steve1982
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domenica 14 settembre 2014
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un noir all'italiana
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Inanzitutto un cast di attori italiani eccezionale,Favino ormai lo conosciamo,ma pure il siciliano Claudio Gioè e la la splendida Greta Scarano non son da meno.Un bel noir intrigante e coinvolgente ambientato in una Roma attuale dove emergono certi vizi e consuetudini del nostro belpaese.Non ci sono fasi di stallo ed è quindi godibile dall'inizio alla fine,ottima anche la sceneggiatura e la musica,come dovrebbe essere in un film del genere e quindi senza calcare troppo la mano.Una commedia noir all'italiana che consiglio a tutti,e alla quale speriamo ne seguano altre.
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no_data
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giovedì 11 settembre 2014
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un altro tassello-rinascita del cinema italiano.
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Un Favino strepitoso dirige un'orchestra di attori che offrono prove eccellenti in cui spicca un eccezionale Claudio Gioè che si riconferma dopo la grande prova in "La mafia uccide solo d'estate"
Senza nessuna pietà è una storia che ha un punto di partenza chiaro e semplice ma che d'un tratto si incammina verso significati ben più profondi di quello che sembra forte anche di personaggi espressivi e ben caratterizzati.
Un ottimo film che continua l'avanzare del cinema italiano verso una rinascita.
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camarillo
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mercoledì 16 settembre 2015
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quanto è brutta roma
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A me pare che Senza nessuna pietà voglia interpetare alla lettera il concetto che Sorrentino, nella Grande Bellezza, aveva esprimesso in senso antifrastico. Nel film di Alhaique, infatti, Roma espelle, esplicitamente nella sequenza finale, la bellezza che, nel corso della vicenda, non ha saputo riconoscere e nemmeno ospitare. I personaggi sopravvivono, dunque, solo negli anfratti più lontani, spiaggiati come le balene di cui parla Tania ed in attesa di essere stanati, o di crollare sotto il loro peso. E ciò che rimane, dopo questa sanguinosa amputazione, è un luogo che dove il potere sui corpi ha imposto come prezzo la perdita della propria anima.
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A me pare che Senza nessuna pietà voglia interpetare alla lettera il concetto che Sorrentino, nella Grande Bellezza, aveva esprimesso in senso antifrastico. Nel film di Alhaique, infatti, Roma espelle, esplicitamente nella sequenza finale, la bellezza che, nel corso della vicenda, non ha saputo riconoscere e nemmeno ospitare. I personaggi sopravvivono, dunque, solo negli anfratti più lontani, spiaggiati come le balene di cui parla Tania ed in attesa di essere stanati, o di crollare sotto il loro peso. E ciò che rimane, dopo questa sanguinosa amputazione, è un luogo che dove il potere sui corpi ha imposto come prezzo la perdita della propria anima. La pietà che manca, dunque, non è solo quella nei confronti degli altri, ma innanzi tutto quella verso se stessi. La sceneggiatura, che molti qui criticano, mi sembra invece tutto sommato funzionale a questo discorso e, nonostante qualche rallentamento didascalico (il bagno in mare di Favino e Scarano), consente al regista di lavorare in maniera efficace su volti e corpi degli attori che, nei momenti più felici, riescono ad esprimere senza parole, e senza luce, la violenza che hanno sopportato, e dalla quale non riusciranno più a salvarsi.
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pressa catozzo
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venerdì 12 settembre 2014
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buoni & cattivi
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Un buon esordio, ottima fotografia montaggi e perchè no una buona colonna sonora.Cravattari e malavita locale dipingono con colori cupi una realtà che fingiamo di ignorare. Come nella politica sono i buoni a morire mai i cattivi. Film bello e sincero con un tocco pasoliniano.
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filippo catani
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sabato 13 settembre 2014
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sceneggiatura senza nessuna pietà
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Mimmo è un uomo di grande stazza. La sua vita è divisa in due; da una parte fa il muratore ma dall'altra fa l'esattore per lo zio usuraio. La sua vita cambia improvvisamente con l'incontro di una giovane ragazza che si prostituisce e che lui deve accompagnare dal cugino.
E' davvero un peccato trovarsi davanti ad uno spreco bello e buono. Infatti le prove del cast sarebbero tutte praticamente da incorniciare ad iniziare da quella di Favino. Quello che proprio non va è una sceneggiatura pessima che fa acqua da tutte le parti. Inizialmente si parte bene con la storia di questo "omone" che vive di una doppia personalità ma che fondamentalmente sarebbe un buon uomo se non fosse per la violenza che è pronto a sprigionare quando "lavora" per lo zio.
