no_data
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venerdì 23 gennaio 2015
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una verità troppo a lungo censurata.
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Interessante l'espediente tecnico ripreso da "Tre ipotesi sulla morte dell'anarchico Pino Pinelli" che garantisce a nessuno il ruolo di reale protagonista. Taglia i costi a causa del budget evidentemente ridotto, modificando all'occorrenza la scenografia, riducendo la finzione. Riporta gli sguardi sulla realtà, non è un'inchiesta, ma una delle molteplici verità riconducibili alle infinite versioni della "trattativa". Immediato, ironico in maniera intelligente, commovente.
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marvin85
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sabato 17 gennaio 2015
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da vedere
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Comincio dicendo che non ritengo che sia il miglior film fatto da Sabina Guzzanti. In questo senso a mio parere il miglior lavoro della regista è Draquila che nel suo genere è un vero capolavoro. La Trattativa però è un film di qualità su vari punti di vista. La narrazione è molto bella ed è particolare il modo in cui la Guzzanti decide di narrare la storia con un mix che spazia dal cinema al teatro dando un allo spettatore un piacevole senso visivo. Indovinata la leggera dose di ironia presente nel film e molto chiara è la spiegazione di tutta la vicenda grazie ai numerosi Flashback che sono inseriti nel modo giusto e che danno il senso alla vicenda.
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Comincio dicendo che non ritengo che sia il miglior film fatto da Sabina Guzzanti. In questo senso a mio parere il miglior lavoro della regista è Draquila che nel suo genere è un vero capolavoro. La Trattativa però è un film di qualità su vari punti di vista. La narrazione è molto bella ed è particolare il modo in cui la Guzzanti decide di narrare la storia con un mix che spazia dal cinema al teatro dando un allo spettatore un piacevole senso visivo. Indovinata la leggera dose di ironia presente nel film e molto chiara è la spiegazione di tutta la vicenda grazie ai numerosi Flashback che sono inseriti nel modo giusto e che danno il senso alla vicenda. Un film molto bello, indovinato e che consiglio vivamente a chi vuol ricevere un minimo di chiarezza su questo tema. Sabina Guzzanti nella sua dimensione di regista di film/documentari è davvero molto brava. Da vedere!
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mattiabertaina
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giovedì 16 ottobre 2014
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quando lo stato scese a patti (?)
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La Guzzanti è tornata dietro la macchina da presa, facendo quello che le riesce meglio: puntare una luce sui lati oscuri di questa Italia. E lo fa col suo solito piglio, ammiccante, coinvolgente, documentato. “La trattativa”, presentato nella sezione “Fuori concorso” all’ultima Mostra del Cinema di Venezia con un’inevitabile ridda di polemiche, porta sullo schermo la presunta trattativa tra Stato e mafia nel periodo immediatamente successivo alla stagione delle bombe (da Capaci a Milano, da Firenze alla mancata strage dell’Olimpico).
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La Guzzanti è tornata dietro la macchina da presa, facendo quello che le riesce meglio: puntare una luce sui lati oscuri di questa Italia. E lo fa col suo solito piglio, ammiccante, coinvolgente, documentato. “La trattativa”, presentato nella sezione “Fuori concorso” all’ultima Mostra del Cinema di Venezia con un’inevitabile ridda di polemiche, porta sullo schermo la presunta trattativa tra Stato e mafia nel periodo immediatamente successivo alla stagione delle bombe (da Capaci a Milano, da Firenze alla mancata strage dell’Olimpico). La tesi è quella arcinota riportata da tutti i giornali e trattata dai processi seguiti alle dichiarazioni-shock del pentito Massimo Ciancimino; la Guzzanti ha deciso di girare “La trattativa” prendendosi più di un rischio; se i suoi lavori sono normalmente catalogabili come docu-fiction, questa nuova pellicola si pone in una zona di confine, a cavallo tra cinema e televisione, tra teatro e diario. La regista strania lo spettatore da subito, parlando in camera e mostrando la messinscena: lo spettatore vede il teatro di posa e immediatamente comprende che i personaggi che interpretano magistrati, giornalisti, comandanti di polizia sono persone di “spettacolo”, attori, teatranti. Il cinema è fatto di questo ma la Guzzanti decide di “metterlo in chiaro” e renderlo palese, scatenando una serie di domande sul significato di ciò che si vedrà di lì a poco, ma anche sul significato complessivo del suo lavoro. Un lavoro di raccolta immane: interviste, documentari, stralci di telegiornali dell’epoca, testimonianze. Sullo schermo si muovono i grandi protagonisti della vicenda riportata: oltre al già citato Ciancimino, ci sono mafiosi e politici di spicco, da Mangano a Mutolo, da Dell’Utri a Scalfaro; un linea temporale che va dall’inizio degli anni ’90 fino alla scesa in campo di Silvio Berlusconi (interpretato dalla stessa Guzzanti). Un film che però, si veda il background dell’autrice, si veda lo stile icastico ma che mai dà la sensazione di essere realmente neutrale, divide il pubblico tra chi si ha un certo pensiero sulla questione e chi invece non la pensa come la cineasta, rimanendo una pellicola di confine che scava nel passato ma che spesso dalla denuncia passa all’intrattenimento con un turbinio di nozioni ed informazioni che possono spiazzare lo spettatore; una sorta di concentrato a volte un po’ scolastico o didattico. Più ritmato e coinvolgente nella prima parte; più compassato nella seconda. Questo non toglie che “La trattativa” sia, ad ogni modo, un prodotto di qualità, ben strutturato, della quale si consiglia la visione.
