wolfgang
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domenica 29 marzo 2020
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film inguardabile
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Poche volte mi è capitato di vedere un film così brutto: soggetto, trama, dialoghi, sceneggiatura (poco coordinata e a tratti incomprensibile) davvero pessimi. Ritmo incostante, spesso di una lentezza esasperante. Salvo la recitazione e la colonna sonora, ma in generale nessuno mi ha entusiasmato. È stata un'impresa riuscire ad arrivare in fondo.
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parsifal
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martedì 19 febbraio 2019
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brutalità e candore
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Appartenente al filone criminale ( ma non solo) di ultima generazione, con delle virate verso il noir , addolcito da punte di intimismo, il film è stato girato da M.Alhaique, che ha scritto anche la sceneggiatura , coadiuvato da Garello e Scaringi. Le atmosfere sono vivide e pulsanti, ben tratteggiati i personaggi ed i luoghi del loro vivere. IL protagonista è Mimmo, ottimamente interpretato da P .Favino, un gigante dalla grande forza fisica e con poche aspirazioni. Figlio adottivo di un boss, Santili impersonato dal grande Ninetto Davoli, capostipite di una famiglia criminale che gestisce gli affari illeciti su tutta la Capitale, è adibito a mansioni strettamente muscolari.
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Appartenente al filone criminale ( ma non solo) di ultima generazione, con delle virate verso il noir , addolcito da punte di intimismo, il film è stato girato da M.Alhaique, che ha scritto anche la sceneggiatura , coadiuvato da Garello e Scaringi. Le atmosfere sono vivide e pulsanti, ben tratteggiati i personaggi ed i luoghi del loro vivere. IL protagonista è Mimmo, ottimamente interpretato da P .Favino, un gigante dalla grande forza fisica e con poche aspirazioni. Figlio adottivo di un boss, Santili impersonato dal grande Ninetto Davoli, capostipite di una famiglia criminale che gestisce gli affari illeciti su tutta la Capitale, è adibito a mansioni strettamente muscolari. Si pone pochi interrogativi, come richiede il suo ruolo e ha pochissime aspettative. E' di fatto subordinato alla figura ed al volere , sadico e crudele, di Manuel ( A.Giannini) figlio legittimo del patriarca, ma la cosa sembra non pesargli affato. Fin quando non entra in campo Tania ( G. Scarano) , escort disposta a tutto pur di guadagnare, interpellata da Manuel per un festino. Il compito di Mimmo è quello di condurla alla villa e poi uscire di scena. MA qualcosa condurrà l'uomo, fino a quel momento remissivo e silenzioso, a rompere gli schemi prescostituiti in cui aveva vissuto fino a quel momento. Massacrerà senza pietà Manuel, riducendolo a vegetare su una sedia a rotelle e fuggirà con la ragazza. Un atto di istintiva ribellione al potere , al quale era sottomesso sino a quella fatidica serata. Nulla ha più importanza , se non la fuga insieme a Tania. Ma tutto diventerà molto , molto complicato perchè il crimine organizzato non perdona la disobbedienza e Mimmo perderà i pochi amici che aveva. La fuga sarà sempre più disperata, difficile ma con qualcosa che lui non aveva mai conosciuto fino a quel momento; la capacità di amare. Non ci sarà un lieto fine e tutto tornerà come prima, a parte una vita in meno... Ottima caratterizzazione del personaggio da parte di Favino, Davoli sempre a suo agio. Sceneggiatura accattivante, con qualche pecca qua e là.
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iron79
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domenica 31 luglio 2016
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difficile fare peggio...
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Spento la tv dopo meno di un'ora.... Fin dal principio si può intuire che si tratta di un prodotto di fascia medio-bassa, ma con il passare dei minuti si perde ogni speranza. Recitazione, regia e sceneggiatura a livello de "I cesaroni", trama banalissima, almeno fin dove l'ho visto.... Consigliato forse a chi ama le fiction
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ermanno garau
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sabato 31 ottobre 2015
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appassionante
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Appassionante ..... dal cuore .... dall'istinto di salvezza ... senza catarsi
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zancle93
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venerdì 2 ottobre 2015
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la "semplice" bellezza
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"Senza nessuna pietà" è un buon noir che apre una nuova porta al cinema italiano. Mimmo, interpretato da un magnifico Favino, è un muratore orfano imparentato con una famiglia malavitosa di"palazzinari"; lavora per l'azienda dello zio ed esegue le estorsioni che gli vengono ordinate assieme ad un altro membro dell'azienda/clan, Massimo "il roscio", interpretato dal grandissimo Claudio Gioè, ormai attore di riferimento e di illustre valore del cinema italiano contemporaneo, il più bravo probabilmente, assieme allo stesso Favino e a Elio Germano. Mimmo vive in un ambiente che non gli appartiene, è a disagio alle cene fastose che il cugino Manuel organizza e alle quali partecipa malvolentieri, come malvolentieri esegue gli ordini che gli vengono impartiti.