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Mimmo è un uomo di grande stazza. La sua vita è divisa in due; da una parte fa il muratore ma dall'altra fa l'esattore per lo zio usuraio. La sua vita cambia improvvisamente con l'incontro di una giovane ragazza che si prostituisce e che lui deve accompagnare dal cugino.
E' davvero un peccato trovarsi davanti ad uno spreco bello e buono. Infatti le prove del cast sarebbero tutte praticamente da incorniciare ad iniziare da quella di Favino. Quello che proprio non va è una sceneggiatura pessima che fa acqua da tutte le parti. Inizialmente si parte bene con la storia di questo "omone" che vive di una doppia personalità ma che fondamentalmente sarebbe un buon uomo se non fosse per la violenza che è pronto a sprigionare quando "lavora" per lo zio. E la violenza con cui cerca di risolvere i problemi sarà poi la sua condanna. Eppure arriva un raggio di sole per lui nelle fattezze di una giovane ragazza e potrebbe esserci per lui un'occasione di riscatto. Da quì in poi, come un aereo senza pilota, la sceneggiatura si avvita su eventi sempre più improbabili e scelte illogiche dei personaggi e prive di senso e anche il comportamento di alcuni personaggi in certe situazioni fa quasi ridere. Ecco il vero problema del film è che si arriva in fondo e si ha la sensazione di aver assistito a qualcosa gestito con estrema sufficenza. Peccato perchè così facendo questo gorgo nero finisce con l'inghiottire tutto e tutti. Purtroppo senza pietà bisogna dire che siamo davanti ad un film deludente in cui nulla può fare nemmeno l'ottimo Favino e i seppur bravi Scarano,Gioè e Giannini. Era doversoso e lecito aspettarsi di più specialmente da un film che ha concorso a Venezia.
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[+] una precisazione.......
(di francesco2)
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flyanto
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martedì 16 settembre 2014
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una vana speranza di cambiare vita
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Film in cui si narra di un uomo (Pierfrancesco Favino) che riscuote dei soldi da alcuni debitori nel campo delle costruzioni per conto di uno zio e di un cugino (Adriano Giannini) appartenenti alla malavita. Quando egli, tra le varie mansioni da svolgere, deve portare ad una festa una giovane escort (Greta Scarano), comincia ad avvertire sempre di più un senso di disagio e di crisi per il tipo di vita che ha sempre condotto e, cogliendo l'occasione di difendere dai vari maltrattamenti la ragazza, decide e spera di iniziare una nuova esistenza. Ma invano....
Questa pellicola, esordio del giovane e bravo attore Michele Alhaique, purtroppo non racconta nulla di nuovo in quanto l'argomento del malavitoso o killer che vuole cambiare vita e che si innamora della bella e facile ragazza di turno, essendone ricambiato, è stato già più volte presentato in svariate opere cinematografiche precedenti italiane e non.
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Film in cui si narra di un uomo (Pierfrancesco Favino) che riscuote dei soldi da alcuni debitori nel campo delle costruzioni per conto di uno zio e di un cugino (Adriano Giannini) appartenenti alla malavita. Quando egli, tra le varie mansioni da svolgere, deve portare ad una festa una giovane escort (Greta Scarano), comincia ad avvertire sempre di più un senso di disagio e di crisi per il tipo di vita che ha sempre condotto e, cogliendo l'occasione di difendere dai vari maltrattamenti la ragazza, decide e spera di iniziare una nuova esistenza. Ma invano....
Questa pellicola, esordio del giovane e bravo attore Michele Alhaique, purtroppo non racconta nulla di nuovo in quanto l'argomento del malavitoso o killer che vuole cambiare vita e che si innamora della bella e facile ragazza di turno, essendone ricambiato, è stato già più volte presentato in svariate opere cinematografiche precedenti italiane e non. Pertanto la trama risulta alquanto scontata e quanto mai prevedibile, finale tragico ed inevitabile compreso.
L'unico pregio di questo film consiste principalmente nell'interpretazione efficace e credibile di Favino che, comunque, si sa già essere un attore fuori classe e che pertanto non fa altro che confermare il suo talento. Credibile pure la giovane e bella Greta Scarano la cui interpretazione, non facile, di ragazza che vende il proprio corpo è più che soddisfacente.
Purtroppo non vi è nulla da aggiungere in più.
