nicoladp
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venerdì 21 gennaio 2011
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grande lavoro
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Un ottimo Kim Rossi Stuart e Filippo Timi e un ottimo per la regia.
Ottimo filmato italiano.
Bravissimi
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g_andrini
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venerdì 21 gennaio 2011
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non male!
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Premetto che molte scene del film sono state girate nella mia città, Lodi. Ho anche conosciuto il fratello di Placido, Gerardo, quando lavoravo a Radio Lodi. Il film in sé è ottimo, con un fondo di ironia ben comunicato. 2 ore di film sono passate velocemente, con un piccolo intervallo. Gli attori hanno mostrato maturità espressiva, di ottimo valore. Questo è il film italiano che voglio, con una buona sceneggiatura ed una intelligente realizzazione.
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paolo p.
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venerdì 21 gennaio 2011
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unico vero blockbuster italiano.
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Io l'ho visto a venezia, un ottimo prodotto, vedere per credere.
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salvo
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giovedì 20 gennaio 2011
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bellissimo film
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E' un film molto coraggioso e coinvolgente che si muove fra cronaca e storia delineando un ritratto a forti tinte di un personaggio scomodo e inquietante dalla personalità nevrotica e megalomane, un personaggio malato di narcisismo per i suoi compiacimenti e per l'assoluto disprezzo del pericolo. Placido è stato bravissimo nel muoversi in un terreno minato e scegliendo la via dell'obiettività.Tutti gli interpreti sono stati bravissimi,a cominciare da Kim Rossi Stuart. Particolare e molto centrata è stata l'interpretazione del giovane Francesco Scianna, che ancora una volta rivela le sue qualità interpretative nel ricoprire il ruolo del bandito Francis Turatello. Secondo me farà molta strada e come giustamente ha affermato il critico Anselma Delloglio, sarà il Richard Gere del cinema italiano.
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E' un film molto coraggioso e coinvolgente che si muove fra cronaca e storia delineando un ritratto a forti tinte di un personaggio scomodo e inquietante dalla personalità nevrotica e megalomane, un personaggio malato di narcisismo per i suoi compiacimenti e per l'assoluto disprezzo del pericolo. Placido è stato bravissimo nel muoversi in un terreno minato e scegliendo la via dell'obiettività.Tutti gli interpreti sono stati bravissimi,a cominciare da Kim Rossi Stuart. Particolare e molto centrata è stata l'interpretazione del giovane Francesco Scianna, che ancora una volta rivela le sue qualità interpretative nel ricoprire il ruolo del bandito Francis Turatello. Secondo me farà molta strada e come giustamente ha affermato il critico Anselma Delloglio, sarà il Richard Gere del cinema italiano. Complimenti a Michele Placido che ci regala tante emozioni!
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marezia
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giovedì 20 gennaio 2011
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niffenegger, (versione corretta)
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leggo bene: "Il regista campano continua..."; campano? E' di Ascoli Satriano, carissimo, e sai dov'è? Da Wikipedia: Ascoli Satriano è un comune italiano di 6.383 abitanti della provincia di Foggia. Come lo conosci bene! TUTTO IL MONDO SA CHE E' PUGLIESE, solo tu no? Chissà quanti altri ORRORI potrei scovare leggendo la tua recensione ma siccome credo al proverbio: "il buongiorno si vede dal mattino", evito.
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niffenegger
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giovedì 20 gennaio 2011
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il bel e santo renè
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Il poliziotto a cui piacciono i criminali, Michele Placido. Il regista campano continua sia con il suo periodo criminale e sia con una lettura della storia italiana personale. Dopo il 68 de Il grande sogno, la banda della magliana di Romanzo Criminale e il banchiere Sindona di Un borghese piccolo, ora tocca a il bel Renè, Renato Vallanzasca.
Il film segue le vicende dai primi anni 70, quando con la banda della comasina faceva tremare tutta Milano, fino all'ultima incredibile e rocambolesca evasione sul battello per la Sardegna. In mezzo la faida con Francis Turatello, il matrimonio in carcere, le 3 evasioni, le rapine in mezza italia, anche un pò d'infanzia con un riuscito flashback del suo primo reato, la liberazione di animali da uno zoo.
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Il poliziotto a cui piacciono i criminali, Michele Placido. Il regista campano continua sia con il suo periodo criminale e sia con una lettura della storia italiana personale. Dopo il 68 de Il grande sogno, la banda della magliana di Romanzo Criminale e il banchiere Sindona di Un borghese piccolo, ora tocca a il bel Renè, Renato Vallanzasca.
