Il palazzo del Viceré |
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Un film di Gurinder Chadha.
Con Hugh Bonneville, Gillian Anderson, Manish Dayal, Huma Qureshi.
continua»
Titolo originale Viceroy's House.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 106 min.
- Gran Bretagna, India 2017.
- Cinema
uscita giovedì 12 ottobre 2017.
MYMONETRO
Il palazzo del Viceré
valutazione media:
2,82
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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La storia vista dal Palazzo
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| venerdì 20 ottobre 2017 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
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Il film racconta della transizione dell’India dal dominio inglese all’indipendenza nel 1947, con la parallela divisione del paese e la nascita di un nuovo stato, il Pakistan, destinato ufficialmente a tutelare la minoranza musulmana (di fatto pensato dagli inglesi come stato cuscinetto contro l’invadenza russa e mezzo per mantenere un controllo sulle vie del petrolio). La transizione, che fu affidata a Lord Mountbatten, fu tutt’altro che pacifica, generando una vera e propria guerra civile in un paese profondamente diviso dal punto di vista etnico e religioso. Regista di questo film è Gurinder Chadha, inglese di origini indiane, nata in Kenia, la cui nonna fu una delle migliaia di profughi vittime dalla divisione del paese dopo l’indipendenza. Chadha non cede alla tentazione dello spettacolare di massa, scegliendo un punto di vista apparentemente limitato: il Palazzo del Viceré a Delhi, centro dell’amministrazione imperiale, interpretato come un microcosmo in cui si riflettono le difficoltà, i conflitti, i drammi del processo di transizione e della divisione del paese. Qui si confrontano I rapporti e le opinion dei personaggi ufficiali; qui arrivano attraverso i cinegiornali e i quotidiani gli echi e le immagini dei disordini e dei massacri scatenati dal conflitto tra Indù e Musulmani; qui vengono prese decisioni cruciali in tempi brevissimi sotto la pressione degli eventi; qui servi abituati a confondersi con le tappezzerie scoprono la dignità di cittadini; qui, a dramma consumato, un’oasi incontaminata nella sua elegante perfezione è travolta da colonne di profughi impauriti ed esausti. E’ stato detto che questo approccio non consente di valutare in tutta la sua complessità l’evento storico; va detto però che rende con efficacia la distanza tra I centri del potere e la gente comune, tra ragion di stato e aspirazioni pubbliche e private, tra un vecchio mondo immobilizzato nelle assurdità del protocollo e un nuovo mondo che nasce tumultuosamente fuori dalle sue mura. Un’aura molto British, tra condiscendenza ed ironia, determinazione e rassegnazione, caratterizza i personaggi chiave dell’ultimo Viceré e sua moglie, impegnati a mutare la loro naturale attitudine di pukka sahib e memsahib in apertura verso la nuova India indipendente. Una storia d’amore alla Romeo e Giulietta tra una deliziosa ragazza musulmana e un ragazzo Indù che fanno parte dello staff del palazzo aggiunge grazia e pathos alla narrazione. Pur non andando molto in profondità, il film offre comunque interessanti spunti di riflessione storico-politica, in particolare sul ruolo controverso di Churchill nel favorire segretamente la divisione dell’India nell’interesse dell’Inghilterra, lasciando credere a Mountbatten di esser stato lui a forzare questa decisione. Hugh Bonneville nei panni del Vicerè è abile nel disegnare un personaggio la cui svagata sicurezza di vecchio colonialista è travolta da eventi più complessi della sua capacità di interpretazione e gestione; Gillian Anderson è una efficace Edwina Mountbatten, più rapida nel capire il cambiamento e venire a patti con esso. Gli attori che impersonano i principali protagonisti indiani del periodo, da Nehru a Jinnah, a Gandhi, straordinariamente somiglianti agli originali, restano fedeli all’immagine ufficiale che i libri di storia ci consegnano. Scenografia e fotografia sono semplicemente splendide e l’ambiente è ricostruito con cura filologica del dettaglio. Consiglierei il recente torrenziale romanzo di Arundhati Roy Il ministero della suprema felicità come interessante complemento alla visione.
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