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zancle93
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venerdì 2 ottobre 2015
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la "semplice" bellezza
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"Senza nessuna pietà" è un buon noir che apre una nuova porta al cinema italiano. Mimmo, interpretato da un magnifico Favino, è un muratore orfano imparentato con una famiglia malavitosa di"palazzinari"; lavora per l'azienda dello zio ed esegue le estorsioni che gli vengono ordinate assieme ad un altro membro dell'azienda/clan, Massimo "il roscio", interpretato dal grandissimo Claudio Gioè, ormai attore di riferimento e di illustre valore del cinema italiano contemporaneo, il più bravo probabilmente, assieme allo stesso Favino e a Elio Germano. Mimmo vive in un ambiente che non gli appartiene, è a disagio alle cene fastose che il cugino Manuel organizza e alle quali partecipa malvolentieri, come malvolentieri esegue gli ordini che gli vengono impartiti.
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"Senza nessuna pietà" è un buon noir che apre una nuova porta al cinema italiano. Mimmo, interpretato da un magnifico Favino, è un muratore orfano imparentato con una famiglia malavitosa di"palazzinari"; lavora per l'azienda dello zio ed esegue le estorsioni che gli vengono ordinate assieme ad un altro membro dell'azienda/clan, Massimo "il roscio", interpretato dal grandissimo Claudio Gioè, ormai attore di riferimento e di illustre valore del cinema italiano contemporaneo, il più bravo probabilmente, assieme allo stesso Favino e a Elio Germano. Mimmo vive in un ambiente che non gli appartiene, è a disagio alle cene fastose che il cugino Manuel organizza e alle quali partecipa malvolentieri, come malvolentieri esegue gli ordini che gli vengono impartiti. Trova pace solo nel suo lavoro, dove riesce ad applicare la sua manualità, facoltà che aveva fin da bambino, rivelata alla fine del film in un significativo dialogo tra lui e lo zio, una delle scene esplicative del film. Originale la scelta del protagonista muratore, e non casuale. La semplicità di quest'uomo è anche la sua salvezza. L'incontro con un'aspirante escort, Tania, genuina ed "ingenua", interpretata da una meravigliosa Greta Scarano, gli cambierà la vita. Proprio la personalità di Tania farà innamorare Mimmo, dopo un'iniziale indifferenza o antipatia verso di lei. Il colpo di fulmine arriva quando la vede accovacciata al lato della strada per fare pipì: episodio fondamentale dove la bellezza percepita non è quella aristocratica e ricercata, ma quella semplice, pasoliniana, ed è proprio questa poetica semplicità che accomuna due esseri apparentemente così diversi, come Tania e Mimmo. Da notare la citazione dalla "Grande Bellezza" di Sorrentino, e non casuale, nella scena del bagno nel mare, che nel film premiato agli Oscar era proprio la scena centrale, la scena del ricordo della bellezza perduta, della "semplice" e fatale bellezza che arriva nella dolce ingenuità della giovinezza. E di cosa stiamo parlando qui se non della salvezza di un uomo legato all'unica bellezza che ha conosciuto? Ma la bellezza in questione è quella nascosta e difficile da vedere, quella vera, disponibile solo a coloro che la sanno percepire. In un'ultima analisi è un film profondo, che bisogna capire rompendo la dura crosta da cui è sepolto. Uniche pecche sono la sceneggiatura un po' troppo stringata, anche se realistica, e la conduzione narrativa un pò sbrigativa di alcune scene che potevano essere fatte meglio. Ma questo è qualcosa che si può perdonare ad un'opera prima. Le critiche rivolte all'apparente illogicità delle azioni di Mimmo e Tania una volta scappati va, secondo me, letta in un modo diverso. Quello che il regista vuole indicare qui è la profonda diversità della personalità di Mimmo da quelle delle persone con cui ha a che fare: a nessuno verrebbe in mente di andare dall'uomo che sta cercando di ucciderti, solo per parlarci, è vero, ma Mimmo è un uomo buono, onesto, con un cuore puro, completamente diverso da loro, e quale modo migliore di rappresentare una tale differenza se non in questo modo? Concludendo, è un noir che riesce a mostrare la bellezza nel suo contrario, nella violenza e nella sopraffazione, un film che molto deve anche a Pasolini. Un finale alla Carlito's way che forse poteva essere fatto meglio non toglie comunque al film la sua bellezza, uno di quei film che apprezzi di più il giorno dopo, quando te ne ricordi, che dopo la fine del film. Bravo Alhaique !
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melvin ii
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domenica 21 settembre 2014
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film corale,ma privo di coordinamento
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Il biglietto d’acquistare per “Senza Nessuna Pietà” è: 3)Di pomeriggio
“Senza Nessuna Pietà” è un film del 2014 scritto e diretto da Michele Alhaique. Prodotto da Per Francesco Favino. . Con Pierfrancesco Favino, Greta Scarano, Claudio Gioé, Renato Marchetti, Iris Peynado, Adriano Giannini, Ninetto Davoli.