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lorenzo.d10
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martedì 14 ottobre 2014
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politiche italiane, un film della consapevolezza
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Un film caotico e vivace nella forma, ma dalla chiara esposizione degli avvenimenti che descrivono lo sviluppo di attentati, richieste ed accordi.
Risponde all'esigenza di informare gli italiani su quanto si tende ad ignorare riguardo gli odierni processi, che non riguardano solo gli interessati di stragi o morti per mafia.
Ripercorrendo la semina di quegli anni, lo svolgersi di indagini, mancati blitz, testimoni condannati a morte (dallo Stato tanto quanto dalla mafia), confessioni, manovre politiche e quanto altro è stato messo insieme da fonti ufficiali, che non molto lasciano alla fiction, si risalgono i rovi che avviluppano l'odierna attività politica.
Le varie forme, attraverso cui passa il film, possono far storcere il naso alla critica, ma sono servite per rendere stimolante un film che non voleva scadere nel documentario come nella spettacolarizzazione di un fenomeno che in Italia ricade impercettibilmente nella quotidianitá, dai grandi interessi delle infrastrutture, come nei disagi dei piccoli negozianti nel dover competere con attivitá gonfiate frutto del riciclaggio.
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Un film caotico e vivace nella forma, ma dalla chiara esposizione degli avvenimenti che descrivono lo sviluppo di attentati, richieste ed accordi.
Risponde all'esigenza di informare gli italiani su quanto si tende ad ignorare riguardo gli odierni processi, che non riguardano solo gli interessati di stragi o morti per mafia.
Ripercorrendo la semina di quegli anni, lo svolgersi di indagini, mancati blitz, testimoni condannati a morte (dallo Stato tanto quanto dalla mafia), confessioni, manovre politiche e quanto altro è stato messo insieme da fonti ufficiali, che non molto lasciano alla fiction, si risalgono i rovi che avviluppano l'odierna attività politica.
Le varie forme, attraverso cui passa il film, possono far storcere il naso alla critica, ma sono servite per rendere stimolante un film che non voleva scadere nel documentario come nella spettacolarizzazione di un fenomeno che in Italia ricade impercettibilmente nella quotidianitá, dai grandi interessi delle infrastrutture, come nei disagi dei piccoli negozianti nel dover competere con attivitá gonfiate frutto del riciclaggio... gli esempi sono infiniti, a partire dalla pizzeria con la mozzarella di bufala, sino ad arrivare all'expo, si ripercorre quella che è una modalità della politica intimamente legata alla mentalitá ed al fallimento dell'Italia. La trattativa non è un processo solo, ma un cancro, un fenomeno lungo generazioni che ha infettato la mentalità Italiana e che da decenni ne ostacola potere e bellezza.
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piuma3
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giovedì 9 ottobre 2014
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da vedere
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Da vedere e far vedere soprattutto ai ragazzi, che non hanno vissuto fatti, speranze e delusioni di quegli anni per capire il presente. Film che permette di conoscere fatti altrimenti faticosi da sapere perché narrati solo in letture non facili. La narrazione nel film è chiara precisa, alleggerita ma non analizzata della tipica ironia e satira della Guanti.
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steve1982
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martedì 7 ottobre 2014
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un docufilm che ci fa aprire gli occhi...
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Casomai qualcuno avesse ancora dei dubbi su come hanno funzionato le cose in Italia fino adesso,si guardi questo film documentario,fa chiarezza e mette luce su tanti punti interrogativi da 20 anni a questa parte e anche di più...problema è che le cose non sono mai migliorate,anzi...
