andrea bazzarini
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domenica 24 giugno 2012
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piccole bugie tra amici
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Esce solo il 6 aprile in Italia Piccole bugie tra amici del francese Guillame Canet (chi se lo ricorda intrattenere una liasion con Keira Knightley in Last Night?) ma il film è del 2010. I distributori del Bel Paese, sempre sul pezzo, pensano di sfruttare la popolarità di Cluzet dopo gli ottimi incassi di Quasi amici, dove è il paraplegico, e del premio Oscar Dujardin piazzando il faccione di entrambi sulla locandina, e aggiungendoci in mezzo Marion Cotillard, che a quanto pare tira già di suo, per metterlo sul mercato.
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Esce solo il 6 aprile in Italia Piccole bugie tra amici del francese Guillame Canet (chi se lo ricorda intrattenere una liasion con Keira Knightley in Last Night?) ma il film è del 2010. I distributori del Bel Paese, sempre sul pezzo, pensano di sfruttare la popolarità di Cluzet dopo gli ottimi incassi di Quasi amici, dove è il paraplegico, e del premio Oscar Dujardin piazzando il faccione di entrambi sulla locandina, e aggiungendoci in mezzo Marion Cotillard, che a quanto pare tira già di suo, per metterlo sul mercato. Poi uno lo va a guardare e scopre che L'Artista Dujardin compare in tre scene, per un totale che non supera i dieci minuti sulle oltre due ore e mezza del film. Ma è con lui che inizia la storia: Ludo è nel bagno di una discoteca, su di giri, ma decide di andarsene a casa sul suo scooter quando ormai è l'alba, finchè a un incrocio viene investito da un camion lanciato a tutta velocità, il tutto girato in piano sequenza. I suoi amici si ritrovano all'ospedale e dopo aver appreso che è in coma decidono di partire lo stesso per la vacanza programmata da tempo.
Al mare Max (Cluzet) è sull'orlo di una crisi di nervi perchè l'amico fraterno Vincent gli ha confessato di essersi innamorato di lui, la Cotillard non riesce a attaccarsi a nessun uomo mentre Èric (Gilles Lellouche) rovina tutte le relazioni sentimentali in cui è coinvolto - forse insieme farebbero una bella coppia - e via di questo passo, nessuno è senza problemi.
Lo stile di Canet è coinvolgente, postmoderno nell'uso della macchina da presa e nel valore invasivo/narrativo che dà alle canzoni (colonna sonora che va dai classici rock Janis Joplin e Bowie all'indie rock contemporaneo di Damien Rice e Eels), e confeziona un film estremamente gradevole che riesce a mescolare toni da commedia a momenti più drammatici. Agrodolce confessione post depressiva del regista, con l'aiuto di un cast tutto made in France che in questo momento fa tendenza ma sa il fatto suo, ritratto intimista di una generazione di trentenni che teme il grande freddo e si lascia curare dal dolore, a volte prendendosi anche a pugni, alla fine senza rancori.
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omero sala
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giovedì 7 giugno 2012
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il grande freddo in salsa maionese
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Il film si apre con un terribile incidente che coinvolge Ludo e lo riduce in fin di vita: gli amici, un gruppo di parigini fra i trenta ed i quarant’anni, accorrono sgomenti e - nonostante la gravità delle sue condizioni - decidono di non rinviare la loro già programmata vacanza in una casa a Cap Ferret.
Qui, forse anche per il nuovo sfondo costituito dalle pietose condizioni di Ludo (solo apparentemente lontano e assente), esplodono fra loro tutte quelle nevrosi che caratterizzano la scombinata e disorientata generazione post-sessantottina.
Di giorno in giorno emergono inadeguatezze, fisime, immaturità, ipocrisie, debolezze ed ossessioni; di giorno in giorno fra questi amici - che fino a fino a ieri erano indulgenti fra loro come lo si è con se stessi - affiorano insoddisfazioni, nervosismi, intolleranze reciproche, insofferenze irrisolte; si infittiscono gli scontri, i battibecchi, le accuse, le recriminazioni.