La vita è un costante bivio. Ogni giorno sei chiamato a fare delle scelte. Non ricordo dove l’ho letto ma la frase mi colpì molto”Attento a non fare mai arrabbiare una persona buona, la sua cattiveria sarà senza limiti”.
Spesso ci lamentiamo che il cinema italiano sia ridotto a fare commedie volgari, natalizie e banali.
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Il biglietto d’acquistare per “Senza Nessuna Pietà” è: 3)Di pomeriggio
“Senza Nessuna Pietà” è un film del 2014 scritto e diretto da Michele Alhaique. Prodotto da Per Francesco Favino. . Con Pierfrancesco Favino, Greta Scarano, Claudio Gioé, Renato Marchetti, Iris Peynado, Adriano Giannini, Ninetto Davoli.
La vita è un costante bivio. Ogni giorno sei chiamato a fare delle scelte. Non ricordo dove l’ho letto ma la frase mi colpì molto”Attento a non fare mai arrabbiare una persona buona, la sua cattiveria sarà senza limiti”.
Spesso ci lamentiamo che il cinema italiano sia ridotto a fare commedie volgari, natalizie e banali.
Le sceneggiature sembrano fatte con lo stampino, la creatività sembra essersi persa nella selva oscura.
L’esordio in un lungometraggio di Alhaique ha sicuramente il merito di gettare un sasso nello stagno e tenta di muovere l’acqua stagnante.
La critica ha definito questo film un noir all’italiana. Personalmente non sono d’accordo.
Dopo pochi minuti di visione, nella mia mente ho immaginato il cartone“La Bella e la Bestia” ambientato a Roma, quello si in salsa noir.
La “Bestia” è Mimmo(Favino), uomo taciturno, burbero, malinconico, ufficialmente muratore, ma di fatto l’uomo di fiducia di zio Santili(Davoli), vecchio “cravattaro” per recuperare i crediti in qualsiasi modo dai clienti.
Lo spettatore sa poco di Mimmo, la sua vita scorre tra il cantiere e l’opera di riscossione eseguita insieme all’amico maniaco sessuale Roscio(Gioè).
Mimmo sembra a disagio nella sua seconda vita, eppure non protesta mai, obbedisce agli ordini,anche a quelli più sgradevoli del cugino playboy e soprattutto manesco Manuel (Giannini).
L’equilibrio muta, quando Mimmo conosce la sua “Bella”, Tania(Scarano), una sorta di Lolita della Cociaria.
Mimmo ha il compito di portare Tania a casa di Manuel per un festino, ma il nostro protagonista si rifiuta e reagisce.
Picchia selvaggiamente il cugino e scappa con la ragazza. Vi aspettereste una fuga a perdi fiato per fuggire ai sicari del furente zio, ma non è cosi. Mimmo e Tania trovano rifugio da Pilar(Peynado), la colf del primo.
Vivono così la loro breve, intensa e casta storia d’amore con lo sfondo del litorale romano.
La forza del film è sicuramente nel cast. Tutti talentuosi e adeguati al compito.
Favino recita con il corpo, con gli occhi, e con i suoi silenzi. Il suo Mimmo commuove, coinvolge il pubblico nonostante un passato misterioso, immaginando quanto lo abbiamo condizionato.
Favino dimostra come un vero Attore, possa incidere e colpire anche con la pancia e con la barba lunga.
Greta Scarano è cresciuta molto artisticamente dai suoi esordi in un “Posto al Sole”.Ha acquistato esperienza e sicurezza con la fiction “Squadra Antimafia”, dimostrando con il personaggio di Tania, di poter ambire a ruoli diversi e complessi.
Scarano riesce con abilità e bravura nello stesso tempo Lolita una ragazza bisognosa d’affetto, coniugando seduzione, bellezza e dolcezza.
La coppia Favino-Scarano è azzeccata, piace e rende bene l’idea di come gli “opposti possano attrarsi”.
Claudio Gioè conferma la sua versatilità artistica e trasformismo. Riesce a dare ai suoi personaggi “negativi”, un’ anima e uno spessore non indifferente.
Incisivi e meritevoli di un plauso anche Adriano Giannini e Ninetto Davoli nei rispettivi ruoli.
Con il mio amico Guido Vitiello abbiamo spesso discusso su quanto sia necessario che il lettore sappia di una storia in un romanzo, per lui non è sempre necessario raccontare tutto, lasciando spazio alla fantasia .Ebbene una delle criticità di questo film è proprio nella sceneggiatura che nel tentativo di raccontare il minimo indispensabile, finisce per non creare i collegamenti necessari tra i vari personaggi. Non esiste un filo rosso che li unisce, ci sono troppi vuoti e la struttura narrativa ne risente .Lo spettatore può immaginare, il mistero piace, ma anche i più bei noir hanno bisogno di un soggetto definito.
