guidobaldo maria riccardelli
|
giovedì 23 giugno 2016
|
le sfide del sistema scolastico moderno
|
|
|
|
Onesto, senza belletti né drammatizzazioni forzate, riesce agilmente, senza gli incentivi summenzionati, ad interessare ed appassionare durante le oltre due ore di girato.
Come detto, Laurent Canet opta per un'aggressione al problema palesemente diretta, riflettendo sul sistema di istruzione, o meglio: di insegnamento, in quanto tale, mettendone in luce le varie declinazioni, in una rappresentazione piacevolmente asciutta e reale. In tutto ciò emerge una profonda difficoltà, sempre crescente tra l'altro, comune ad insegnanti e studenti, provocata da un allontanamento progressivo in quanto a visioni del mondo, poste su linee parallele e procedenti a diverse velocità.
Brillantemente fotografata risulta pertanto la notevole difficoltà ad interiorizzare il proprio ruolo, che viene a perdere agganci credibili alla luce di una realtà nella quale, in genere, questa tendenza alla sfumatura, all'ambiguità, assume un ruolo sostanziale.
[+]
Onesto, senza belletti né drammatizzazioni forzate, riesce agilmente, senza gli incentivi summenzionati, ad interessare ed appassionare durante le oltre due ore di girato.
Come detto, Laurent Canet opta per un'aggressione al problema palesemente diretta, riflettendo sul sistema di istruzione, o meglio: di insegnamento, in quanto tale, mettendone in luce le varie declinazioni, in una rappresentazione piacevolmente asciutta e reale. In tutto ciò emerge una profonda difficoltà, sempre crescente tra l'altro, comune ad insegnanti e studenti, provocata da un allontanamento progressivo in quanto a visioni del mondo, poste su linee parallele e procedenti a diverse velocità.
Brillantemente fotografata risulta pertanto la notevole difficoltà ad interiorizzare il proprio ruolo, che viene a perdere agganci credibili alla luce di una realtà nella quale, in genere, questa tendenza alla sfumatura, all'ambiguità, assume un ruolo sostanziale.
Giustificabili e giustificati, i nostri si muovono faticosamente in una cellula dalle pareti sempre più lasche, che, senza troppo costrutto, prova a darsi regole solo virtualmente chiarificatrici, ma che, in vero, si prestano, come ovvio che sia, a letture plurime. Una fumosità che investe in primis il bravo professore François (magistralmente interpretato dallo scrittore ed insegnante François Bégaudaeu), costantemente a cavallo tra pulsioni opposte, naturali ma giocoforza difficoltose.
Opera necessaria e ben strutturata, da non mancare.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a guidobaldo maria riccardelli »
[ - ] lascia un commento a guidobaldo maria riccardelli »
|
|
d'accordo? |
|
no_data
|
venerdì 18 marzo 2016
|
trasmissione di valori
|
|
|
|
Fino ad una decina di anni fa il sistema scolastico, almeno in Italia, prevedeva un professore che parla e x alunni che ascoltano, o che dovrebbero farlo. Oggi, per tutta una serie di fattori, questo vincolo si sta affievolendo, rendendo il ruolo del professore estramente complicato. Non servono competenze tecniche, bensì sensibilità.
Entre les murs rappresenta perfettamente questo passaggio. Gli studenti hanno sempre maggiori consapevolezze, che derivano da contesti extrascolastici. Trasmettere loro (non imporre) valori semplici e tradizionali, ma imprescindibili per non precludersi alcuna possibilità per il futuro, è un'impresa ardua, che solo con la passione, che il professore Marin dimostra, è possibile infondere nelle giovani menti.
[+]
Fino ad una decina di anni fa il sistema scolastico, almeno in Italia, prevedeva un professore che parla e x alunni che ascoltano, o che dovrebbero farlo. Oggi, per tutta una serie di fattori, questo vincolo si sta affievolendo, rendendo il ruolo del professore estramente complicato. Non servono competenze tecniche, bensì sensibilità.