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"Senza nessuna pietà" è un buon noir che apre una nuova porta al cinema italiano. Mimmo, interpretato da un magnifico Favino, è un muratore orfano imparentato con una famiglia malavitosa di"palazzinari"; lavora per l'azienda dello zio ed esegue le estorsioni che gli vengono ordinate assieme ad un altro membro dell'azienda/clan, Massimo "il roscio", interpretato dal grandissimo Claudio Gioè, ormai attore di riferimento e di illustre valore del cinema italiano contemporaneo, il più bravo probabilmente, assieme allo stesso Favino e a Elio Germano. Mimmo vive in un ambiente che non gli appartiene, è a disagio alle cene fastose che il cugino Manuel organizza e alle quali partecipa malvolentieri, come malvolentieri esegue gli ordini che gli vengono impartiti. Trova pace solo nel suo lavoro, dove riesce ad applicare la sua manualità, facoltà che aveva fin da bambino, rivelata alla fine del film in un significativo dialogo tra lui e lo zio, una delle scene esplicative del film. Originale la scelta del protagonista muratore, e non casuale. La semplicità di quest'uomo è anche la sua salvezza. L'incontro con un'aspirante escort, Tania, genuina ed "ingenua", interpretata da una meravigliosa Greta Scarano, gli cambierà la vita. Proprio la personalità di Tania farà innamorare Mimmo, dopo un'iniziale indifferenza o antipatia verso di lei. Il colpo di fulmine arriva quando la vede accovacciata al lato della strada per fare pipì: episodio fondamentale dove la bellezza percepita non è quella aristocratica e ricercata, ma quella semplice, pasoliniana, ed è proprio questa poetica semplicità che accomuna due esseri apparentemente così diversi, come Tania e Mimmo. Da notare la citazione dalla "Grande Bellezza" di Sorrentino, e non casuale, nella scena del bagno nel mare, che nel film premiato agli Oscar era proprio la scena centrale, la scena del ricordo della bellezza perduta, della "semplice" e fatale bellezza che arriva nella dolce ingenuità della giovinezza. E di cosa stiamo parlando qui se non della salvezza di un uomo legato all'unica bellezza che ha conosciuto? Ma la bellezza in questione è quella nascosta e difficile da vedere, quella vera, disponibile solo a coloro che la sanno percepire. In un'ultima analisi è un film profondo, che bisogna capire rompendo la dura crosta da cui è sepolto. Uniche pecche sono la sceneggiatura un po' troppo stringata, anche se realistica, e la conduzione narrativa un pò sbrigativa di alcune scene che potevano essere fatte meglio. Ma questo è qualcosa che si può perdonare ad un'opera prima. Le critiche rivolte all'apparente illogicità delle azioni di Mimmo e Tania una volta scappati va, secondo me, letta in un modo diverso. Quello che il regista vuole indicare qui è la profonda diversità della personalità di Mimmo da quelle delle persone con cui ha a che fare: a nessuno verrebbe in mente di andare dall'uomo che sta cercando di ucciderti, solo per parlarci, è vero, ma Mimmo è un uomo buono, onesto, con un cuore puro, completamente diverso da loro, e quale modo migliore di rappresentare una tale differenza se non in questo modo? Concludendo, è un noir che riesce a mostrare la bellezza nel suo contrario, nella violenza e nella sopraffazione, un film che molto deve anche a Pasolini. Un finale alla Carlito's way che forse poteva essere fatto meglio non toglie comunque al film la sua bellezza, uno di quei film che apprezzi di più il giorno dopo, quando te ne ricordi, che dopo la fine del film. Bravo Alhaique !
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camarillo
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mercoledì 16 settembre 2015
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quanto è brutta roma
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A me pare che Senza nessuna pietà voglia interpetare alla lettera il concetto che Sorrentino, nella Grande Bellezza, aveva esprimesso in senso antifrastico. Nel film di Alhaique, infatti, Roma espelle, esplicitamente nella sequenza finale, la bellezza che, nel corso della vicenda, non ha saputo riconoscere e nemmeno ospitare. I personaggi sopravvivono, dunque, solo negli anfratti più lontani, spiaggiati come le balene di cui parla Tania ed in attesa di essere stanati, o di crollare sotto il loro peso. E ciò che rimane, dopo questa sanguinosa amputazione, è un luogo che dove il potere sui corpi ha imposto come prezzo la perdita della propria anima.
