Senza nessuna pietà

Un film di Michele Alhaique. Con Pierfrancesco Favino, Greta Scarano, Claudio Gioé, Renato Marchetti, Iris Peynado.
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Noir, durata 95 min. - Italia 2014. - Bim Distribuzione uscita giovedì 11 settembre 2014. MYMONETRO Senza nessuna pietà * * 1/2 - - valutazione media: 2,72 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Film corale,ma privo di coordinamento Valutazione 2 stelle su cinque

di Melvin II


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domenica 21 settembre 2014

 Il biglietto d’acquistare per “Senza Nessuna Pietà” è: 3)Di pomeriggio 

 
“Senza Nessuna Pietà” è un film del 2014 scritto e diretto da Michele Alhaique. Prodotto da Per Francesco Favino. . Con Pierfrancesco Favino, Greta Scarano, Claudio Gioé, Renato Marchetti, Iris Peynado, Adriano Giannini, Ninetto Davoli.
La vita è un costante bivio. Ogni giorno sei chiamato a fare delle scelte. Non ricordo dove l’ho letto ma la frase mi colpì molto”Attento a non fare mai arrabbiare una persona buona, la sua cattiveria sarà senza limiti”.
Spesso ci lamentiamo che il cinema italiano sia ridotto a fare commedie volgari, natalizie e banali.
Le sceneggiature sembrano fatte con lo stampino, la creatività sembra essersi persa nella selva oscura.
L’esordio in un lungometraggio di Alhaique ha sicuramente il merito di gettare un sasso nello stagno e tenta di muovere l’acqua stagnante.
La critica ha definito questo film un noir all’italiana. Personalmente non sono d’accordo.
Dopo pochi minuti di visione, nella mia mente ho immaginato il cartone“La Bella e la Bestia” ambientato a Roma, quello si in salsa noir.
La “Bestia” è Mimmo(Favino), uomo taciturno, burbero, malinconico, ufficialmente muratore, ma di fatto l’uomo di fiducia di zio Santili(Davoli), vecchio “cravattaro” per recuperare i crediti in qualsiasi modo dai clienti.
Lo spettatore sa poco di Mimmo, la sua vita scorre tra il cantiere e l’opera di riscossione eseguita insieme all’amico maniaco sessuale Roscio(Gioè).
Mimmo sembra a disagio nella sua seconda vita, eppure non protesta mai, obbedisce agli ordini,anche a quelli più sgradevoli del cugino playboy e soprattutto manesco Manuel (Giannini).
 L’equilibrio muta, quando Mimmo conosce la sua “Bella”, Tania(Scarano), una sorta di Lolita della Cociaria.
Mimmo ha il compito di portare Tania a casa di Manuel per un festino, ma il nostro protagonista si rifiuta e reagisce. 
Picchia selvaggiamente il cugino e scappa con la ragazza. Vi aspettereste una fuga a perdi fiato per fuggire ai sicari del furente zio, ma non è cosi. Mimmo e Tania trovano rifugio da Pilar(Peynado), la colf del primo.
Vivono così la loro breve, intensa e casta storia d’amore con lo sfondo del litorale romano.
La forza del film è sicuramente nel cast. Tutti talentuosi e adeguati al compito.
Favino recita con il corpo, con gli occhi, e con i suoi silenzi. Il suo Mimmo commuove, coinvolge il pubblico nonostante un passato misterioso, immaginando quanto lo abbiamo condizionato.
Favino dimostra come un vero Attore, possa incidere e colpire anche con la pancia e con la barba lunga.
Greta Scarano è cresciuta molto artisticamente dai suoi esordi in un “Posto al Sole”.Ha acquistato esperienza e sicurezza con la fiction “Squadra Antimafia”, dimostrando con il personaggio di Tania, di poter ambire a ruoli diversi e complessi.
Scarano riesce con abilità e bravura nello stesso tempo Lolita una ragazza bisognosa d’affetto, coniugando seduzione, bellezza e dolcezza.
La coppia Favino-Scarano è azzeccata, piace e rende bene l’idea di come gli “opposti possano attrarsi”.
Claudio Gioè conferma la sua versatilità artistica e trasformismo. Riesce a dare ai suoi personaggi “negativi”, un’ anima e uno spessore non indifferente.
Incisivi e meritevoli di un plauso anche Adriano Giannini e Ninetto Davoli nei rispettivi ruoli.
Con il mio amico Guido Vitiello abbiamo spesso discusso su quanto sia necessario che il lettore sappia di una storia in un romanzo, per lui non è sempre necessario raccontare tutto, lasciando spazio alla fantasia .Ebbene una delle criticità di questo film è proprio nella sceneggiatura che nel tentativo di raccontare il minimo indispensabile, finisce per non creare i collegamenti necessari tra i vari personaggi. Non esiste un filo rosso che li unisce, ci sono troppi vuoti e la struttura narrativa ne risente .Lo spettatore può immaginare, il mistero piace, ma anche i più bei noir hanno bisogno di un soggetto definito.
La regia è nel complesso di buona qualità, anche se ha uno stile più televisivo e non riesce a mantenere un ritmo costante per tutto il film. Bravo nell’esaltare le qualità dei singoli attori, ma mostra qualche limite a farne squadra per far compiere al film il salto qualità decisivo.
Il finale cupo e drammatico è coerente con la storia, riesce a trasmettere pathos ed emozione allo spettatore che non potrà non dire alla fine che non sempre le favole hanno un lieto fine.

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