria guerra civile in un paese profondamente diviso dal punto di vista etnico e religioso. Regista di questo film è Gurinder Chadha, inglese di origini indiane, nata in Kenia, la cui nonna fu una delle migliaia di profughi vittime dalla divisione del paese dopo l’indipendenza. Chadha non cede alla tentazione dello spettacolare di massa, scegliendo un punto di vista apparentemente limitato: il Palazzo del Viceré a Delhi, centro dell’amministrazione imperiale, interpretato come un microcosmo in cui si riflettono le difficoltà, i conflitti, i drammi del processo di transizione e della divisione del paese. Qui si confrontano I rapporti e le opinion dei personaggi ufficiali; qui arrivano attraverso i cinegiornali e i quotidiani gli echi e le immagini dei disordini e dei massacri scatenati dal conflitto tra Indù e Musulmani; qui vengono prese decisioni cruciali in tempi brevissimi sotto la pressione degli eventi; qui servi abituati a confondersi con le tappezzerie scoprono la dignità di cittadini; qui, a dramma consumato, un’oasi incontaminata nella sua elegante perfezione è travolta da colonne di profughi impauriti ed esausti. E’ stato detto che questo approccio non consente di valutare in tutta la sua complessità l’evento storico; va detto però che rende con efficacia la distanza tra I centri del potere e la gente comune, tra ragion di stato e aspirazioni pubbliche e private, tra un vecchio mondo immobilizzato nelle assurdità del protocollo e un nuovo mondo che nasce tumultuosamente fuori dalle sue mura. Un’aura molto British, tra condiscendenza ed ironia, determinazione e rassegnazione, caratterizza i personaggi chiave dell’ultimo Viceré e sua moglie, impegnati a mutare la loro naturale attitudine di pukka sahib e memsahib in apertura verso la nuova India indipendente. Una storia d’amore alla Romeo e Giulietta tra una deliziosa ragazza musulmana e un ragazzo Indù che fanno parte dello staff del palazzo aggiunge grazia e pathos alla narrazione. Pur non andando molto in profondità, il film offre comunque interessanti spunti di riflessione storico-politica, in particolare sul ruolo controverso di Churchill nel favorire segretamente la divisione dell’India nell’interesse dell’Inghilterra, lasciando credere a Mountbatten di esser stato lui a forzare questa decisione. Hugh Bonneville nei panni del Vicerè è abile nel disegnare un personaggio la cui svagata sicurezza di vecchio colonialista è travolta da eventi più complessi della sua capacità di interpretazione e gestione; Gillian Anderson è una efficace Edwina Mountbatten, più rapida nel capire il cambiamento e venire a patti con esso. Gli attori che impersonano i principali protagonisti indiani del periodo, da Nehru a Jinnah, a Gandhi, straordinariamente somiglianti agli originali, restano fedeli all’immagine ufficiale che i libri di storia ci consegnano. Scenografia e fotografia sono semplicemente splendide e l’ambiente è ricostruito con cura filologica del dettaglio. Consiglierei il recente torrenziale romanzo di Arundhati Roy Il ministero della suprema felicità come interessante complemento alla visione.
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goldy
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lunedì 16 ottobre 2017
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incredibile
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La produzione ha preteso di fare nozze con fichi secchi!! Nemmeno 50 anni fa avrebbero osato fare un film così brutto spaccindolo come film grandioso.
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desesseintes
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venerdì 13 ottobre 2017
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film impreciso su suggerimento del principe carlo
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Basato su un libro di Narendra Singh Sarila, The Shadow of the Great Game: The Untold Story of India's Partition.
Il libro è stato gentilmente consigliato al regista dal principe Carlo desideroso di migliorare la pessima reputazione di Lord Mountbatten che per lui era come un nonno.
Però i documenti segreti a cui si riferisce il film sembra non fossero altro che uno studio per una possibile divisone, non un patto segreto.
Non si spiega infatti:
1) perché Wavell, il precedente viceré, fosse stato mandato via così bruscamente, attaccato dagli stessi che avevano studiato il piano, Churchill e Attlee, al quale lui stesso aveva collaborato.