Entre les murs rappresenta perfettamente questo passaggio. Gli studenti hanno sempre maggiori consapevolezze, che derivano da contesti extrascolastici. Trasmettere loro (non imporre) valori semplici e tradizionali, ma imprescindibili per non precludersi alcuna possibilità per il futuro, è un'impresa ardua, che solo con la passione, che il professore Marin dimostra, è possibile infondere nelle giovani menti.
Sebbene il film non proponga colpi di scena o vicende particolari, sin dai primi minuti fa riflettere: "come glielo spiego a sti ragazzi come si sta al mondo?" E dato che non esistono regole o schemi, la curiosità è alimentata per tutto il film da questo dilemma. Direi che gli spunti non mancano...
Gran bel film.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a no_data »
[ - ] lascia un commento a no_data »
|
|
d'accordo? |
|
great steven
|
sabato 31 gennaio 2015
|
finalmente un film veritiero sulla scuola moderna.
|
|
|
|
LA CLASSE (FR, 2008) diretto da LAURENT CANTET. Interpretato da François Bégaudeau, NASSIM AMRABT, LAURA BAQUELA, CHERIF BOUNAIDJA RACHEDI, JULIETTE DEMAILLE, DALLA DOUCOURé
Con questa pellicola, la quarta del suo itinerario professionistico, Cantet guadagnò la Palma d’oro al Festival di Cannes 2008, con una giuria insolitamente unanime. Due anni prima, nel 2006, il libro Entre le murs di F. Bégaudeau – qui protagonista e collaboratore alla sceneggiatura – aveva vinto il premio France Culture/Télérama. In settembre il regista gli propose di farne un film da girare nel 2007. Scelsero di girarlo nel collegio Françoise-Dolto, posizionato nel ventesimo Arrondissement alla periferia di Parigi, vicino alla scuola dove Bégaudeau aveva insegnato per un quadriennio.
[+]
LA CLASSE (FR, 2008) diretto da LAURENT CANTET. Interpretato da François Bégaudeau, NASSIM AMRABT, LAURA BAQUELA, CHERIF BOUNAIDJA RACHEDI, JULIETTE DEMAILLE, DALLA DOUCOURé
Con questa pellicola, la quarta del suo itinerario professionistico, Cantet guadagnò la Palma d’oro al Festival di Cannes 2008, con una giuria insolitamente unanime. Due anni prima, nel 2006, il libro Entre le murs di F. Bégaudeau – qui protagonista e collaboratore alla sceneggiatura – aveva vinto il premio France Culture/Télérama. In settembre il regista gli propose di farne un film da girare nel 2007. Scelsero di girarlo nel collegio Françoise-Dolto, posizionato nel ventesimo Arrondissement alla periferia di Parigi, vicino alla scuola dove Bégaudeau aveva insegnato per un quadriennio. Il perno dell’opera è costituito dal complesso e controverso rapporto tra un professore di francese e una classe quarta (l’ultima del collège, come si usa al di là delle Alpi) mista e plurietnica, composta da francesi, nordafricani, europei dell’Est e cinesi, chiamati a parlare “la stessa lingua” con le sue insidie (in francese il computer si chiama “ordinateur”). Un difetto della traduzione italiana è da imputare al titolo nostrano, troppo fievole e ambiguo, e infatti la Mikado ha toppato in maniera troppo maldestra. Tra i muri rende perfettamente l’idea di una scuola intesa inconsapevolmente come un sistema pressoché carcerario, più che istituzionale. Il film si attiene fedelmente ai dettami del libro, e dimostra come, nel sistema istruttivo francese, la scuola sia uno spazio di segregazione, non di integrazione: le differenze culturali e linguistiche finiscono giocoforza per separare gli studenti, non per avvicinarli, e anziché essere superate vengono incentivate e pertanto si aggravano, senza quindi che si riesca a individuare un punto in comune che consenta una fusione interetnica pacifica e cordiale. In patria è stato alquanto discusso, attaccato sia da destra che da sinistra. Al di là delle polemiche che una simile opera divulgativa e insospettatamente