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Il film si apre con un terribile incidente che coinvolge Ludo e lo riduce in fin di vita: gli amici, un gruppo di parigini fra i trenta ed i quarant’anni, accorrono sgomenti e - nonostante la gravità delle sue condizioni - decidono di non rinviare la loro già programmata vacanza in una casa a Cap Ferret.
Qui, forse anche per il nuovo sfondo costituito dalle pietose condizioni di Ludo (solo apparentemente lontano e assente), esplodono fra loro tutte quelle nevrosi che caratterizzano la scombinata e disorientata generazione post-sessantottina.
Di giorno in giorno emergono inadeguatezze, fisime, immaturità, ipocrisie, debolezze ed ossessioni; di giorno in giorno fra questi amici - che fino a fino a ieri erano indulgenti fra loro come lo si è con se stessi - affiorano insoddisfazioni, nervosismi, intolleranze reciproche, insofferenze irrisolte; si infittiscono gli scontri, i battibecchi, le accuse, le recriminazioni. E assistiamo ad un fittissimo gioco al massacro, liberatorio e crudele, sempre condotto sul filo tagliente dell’ironia acida, della feroce complicità, del sarcasmo ipercritico, delle nevrosi tormentose, dello svelamento beffardo, spietato e lancinante, surreale ma credibilissimo.
La lunga consuetudine dei rapporti e l’antico e forse immutato affetto si mischiano all’egotismo narcisista ed al cinismo ed offrono un quadro dolce ed amaro nello stesso tempo. La generale immaturità viene stigmatizzata e nello stesso tempo, appunto perché universale, assolta.
Accattivante la seduttività della rievocazione nostalgica. Magistrale la capacità di intrecciare comicità e tragedia, di alternare cinismo e commozione, di frenare e accelerare. Buono il ritmo, sia quello narrativo che quello dei dialoghi, sempre incalzanti e frizzanti. La scelta degli attori e la caratterizzazione dei personaggi sono indovinate. La colonna sonora è ruffiana quanto basta.
Una riscrittura in salsa maionese, forse un po’ troppo consolatoria e auto assolutoria, dell’inarrivabile “Grande freddo” di Kasdan.
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donni romani
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domenica 6 maggio 2012
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il grande freddo francese
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Inevitabile ripensare al "Grande Freddo" di Kasdan mentre si assiste alla terza regia di Canet, visto che riunisce un gruppo di amici in un interno fra bugie, piccoli rancori e grandi difficoltà. L'incipit è di quelli classici, un incidente dopo una notte in discoteca e Ludo (il Jean Dujardin di The Artist) finisce in rianimazione. Gli amici accorrono, preoccupati per lui, ma anche per le imminenti vacanze che solitamente trascorrono tutti insieme nella casa del più ricco di loro a Cap Ferret vicino Bordeaux e che dovrebbero iniziare di lì a pochi giorni.
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Inevitabile ripensare al "Grande Freddo" di Kasdan mentre si assiste alla terza regia di Canet, visto che riunisce un gruppo di amici in un interno fra bugie, piccoli rancori e grandi difficoltà. L'incipit è di quelli classici, un incidente dopo una notte in discoteca e Ludo (il Jean Dujardin di The Artist) finisce in rianimazione. Gli amici accorrono, preoccupati per lui, ma anche per le imminenti vacanze che solitamente trascorrono tutti insieme nella casa del più ricco di loro a Cap Ferret vicino Bordeaux e che dovrebbero iniziare di lì a pochi giorni. Decidono di accorciare le ferie ma non rinunciare, e già questo ci dice quanto i vari personaggi siano focalizzati su loro stessi e le proprie esigenze, chi preoccupato di recuperare il rapporto con l'ex fidanzata, chi turbato dalle confidenze di un amico di vecchia data che improvvisamente si scopre attratto da lui chi incapace di ammettere il vuoto della propria vita e chi obbligato a confrontarsi con una gravidanza che comporta responsabilità mai cercate. Ci saranno scontri, rivelazioni, sfoghi e riconciliazioni, ma ci sarà soprattutto spazio per mettere a nudo le piccole meschine verità che ognuno di noi si porta dentro senza neanche avere il coraggio di ammettere con se stesso. Sono personaggi umani, umanissimi quelli che Canet mette in campo e talvolta il loro ridere e scherzare mentre il loro amico lotta fra la vita e la morte infastidisce, ma è un fastidio positivo, perchè ci restituisce quella coscienza e quella consapevolezza che spesso la superficialità del quotidiano fanno dimenticare. La voce critica del più vecchio di loro, un grillo parlante che ha il coraggio