La classe - Entre les murs |
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Un film di Laurent Cantet.
Con François Bégaudeau, Nassim Amrabt, Laura Baquela, Cherif Bounaïdja Rachedi, Juliette Demaille.
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Titolo originale Entre les murs.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 128 min.
- Francia 2008.
- Mikado Film
uscita venerdì 10 ottobre 2008.
MYMONETRO
La classe - Entre les murs
valutazione media:
3,46
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Occasione persadi BroonoFeedback: 0 |
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venerdì 24 ottobre 2008 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Se l’intento del film è quello di trasferire il senso di mancanza d’aria che l’assedio subìto dai professori da parte degli studenti difficili genera tra le mura di una classe, l’obiettivo è centrato fin dall’inizio. Un film stancante già nei primi minuti, stancante per l’interminabile lunghezza delle sequenze che raccontano i duelli tra chi vuole spiegare e chi non vuole capire, lunghezza volutamente protratta proprio per attaccare allo spettatore la sensazione di assedio al quale i professori sono sottoposti quando i ragazzi si impegnano nell’unica attività che sembra loro naturale: l’impedire la fluidità di un discorso, necessaria per trasferire un concetto didattico nel suo intero necessario percorso che va dall’esposizione di una tesi alla sua dimostrazione. Stancante perché per tutta la durata del film si vorrebbe entrare in classe e reagire, punire, zittire, permettere il proseguire della lezione ma senza poterlo fare e riuscendo quindi solo a vivere istintivamente quello stesso non poterlo fare che il film vuole descrivere come condizione precisa dei professori di scuole così difficili. Se l’intento del film è raccontare quest’impotenza, ci riesce fin dalla prima lunga sequenza, che è poi il modello di situazione che fa da matrice a tutte le sequenze successive, perché la si vive trasferita sulla propria pelle di spettatore che vorrebbe far qualcosa per far progredire il film verso un livello di approfondimento successivo, senza riuscirci. Colpisce l’assenza di insegnanti di colore, in una nazione nella quale un cittadino su tre è di colore anche e soprattutto tra i cittadini che ce l’hanno fatta, caratteristica individuabile solo tra i ragazzi. Colpisce perché impone alla mente il solito stereotipo, lontano dalla realtà della società francese nella quale l’integrazione è ben più avanzata, che vede chi ce l’ha fatta avere tratti somatici così ‘bianchi’ da apparire a tratti un collegio docenti irlandese e chi vive situazioni di degrado essere sempre di colore con catena d’oro al collo. Si sa che gli studenti sono reali studenti e i professori reali professori. Viene quindi da chiedersi se sia da rivedere il proprio positivo giudizio sull’integrazione francese o se sia stata operata una selezione del cast che si è dimenticata che uno degli obiettivi di questi film è, o dovrebbe essere, l’evitare di portare ancora e ancora avanti questo cliché del nero catena d’oro- teppista/bianco idealista-professore: obiettivo mancato. Un film che lascia la stessa sensazione che si ha guardando film come “Il cacciatore di aquiloni”, quei film che si trovano tra le mani un materiale plasmabile all’infinito in mille combinazioni diverse ma che si ferma all’uso di quel materiale al livello elementare richiesto per trasferire concetti già noti a chi sceglie di vedere il film. Né è esempio la dichiarazione finale della studentessa che comunica al professore la sua paura di andare alle scuole dei grandi. Sedendosi in sala per guardare un film sui giovani, la presenza tra quei ragazzi di una percentuale di ‘impauriti dal salto tra i grandi’ è cosa nota perché caratteristica appartenente al momento stesso dell’età di qualsiasi quattordicenne, non serve venga comunicata; ci si aspetta quindi che quella dichiarazione sia il lancio verso un’analisi di quella paura e invece è semplicemente la comunicazione di ciò che appunto è cosa già nota, che tra i ragazzi vi è la paura di crescere: materiale ottimo per partire, lasciato colpevolmente inerte. Infine bast
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