spregiudicata possa sollevare, è uno straordinario esempio di docufiction sociologica, girato da Cantet con un margine predominante di improvvisazione, e risulta un film onesto, autentico, coinvolgente e sincero. Pone molte domande senza pretendere di dare risposte anche nel doloroso finale (dove viene mostrata l’aula irrimediabilmente vuota mentre il prof. è impegnato insieme agli alunni in una partita di calcio) dove la finzione prevale sul documentario. Lo scrittore-attore principale fa del suo meglio per apparire credibile nella duplice veste, e ci riesce egregiamente, ma anche i ragazzi che si dilettano nella recitazione centrano il bersaglio. Fra i più azzeccati, è doveroso citare: Souleymane, il talentuoso ragazzo di colore dotato di poco autocontrollo che finisce per essere espulso dall’istituto per aver dato del tu all’insegnante e per aver ferito una compagna con lo zaino; la tunisina Esmeralda, impegnata nel ruolo di capoclasse che non prende molto sul serio e che la porta a riferire informazioni errate sul consiglio di classe; la nigeriana Khoumba, tra le alunne più irriverenti e beffarde ma tutto sommato non priva di simpatia; Carl, l’allievo che ha un fratello in prigione e che viene ammesso nell’istituto dopo aver combinato una marachella poco perdonabile in un’altra scuola. In conclusione, Entre les murs colpisce nel segno quando si propone di raffigurare, senza per forza insistere sul modello francofono, la scuola di oggigiorno: i ragazzi non imparano nulla e preferiscono trascurare lo studio, mentre i professori non sempre sanno distinguere cosa è giusto da cosa è sbagliato, e non solo per quanto concerne il loro delicato ruolo di docenti che spesso e malvolentieri si affianca a quello di educatori.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a great steven »
[ - ] lascia un commento a great steven »
|
|
d'accordo? |
|
no_data
|
mercoledì 12 novembre 2014
|
i fatti, i punti di vista, le conseguenze
|
|
|
|
Emerge dal film una realtà senza filtri e senza giudizi: scuole in cui molti ragazzi provengono da altri Paesi, scontrandosi con una cultura a cui non sentono di appartenere, senza avere appoggio dalle famiglie che spesso non sono in grado di parlare correttamente la lingua del Paese in cui vivono e che hanno priorità oggettive differenti rispetto alla scuola (lavoro, permesso di soggiorno, difficoltà economiche), aspettandosi quindi che i figli vi si arrangino da soli e possano, grazie ad essa, avere una vita migliore.
Genitori che spesso abdicano al proprio ruolo, che non educano, seppur difficilmente condannabili viste le loro oggettive difficoltà.
Insegnanti alle prese con situazioni che non riescono a gestire, a cui non sono preparati e che preferiscono, laddove non riescano ad oltrepassare l'ostacolo, liberarsene e non assumersi l'onere delle conseguenze che ne deriveranno.
[+]
Emerge dal film una realtà senza filtri e senza giudizi: scuole in cui molti ragazzi provengono da altri Paesi, scontrandosi con una cultura a cui non sentono di appartenere, senza avere appoggio dalle famiglie che spesso non sono in grado di parlare correttamente la lingua del Paese in cui vivono e che hanno priorità oggettive differenti rispetto alla scuola (lavoro, permesso di soggiorno, difficoltà economiche), aspettandosi quindi che i figli vi si arrangino da soli e possano, grazie ad essa, avere una vita migliore.
Genitori che spesso abdicano al proprio ruolo, che non educano, seppur difficilmente condannabili viste le loro oggettive difficoltà.
Insegnanti alle prese con situazioni che non riescono a gestire, a cui non sono preparati e che preferiscono, laddove non riescano ad oltrepassare l'ostacolo, liberarsene e non assumersi l'onere delle conseguenze che ne deriveranno.