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A me pare che Senza nessuna pietà voglia interpetare alla lettera il concetto che Sorrentino, nella Grande Bellezza, aveva esprimesso in senso antifrastico. Nel film di Alhaique, infatti, Roma espelle, esplicitamente nella sequenza finale, la bellezza che, nel corso della vicenda, non ha saputo riconoscere e nemmeno ospitare. I personaggi sopravvivono, dunque, solo negli anfratti più lontani, spiaggiati come le balene di cui parla Tania ed in attesa di essere stanati, o di crollare sotto il loro peso. E ciò che rimane, dopo questa sanguinosa amputazione, è un luogo che dove il potere sui corpi ha imposto come prezzo la perdita della propria anima. La pietà che manca, dunque, non è solo quella nei confronti degli altri, ma innanzi tutto quella verso se stessi. La sceneggiatura, che molti qui criticano, mi sembra invece tutto sommato funzionale a questo discorso e, nonostante qualche rallentamento didascalico (il bagno in mare di Favino e Scarano), consente al regista di lavorare in maniera efficace su volti e corpi degli attori che, nei momenti più felici, riescono ad esprimere senza parole, e senza luce, la violenza che hanno sopportato, e dalla quale non riusciranno più a salvarsi.
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joker 91
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lunedì 6 ottobre 2014
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un buon esordio
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Un esordio buonissimo con rimandi Pasoliniani,Favino recita la sua parte rifacendosi a grandi attori italo-americani in modo straordinario come del resto è bravissimo anche Gioè per non parlare della sensuale Greta Scarano,il film scorre bene ma ha un soggetto debole e poteva doveva essere sviluppato diversamente osando un po di più. Un film che meritava più successo di pubblico ma purtroppo questo paese si chiama Italia-sappiamo bene quali sono i film italiani che si guardano al cinema.... Un film cosi in un paese diverso sarebbe stato preso in considerazione dal pubblico,Ormai il Berlusconismo a dato i suoi frutti e senza Zalone e company non si tira avanti.
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Un esordio buonissimo con rimandi Pasoliniani,Favino recita la sua parte rifacendosi a grandi attori italo-americani in modo straordinario come del resto è bravissimo anche Gioè per non parlare della sensuale Greta Scarano,il film scorre bene ma ha un soggetto debole e poteva doveva essere sviluppato diversamente osando un po di più. Un film che meritava più successo di pubblico ma purtroppo questo paese si chiama Italia-sappiamo bene quali sono i film italiani che si guardano al cinema.... Un film cosi in un paese diverso sarebbe stato preso in considerazione dal pubblico,Ormai il Berlusconismo a dato i suoi frutti e senza Zalone e company non si tira avanti. Nota di merito a Ninetto Davoliu che rivedo finalmente dopo tanto tempo
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lorenzo17
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venerdì 3 ottobre 2014
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soggetto debole
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Ecco il perfetto esempio di un film che appare far leva unicamente sulla bravura degli attori e la qualità della recitazione. Un sempre bravo Pierfrancesco Favino impersona un protagonista della vita di tutti giorni, il brav'uomo che noi tutti conosciamo nella reale quotidianeità e verso il quale non possiamo che provare simpatia per la sua vita di sacrifici e per il suo carattere pacioso ma burbero. Il gigante buono delle fiabe più classiche. Si, perchè la trama è tra le più tradizionali ed è priva di particolari pretese. Mimmo, uomo solo e tenebroso, si invaghisce di una giovane donna, la salva da una situazione sgradevole e si sacrifica per lei.