Il film segue le vicende dai primi anni 70, quando con la banda della comasina faceva tremare tutta Milano, fino all'ultima incredibile e rocambolesca evasione sul battello per la Sardegna. In mezzo la faida con Francis Turatello, il matrimonio in carcere, le 3 evasioni, le rapine in mezza italia, anche un pò d'infanzia con un riuscito flashback del suo primo reato, la liberazione di animali da uno zoo. Tratto dall'autobiografia di Vallanzasca, il film risente di una certa faziosità, arrivando a mitizzare o quasi santificare un criminale così tanto cinematografico. Caratteristica che si è attirata tutte le critiche possibile, non ultima quella del presidente della polizia di stato che con dei suoi uomini sta picchettando con volantini i più grandi cinema d'Italia.
Ma Pladico se ne beffa, fà un ottimo lavoro di trasposizione, anche se il vero Vallanzasca non ne è convintissimo, e anzi tira fuori una sparata degna delle sue, "Almeno Vallanzasca è in prigione e paga per i suoi reati, altro che i politici di oggi". Ecco.
Dal punto di vista cinematografico è un ottimo lavoro. Buona regia, buon montaggio, colonna sonora dei Negroamaro sempre discreta, in tutti i sensi, e buon ritmo con sparatorie davvero ben coreografate. C'è da dire che Vallanzasca è un soggetto troppo buono per il cinema, un vero animale da palcoscenico con la frase sempre pronta. Era quindi difficile sbagliare o fare un film fiacco, come è invece il Nemico pubblico Mesrine fatto dai cugini d'oltralpe. Ecco, Placido riesce dove loro falliscono aldilà del protagonista, perchè ha già la mano allenata dopo il buon Romanzo criminale.
Se il film è però così tanto riuscito grande merito va a Kim Rossi Stuart che è fenomenale nel suo accento milanese da bauscia. Una delle sue migliori prestazioni, se non la migliore. Si sente addosso benissimo il personaggio e si vede. Ma anche gli altri non sono da meno. Scianna perfetto anche fisicamente, sembra uscito ieri dagli anni 70, con capello cotonato e baffetto. La Solarino brava e il solito Timi, istrionico più che mai, riesce a fare un personaggio lontano dalle sue corde e non troppo ben caratterizzato (il solito tossico che tradisce la banda e però piange e soffre), che sà di già visto. Ma Filippo è così bravo che ce ne dimentichiamo.
Insomma un ottimo film da vedere, ma con occhio molto critico.
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irene80
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giovedì 20 gennaio 2011
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brutto e noioso
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Una occasione sprecata. Placido romanza tutto, ammorbidisce tutto e cosi le gesta di un orrendo criminale diventano quasi quelle di un eroe televisivo. Atmosfere da fiction e noia in agguato. Se solo avessimo piu coraggio e rabbia nel trattare questi temi. ...
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volevosolodiventare
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giovedì 20 gennaio 2011
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i cattivi ragazzi piacciono. e questo si sa.
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Vallanzasca è un ottimo film e, pensate un po', è italiano!
La storia è quella di Renato Vallanzasca, il bandito gentiluomo, il delinquente diventato caso mediatico ante-litteram, debito precursore di 15 anni di plastici di Bruno Vespa. Kim Rossi Stuart regala un’interpretazione meravigliosa, manifestandosi in tutta l’emaciata bellezza del suo personaggio. Una performance tridimensionale, matura, consapevole e irriducibilmente elegante. Significativa abbastanza per essere ricordata e talmente convincente da far scorrere i 123 minuti di pellicola senza rallentamenti, senza noia. Vallanzasca è un ladro, un assassino, un criminale ed è pure un personaggio irresistibile e magnetico, con i capelli scomposti, le rughe che incorniciano il sorriso ingiallito, lo sguardo di ghiaccio capace di surriscaldare gli spiriti delle casalinghe di mezza Italia.
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Vallanzasca è un ottimo film e, pensate un po', è italiano!
La storia è quella di Renato Vallanzasca, il bandito gentiluomo, il delinquente diventato caso mediatico ante-litteram, debito precursore di 15 anni di plastici di Bruno Vespa. Kim Rossi Stuart regala un’interpretazione meravigliosa, manifestandosi in tutta l’emaciata bellezza del suo personaggio. Una performance tridimensionale, matura, consapevole e irriducibilmente elegante. Significativa abbastanza per essere ricordata e talmente convincente da far scorrere i 123 minuti di pellicola senza rallentamenti, senza noia. Vallanzasca è un ladro, un assassino, un criminale ed è pure un personaggio irresistibile e magnetico, con i capelli scomposti, le rughe che incorniciano il sorriso ingiallito, lo sguardo di ghiaccio capace di surriscaldare gli spiriti delle casalinghe di mezza Italia.
Ed ecco che sì, si crea tra spettatore e personaggio un legame empatico, ben più forte della frugale simpatia, che travalica i confini del film e resta impresso sulla pelle per diverse ore, dopo la visione.
