Senza nessuna pietà |
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Un film di Michele Alhaique.
Con Pierfrancesco Favino, Greta Scarano, Claudio Gioé, Renato Marchetti, Iris Peynado.
continua»
Noir,
durata 95 min.
- Italia 2014.
- Bim Distribuzione
uscita giovedì 11 settembre 2014.
MYMONETRO
Senza nessuna pietà
valutazione media:
2,72
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Soggetto deboledi Lorenzo17Feedback: 100 |
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venerdì 3 ottobre 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Ecco il perfetto esempio di un film che appare far leva unicamente sulla bravura degli attori e la qualità della recitazione. Un sempre bravo Pierfrancesco Favino impersona un protagonista della vita di tutti giorni, il brav'uomo che noi tutti conosciamo nella reale quotidianeità e verso il quale non possiamo che provare simpatia per la sua vita di sacrifici e per il suo carattere pacioso ma burbero. Il gigante buono delle fiabe più classiche. Si, perchè la trama è tra le più tradizionali ed è priva di particolari pretese. Mimmo, uomo solo e tenebroso, si invaghisce di una giovane donna, la salva da una situazione sgradevole e si sacrifica per lei. La semplicità della trama non costituisce di per se un difetto laddove le accorre in soccorso una sceneggiatura ben costruita che definisce e descrive accuratamente il retroterra dei personaggi e le situazioni in cui si trovano. Questo sfortunatamente non è il caso del film in questione in cui possiamo individuare proprio nella sceneggiatura il suo più grande punto debole. L'impressione che si prova da spettatori è quella di un iniziale senso di disagio causato da una eccessiva mancanza di informazioni basilari che possano aiutare ad immedesimarsi nella situazione in cui si svolgono i fatti. Mancanza cui gradualmente ci si abitua, convincendosi probabilmente che quel che riguarda la vita del protagonista e della sua famiglia, semplicemente, non ci è dato sapere. O persino non è utile ai fini della trama. Salvo poi giungere ai minuti finali in cui un dialogo rivelatorio tra il protagonista e il suo misterioso zio/boss malavitoso viene richiesto allo spettatore, ormai immedesimato nella storia attuale e quindi allontanato da ogni pensiero a quanto accaduto in un ipotetico antefatto, di tornare ad occuparsi alle domande primordiali e forse ormai poco rilevanti di inizio film. Chi è Mimmo? Che vita ha condotto fino ad ora? Che ruolo ha la sua famiglia? Quanto è radicato il loro losco giro d'affari a Roma? Il rischio è quello di non riuscire in fin dei conti a darsi tutte le risposte e di finire con l'archiviare tutti i dubbi con un "mah". Parrebbe che il film sia costruito affinchè passi forzatamente per determinati checkpoint fondamentali: occorre qualcosa che faccia invaghire Mimmo alla ragazza e quindi è chiamato a farle fa da autista, occorre qualcosa che faccia interessare la ragazza a Mimmo e quindi Mimmo la salva da una brutta situazione, occorre che lei ricambi il gesto di amore e così Mimmo viene ferito (durante una sequenza forzata, dubbia, dove la regia si districa anche in qualche leziosismo privo d'utilità e culmina in una trovata degna dei peggiori film americani contemporanei) e la ragazza gli fa da infermiera. Infine occorre che la Bestia si sacrifichi per la Bella ed il finale non è certo originale.
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