Insegnanti che cercano di insegnare il rispetto come punto di partenza e di "seminare", valutando l'opportunità di valorizzare il possibile dell'alunno tenuto conto anche del suo contesto familiare e sociale, anzichè punire le sue mancanze. Insegnanti che decidono di implicarsi, lasciati soli, per motivi molto umani: è più facile non sapere, non uscire dal contesto scuola, limitarsi a valutare i fatti oggettivi ed eliminare l'elemento di disturbo per salvaguardare la classe (e la propria autorità al suo interno). Più difficile e non privo di conseguenze è implicarsi, cercare una via possibile di comunicazione, dare valore.
Un ragazzo che ha appena iniziato a scoprire che può fare qualcosa di buono e di apprezzabile, che viene abbandonato.
Una provocatrice, ritenuta brava alunna, che agisce come leva nel precipitare degli eventi.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a no_data »
[ - ] lascia un commento a no_data »
|
|
d'accordo? |
|
brando fioravanti
|
lunedì 12 maggio 2014
|
bellissimo
|
|
|
|
La storia è ambientata in una scuola multietnica nella periferia parigina. Difficile insegnare, ma ancora più difficile prendere decisioni su come disciplinare i ragazzi. Ogni scelta porta a delle conseguenze. Anche i professori sono persone che possono sbagliare e a volte anche imparare dagli allievi. Attori sinceri e storie autentiche ben dirette dalla regia. Ottimo anche il lato visivo nonostante sia girato interamente dentro la scuola
|
|
[+] lascia un commento a brando fioravanti »
[ - ] lascia un commento a brando fioravanti »
|
|
d'accordo? |
|
theophilus
|
lunedì 9 dicembre 2013
|
chi sta nella prigione?
|
|
|
|
ENTRE LES MURS
Chi pensasse che la crisi della scuola italiana abbia una sua specificità o che il suo degrado non sia paragonabile a quello delle altre scuole europee, è bene che vada a vedere Entre les murs, di Laurent Cantet.
Il titolo del film evoca una doppia domanda. La risposta alla prima è quasi automatica. I muri ci conducono ad una barriera, che può essere protettiva od oppressiva. Chi ci sarà all’interno di questi muri? In questo caso, invece, la soluzione non è immediata. In una prigione c’è chi sta da una parte, chi dall’altra di una porta. Nel film, invece, i ruoli non sono chiaramente separati.
[+]
ENTRE LES MURS
Chi pensasse che la crisi della scuola italiana abbia una sua specificità o che il suo degrado non sia paragonabile a quello delle altre scuole europee, è bene che vada a vedere Entre les murs, di Laurent Cantet.
Il titolo del film evoca una doppia domanda. La risposta alla prima è quasi automatica. I muri ci conducono ad una barriera, che può essere protettiva od oppressiva. Chi ci sarà all’interno di questi muri? In questo caso, invece, la soluzione non è immediata. In una prigione c’è chi sta da una parte, chi dall’altra di una porta. Nel film, invece, i ruoli non sono chiaramente separati. Non c’è qualcuno al di qua o al di là di qualcosa, ma tutti sono all’interno del medesimo perimetro. Il “clima” non è differenziato. Non scorgiamo una tensione reale che possa riscaldare o raffreddare, ma solo una rappresentazione in cui gl’insegnanti tentano di restare aggrappati ad un ruolo che non ha più né un centro né contorni. In questa commedia i prof balbettano solo il ricordo di una dignità che fingono di possedere ancora, non potendo barattarla col vuoto che hanno di fronte. Gli studenti, quando non riescono a limitarsi a scaldare i banchi per cinque ore, lanciano sfide l’uno all’altro e aggrediscono chi hanno di fronte con le armi dell’insolenza, dell’indifferenza, del fastidio, dell’incomprensione. Non accade nulla nel film se non la riproposizione continua di una stasi culturale, di una inamovibilità di problemi che non si scalfiscono neppure e che verranno rimandati all’anno successivo. Non c’è alcuna compensazione fra gli elementi che si scontrano. Alla reale incapacità di capire da parte degli studenti, al loro vuoto di contenuti culturali e interiori si adegua la remissività dei docenti che non hanno i mezzi per superare un passato di cui non possono fare alcun uso con gli studenti, ma di tanto in tanto tentano di agitare il fantasma di un’autorità che non detengono più. Cantet ci mostra le due classiche, ma solo apparenti, strade parallele che infatti subito si avvinghiano in un vuoto comune. Solo esteriore è la diversità fra chi sembra avere il coltello dalla parte del manico ma non sa come tenerlo in mano e chi si acquatta nei panni di vittima di un carnefice che non esiste.
