pecora rossa
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lunedì 24 gennaio 2011
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c'è ancora chi fa cinema di qualità in italia
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Nella scena che inizia e conclude il film c'è già tutto: un immenso e ineguagliabile Kim Rossi Stuart, una regia serrata e precisa di un regista che sa come condurre il "gioco" sia nei momenti dell'azione che nelle scene più statiche e una colonna sonora incalzante e convincente!
Placido, già con Romanzo Criminale ci aveva fatto capire che quando si tratta di mettere su un "gangster movie" all'italiana, non ce n'è per nessuno. Lui reso celebre proprio dalla serie televisiva "La Piovra" deve aver fatto tesoro di quegli anni, rielaborando con grande personalità gli insegnamenti dei registi con cui ha fatto tappa nella sua versatile e varia carriera di attore.
Kim Rossi Stuart (pare che sia stato proprio lui ha voler fare questo film e che abbia convinto Michele a girarlo) è davvero impressionante, io mi sono innamorato di lui come attore dai tempi di "Le chiavi di casa" di Amelio, ha un'espressività unica, una capacità magnetica nel coinvolgerti e nell'emozionarti che nessun altro ha in questo periodo del nostro cinema: totalmente spazzati via i vari Accorsi, Bova, Scamarcio & company! Dimenticateli, non reggono neanche il movimento di un baffo del Vallanzasca di Rossi Stuart.
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Nella scena che inizia e conclude il film c'è già tutto: un immenso e ineguagliabile Kim Rossi Stuart, una regia serrata e precisa di un regista che sa come condurre il "gioco" sia nei momenti dell'azione che nelle scene più statiche e una colonna sonora incalzante e convincente!
Placido, già con Romanzo Criminale ci aveva fatto capire che quando si tratta di mettere su un "gangster movie" all'italiana, non ce n'è per nessuno. Lui reso celebre proprio dalla serie televisiva "La Piovra" deve aver fatto tesoro di quegli anni, rielaborando con grande personalità gli insegnamenti dei registi con cui ha fatto tappa nella sua versatile e varia carriera di attore.
Kim Rossi Stuart (pare che sia stato proprio lui ha voler fare questo film e che abbia convinto Michele a girarlo) è davvero impressionante, io mi sono innamorato di lui come attore dai tempi di "Le chiavi di casa" di Amelio, ha un'espressività unica, una capacità magnetica nel coinvolgerti e nell'emozionarti che nessun altro ha in questo periodo del nostro cinema: totalmente spazzati via i vari Accorsi, Bova, Scamarcio & company! Dimenticateli, non reggono neanche il movimento di un baffo del Vallanzasca di Rossi Stuart.
Trovatemi un attore Romano che sappia parlare italiano lasciando a casa l'accento da Colosseo. Ecco, lui non solo lascia a casa quello, ma parla milanese come se ci fosse cresciuto in Lombardia. I comprimari, Paz Vega, Filippo Timi, Francesco Scianna, già di se per se bravi attori, quando hanno le scene con lui, sembrano moltiplicare le proprie capacità recitative, godendo di riflesso di quell'energia e di quel coinvolgimento che molto evidentemente emana quando è sul set.
Il film, che dura poco più di due ore, ripercorre tutte le fasi salienti della vita criminale di Renato Vallanzasca e dei suoi complici, e lo fa senza lodarne le gesta, ma presentandoci quello che anche dai documenti video e giornalistici dell'epoca emergeva già, e cioè un criminale con un suo codice etico e soprattutto un fascino che colpì migliaia e migliaia di donne italiane. Placido e Kim non fanno un elogio dell'apologia criminale di Renato, ma tendono a voler mettere in evidenza un semplice fatto inconfutabile: tutti abbiamo latente un lato oscuro più o meno pronunciato, alcuni riescono a dominarlo e a lasciarlo chiuso in qualche stanzino della propria coscienza, altri invece, per indole o per particolari percorsi di vita si trovano a farlo fuoriuscire e a conviverci con meno sensi di colpa (e da come i nostri due riescono a rappresentarlo bene, questo lato selvaggio, mi viene da pensare che siano a loro volta due uomini un pò al limite di quell'autocontrollo di cui sopra.)
