angelo76
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mercoledì 26 gennaio 2011
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un brutto poliziesco
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un'occasione sprecata per raccontare una storia importante del nostro passato.
Kim rossi stuart che parla milanese sembra boldi in vacanze di natale
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benmovie
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mercoledì 26 gennaio 2011
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due ore e non sentirle!
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Poco più di due ore, questa la durata del film e non sentirle, grazie al ritmo incessante e alla azione di un a banda che ha dominato la Milano degli anni 70!
La storia di uno dei banditi Italiani, Renato Vallanzasca inscenato ottimamente dal Cast con un super Kim Rossi Stuart e altrettanto bene diretti da Michele Placido.
Il film ripercorre le tappe maggiormente significative della vita da criminale di Vallanzasca alternandoli a momenti di riflessione sulla psicologia dello stesso.
La sensazione che si ha alla fine è quasi quella di desiderare che il film non finisca.. ..il regista ci porta dentro il personaggio e ci riesce bene.
A tratti cruento la visione è consigliata comunque a tutti (bambini accompagnati).
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Poco più di due ore, questa la durata del film e non sentirle, grazie al ritmo incessante e alla azione di un a banda che ha dominato la Milano degli anni 70!
La storia di uno dei banditi Italiani, Renato Vallanzasca inscenato ottimamente dal Cast con un super Kim Rossi Stuart e altrettanto bene diretti da Michele Placido.
Il film ripercorre le tappe maggiormente significative della vita da criminale di Vallanzasca alternandoli a momenti di riflessione sulla psicologia dello stesso.
La sensazione che si ha alla fine è quasi quella di desiderare che il film non finisca.. ..il regista ci porta dentro il personaggio e ci riesce bene.
A tratti cruento la visione è consigliata comunque a tutti (bambini accompagnati).
L'esordio ai botteghini non è stato dei migliori, spero possa rifarsi nelle settimane che seguono.
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torrone
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mercoledì 26 gennaio 2011
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ottimo lavoro
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In un periodo in cui il cinema ci propina serie di porcherie epocali, vedere una pellicola italiana di buon livello oggigiorno è diventata cosa rara. Lo stile ricorda assolutamente il predecessore "Romanzo Criminale" e si può dire che per il regista Placido sia iniziata una saga, siamo al secondo episodio, chissà quale altro criminale sarà al centro delle sue attenzioni nel prossimo. Sinceramente mi sento di consigliare vivamente la visione di questo film che, seppur in alcuni casi mostra scene piuttosto crude, è veramente un bel film.
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montana92
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mercoledì 26 gennaio 2011
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questo è cinema!
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Finalmente l'italia sforna un ottima pellicola, perfetta in tutto dal cast,regia, alla sceneggiatura. Non capisco come ma in Italia si criticano pellicole di un certo livello come questa mentre vengono applaudite e osannate pellicole come "Che bella giornata","Immaturi","Qualunquemente" ecc. ecc.
Kim Rossi Stuart semplicemnte perfetto, nessuna sbavatura nella sua interpretazione, da OSCAR!
[+] giusto
(di torrone)
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astromelia
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martedì 25 gennaio 2011
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la scelta
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...la scelta di stare dalla parte sbagliata,quando sai che non ne uscirai se non con la rinuncia alla vita,da dove viene questa fatua maledizione? film con buona scorrevolezza degli episodi anche se all'inizio stenta ad ingranare.
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minipanda
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martedì 25 gennaio 2011
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ottimo!
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domenico a
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martedì 25 gennaio 2011
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non è epico, non è romantico, non è storico, allor
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Abbiamo visto “ Vallanzasca – Gli angeli del male “ regia di Michele Placido.
Michele Placido negli anni è diventato un buon artigiano del cinema italiano, sa essere un ottimo direttore di attori, un discreto regista e tratta argomenti dell’Italia del Secolo Scorso cercando di capire misteri e tragedie spesso senza un finale chiaro nella realtà di quei tempi. Devono essere stati anche anni fondamentali per Placido, perché in genere un regista fa al massimo un paio di film ‘ storici ‘ sugli stessi anni ( eccezione Luigi Magni che ha fatto quasi solo film sul Risorgimento e sulla Roma papalina ), invece lui prima di questo non riuscitissimo “ Vallanzasca “ ha realizzato “ Il grande sogno “ ( 2009 ), “ Romanzo criminale “ ( 2005 ) e andando rapidamente all’indietro “ Del perduto amore “ ( 1998 ) e “ Un eroe borghese “ ( 1995 ).
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Abbiamo visto “ Vallanzasca – Gli angeli del male “ regia di Michele Placido.