La metafora della prigione prende un peso più concreto per lo spettatore quando Cantet fa le riprese dall’alto di un ambiente esterno tutto cemento, adibito alla ricreazione degli studenti.
I protagonisti di La classe sono attori improvvisati, ma il ruolo del professore di lettere è impersonato da un ex insegnante, François Bégodeau, autore del libro omonimo da cui è stato tratto il film.
Gli schemi della famiglia sono riproposti, identici, nella scuola. Gl’insegnanti appaiono accattoni che mendicano l’amicizia e il cameratismo degli studenti. La risoluzione della conflittualità domestica che si sprigiona in assenza di una figura guida che sappia imporsi ed imporre dei limiti viene demandata alla scuola. Il professore è chiamato a surrogare il ruolo dei genitori e, come quelli, il più delle volte temendo il rapporto con i ragazzi, fallisce.
Cantet è stato definito da qualcuno il Ken Loach francese. La tematica sociale svolta dal regista nei suoi lungometraggi non è mai retorica, non appare di parte, non condanna A per assolvere B, ma segue una linea che gli consente di valorizzare una tensione etica in funzione estetica. Il pubblico ha di fronte un insegnante che deve sopportare la massa d’urto di un’intera scolaresca che gli si oppone. Questo terzo soggetto della narrazione resta sospeso. Chi vede se stesso, chi i propri figli. Tutti sono però coinvolti in un flusso che impone l’autocritica, il ripensamento, lo specchiarsi in una condizione a cui siamo giunti insieme senza rendercene conto. Ognuno è chiamato a trovare una via d’uscita.
Enzo Vignoli,
6 dicembre 2008.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a theophilus »
[ - ] lascia un commento a theophilus »
|
|
d'accordo? |
|
elizza
|
mercoledì 10 luglio 2013
|
cosa hai imparato?
|
|
|
|
La cosa migliore di un film del genere è la capacità che questo ha di farti notare anche un altro punto di vista,complemente lontano dal tuo pensiero.
Il momento più alto del film è proprio il Consiglio di Istituto,riunito per giudicare un giovane alunno che è stato protagonista di una situazione spiacevole giorni prima in classe.
Meravigliosa la figura della madre in contrapposizione a quella del Preside.
Continua a dire alla Commissione i pregi del figlio,elogiando:
il figlio è un bravo ragazzo,non è un violento,aiuta in casa.
I professori sono di ghiaccio.
Escludono il ragazzo dalla scuola.
ECCO.
[+]
La cosa migliore di un film del genere è la capacità che questo ha di farti notare anche un altro punto di vista,complemente lontano dal tuo pensiero.
Il momento più alto del film è proprio il Consiglio di Istituto,riunito per giudicare un giovane alunno che è stato protagonista di una situazione spiacevole giorni prima in classe.
Meravigliosa la figura della madre in contrapposizione a quella del Preside.
Continua a dire alla Commissione i pregi del figlio,elogiando:
il figlio è un bravo ragazzo,non è un violento,aiuta in casa.
I professori sono di ghiaccio.
Escludono il ragazzo dalla scuola.
ECCO.
Il nodo centrale della questione.
La scuola diviene strumento punitivo.Nient'altro.
Non concede altre occasioni e SOPRATTUTTO guarda solamente a dei numeri,non tenendo conto che difronte ad essa stanno delle persone.
UAO
[-]
|
|
[+] lascia un commento a elizza »
[ - ] lascia un commento a elizza »
|
|
d'accordo? |
|
filippo catani
|
mercoledì 3 luglio 2013
|
la scuola in francia (e non solo)
|
|
|
|
Il film è interamente ambientato all'interno di una terza media di un quartiere difficile parigino. I vari insegnanti che si susseguono in classe, in particolar modo quello di lettere, dovranno fare fronte alla loro irrequietezza e inquietudine cercando però anche di cogliere quanto di buono essi saranno capaci di fare.
