Blade Runner 2049 |
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Un film di Denis Villeneuve.
Con Ryan Gosling, Harrison Ford, Ana de Armas, Sylvia Hoeks, Robin Wright.
continua»
Titolo originale Blade Runner 2049.
Fantascienza,
Ratings: Kids+13,
durata 152 min.
- USA 2017.
- Warner Bros Italia
uscita giovedì 5 ottobre 2017.
MYMONETRO
Blade Runner 2049 ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Sogniamo ancora pecore elettriche......
di misterwinterFeedback: |
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giovedì 12 ottobre 2017 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
La fascinosa distopia di “Blade Runner” mi rapì trent'anni fa in un cinema di seconda visione delle periferia milanese (già allora distopica …...la periferia intendo) abbacinandomi di visioni futuristiche, intrigandomi con le sue atmosfere hard boiled (Rick Deckard, un Philip Marlowe del terzo millennio), trascinandomi nell'onirismo neogotico della sua narrazione intessuta di oscura romance, abissali suggestioni filosofiche e deflagrazioni di autentica poesia (il monologo finale di Roy). La potentissima cifra filmica di quell'opera resta, ad oggi, inarrivabile sicché, con una certa cautela, ho approcciato il sequel (o reboot ?) di “Blade Runner 2049” nel timore di ricavarne una delusione cosmica che, diciamolo subito, non c'è stata. Il film si riaggancia coerentemente all'originale costruendo un plot credibile ed efficace intorno all'inquietudine esistenziale del protagonista, il replicante cacciatore di replicanti agente K6-D3R (un adeguato Ryan Gosling) alle prese con un'indagine in grado di sovvertire definitivamente il fragile equilibrio della Los Angeles post apocalittica che è, essa stessa, protagonista del racconto cinematografico con le sue architetture di straordinario impatto visivo (grazie al virtuosismo fotografico di Roger Deakins), la sua piovosa cupezza, il fascino torvo e perverso della sua affollata desolazione. Non mancano citazioni e riferimenti che non potranno non essere apprezzati dai cultori del primo capitolo: ritornano vecchi personaggi (il cameo dell'invecchiatissimo Edward James Olmos), si ritrovano familiari totem (il cavallo giocattolo di legno ricorda l'unicorno/origami di Gaff), la “creatrice di ricordi” è l'alter ego femminile di J.F. Sebastian di cui condivide la fragile inquietudine e, last but not least, Rick Deckard “il vecchio cacciatore, con la sua magia” (per citare il capitano Bryant, decisamente più credibile, quello, di “Madame” interpretata da un'algida Robin Wright) eremita confinato in un allucinato deserto urbano presidiato da giganti di pietra, custode del segreto intorno al quale orbitano l'indagine dell'agente K (o “Joe”?) e la segreta aspirazione di quest'ultimo a scoprirsi “umano” o, forse, più umano dell'umano. Blade Runner 2049 conserva la stessa matrice “freudiana” dell'originale, riproponendone – con ancor maggiore intensità visionaria – i temi portanti e regalandoci un'imponente affresco dalle tonalità cyberpunk capace di fondere, con sofisticatissima maestria registica, spettacolarità ed introspezione. Rispetto al capostipite di Scott, manca, a mio parere, in BR 2049, un certo spessore nella caratterizzazione dei personaggi (specie quelli femminili) e si sconta una certa mancanza di fluidità nella seconda parte dove l'incontro tra K/Joe e Deckard avrebbe potuto essere gestito, a livello di script, con maggiori efficacia e concisione. Ci aggiriamo, in ogni caso, nei territori della grande cinematografia, quella capace di creare atmosfere e vertigini, di stupirci con “incantesimi, spari e petardi” (per citare Paolo Conte) e di farci ancora sognare, dopo tre decadi, pecore elettriche. Da vedere e rivedere. Jan Kantos
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