di smascherare falsi buonismi e ipocrisie, ha il valore di uno schiaffo all'egocentrismo imperante e al superficialismo dilagante della società in cui si muovono questi trenta quarantenni parigini, ecologici e liberali, ma incapaci di staccarsi dai propri piccoli problemi esistenziali anche quando la tragedia è di fronte ai loro occhi. Punta il dito Canet, ma è anche indulgente con questi giovani adulti, rendendoli meno brutalmente negativi di quanto avrebbe potuto fare se avesse voluto affondare il coltello, e la scena finale ce li restituisce più umani nel dolore, più consapevoli di loro stessi e delle loro meschine rivendicazioni. Un film atipicamente lungo per la cinematografia francese, più di due ore e mezzo, che si prende tutto il tempo necessario per i silenzi e per le scene madri, per le lacrime e le risate, per emozionare e indignare, per commuovere e per far riflettere. Il tutto con una colonna sonora impeccabile, con pezzi magnifici e pieni di pathos che accompagnano magnificamente le scene più toccanti. Un gran film che in Francia ha avuto critiche contrastanti ed incassi stratosferici a testimonianza che quando si toccano corde private tanto sensibili le reazioni sono inevitabilmente le più varie, e a testimonianza che Canet ha messo in scena caratteri e persone (non personaggi) molto molto reali.
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taddarita
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venerdì 4 maggio 2012
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che film stupido
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Il successo meritato di "Quasi Amici" ha spinto i distributori a portare in Italia anche altri film francesi (cosa buona e giusta), questo film però non merita proprio il prezzo del biglietto, quindi se non l'avete visto, risparmiate un po' di soldi. Il film è una storia melensa e patetica di un gruppo di amici, uno più stupido dell'altro che si piangono addosso per le cavolate che fanno l'uno all'altro e detto così potrebbe sembrare interesante; in realtà la banalità la fa da padrone, non c'è proprio nulla di commovente ne di divertente (come qualcuno ha scritto); in oltre dura tantissimo e credetemi tutta in sala non si vedeva l'ora che finisse. Tutto è già visto e scontato. In più è un film assolutamente poco francese (cosa che speravo), ho trovato fastidiose le troppe canzoni americane infilate qua e là per rimpolpare i momenti morti in stile road-movie, cosa che secondo me da ancor di più il senso di già visto.
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Il successo meritato di "Quasi Amici" ha spinto i distributori a portare in Italia anche altri film francesi (cosa buona e giusta), questo film però non merita proprio il prezzo del biglietto, quindi se non l'avete visto, risparmiate un po' di soldi. Il film è una storia melensa e patetica di un gruppo di amici, uno più stupido dell'altro che si piangono addosso per le cavolate che fanno l'uno all'altro e detto così potrebbe sembrare interesante; in realtà la banalità la fa da padrone, non c'è proprio nulla di commovente ne di divertente (come qualcuno ha scritto); in oltre dura tantissimo e credetemi tutta in sala non si vedeva l'ora che finisse. Tutto è già visto e scontato. In più è un film assolutamente poco francese (cosa che speravo), ho trovato fastidiose le troppe canzoni americane infilate qua e là per rimpolpare i momenti morti in stile road-movie, cosa che secondo me da ancor di più il senso di già visto. Quindi se volevate andare a vedere un bel film alla francese come solo i francesi sanno fare, anche per spezzare la monotonia data dalla presenza eccessiva del cinema americano, o se semplicemente desideravate vedere un film gradevole e basta, vi prego......lasciate perdere.
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valerie_vla
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lunedì 30 aprile 2012
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banale
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Spero mi pubblichiate il mio commento perchè è già il secondo. Sono rimasta colpita dalla bruttezza fisica di questi attori così celebrati a parte Magimel. Sono rimasta colpita dal vuoto del copione e della storia che agli sgoccioli si rivela un melò di una banalità incredibile. Sono rimasta stupita dalle stelline date a questo film. Mi è dispiaciuto che il cinema francese si proponga con questi prodotti di basso..molto basso tenore. Il "mio peggior incubo" era decente ma questo film mi è parso veramente indecente. Che poi il regista sia un ex attore la dice lunga.
