ivano
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sabato 21 marzo 2009
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buon film
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Un film girato bene, francese nel dna delle primissime inquadrature, quasi inutili allo svolgimento della trama e di poco incipit, gioco di immagini e di omaggi a quel cinema puro che fu innovativo. Visione di insieme rincorsa e superata, però, attenzione, i film bisoga saperli guardare, come la buona musica e i romanzi dalle mille digressioni, rigettati dalla retorica barbara della velocità di una società patologica e ora in crisi economica. Cosi, se guardi bene, scopri un discreto film che racconta la storia, non quella fatta dalle piccole ignezioni qua e la: il militare che tortura e spara in Algeria, in una delle più terribili e disumane delle guerre coloniali, la notizia appena masticata del telegiornale, mentre loro due siedono sul divano a guardia del miliardario sequestrato, i movimenti accenati e le carceri irakene, iraniane o saudite, che poi scopri invece erano, con rigore nazzista, ben funzionanti nel civilissiomo e pacifico Canada.
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Un film girato bene, francese nel dna delle primissime inquadrature, quasi inutili allo svolgimento della trama e di poco incipit, gioco di immagini e di omaggi a quel cinema puro che fu innovativo. Visione di insieme rincorsa e superata, però, attenzione, i film bisoga saperli guardare, come la buona musica e i romanzi dalle mille digressioni, rigettati dalla retorica barbara della velocità di una società patologica e ora in crisi economica. Cosi, se guardi bene, scopri un discreto film che racconta la storia, non quella fatta dalle piccole ignezioni qua e la: il militare che tortura e spara in Algeria, in una delle più terribili e disumane delle guerre coloniali, la notizia appena masticata del telegiornale, mentre loro due siedono sul divano a guardia del miliardario sequestrato, i movimenti accenati e le carceri irakene, iraniane o saudite, che poi scopri invece erano, con rigore nazzista, ben funzionanti nel civilissiomo e pacifico Canada. C'è poi una storia degli uomini, che appartengono ad un tempo e possono muoversi solo all'interno di oscuri confini, quelli che hanno regolato le sorti dell'Europa intera dal 1945 a qualche anno fa. Quelli dei rapinatori di banche nostrani e romantici della Milano che non era ancora da bere, quelli che ora scrivono libri e tengono mostre. Quelli che in tempo di crisi potrebbero riaffacciarsi a volto scoperto nelle fallimentari banche di oggi, se non fosse per quell'occhio elettronico ormai evolutosi che tutto spia e controlla, il grande fratello vero. Si, nel film c'è tutto questo, ma ribadisco, bisogna saperlo guardare facendosi guidare dall'interesse della passione, e da un pizzico di voglia di conoscere e sapere. Per gli altri ci sono sempre i super polpettoni americani, ben connotati dai soliti termini di un linguaggio abusato e quasi volgare, suspance, triller, e roba varia. A scanso di equivoci, martellarsi gli zebedei non piace a nessuno, soprattutto di sabato sera, il film ha comunque un buon ritmo e non solo perchè si vede la violenza reale, quella appena sussurata, ma sopratutto perchè si vede qualcosa. Buona visione.
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elgatoloco
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martedì 24 novembre 2015
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un vero film, che evita le secche del biografismo
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"Ennemi public N.1"di Richet(devo premettere che non conosco/non ho visto la seconda parte)è veramente un film:senza rinunciare all'azione, senza rinunciare ad essere fedele alla biogradia di Mesrine, non cade nella trappola di una rappresentazione pedissequa, "calligrafica"del personaggio, con una visione che oscilla tra il romanticismo paradossale dell'"azione diretta", il "surrealismo di ritorno" di una vita che si proietta in dimensioni"esorbitanti"senza tenere conto delle conseguenze, di un egocentrismo che fa"tranquillamente"epochè delle vite altrui, servendosi di una regia e di un montaggio eccelsi, nonché delle interprretazioni eccelse di Jean.
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"Ennemi public N.1"di Richet(devo premettere che non conosco/non ho visto la seconda parte)è veramente un film:senza rinunciare all'azione, senza rinunciare ad essere fedele alla biogradia di Mesrine, non cade nella trappola di una rappresentazione pedissequa, "calligrafica"del personaggio, con una visione che oscilla tra il romanticismo paradossale dell'"azione diretta", il "surrealismo di ritorno" di una vita che si proietta in dimensioni"esorbitanti"senza tenere conto delle conseguenze, di un egocentrismo che fa"tranquillamente"epochè delle vite altrui, servendosi di una regia e di un montaggio eccelsi, nonché delle interprretazioni eccelse di Jean.-Pierre Cassel e Cécile de France ma anche della partecipazione"notevole"(non solo per la stazza, era ancora un Depardieu"umano")di Gérard Depardieu. Richet non evita , giustamente, il riferimento inevitabile a Bonnie and Clyde("archetipo" ineludibile), ma anche le citazioni alla guerra d'Algeria, all'OAS(estrema destra francese che rimproverava a De Gaulle di essere un traditore per il"cedimento"dell'Algeria, ossia per la restituzione agli Algerini del diritto all'indipendenza, dopo decenni di dominazione coloniale)sono assolutamente appropriate, in grado di suscitare volontà(si spera)di approfondimento storico. Casserei a priori la questione se tali film possano indurre all'emulazione di "gesta"criminose: il film mostra ampiamente le conseguenze di tali sconsideratezze criminali, mostrando anche l'orrore della repressione nelle carceri speciali canadesi dell'epoca(anni 1960). Ma non per questo il fim diviene un pamphlet... El Gato
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mimmo fuggetti
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sabato 21 marzo 2009
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tutto questo non mi è nuovo!