La regia non commette peccati, nemmeno quello di scivolare in morbosità claustro-sessuali – alle cui lusinghe sarebbe pur stato semplice cedere.
La colonna sonora è perfettamente votata al fine di integrarsi con gli eventi, di esaltarne la forza, la violenza, l’inevitabilità affascinante e decadente. La voce di Giuliano (ne ignoro il cognome) non si sente mai – se non nei titoli di coda – e quindi non fa nemmeno specie che si tratti dei Negramaro. Sia chiaro, Vallanzasca è un film sartorialmente costruito su un personaggio maledettamente ruffiano, capace di far ridere – letteralmente – il pubblico in sala, capace di ammaliare con una lucidità border line, in bilico costante tra il bene e il male.
Personalmente ho adorato la scelta di raccontare senza condannare, di penetrare i meandri di un’umanità meno oscura e meno fredda di quanto il trailer lasci presagire. Mi è piaciuto indagare quei coni d’ombra che soltanto nella finzione narrativa ci è dato esplorare così da vicino, romanzando le vicende storiche, trasformando l’uomo reale in personaggio, con tutte le licenze che l’arte ha diritto di prendersi.
Ci tengo a dirlo, in risposta alle innumerevoli polemiche che hanno accompagnato il lancio di questo titolo.
Ci tengo a dirlo perché un narratore deve poter disegnare liberamente i contorni dei propri personaggi, traendo ispirazione da ciò che più lo aggrada. Ci tengo a dirlo perché un narratore che riesca a farci piacere un personaggio “negativo”, raccoglie una sfida e lo fa con coraggio senza garanzia di vittoria o sconfitta. Un narratore che scelga, poi, di riesumare pezzi di una storia recente, raccontando la nostra vituperata Italietta da angolazioni che potrebbero altrimenti restarci ignote, attraverso storie che mai nessuno racconterà in contesti “ufficiali”, merita per me ancora più rispetto.
Ci tengo a dirlo perché un film è un film e se il pubblico non capisce la differenza tra film e documentario, è un problema di ignoranza, non di regia e, francamente, non mi andrebbe, per l’ignoranza altrui, di rinunciare a tutto il cinema che ci ha fatti innamorare di mafiosi, derelitti, violenti, cannibali, assassini seriali, tossicodipendenti e individui sessualmente discutibili…che a pensarci, almeno uno dei cult preferiti di chiunque ha almeno, e dico almeno, una delle succitate categorie come protagonista.
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sincity
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mercoledì 19 gennaio 2011
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ottimo kim!
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Dopo" Romanzo Criminale", Placido torna a dirigere un film Gangster-Biografico,e lo fa in maniere più che discreta, ma la vera chicca del film è l'interpretazione degli attori, in particolare quella di Kim Rossi Stuart (Vallanzasca) e Francesco Scianna (Turatello).
La sceneggiatura (resa in forma perfetta anche da Rossi Stuart) convince, e viene arricchita dalle numerose "frasi d'impatto" che vengono dette dai personaggi durante lo svolgimento del film, una fra tante:-Io non sono cattivo, ho soltanto il lato oscuro un po' pronunciato- detta proprio da Renato Vallanzasca (Stuart), in questa frase credo si possa assolutamente racchiudere la personalità del "Criminale Gentiluomo" che è Vallanzasca, o per lo meno, dell'immagine che Placido ci ha voluto dare di chi ha messo in ginocchio Milano in quelli che furono gli anni '70 e gli anni '80.
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Dopo" Romanzo Criminale", Placido torna a dirigere un film Gangster-Biografico,e lo fa in maniere più che discreta, ma la vera chicca del film è l'interpretazione degli attori, in particolare quella di Kim Rossi Stuart (Vallanzasca) e Francesco Scianna (Turatello).
La sceneggiatura (resa in forma perfetta anche da Rossi Stuart) convince, e viene arricchita dalle numerose "frasi d'impatto" che vengono dette dai personaggi durante lo svolgimento del film, una fra tante:-Io non sono cattivo, ho soltanto il lato oscuro un po' pronunciato- detta proprio da Renato Vallanzasca (Stuart), in questa frase credo si possa assolutamente racchiudere la personalità del "Criminale Gentiluomo" che è Vallanzasca, o per lo meno, dell'immagine che Placido ci ha voluto dare di chi ha messo in ginocchio Milano in quelli che furono gli anni '70 e gli anni '80.
Un'altra delle altre cose del film meritevole di lode, è la pronuncia perfetta del Milanese da parte di Rossi Stuart, che non oso immaginare quanto avrà studiato per arrivare a ciò, mentre Francesco Scianna è davvero come il vino, "più invecchia è più diventa buono", e se vogliamo dirla tutta, anche a livello d'importanza criminale è cresciuto parecchio, infatti solo tre anni fa' interpretava il ruolo di Bagarella nella fiction andata in onda su canale 5 "Il capo dei capi", ora invece interpreta un personaggio di gran lunga di maggior rilievo.