La regia è nel complesso di buona qualità, anche se ha uno stile più televisivo e non riesce a mantenere un ritmo costante per tutto il film. Bravo nell’esaltare le qualità dei singoli attori, ma mostra qualche limite a farne squadra per far compiere al film il salto qualità decisivo.
Il finale cupo e drammatico è coerente con la storia, riesce a trasmettere pathos ed emozione allo spettatore che non potrà non dire alla fine che non sempre le favole hanno un lieto fine.
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lorenzo17
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venerdì 3 ottobre 2014
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soggetto debole
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Ecco il perfetto esempio di un film che appare far leva unicamente sulla bravura degli attori e la qualità della recitazione. Un sempre bravo Pierfrancesco Favino impersona un protagonista della vita di tutti giorni, il brav'uomo che noi tutti conosciamo nella reale quotidianeità e verso il quale non possiamo che provare simpatia per la sua vita di sacrifici e per il suo carattere pacioso ma burbero. Il gigante buono delle fiabe più classiche. Si, perchè la trama è tra le più tradizionali ed è priva di particolari pretese. Mimmo, uomo solo e tenebroso, si invaghisce di una giovane donna, la salva da una situazione sgradevole e si sacrifica per lei.
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Ecco il perfetto esempio di un film che appare far leva unicamente sulla bravura degli attori e la qualità della recitazione. Un sempre bravo Pierfrancesco Favino impersona un protagonista della vita di tutti giorni, il brav'uomo che noi tutti conosciamo nella reale quotidianeità e verso il quale non possiamo che provare simpatia per la sua vita di sacrifici e per il suo carattere pacioso ma burbero. Il gigante buono delle fiabe più classiche. Si, perchè la trama è tra le più tradizionali ed è priva di particolari pretese. Mimmo, uomo solo e tenebroso, si invaghisce di una giovane donna, la salva da una situazione sgradevole e si sacrifica per lei. La semplicità della trama non costituisce di per se un difetto laddove le accorre in soccorso una sceneggiatura ben costruita che definisce e descrive accuratamente il retroterra dei personaggi e le situazioni in cui si trovano. Questo sfortunatamente non è il caso del film in questione in cui possiamo individuare proprio nella sceneggiatura il suo più grande punto debole. L'impressione che si prova da spettatori è quella di un iniziale senso di disagio causato da una eccessiva mancanza di informazioni basilari che possano aiutare ad immedesimarsi nella situazione in cui si svolgono i fatti. Mancanza cui gradualmente ci si abitua, convincendosi probabilmente che quel che riguarda la vita del protagonista e della sua famiglia, semplicemente, non ci è dato sapere. O persino non è utile ai fini della trama. Salvo poi giungere ai minuti finali in cui un dialogo rivelatorio tra il protagonista e il suo misterioso zio/boss malavitoso viene richiesto allo spettatore, ormai immedesimato nella storia attuale e quindi allontanato da ogni pensiero a quanto accaduto in un ipotetico antefatto, di tornare ad occuparsi alle domande primordiali e forse ormai poco rilevanti di inizio film. Chi è Mimmo? Che vita ha condotto fino ad ora? Che ruolo ha la sua famiglia? Quanto è radicato il loro losco giro d'affari a Roma? Il rischio è quello di non riuscire in fin dei conti a darsi tutte le risposte e di finire con l'archiviare tutti i dubbi con un "mah". Parrebbe che il film sia costruito affinchè passi forzatamente per determinati checkpoint fondamentali: occorre qualcosa che faccia invaghire Mimmo alla ragazza e quindi è chiamato a farle fa da autista, occorre qualcosa che faccia interessare la ragazza a Mimmo e quindi Mimmo la salva da una brutta situazione, occorre che lei ricambi il gesto di amore e così Mimmo viene ferito (durante una sequenza forzata, dubbia, dove la regia si districa anche in qualche leziosismo privo d'utilità e culmina in una trovata degna dei peggiori film americani contemporanei) e la ragazza gli fa da infermiera. Infine occorre che la Bestia si sacrifichi per la Bella ed il finale non è certo originale.
Per il mio personale giudizio non posso ritenere quello di una cattiva sceneggiatura un difetto da poco conto. Ritengo infatti che ormai quasi tutte le produzioni siano in grado di creare buoni prodotti in tema di fotografia, regia e recitazione. Al contrario, il soggetto viene ormai troppo spesso trascurato.
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