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Film ambiguo, che alterna originalità e solita routine. Il nemico pubblico Vincent Cassel si ritrova a ripetere le esperienze vissute dei più grandi "gangster cinematografici", già abbondantemente visti sul grande schermo. Sembra di rivedere Blow nella "scalata al successo verso la sua distruzione". Sicuramente positive le scene in carcere, decisamente macabre e instabili, riuscite attraverso movimenti di macchina e inquadrature conformate al suo stato d'animo. Ancora una volta resto deluso dalla scelta inopportuna di dover serializzare un film di 4 ore, sicuramente una trovata per poter incassare di più e per invogliare lo spettatore alla soluzione finale di un gioco che si scopre all'inizio del film.
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pg
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giovedì 19 marzo 2009
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appena sufficiente.
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Il film non è girato male e Cassel è centrato per la parte, però non è un thriller, narra la storia del famoso criminale Mesrine un pò meglio di come si farebbe in una fiction televisiva. La tensione c'è solo perchè c'è molta violenza, niente a che vedere con dei capolavori come "Il braccio violento della legge". L'uso del multiscreen, solo all'inizio, è banale, introspezione zero, voce fuori campo zero, linguaggio dello sguardo zero nonostante Depardieu, colonna sonora avvincente zero. Cassel a volte grugnisce e basta, magari è anche dovuto al doppiaggio, non so. Ed il fatto che non ci sia un finale, ma una seconda parte da vedere ed un secondo biglietto da pagare, mi sa molto di presa in giro.
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Il film non è girato male e Cassel è centrato per la parte, però non è un thriller, narra la storia del famoso criminale Mesrine un pò meglio di come si farebbe in una fiction televisiva. La tensione c'è solo perchè c'è molta violenza, niente a che vedere con dei capolavori come "Il braccio violento della legge". L'uso del multiscreen, solo all'inizio, è banale, introspezione zero, voce fuori campo zero, linguaggio dello sguardo zero nonostante Depardieu, colonna sonora avvincente zero. Cassel a volte grugnisce e basta, magari è anche dovuto al doppiaggio, non so. Ed il fatto che non ci sia un finale, ma una seconda parte da vedere ed un secondo biglietto da pagare, mi sa molto di presa in giro. Noleggerò il dvd se mai uscirà.
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ste12
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lunedì 23 marzo 2009
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ossigeno per favore
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per chi, come me, è amante del genere gangster vecchio stile, non potrà che uscire dalla sala con quella sensazione di amaro in bocca. la storia del più grande criminale francese raccontata in una manciata di minuti. si ha la pretesa di raccontare troppo in troppo poco tempo, risultato: scene superficiali e storia poco approfondita. non facciamo in tempo a vedere una scena in cui il protagonista conosce una ragazza spagnola che già nella scena successiva ha un figlio da lei...e il matrimonio? raccontato in 20 secondi ad un tavolo. (ancora in apnea). scena successiva: si scopre che ha avuto un secondo figlio. (ancora non è tempo di respirare). scena successiva: lui è in carcere per rapina.(trattieni ancora il respiro) scena successiva: ecco il terzo figlio.
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per chi, come me, è amante del genere gangster vecchio stile, non potrà che uscire dalla sala con quella sensazione di amaro in bocca. la storia del più grande criminale francese raccontata in una manciata di minuti. si ha la pretesa di raccontare troppo in troppo poco tempo, risultato: scene superficiali e storia poco approfondita. non facciamo in tempo a vedere una scena in cui il protagonista conosce una ragazza spagnola che già nella scena successiva ha un figlio da lei...e il matrimonio? raccontato in 20 secondi ad un tavolo. (ancora in apnea). scena successiva: si scopre che ha avuto un secondo figlio. (ancora non è tempo di respirare). scena successiva: lui è in carcere per rapina.(trattieni ancora il respiro) scena successiva: ecco il terzo figlio. e poi ancora: viene esiliato in canada...ecc ecc OH E FAMMI RESPIRARE!
non capisco questo ritmo a cosa possa servire. si possono raccontare 10 anni in così poco tempo? ma il personaggio lo conosciamo? ed il povero depardieu? chi era? cosa pensava?
vincent cassel, un bravo attore, sprecato in un film di sola azione che gli dedica forse un paio di primi piani e poco copione. venti kg messi su inutilmente (se non per il compenso economico). se nel 72 c'era il padrino, nell'83 scarface, nel 2005 romanzo criminale ed ora esce questo film... i casi sono 2: o i francesi non sono portati nel genere gangster; oppure il cinema ha perso quella magia di un tempo dando troppo retta al botteghino.
io rimango solo dispiaciuto e anche un pò arrabbiato per una storia che poteva essere sfruttata meglio da tanti punti di vista. ma forse sono uno dei pochi che ancora ama un cinema gangster fatto di fotografia, musiche, sguardi, e frasi celebri.
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[+] niente di niente
(di freddyno)
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