Il ponte delle spie |
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Un film di Steven Spielberg.
Con Tom Hanks, Mark Rylance, Amy Ryan, Sebastian Koch.
continua»
Titolo originale Bridge of Spies.
Thriller,
Ratings: Kids+16,
durata 140 min.
- USA 2015.
- 20th Century Fox Italia
uscita mercoledì 16 dicembre 2015.
MYMONETRO
Il ponte delle spie
valutazione media:
3,60
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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La guerra fredda vista dall'uomo comunedi no_dataFeedback: 100 |
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venerdì 15 gennaio 2016 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
E' sicuramente un film che colpisce emotivamente, non solo per la vicenda ispirata ad una storia vera, ma per il clima e l'atmosfera che si respira. Spielberg, come il suo solito, sottolinea il ruolo privilegiato degli Stati Uniti, dimostrando come anche gli individui singolarmente presi abbiano il senso estremo del patriottismo. Uno splendido Tom Hanks impersona l'avvocato che riesce a dirimere una trattativa delicata, basata essenzialmente su una prova di nervi lunga e rischiosa, dove si staglia una Berlino cupa e fredda non solo nel clima, ma soprattutto nella testa. La spia russa, con il suo disincantato isolamento, riesce a regalarci frasi memorabili, ma soprattutto ci apre la mente sulla difficoltà e sulla diffidenza che i sovietici gli avrebbero riservato al suo rientro. Una storia che si conclude sul ponte dove avviene lo scambio, uno scambio anche fortemente emotivo tra i due protagonosti. Qualche anno dopo il presidente Kennedy, a Berlino sarà protagonista di un memorabile discorso. Era l'estate del 1963, Kennedy pronunciò nella città divisa uno dei suoi migliori discorsi. Un' autentica sfida alla potenza sovietica. « Duemila anni fa l'orgoglio più grande era poter dire civis Romanus sum (sono un cittadino romano). Oggi, nel mondo libero, l'orgoglio più grande è dire 'Ich bin ein Berliner.' Tutti gli uomini liberi, dovunque essi vivano, sono cittadini di Berlino, e quindi, come uomo libero, sono orgoglioso delle parole 'Ich bin ein Berliner!' » Fondamentalmente Donovan vede Abel e Powers come patrioti che scommettono sui loro Paesi. Convinti come sono che non saranno abbandonati. In realtà, tutto è finalizzato che non trapelino notizie riservate, l'interesse nazionale quindi soprattutto. Risplende giocoforza il ruolo di Donovan che a Berlino deve confrontarsi con un ambiente molto ostile. Durante lo scambio dei prigionieri sul ponte Glienicke, ci sono poi dei momenti dove si fatica a capire chi siano i buoni e chi i cattivi, Spielberg ci lascia con un senso di indefinito, ma con la scena in sottofondo in cui Abel, non viene abbracciato, ma fatto sistemare sul sedile posteriore. Film di forte impatto, con una colonna sonora parsimoniosa, quasi l'intento fosse quello di farci percepire il suono di una città in sofferenza. Film da vedere assolutamente e da approfondire attraverso la conoscenza della storia personale dei protagonisti nella vita reale. "Lei mi ricorda un uomo per cui non provavo per niente ammirazione. Veniva sempre a casa dei miei genitori e mio padre diceva sempre di guardarlo ma io non lo guardavo mai. Un giorno vennero a casa guardie partigiane di confine e presero a botte mio padre e mia madre e anche quel signore lì. Io lo guardavo, quei due uomini gli diedero un pugno, ma lui si rialzò. Un calcio, ma si rialzò. Allora le guardie sorprese lo lasciarono vivere e dissero una frase in russo che tradotto significava "uomo tutto di un pezzo". Sul ponte il vero regalo per Donovan sarà proprio il ricordare quella storia...e l'appellativo" di "UOMO TUTTO DI UN PEZZO"!
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