Il Maestro è tornato. E' tornato nella maniera più difficile poiché il genere ed il tema scelti lo hanno costretto a confrontarsi con colossi della cinematografia mondiale. I suoi colossi della fantascienza. E l'attesa era notevole, tanto che nella sala cinematografica dove ho gustato il film, ho incrociato soprattutto occhi e volti di chi nel 1979 doveva avere dai 20 ai 30 anni. E' tornato in grandissimo stile, con lo stile che da sempre lo distingue da qualunque altro film maker.
L'obiettivo di prequel è centrato riuscendo a fine film a riportare impeccabilmente lo spettatore al 1979, nella grotta dell'astronave. Ha voluto però creare una netta differenza con Alien, giustissima, che desse dignità ed autonomia al suo Prometheus: il tocco di spiritualità, misticismo, fede o come vogliamo chiamarlo, in grado di legare inconsciamente lo spettatore allo schermo nel tentativo di vedere risolti i suoi dubbi ancestrali. Proprio questo aspetto rende il film non una fantascienza horror come Alien, ma una fantascienza ragionata, raffinata su cui riflettere e prendere spunti. La grandezza del film sta proprio in questa spinta verso pensieri sublimi. E, forse posso sbagliarmi, solo pochissimi altri film di fantascienza hanno tentato di raggiungere un tale obiettivo (mi riferisco a 2001).
Certo è difficile trattare nella maniera più corretta ed esaustiva tali argomenti e nessuno potrà dirsi mai soddisfatto in pieno da quanto proposto. Poiché il film si carica di soggettività oltre che della semplice oggettività del raccontato di cui si caratterizzano la maggior parte dei film di fantascienza.
Difficile fare un capolavoro da tali sontuosi presupposti, ma il grande Ridley Scott vi si è avvicinato molto...e forse potrebbe esservi qualcos'altro da dire, visto il finale. Grandissimo lavoro, non perdetelo.
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