Insomma un cinema popolare che sicuramente respira un'aria diversa dal nostro gretto provincialismo ma che a livello di contenuti.
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Spero mi pubblichiate il mio commento perchè è già il secondo. Sono rimasta colpita dalla bruttezza fisica di questi attori così celebrati a parte Magimel. Sono rimasta colpita dal vuoto del copione e della storia che agli sgoccioli si rivela un melò di una banalità incredibile. Sono rimasta stupita dalle stelline date a questo film. Mi è dispiaciuto che il cinema francese si proponga con questi prodotti di basso..molto basso tenore. Il "mio peggior incubo" era decente ma questo film mi è parso veramente indecente. Che poi il regista sia un ex attore la dice lunga.
Insomma un cinema popolare che sicuramente respira un'aria diversa dal nostro gretto provincialismo ma che a livello di contenuti..siamo lì..proprio lì. E spero che questa me la pubblichiate. Grazie.
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(di fede81)
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lunedì 30 aprile 2012
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agra ineluttabil realtà che si ripete ad ogni vita
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154 minuti che scorrono con un ritmo molto ben calibrato nelle storie intrecciate tra i personaggi. Lo spettatore non giovanissimo, può facilmente ritrovare molte situazioni della propria vita, quando si trovava in quel periodo particolare che comprende gli anni di passaggio tra la fine della giovinezza ancora spumeggiante e l’accorgersi che la vita, che si voglia o meno, è anche una cosa impegnativa
La caratteristica di qualità del film francese, qui si trova a pieno : nella ricerca del casting, i personaggi sono stati scelti con una tipicizzazione che immediatamente ne dà una connotazione scegliendo con cura i volti, il fisico degli interpreti, cosicchè le supposizioni che si possono fare sul loro carattere, sono giustamente azzeccate.
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154 minuti che scorrono con un ritmo molto ben calibrato nelle storie intrecciate tra i personaggi. Lo spettatore non giovanissimo, può facilmente ritrovare molte situazioni della propria vita, quando si trovava in quel periodo particolare che comprende gli anni di passaggio tra la fine della giovinezza ancora spumeggiante e l’accorgersi che la vita, che si voglia o meno, è anche una cosa impegnativa
La caratteristica di qualità del film francese, qui si trova a pieno : nella ricerca del casting, i personaggi sono stati scelti con una tipicizzazione che immediatamente ne dà una connotazione scegliendo con cura i volti, il fisico degli interpreti, cosicchè le supposizioni che si possono fare sul loro carattere, sono giustamente azzeccate. Questo già coinvolge lo spettatore che inevitabilmente ricorda come nel proprio gruppo ci fosse il beota che pensa solo a se stesso, il narcisista schiacciasassi falsamente generoso, la petulante moglie e via dicendo. Qui si trovano molto ben delineati una galleria di personaggi tutti molto plausibili : senza gloria e senza infamia come gran parte delle persone lo sono.
L’inizio è tragico, ma ancora più tragica è la domanda che si fanno gli amici del gruppo per i quali la vacanza è un rito che li accomuna nella reciproca conoscenza e accettazione più o meno sincera dei difetti. Sorge spontanea la domanda: cosa avremmo fatto noi in quella situazione di scelta tra il non abbandonare un amico in ospedale e il non perdere la vacanza annuale. Già questo avvio, dà la netta percezione dell’altro grande pregio del film : i dialoghi. Il linguaggio usato da tutti i protagonisti è estremamente reale e non fa una sbavatura sperando sia una traduzione fedele dell’originale. Così si può godere di dialoghi molto pertinenti nei quali ci si può ritrovare. Di conseguenza gli aspetti caratteriali sono molto ben equilibrati e non rischiano l’aspetto caricaturale.