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Basato su un libro di Narendra Singh Sarila, The Shadow of the Great Game: The Untold Story of India's Partition.
Il libro è stato gentilmente consigliato al regista dal principe Carlo desideroso di migliorare la pessima reputazione di Lord Mountbatten che per lui era come un nonno.
Però i documenti segreti a cui si riferisce il film sembra non fossero altro che uno studio per una possibile divisone, non un patto segreto.
Non si spiega infatti:
1) perché Wavell, il precedente viceré, fosse stato mandato via così bruscamente, attaccato dagli stessi che avevano studiato il piano, Churchill e Attlee, al quale lui stesso aveva collaborato. Non solo, Wavell aveva espressamente dichiarato: "‘we should endeavour to bring about union on the best terms possible, and then withdraw altogether’"
2) perché Nehru è così convinto della necessità di separare l'India dal nuovo stato, il Pakistan. Era anche lui parte del piano? Non si dice. Ma se non lo era significa che la "Partition" non corrispondeva solamente agli interessi imperiali britannici e americani.
3) si sostiene che il conflitto interreligioso in India sia dovuto esclusivamente al divide et impera britannico il che non è esatto
4) come mai il film è così fazioso finendo per essere un pesante atto di accusa contro Jinnah e i musulmani indicati come i maggiori responsabili dei massacri
In ultimo, e questo rivela il tentativo un po' troppo scoperto di compiacere gli inglesi, c'è la nota sentimentale del secondino che in carcere legge i libri a un vecchio rivoluzionario diventato cieco. E cosa gli legge? Ovviamente...Dickens che però guarda caso, a proposito del Great Mutiny del 1857, la violentissima rivolta indiana contro l'Impero Britannico, aveva scritto testualmente:
""I wish I were commander-in-chief in India ... I should proclaim to them that I considered my holding that appointment by the leave of God, to mean that I should do my utmost to exterminate the race."
"Vorrei essere il comandante in capo in India e abbandonando il mio credo in Dio farei di tutto per sterminare quella razza".
Nel film quel secondino è tanto orgogliosamente indipendentista e poi va a leggere Dickens a quello messo in galera dagli inglesi?
Film di un revisionismo che non convince.
4) come mai Gandhi si limiti a esprimere generici rpecetti di "amore" e nessuna considerazione politica
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mauritaz
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giovedì 12 ottobre 2017
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come rivivere un viaggio in india
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Ho viaggiato in India qualche anno fa e ho piacevolmente rivisto molti dei posti e delle atmosfere in questo bellissimo film che racconta una storia che noi occidentali colpevolmente ignoriamo.
Se poi adorate i grandi film storici in costume del passato, questo film vi piacerà ancora di più.
Consigliatissimo da vedere sul grande schermo per apprezzarne a fondo la bellezza visiva.
M.
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francysig
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giovedì 12 ottobre 2017
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da vedere e rivedere
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Ho avuto la possibilità di vedere il film anteprima a Berlino e credo che lo rivedrò in sala anche in Italia. Oltre la storia, fedelmente raccontata nei minimi dettagli, il film riesce ad emozionare e coinvolgere gli spettatori grazie a personaggi intensi e credibili (magistrale l'interpretazione di Gillian Anderson).
Un film che ti appassiona e ti coinvolge dall'inizio alla fine e che porta finalmente alla luve un pezzo di storia sconoscita ai più.
Davvero consigliato!
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giusen
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giovedì 12 ottobre 2017
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attori straordinari
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Il film racconta una pagina di storia ancora poco conosciuta e lo fa con precisione e gran rigore storico, senza cadere nel didascalico.
Il cast si fregia della presenza di due mostri sacri quali Hugh Bonneville e Gillian Anderson che già valgono da soli, per le le loro impeccabili performance, la visione del film.
Interessante poi scoprire anche il coinvolgimento personale della regista nelle vicende narrate: Gurinder Chadha merita veramente applausi!
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