Vorrei, ora, invece concentrarmi sulla regia di Placido: essa di certo non è come quella di "Romanzo criminale" infatti, (soprattutto in alcune scene in cui non compare Vallanzasca) mostra alcuni errori piuttosto evidenti, e ciò fa perdere al film un sapore ancora più bello che lo avrebbe potuto rendere un capolavoro.
Uscito dalla sala, l'ultima domanda che resta è: Placido è ancora quello di prima, oppure sta cominciando a perdere qualche colpo? . . .
P.s= Nonostante non sia quì per giudicare i moralisti e i moralizzatori, ma, infine una critica deve andare per forza a chi ha influenzato gli spettatori con le proprie critiche(corrette??) che hanno parlato di un film che promuoveva la violenza e Vallanzasca stesso...in realtà il film promuove (solo e soltanto) il grande cinema ITALIANO!
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volevosolodiventare
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mercoledì 19 gennaio 2011
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un film maledettamente ruffiano. e bello.
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Probabilmente dipende dal fatto che le mie ultime avventure cinematografiche si sono rivelate deludenti, senza mezzi termini. Probabilmente anche dal fatto che le produzioni italiane sono - troppo spesso, ahinoi - poca roba, capaci di suscitare impensabili smottamenti intestinali fin dai primi 8 secondi di trailer.
O forse ancora è che Kim Rossi Stuart ha segnato le fantasie emotive della mia generazione nel ruolo di Romoaldo (o Romualdo, non lo capirò mai)...ma Vallanzasca mi è piaciuto al di là d'ogni aspettativa.
Lui, Kim, regala un'interpretazione tridimensionale, elegante, perfettamente matura...non una di quelle che restano scritte con gocce d'oro nel libro della storia del cinema, s'intende, ma sufficientemente significativa per essere ricordata e convincente quel che basta per intrattenere e appassionare per i 123 minuti di pellicola.
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Probabilmente dipende dal fatto che le mie ultime avventure cinematografiche si sono rivelate deludenti, senza mezzi termini. Probabilmente anche dal fatto che le produzioni italiane sono - troppo spesso, ahinoi - poca roba, capaci di suscitare impensabili smottamenti intestinali fin dai primi 8 secondi di trailer.
O forse ancora è che Kim Rossi Stuart ha segnato le fantasie emotive della mia generazione nel ruolo di Romoaldo (o Romualdo, non lo capirò mai)...ma Vallanzasca mi è piaciuto al di là d'ogni aspettativa.
Lui, Kim, regala un'interpretazione tridimensionale, elegante, perfettamente matura...non una di quelle che restano scritte con gocce d'oro nel libro della storia del cinema, s'intende, ma sufficientemente significativa per essere ricordata e convincente quel che basta per intrattenere e appassionare per i 123 minuti di pellicola.
L'assassino, il ladro, il più pericoloso criminale italiano, il bandito con gli occhi di ghiaccio: quello che incontriamo è un personaggio di un'imperfezione umana e magnetica (interpretato da un Kim Rossi Stuart inenarrabile e splendido - e qui l'infatuazione infantile si accoppia incestuosamente con il senso critico - con i suoi denti ingialliti, i capelli scomposti, le rughe di lato al lato della bocca, lo sguardo azzurro e arrossato, l'estetica longilinea), capace di suscitare non simpatia ma empatia, di farci scivolare nei meandri - perfettamente razionali e non così oscuri come il trailer lascia presagire - della personalità di Vallanzasca.
La regia non commette peccati, l'uso della colonna sonora è ottimo, da copione. Il dialetto milanese inizialmente spiazza, suona posticcio, giusto il tempo di farci l'orecchio, di allontanarsi dal romanesco della banda della Magliana. Ciò che, invece, mi ha colpita sono state le risate in sala, sintomo di una fruizione narrativa scevra da morbosità - nelle quali era pur semplice cadere. Ho apprezzato la scelta di raccontare senza condannare, di indagare spazi che soltanto nella finzione narrativa ci è dato esplorare. Personalmente, il fatto che alcuni esponenti politici abbiano sconsigliato la visione di questo film, ne ha solo moltiplicato l'appeal.
Infine, che dire: onore a questo nuovo genere di cinematografia italiana che, in qualche modo, riscopre pezzi della nostra storia e romanzandoli - com'è nella natura dell'arte fare - li avvicina a noi, raccontandoci storie di un passato che altrimenti dimenticheremmo o, magari, non scopriremmo mai.
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