Molto realistiche le situazioni, tutte ammissibili, o quasi se non fosse per quell’epilogo romantico che vede per protagonista l’unico estraneo al gruppo, l’uomo di mare, quello che il mare lo viveva davvero e sempre, non solo come vacanza. Questo personaggio, alla fine, così romanticamente presente al funerale dell’amico di tutti, che rovescia un sacchetto di sabbia sulla bara, è sopra le righe, fuori anche come tempo/spazio fisico tra la casa e la chiesa - pur percorso in auto a velocità stratosferica - e appare come una presenza, l’unica forzata per un accenno romantico, da rosa di plastica..ma..ma.. Anche da rosa di plastica è lo scontato – reale molto scontato – dolore degli amici, di chi si è goduto la vacanza con le solite modalità e con le solite modalità perbeniste scopre che chi è morto era “una brava persona, era il migliore di tutti noi”. Così con questa prassi realissima, colui che all’inizio del film già si presenta come agnello sacrificale, pur imbottito di alcool e di droga, riceve il suo tributo alla fine, assolto dagli amici crapuloni che a loro volta si assolvono perché un morto al quale dai il tuo tributo, automaticamente non può che assolverti.
Bella storia, bel ritmo, belle riprese, bei personaggi, belle situazioni della nostra brutta realtà. Puntualizzazione : è una storia degli anni ’80 perché non si può considerarla storia contemporanea e per i dialoghi e per le situazioni che oggigiorno sarebbero senza dubbio vissute con molta più dissipatezza e leggerezza morale.
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valerie_vla
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domenica 29 aprile 2012
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che film cretino!
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Ma dai! Come si fa a dire che è un film divertente?! Gli spunti c'erano sicuramente ma sono smozzicati;recisi.. come i due che vanno dalla escort(per usare un termine elegante).Veloce, vero..non ci si sofferma un attimo per approfondire in un qualsiasi modo. Banale e scontato... con quelle musichette di 30 anni fa. Veramente 2 palle. Troppo stupido e con quella confezione ipocrita di 30 anni fa appunto!La nuova commedia francese??!! Beh..consoliamoci..vuol dire che sono messi male anche loro..ma molto male!!!!!!!Valerie.
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ce1973
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venerdì 27 aprile 2012
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un bel film, divertente, veloce, che si fa vedere
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non capisco chi cerca dentro questo film la necessità di ....la mancanza di ...il tentativo di ma non di ...
questo è un bellissimo film molto divertente
che si può paragonare salvo la tragedia finale a mio parere se penso al recente cinema italiano a IMMATURI ....
e fa vedere questo paragone l'enorme differenza tra il cinema francese e il nostro.
questo è un bel film corale, divertente, con una colonna sonora anni 70 bellissima ottimi attori
e una qualità che IMMATURI manco si sogna (seppure mi abbia divertito il primo non certo il secondo in grecia)
si ride per 2 ore
ci si immedesima
si scherza con le fobie del padrone di casa
si canticchia la canzone che passa
si invidiano quelle tavolate di vino rosè e ostriche
e si gode delle immagini .
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non capisco chi cerca dentro questo film la necessità di ....la mancanza di ...il tentativo di ma non di ...
questo è un bellissimo film molto divertente
che si può paragonare salvo la tragedia finale a mio parere se penso al recente cinema italiano a IMMATURI ....
e fa vedere questo paragone l'enorme differenza tra il cinema francese e il nostro.
questo è un bel film corale, divertente, con una colonna sonora anni 70 bellissima ottimi attori
e una qualità che IMMATURI manco si sogna (seppure mi abbia divertito il primo non certo il secondo in grecia)
si ride per 2 ore
ci si immedesima
si scherza con le fobie del padrone di casa
si canticchia la canzone che passa
si invidiano quelle tavolate di vino rosè e ostriche
e si gode delle immagini ....
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luana
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martedì 24 aprile 2012
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bobadue
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Ma tu un pensiero ce l'hai? E le parole per articolare un minimo di giudizio sul film..mancano? a parte dire che è imperdibile e affibiargli le stelline del capolavoto.
Non ti mancano PERO' parole per insultare gli altri che sarebbero "fuori di senno" in quanto dicono PANE AL PANE ovvero che il film è una BOIATA...Ma datti al BOB!!!
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bobadue
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martedì 24 aprile 2012
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non perdetelo!
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come fate a dare un giudizio così basso a questo film così bello. siete proprio fuori di senno!
non perdetelo!
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