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flaviomarco
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lunedì 6 ottobre 2014
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l'intelligenza della memoria
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L'impianto del film è su tre piani.
L'utilizzo estremamente parco di documenti filmati originali li rende estremamente efficaci, come fossero frustate di realtà in faccia al pubblico.
La dimensione teatrale mantiene due livelli ulteriori: dentro e fuori dalla rappresentazione. In questo modo sono possibili continui flashback nel passato, con l'espediente geniale di inquadrare un "post-it" sulla scena che specifica l'anno in cui si è svolta, ma la narrazione non ne risente anzi diventa più unitaria. Poi ci sono gli stacchi al di fuori della rappresentazione, in cui si vedono gli attori che si preparano, montano o smontano le scene, si mettono d'accordo su chi fa il tale personaggio e magari danno ulteriori indicazioni a noi, del pubblico, sulla funzione dei diversi ruoli rappresentati.
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L'impianto del film è su tre piani.
L'utilizzo estremamente parco di documenti filmati originali li rende estremamente efficaci, come fossero frustate di realtà in faccia al pubblico.
La dimensione teatrale mantiene due livelli ulteriori: dentro e fuori dalla rappresentazione. In questo modo sono possibili continui flashback nel passato, con l'espediente geniale di inquadrare un "post-it" sulla scena che specifica l'anno in cui si è svolta, ma la narrazione non ne risente anzi diventa più unitaria. Poi ci sono gli stacchi al di fuori della rappresentazione, in cui si vedono gli attori che si preparano, montano o smontano le scene, si mettono d'accordo su chi fa il tale personaggio e magari danno ulteriori indicazioni a noi, del pubblico, sulla funzione dei diversi ruoli rappresentati. Questi momenti generano un nuovo punto di osservazione, esterno, contemporaneo, che riesce a rompere la cappa emotiva tragica e fatalista che potrebbe avvolgere il pubblico, riattivando il pensiero. Non per caso Sabina Guzzanti dichiara che “è un film di smisurato ottimismo”. Ricerca metodica della verità e dei fili conduttori che però sa uscire da sé ed evitare il collasso emotivo, utilizzando in qualche punto un'allusione ironica che però rimane in embrione, in attesa di trasformarsi in nuovo pensiero critico. Attori che rivestono e poi svestono più parti e più panni, consapevolmente di far parte di una narrazione da cui chi ascolta deve poter prendere, a un certo punto, una distanza critica per avere la forza di rielaborare tutto il materiale, abbondante, riunito. E ciò paradossalmente conferisce unità al film e permette anche al pubblico di percepire la possibilità di essere parte attiva e parte in causa: di essere cioè totalmente, perennemente coinvolti. Ha ragione chi sostiene che andrebbe proiettato nelle scuole, perché ha un linguaggio semplice che regge il peso della complessità che porta sulle spalle.
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alessioneri
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lunedì 6 ottobre 2014
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grazie sabina.....
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si, grazie Sabina....perchè con questo tuo nuovo film rammenti agli italiani il motivo principale di come questo nostro Paese sia diventato così invivibile e gli italiani così arrendevoli. Per chi conosce il grande lavoro svolto dalla Guzzanti di questi ultimi 10 anni questo film non dirà molto di nuovo, secondo me LA TRATTATIVA è rivolto a chi vuole provare a destarsi dal coma italico di cui soffre da anni una buona parte della popolazione. in una situazione tanto grave tutti noi abbiamo il DOVERE di fare qualcosa, La Guzzanti a modo suo sta contribuendo a rendere l'Italia migliore. grazie Sabina continua così.
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no_data
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lunedì 6 ottobre 2014
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da vedere assolutamente
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Film da vedere assolutamente.
Dal punto di vista cinematocrafico in senso stretto (fotografica, ritmo, scene etcc...) non è un film da 5 stelle, è godibile ma non è un capolavoro.
Credo che però sia un film assolutamente da vedere se lo considera un docu-film, anche perchè è l'unico film in Italia che cerca di porsi dei dubbi su zone grigia della storia italiana.
Il film mette insieme una serie di fatti che viste tutte insieme fanno pensare e riflettere.
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wolfmaster
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lunedì 6 ottobre 2014
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complimenti alla guzzanti!!
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Realmente un capolavoro, per temi trattati, ma anche per una regia che combacia un mix di teatro e fiction.
Appassionante anche per la bravura degli attori che ti fanno rivivere gli avvenimenti più oscuri italiani.
Sicuramente il miglior film della Guzzanti.
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