Se in Italia, nei vari generi, si riuscisse a girare film con la stessa passione, qualità e convinzione con cui Vallanzasca è stato pensato, progettato e partorito, credo che avremmo molti meno problemi a farci prendere nuovamente in considerazione per la corsa alla premiazione degli Oscar nella categoria Film Stranieri.... Ma se si pensa che Checco Zalone ha scalzato dal podio dei film italiani più visti di sempre, proprio il pluripremiato "La vita è bella" di Benigni, bè, vuol dire che il pubblico italiano, ha sempre meno voglia di qualità e di spessore e sempre più necessità di cinepanettoni e commediole da spegnimento del cervello....
Grazie Placido e Grazie Rossi Stuart, qualcuno ancora riesce a fare cinema italiano di qualità!!
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[+] d'accordissimo su krs
(di paolasusanna)
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lucinda
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domenica 23 gennaio 2011
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ottimo film d'azione, come si diceva una volta
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Placido è sempre assai bravo nel raccontare storie di bande e di crimini,l'azione è serrata per tutto il film e non annoia mai. Il ritmo è sostenuto, buoni i dialoghi e non banali, il che non è facile quando le azioni si ripetono come accade per le rapine ; d'accordo, forse Vallanzasca appare fin troppo simpatico, ma io, che ho più o meno la sua stessa età, ricordo che era veramente così,una specie di affascinante avventuriero in grado di incantare molta gente, specie le donne. La chiave di tutto sta forse in una frase che il bel Renèè dice ad una radio milanese : " Io non sono cattivo, ho solo il lato oscuro un pò pronunciato" In ogni caso forse il quadro sociale è poco sviluppato, però si capisce bene la differenza della criminalità fra ieri e oggi,le rapine a mano armata appaiono pura archeologia rispetto ai modi certo non più plateali e violenti, ma non per questo meno efferati e crudeli dei moderni delinquenti.
[+] d'accordo, film coerente col precedente .
(di valvestino)
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marv89
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domenica 23 gennaio 2011
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il public enemies all'italiana
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Dopo anni e anni di tira e molla tra i piani alti del cinema italiano e non, ecco che la storia criminale di uno dei più grandi esponenti del mestiere viene messa in pellicola: quella di renato Vallanzasca. Il peso del film viene preso da Placido uno che in quanto a polveroni alzati per i suoi lavori non è nuovo dopo il poco riuscito,dal mio punto di vista,romanzo criminale (le motivazioni di tale affermazioni le troverete nel forum del rispettivo film). Chi è Renato Vallanzasca? è una domanda che i giovani italiani poco informati si pongono in questi giorni e alla luce di queste lacune storiche, perchè di storia si parla, ecco che viene in nostro soccorso la pellicola in questione e il maestro placido.
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Dopo anni e anni di tira e molla tra i piani alti del cinema italiano e non, ecco che la storia criminale di uno dei più grandi esponenti del mestiere viene messa in pellicola: quella di renato Vallanzasca. Il peso del film viene preso da Placido uno che in quanto a polveroni alzati per i suoi lavori non è nuovo dopo il poco riuscito,dal mio punto di vista,romanzo criminale (le motivazioni di tale affermazioni le troverete nel forum del rispettivo film). Chi è Renato Vallanzasca? è una domanda che i giovani italiani poco informati si pongono in questi giorni e alla luce di queste lacune storiche, perchè di storia si parla, ecco che viene in nostro soccorso la pellicola in questione e il maestro placido. Sarà un cattivo maestro come molti lo hanno delineato? Userà i suoi giochetti per denigrare figure o ideologie varie? La risposta è nel film e nella storia del personaggio. In primis Placido non poteva allontanarsi piu di tanto dalla storia poichè Vallanzasca è stato un uomo lontano da ideologie politiche di partito e dalla politica stessa quindi tolti questi interessi non poteva fare altro che descrivercelo così come la storia ce lo ha consegnato. La rappresentazione è ottima, Kim Rossi è un attore eccellente (raro diamante in italia) che con la sua professionalità e accuratezza nello studio del personaggio ci mette di fronte alla sua miglior interpretazione, il resto del cast è pieno di alti e bassi con alcune scene in cui si nota carenza interpretativa. La fotografia non è eccelsa limitata da un budget non hollywoodiano anche se resta buona; per intenderci la milano anni ottanta non arriva allo spettatore poichè ci si è limitati al vestiario e automobili, ma ripeto è un limite monetario. E' palese quindi che il film nasce già conoscendo i suoi limiti che a mio avviso lo hanno ridotto a ottimo film; a rafforzare la mia tesi è lo stesso vallanzasca che dice in un intervista: «È un bel film, poteva essere un capolavoro. Non mi pare dia un senso esatto di quello che sono. Ho visto solo pezzi e letto la sceneggiatura, ma una volta ho detto a Michele: mi sembra di essere un matto scatenato che non va a letto se non ha fatto disastri e non si alza se non è stato almeno con tre donne. Questo non sono io»