Sono un discreto numero i film che trattano di scuola o tematiche connesse (basti parlare della Scuola della violenza per arrivare al recente l'Onda e anche in Italia abbiamo avuto la Scuola giusto per citare qualche titolo) ma questo film, come recita anche il titolo, fa entrare lo spettatore all'interno di una classe per un intero anno scolastico.
[+]
Il film è interamente ambientato all'interno di una terza media di un quartiere difficile parigino. I vari insegnanti che si susseguono in classe, in particolar modo quello di lettere, dovranno fare fronte alla loro irrequietezza e inquietudine cercando però anche di cogliere quanto di buono essi saranno capaci di fare.
Sono un discreto numero i film che trattano di scuola o tematiche connesse (basti parlare della Scuola della violenza per arrivare al recente l'Onda e anche in Italia abbiamo avuto la Scuola giusto per citare qualche titolo) ma questo film, come recita anche il titolo, fa entrare lo spettatore all'interno di una classe per un intero anno scolastico. L'osservatore avrà così modo di rendersi conto della difficoltà che comporta il ricoprire un incarico delicato come quello del professore. Specialmente poi quando ci si trova dinnanzi ad una classe multietnica che comprende elementi francesi, cinesi, maliani e delle Antille. Ora anche in Italia con la recente immigrazione la popolazione scolastica è drasticamente mutata e professori, genitori e alunni devono fare i conti con nuove realtà. Questo ovviamente è una grande occasione di apertura mentale verso nuove prospettive e culture ma presenta tutte le difficoltà che l'integrazione porta con se. A questo punto il professore di turno si trova seduto sopra un'autentica polveriera pronta ad esplodere alla minima sollecitazione. Naturalmente il problema si ripresenta anche nel giorno dei colloqui con i genitori dove in alcuni casi si fa fatica a farsi comprendere mentre allo stesso tempo si ricevono ingenerose critiche dai genitori che, negli ultimi tempi, invece che prendersela con i figli se la prendono con i prof rei come sempre di fare troppo poco o di non saper fare il proprio lavoro secondo quel vecchio adagio per cui chi non sa fare niente va a insegnare. Naturalmente il regista è francese (Cantet) così come il cast (su cui spicca il prof di lettere) ma il discorso si può tranquillamente universalizzare; fin dalla notte dei tempi il ruolo di educatore è sempre stato tra i più affascinanti e complessi ma ora più che mai ci si trova davanti a dei casi di complessa risoluzione perchè una promozione o una bocciatura, una nota di merito o una espulsione possono condizionare per sempre la vita di certi studenti specialmente se provengono da situazioni familiari difficili. Insomma un bel film che, seppur ambientato per tutte le due ore della sua durata, all'interno delle mura scolastiche riesce a coinvolgere lo spettatore attento e scrupoloso.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a filippo catani »
[ - ] lascia un commento a filippo catani »
|
|
d'accordo? |
|
vitosay
|
mercoledì 18 aprile 2012
|
realismo?
|
|
|
|
Una docufiction sulla scuola: non è l’attimo fuggente, nessuna sceneggiatura geniale ma un quadro realistico per ogni genitore e insegnante sull’attuale vita scolastica. Oserei dire neppure nessuna trama, se questa è riassumibile nel lavoro di un’ intera classe di scuola media che si trova a gestire in particolare un alunno ‘difficile’. Il film incuriosisce proprio per questo. Se una critica si può fare: si resta perplessi pensando all’atteggiamento arrogante, disinteressato riguardo l’apprendimento ed i valori fondamentali (che tutti i genitori vorrebbero passare ai propri figli) degli adolescenti della ‘classe’.