Michele Placido negli anni è diventato un buon artigiano del cinema italiano, sa essere un ottimo direttore di attori, un discreto regista e tratta argomenti dell’Italia del Secolo Scorso cercando di capire misteri e tragedie spesso senza un finale chiaro nella realtà di quei tempi. Devono essere stati anche anni fondamentali per Placido, perché in genere un regista fa al massimo un paio di film ‘ storici ‘ sugli stessi anni ( eccezione Luigi Magni che ha fatto quasi solo film sul Risorgimento e sulla Roma papalina ), invece lui prima di questo non riuscitissimo “ Vallanzasca “ ha realizzato “ Il grande sogno “ ( 2009 ), “ Romanzo criminale “ ( 2005 ) e andando rapidamente all’indietro “ Del perduto amore “ ( 1998 ) e “ Un eroe borghese “ ( 1995 ). Placido si è ritagliato uno spazio nel panorama del cinema italiano, inserendosi in parte in quello “ civile “, e questo è un suo indiscutibile merito non essendoci più un filone del genere in Italia e i solitari tentativi spesso sono risultati afasici, satolli e inconcludenti. Ma Placido come persona e come sceneggiatore ci sembra molto istintivo, con un carattere fiammiferino che condiziona quel lato delle storie che richiederebbero più freddezza ideologica e razionalità espressiva. Errore che non capitava a maestri del cinema italiano come. in primis, Francesco Rosi, ma anche Elio Petri o Giuliano Montaldo.
E anche in quest’ultimo film c’è un istinto a indugiare sui protagonisti, sinceramente troppo simpatici e piacioni come Vallanzasca e soprattutto Turatello ( che probabilmente saranno stati anche quello ma soprattutto “ degli angeli del male “ che hanno provocato morte e non solo si sono trovati in mezzo alla morte casualmente ). E poi, per noi, “ l’idea “ del film collima spesso con un’analisi, se non ideologica, politica dei personaggi e del tempo in cui vivono, non si può raccontare un’epoca solo cronologicamente; perché chi l’ha vissuto ne sente la mancanza e chi non ha vissuto quegli anni vede solo dei banditi che sparano e ammazzano per una vita migliore. Se vogliamo fare un paragone, citiamo un non eccelso ma efficace “ Banditi a Milano “ di Carlo Lizzani.
Il film inizia quando Renato Vallanzasca ha otto anni, fa parte ( siamo alla fine degli Anni Cinquanta ) di quel mondo ancora primordiale e quasi preindustriale che cantava Celentano con “ Il ragazzo della via Gluck “, lui però è di zona Lambrate dove la madre aveva un negozio d'abbigliamento. il padre invece era sposato con un'altra donna ( ma nel film tutto questo non c’è, anzi appare una gentile coppia di genitori silente e affezionata ). E’ già un bimbetto carismatico ed ha una piccola banda, con loro prova a liberare una tigre
dalla gabbia di un circo e viene in contatto per la prima volta con la polizia. C’è un salto temporale e ritroviamo Renato adulto e già con il soprannome di “ Bel Renè “, è un bulletto di periferia, protervo, carismatico, pronto a tutto e con una facile presa sulle belle ragazze di night. Prima rapina a un portavalori cercando di non far male a nessuno. Tutto fila liscio, ma la polizia lo incastra e subisce una condanna a sei anni di carcere. Ma oltre a non fare “ la spia “ a non piegarsi ai soprusi in carcere, a essere un capo, è anche autolesionista, si taglia con una lametta sul corpo, sanguina copiosamente, trangugia chiodi per protestare. Evade, accetta che la sua donna con cui ha un figlio ha deciso di non aspettarlo, ritorna “ alla grande “ nella malavita milanese, con il solito armamentario di rapine, bella vita notturna, giocate a poker e bische clandestine; poi inizia lo scontro con il ras delle bische Francesco Turatello. Un blocco del film corposo e “ troppo simpatico “ in cui i due si scontrano e si incontrano dalla strada al carcere inizialmente con morti reciproci e poi diventando amici per la pelle. Altre rapine, carcere ed evasione da una nave durante un trasferimento. Assistiamo a un processo dall’atmosfera da spettacolo leggero e poi con la condanna a vita tutti diventano seri. Renato Vallanzasca sarà condannato complessivamente a quattro ergastoli e a 262 anni di prigione. La scena finale e la conferma dell’idea centrale del film di Placido, Vallanzasca viene fermato ad un autogrill da un giovane poliziotto inesperto di vent’anni, Renato ha la pistola, potrebbe reagire, ma non vuole uccidere un ragazzino, sorride e si fa arrestare.
Sappiamo bene che il cinema non è la realtà, che ci sono tante licenze narrative ( ed è anche giusto ) ma in questo film onestamente non si comprende chi sia stato Vallanzasca. Facendo un bilancio sembra che sia stato un ribelle, simpatico, amato dai suoi compari, rispettato anche dalla camorra di Cutolo, desiderato da migliaia di donne e in fondo un malavitoso che non voleva arrecare morte e danni ma solo vivere sulle spalle della società. In realtà anche un fatto veramente grave come far insorgere un carcere intero, sequestrare dei poliziotti, bruciare e distruggere suppellettili e celle soltanto per poter ammazzare un suo amico pentito sembra un fatto come un altro e non che lui sia veramente un criminale pericoloso; risulta quasi un personaggio romantico shakespeariano.
Un film che si vede con facilità e leggerezza, con una buona regia, un ottimo montaggio, uno splendido cast d’attori e da segnalare l’ottimo Filippo Timi.
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(di salvo)
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valentina (fi)
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martedì 25 gennaio 2011
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da vedere!
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Film da vedere assolutamente.
Rossi Stuart incommensurabile, Scianna bravo, Timi bravissimo.
Consigliato!
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