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Ecco il perfetto esempio di un film che appare far leva unicamente sulla bravura degli attori e la qualità della recitazione. Un sempre bravo Pierfrancesco Favino impersona un protagonista della vita di tutti giorni, il brav'uomo che noi tutti conosciamo nella reale quotidianeità e verso il quale non possiamo che provare simpatia per la sua vita di sacrifici e per il suo carattere pacioso ma burbero. Il gigante buono delle fiabe più classiche. Si, perchè la trama è tra le più tradizionali ed è priva di particolari pretese. Mimmo, uomo solo e tenebroso, si invaghisce di una giovane donna, la salva da una situazione sgradevole e si sacrifica per lei. La semplicità della trama non costituisce di per se un difetto laddove le accorre in soccorso una sceneggiatura ben costruita che definisce e descrive accuratamente il retroterra dei personaggi e le situazioni in cui si trovano. Questo sfortunatamente non è il caso del film in questione in cui possiamo individuare proprio nella sceneggiatura il suo più grande punto debole. L'impressione che si prova da spettatori è quella di un iniziale senso di disagio causato da una eccessiva mancanza di informazioni basilari che possano aiutare ad immedesimarsi nella situazione in cui si svolgono i fatti. Mancanza cui gradualmente ci si abitua, convincendosi probabilmente che quel che riguarda la vita del protagonista e della sua famiglia, semplicemente, non ci è dato sapere. O persino non è utile ai fini della trama. Salvo poi giungere ai minuti finali in cui un dialogo rivelatorio tra il protagonista e il suo misterioso zio/boss malavitoso viene richiesto allo spettatore, ormai immedesimato nella storia attuale e quindi allontanato da ogni pensiero a quanto accaduto in un ipotetico antefatto, di tornare ad occuparsi alle domande primordiali e forse ormai poco rilevanti di inizio film. Chi è Mimmo? Che vita ha condotto fino ad ora? Che ruolo ha la sua famiglia? Quanto è radicato il loro losco giro d'affari a Roma? Il rischio è quello di non riuscire in fin dei conti a darsi tutte le risposte e di finire con l'archiviare tutti i dubbi con un "mah". Parrebbe che il film sia costruito affinchè passi forzatamente per determinati checkpoint fondamentali: occorre qualcosa che faccia invaghire Mimmo alla ragazza e quindi è chiamato a farle fa da autista, occorre qualcosa che faccia interessare la ragazza a Mimmo e quindi Mimmo la salva da una brutta situazione, occorre che lei ricambi il gesto di amore e così Mimmo viene ferito (durante una sequenza forzata, dubbia, dove la regia si districa anche in qualche leziosismo privo d'utilità e culmina in una trovata degna dei peggiori film americani contemporanei) e la ragazza gli fa da infermiera. Infine occorre che la Bestia si sacrifichi per la Bella ed il finale non è certo originale.
Per il mio personale giudizio non posso ritenere quello di una cattiva sceneggiatura un difetto da poco conto. Ritengo infatti che ormai quasi tutte le produzioni siano in grado di creare buoni prodotti in tema di fotografia, regia e recitazione. Al contrario, il soggetto viene ormai troppo spesso trascurato.
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maurizio meres
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domenica 21 settembre 2014
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quando la coscienza dice basta
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Film strutturalmente interessante ,primi piani di altissimo livello profondi espressivi,riprese in movimento perfette,atmosfera grigia cupa che rispecchia il copione del film,bravissimi gli attori con un Favino ormai attore a 360 gradi ,peccato la sceneggiatura spenta senza un filo conduttore ma soltanto una vetrina dei bassifondi di una criminalità disorganizzata e crudele un po' vecchia maniera ma ancora di altissima attualità ,lo spunto sarebbe stato
interessante,la ribellione della coscienza di un uomo che si rifiuta di essere quello che è ,ma sentimenti come l'amore,rimpianti voglia di voler bene sono stati appena sfiorati,peccato.
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melvin ii
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domenica 21 settembre 2014
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film corale,ma privo di coordinamento
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Il biglietto d’acquistare per “Senza Nessuna Pietà” è: 3)Di pomeriggio
“Senza Nessuna Pietà” è un film del 2014 scritto e diretto da Michele Alhaique. Prodotto da Per Francesco Favino. . Con Pierfrancesco Favino, Greta Scarano, Claudio Gioé, Renato Marchetti, Iris Peynado, Adriano Giannini, Ninetto Davoli.
La vita è un costante bivio. Ogni giorno sei chiamato a fare delle scelte. Non ricordo dove l’ho letto ma la frase mi colpì molto”Attento a non fare mai arrabbiare una persona buona, la sua cattiveria sarà senza limiti”.
Spesso ci lamentiamo che il cinema italiano sia ridotto a fare commedie volgari, natalizie e banali.
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Il biglietto d’acquistare per “Senza Nessuna Pietà” è: 3)Di pomeriggio
“Senza Nessuna Pietà” è un film del 2014 scritto e diretto da Michele Alhaique. Prodotto da Per Francesco Favino. . Con Pierfrancesco Favino, Greta Scarano, Claudio Gioé, Renato Marchetti, Iris Peynado, Adriano Giannini, Ninetto Davoli.