Vorrei soffermarmi su queste dichiarazioni: poteva essere un capolavoro... ebbene si, la storia del bel renè ha poco da invidiare a quella di Jacques Mesrine o dei componenti della banda della magliana o a quella di altri criminali pseudo-reali come tony montana e charlie il brigante, è uno spezzato di storia d'italia scuro ma pur sempre reale e cinematograficamente eccelso che poteva essere riportato meglio in pellicola, è qui che mi riaggancio al discorso dei limiti del cinema italiano che non consente oggi come oggi di sfruttare tutto il potenziale. Per quanto riguarda il carattere del Vallanzasca è evidente una non corrispondenza con il reale, lui era un uomo composto freddo molto riflessivo viene definito detenuto modello nei carceri dove è stato rinchiuso lontano dal personaggio impulsivo quasi folle che viene delineato dal film. Un discorso a parte sono le critiche piovute sul regista accusato di aver quasi divinizzato il personaggio, pregiudizi verso la persona poichè è lo stesso cinema che per definizione crea idoli anche negativi facendo apparire il criminale di turno un uomo che prova emozioni che ha valori, ma sta poi allo spettatore cogliere dal film solo ciò che è costruttivo per lui. OTTIMO FILM, il migliore di Placido
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(di enrico lo vecchio)
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minipanda
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domenica 23 gennaio 2011
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stupendo
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Fa pensare, ti affascina, ti disgusta, ti terrorizza, ti appassiona, ottimo film...
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edward teach
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domenica 23 gennaio 2011
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brutto brutto
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Veramente stupido. Stupido, sommario e furbetto.
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la_lu
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domenica 23 gennaio 2011
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il punto di vista
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Kim Rossi Stuart meglio di così non poteva fare,calarsi totalmente nei panni di un personaggio così controverso e farne emergere tutte le sfaccettature è una mossa che solo chi questo mestiere lo sa fare davvero può azzardare.
La sceneggiatura è superlativa,pochi attori (a differenza di Romanzo Criminale) rendono la pellicola uno spaccato di cronaca e vita privata, lasciando allo spettatore il compito di entrare o meno nella psicologia del ruolo che interpretano.
La chiave di volta per amare questo film sta nel non giudicare l'ingiudicabile.
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scofield
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domenica 23 gennaio 2011
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bello bello
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io valuto solo il film e lo considero ottimo...cast eccellente,kim su tutti..fatto proprio bene.bel lavoro placido.complimenti
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joker 91
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domenica 23 gennaio 2011
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alziamo la media
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un film non banale,con un finale non banale. un michele placido bravissimo sotto ogni aspetto nel caratterizzare questi personaggi,stuart è bravissimo come il resto del cast veramente in parte. Questo dismostra che quando il conema italiano vuole sa far meglio di tanti altri,superiore anche a moltissimi film americani su argomenti simili. Da vedere
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(di malauss?)
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benedetta mattei
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domenica 23 gennaio 2011
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il fiore del male sboccia e poi si arrende
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Mai sparare per primi; mai alle spalle. Le armi servono per spaventare, non per uccidere. Vallanzasca Renato, nato il 4 maggio 1950 a Milano, ha uno stile ed un codice ben preciso. Bello come un angelo affascina l'opinione pubblica del tempo per il suo modo di fare. I giornali parlano solo di lui, oggi come allora, all'uscita dell'ultimo film di Michele Placido, Vallanzasca - gli angeli del male, presentato alla 67a Mostra del cinema di Venezia ed uscito nella sale italiane il 21 gennaio 2011.