[+]
Una docufiction sulla scuola: non è l’attimo fuggente, nessuna sceneggiatura geniale ma un quadro realistico per ogni genitore e insegnante sull’attuale vita scolastica. Oserei dire neppure nessuna trama, se questa è riassumibile nel lavoro di un’ intera classe di scuola media che si trova a gestire in particolare un alunno ‘difficile’. Il film incuriosisce proprio per questo. Se una critica si può fare: si resta perplessi pensando all’atteggiamento arrogante, disinteressato riguardo l’apprendimento ed i valori fondamentali (che tutti i genitori vorrebbero passare ai propri figli) degli adolescenti della ‘classe’. Nessun adolescente particolarmente meritevole, ma un appiattimento completo verso il basso. Realismo?
[-]
|
|
[+] lascia un commento a vitosay »
[ - ] lascia un commento a vitosay »
|
|
d'accordo? |
|
dsorgente
|
sabato 12 marzo 2011
|
"la classe" è una classe vera
|
|
|
|
Vedo solo adesso il film, in DVD e in ritardo rispetto agli altri che hanno lasciato una recensione, con i quali sono in disaccordo. Il film ha il merito di illustrare una realtà, quella della scuola di oggi, e poco importa se la classe che ritrae è in Francia. L'insegnante ritratto si differenzia da altri suoi colleghi, riesce ad impostare un rapporto con gli alunni cercando di coinvolgere tutti, stimolare e valorizzare tutti. Il suo è un modello di insegnamento adattato alla realtà della classe, le lezioni si svolgono con il costante coinvolgimento della classe, nascono discussioni alle quali tutti partecipano, ci sono momenti di tensione tra gli alunni che l'insegnante riesce sempre a gestire.
[+]
Vedo solo adesso il film, in DVD e in ritardo rispetto agli altri che hanno lasciato una recensione, con i quali sono in disaccordo. Il film ha il merito di illustrare una realtà, quella della scuola di oggi, e poco importa se la classe che ritrae è in Francia. L'insegnante ritratto si differenzia da altri suoi colleghi, riesce ad impostare un rapporto con gli alunni cercando di coinvolgere tutti, stimolare e valorizzare tutti. Il suo è un modello di insegnamento adattato alla realtà della classe, le lezioni si svolgono con il costante coinvolgimento della classe, nascono discussioni alle quali tutti partecipano, ci sono momenti di tensione tra gli alunni che l'insegnante riesce sempre a gestire. Chi critica questo modo di fare lezione non ha mai insegnato in classi difficili, dove il discorso portato avanti dall'insegnante viene continuamente frammentato dagli interventi degli alunni. Qualcuno si può sentire impotente di fronte ad alcune scene, provare frustrazione vedendo le difficoltà dell'insegnante. Beh, insegnare oggi è frustrante. Ed è difficile, specie se un insegnate non vuole solo insegnare ma anche fare imparare, e non fare imparare solo ad alcuni ma a tutti.
Questo insegnante non crede che i metodi punitivi siano costruttivi per i ragazzi, ma in questo è in minoranza rispetto ai colleghi (tra l'altro in Francia è prevista come punizione l'espulsione dalla scuola, che in Italia non esiste). Viene poco compreso anche dai suoi alunni che comunque vedono in lui sempre una figura antagonista, e proprio un fraintendimento è all'origine di un grave episodio: le alunne rappresentanti di classe che assistono ad un consiglio di classe (cosa che in Italia solitamente non avviene) riferiscono in maniera inesatta quello che l'insegnante ha detto di un alunno difficile: questo fa sì che l'alunno si senta tradito dall'insegnante e il rapporto che l'insegnante era riuscito a costruire con lui viene distrutto di colpo, l'alunno perde il controllo e sarà espulso. Anche l'insegnante perde la calma, e dice anche qualcosa che avrebbe fatto meglio a non dire perchè si presta a fraintendimenti, e questo gli costa qualche critica da parte dei colleghi.
Io l'ho trovato un film molto realista, ben girato, con personaggi e situazioni vere e credibili. Tratteggia una realtà scolastica sempre più diffusa in Italia, di classi fortemente disomonogenee sotto il profilo dell'estrazione sociale, della preparazione di base, delle capacità.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a dsorgente »
[ - ] lascia un commento a dsorgente »
|
|
d'accordo? |
|
|