La vita è un costante bivio. Ogni giorno sei chiamato a fare delle scelte. Non ricordo dove l’ho letto ma la frase mi colpì molto”Attento a non fare mai arrabbiare una persona buona, la sua cattiveria sarà senza limiti”.
Spesso ci lamentiamo che il cinema italiano sia ridotto a fare commedie volgari, natalizie e banali.
Le sceneggiature sembrano fatte con lo stampino, la creatività sembra essersi persa nella selva oscura.
L’esordio in un lungometraggio di Alhaique ha sicuramente il merito di gettare un sasso nello stagno e tenta di muovere l’acqua stagnante.
La critica ha definito questo film un noir all’italiana. Personalmente non sono d’accordo.
Dopo pochi minuti di visione, nella mia mente ho immaginato il cartone“La Bella e la Bestia” ambientato a Roma, quello si in salsa noir.
La “Bestia” è Mimmo(Favino), uomo taciturno, burbero, malinconico, ufficialmente muratore, ma di fatto l’uomo di fiducia di zio Santili(Davoli), vecchio “cravattaro” per recuperare i crediti in qualsiasi modo dai clienti.
Lo spettatore sa poco di Mimmo, la sua vita scorre tra il cantiere e l’opera di riscossione eseguita insieme all’amico maniaco sessuale Roscio(Gioè).
Mimmo sembra a disagio nella sua seconda vita, eppure non protesta mai, obbedisce agli ordini,anche a quelli più sgradevoli del cugino playboy e soprattutto manesco Manuel (Giannini).
L’equilibrio muta, quando Mimmo conosce la sua “Bella”, Tania(Scarano), una sorta di Lolita della Cociaria.
Mimmo ha il compito di portare Tania a casa di Manuel per un festino, ma il nostro protagonista si rifiuta e reagisce.
Picchia selvaggiamente il cugino e scappa con la ragazza. Vi aspettereste una fuga a perdi fiato per fuggire ai sicari del furente zio, ma non è cosi. Mimmo e Tania trovano rifugio da Pilar(Peynado), la colf del primo.
Vivono così la loro breve, intensa e casta storia d’amore con lo sfondo del litorale romano.
La forza del film è sicuramente nel cast. Tutti talentuosi e adeguati al compito.
Favino recita con il corpo, con gli occhi, e con i suoi silenzi. Il suo Mimmo commuove, coinvolge il pubblico nonostante un passato misterioso, immaginando quanto lo abbiamo condizionato.
Favino dimostra come un vero Attore, possa incidere e colpire anche con la pancia e con la barba lunga.
Greta Scarano è cresciuta molto artisticamente dai suoi esordi in un “Posto al Sole”.Ha acquistato esperienza e sicurezza con la fiction “Squadra Antimafia”, dimostrando con il personaggio di Tania, di poter ambire a ruoli diversi e complessi.
Scarano riesce con abilità e bravura nello stesso tempo Lolita una ragazza bisognosa d’affetto, coniugando seduzione, bellezza e dolcezza.
La coppia Favino-Scarano è azzeccata, piace e rende bene l’idea di come gli “opposti possano attrarsi”.
Claudio Gioè conferma la sua versatilità artistica e trasformismo. Riesce a dare ai suoi personaggi “negativi”, un’ anima e uno spessore non indifferente.
Incisivi e meritevoli di un plauso anche Adriano Giannini e Ninetto Davoli nei rispettivi ruoli.
Con il mio amico Guido Vitiello abbiamo spesso discusso su quanto sia necessario che il lettore sappia di una storia in un romanzo, per lui non è sempre necessario raccontare tutto, lasciando spazio alla fantasia .Ebbene una delle criticità di questo film è proprio nella sceneggiatura che nel tentativo di raccontare il minimo indispensabile, finisce per non creare i collegamenti necessari tra i vari personaggi. Non esiste un filo rosso che li unisce, ci sono troppi vuoti e la struttura narrativa ne risente .Lo spettatore può immaginare, il mistero piace, ma anche i più bei noir hanno bisogno di un soggetto definito.
La regia è nel complesso di buona qualità, anche se ha uno stile più televisivo e non riesce a mantenere un ritmo costante per tutto il film. Bravo nell’esaltare le qualità dei singoli attori, ma mostra qualche limite a farne squadra per far compiere al film il salto qualità decisivo.
Il finale cupo e drammatico è coerente con la storia, riesce a trasmettere pathos ed emozione allo spettatore che non potrà non dire alla fine che non sempre le favole hanno un lieto fine.
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