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Mai sparare per primi; mai alle spalle. Le armi servono per spaventare, non per uccidere. Vallanzasca Renato, nato il 4 maggio 1950 a Milano, ha uno stile ed un codice ben preciso. Bello come un angelo affascina l'opinione pubblica del tempo per il suo modo di fare. I giornali parlano solo di lui, oggi come allora, all'uscita dell'ultimo film di Michele Placido, Vallanzasca - gli angeli del male, presentato alla 67a Mostra del cinema di Venezia ed uscito nella sale italiane il 21 gennaio 2011. Il regista ed attore pugliese traccia il profilo di una figura mitica. Ricrea quel personaggio mediatico che, impertinente e coraggioso, aveva sedotto uomini e donne. Lettere su lettere per il bel René; articoli, ancora articoli; foto, dichiarazioni. Si vogliono immortalare le gesta del “fiore del male”. Un eroe negativo (a volte freddo e razionale, altre passionale e generoso) disposto ad ingerire chiodi ed iniettarsi urine per evadere, ma anche a dichiararsi colpevole, con coraggio ed onestà, per i propri reati e per quelli dei compagni che non l'hanno mai tradito.
Un profilo che ben si adatta al protagonista di un gangster movie, ma che, alla fine della pellicola, pur avendo creato una figura mitica e allo stesso tempo terrena, non lascia trapelare l'uomo vero. Alla fine la maschera cade ed il personaggio Vallanzasca si arrende mostrandosi umano, stanco, e forse già vecchio. Un uomo che ha già vissuto e che forse si sente troppo maturo, o semplicemente stufo, per continuare a scappare.
La pellicola rispetta i cliché dell'action movie, con inseguimenti e sparatorie, ma mescola anche, in tutta la sua durata, alcuni dettagli fondamentali per capire lo shock che anche i carnefici provano dinnanzi alla morte. La perdita dei propri compagni sotto i propri occhi. Le ossa che si spezzano sotto le ruote di una macchina. Il sangue che fluisce. E poi la confusione concretizzata dalla recitazione di Kim Rossi Stuart (nel ruolo di Vallanzasca) e di Filippo Timi (nel ruolo dell'amico d'infanzia Enzo), oltre che dalle più consuete scelte registiche (macchina da presa tremolante, illuminazione noir, dettagli iper-realistici). Bravi anche Paz Vega, Francesco Scianna, e Valeria Solarino che fanno prendere una forma ed uno spessore ben preciso alle figure che interpretano non lasciandosi schiacciare dal protagonista assoluto. È tutta la banda della Comasina a diventare mitica. Rapine, bella vita; rapine, sangue, carcere; pestaggi, ancora sangue. Il ritmo è incalzante. Il gruppo è unito, ha un leader. Vallanzasca che non si è mai arreso, che è sempre riuscito ad evadere, che sorrideva ai giornalisti lasciando dichiarazioni ad un certo punto si arrende. Ma perché? Ha sempre aderito al personaggio mediatico che si era costruito. Perché ad un certo punto, poco dopo aver urlato la propria gioia di libertà, si scopre tanto stanco di scappare? In un film che è tutto un crescendo di forza ed energia un explicit così sconcerta. Vallanzasca si arrende, seppur con il sorriso sulle labbra, si arrende dimostrandosi umano, ma soprattutto stanco della maschera e del personaggio. Non è certo la conclusione che ci si aspetta in un action movie; e allora è facile pensare che con poco questa pellicola si sarebbe trasformata in molto di più! Forse un occasione sprecata.
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alexia62
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domenica 23 gennaio 2011
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viva il cinema italiano
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Distretto di polizia????? chi ha bestemmiato così????...non ho parole....
Ribadisco, le interpretazioni di Rossi Stuart e Timi sono insuperabili,niente da invidiare ai più famosi attori americani....non ci sono effetti speciali?...e chissenefrega!...lasciamoglieli a loro queste cose...il cinema italiano è fatto di ben altro,di sguardi,sentimenti ,emozioni.....5 stelle sì,se lo merita!
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