amira81
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venerdė 27 marzo 2009
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come mai non c'e' il nome di roberto calabrese
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Sono una fan di Roberto Calabrese e come tante che abbiamo visto il film per lui ci siamo chieste come mai non c'era il suo nome visto che e' tra i ruoli principali, nonche' quello che manda gli scagnozzi ad uccidere Siani...speriamo di vedere il suo nome e la sua foto...comunque il film e' bellissimo e spero se ne parli come e' giusto che merita...una del fans club di Roberto calabrese
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hermes
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venerdė 27 marzo 2009
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bello
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film molto bello. I comprimari superiori anche ai protagonisti. Buona la regia. Consiglio.
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marezia
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venerdė 27 marzo 2009
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lodi,lodi,lodi alla redazione.
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Questo č il classico film per "parlare" del quale l'anonimato avrebbe fatto comodo... Invece no! Per la recensione a stasera. Ma penso giā di sapere quello che scriverō... L'intuito a qualcosa serve...
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cc_83
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venerdė 27 marzo 2009
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gran bel film...... da non perdere
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un film ke sarebbe un peccato non vedere!
Affronta nel migliore di modi un tema sempre attuale...... RISI si comferma il migliore!
ke dire..... un film consigliatissimo
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ciccio capozzi
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martedė 24 marzo 2009
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evitate le secche della beatificazione post mortem
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FORTAPASC di MARCO RISI; ITA, 09. La sera del 23 settembre 85, sotto casa sua, č ucciso il giovane giornalista Giancarlo Siani, reo di aver messo a fuoco conflitti interni alla camorra e le collusioni di questa coi politici di Torre Annunziata. Nel 2001 giā il giovane regista Maurizio Fiume, utilizzando come set anche la redazione di Metropolis, aveva dedicato un film a Giancarlo, E io ti seguo. Un film generoso, che non ebbe una circuitazione degna di questo nome. E anche per Risi la storia produttiva č complicata: era un vecchio progetto, addirittura precedente al film di Fiume, reso oggi possibile dallinteressamento di Angelo Barbagallo, che č personaggio molto interessante del cinema italiano.
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FORTAPASC di MARCO RISI; ITA, 09. La sera del 23 settembre 85, sotto casa sua, č ucciso il giovane giornalista Giancarlo Siani, reo di aver messo a fuoco conflitti interni alla camorra e le collusioni di questa coi politici di Torre Annunziata. Nel 2001 giā il giovane regista Maurizio Fiume, utilizzando come set anche la redazione di Metropolis, aveva dedicato un film a Giancarlo, E io ti seguo. Un film generoso, che non ebbe una circuitazione degna di questo nome. E anche per Risi la storia produttiva č complicata: era un vecchio progetto, addirittura precedente al film di Fiume, reso oggi possibile dallinteressamento di Angelo Barbagallo, che č personaggio molto interessante del cinema italiano. Ha prodotto con lungimiranza i film di Moretti e credette in La meglio gioventų di Andrea Giordana. Fortapāsc č un bel film: mi ha intrigato e commosso. Ha evitato le secche della beatificazione post mortem. E di fronte a noi un non-eroe, che voleva, con una buona dose di incoscienza, ma anche di dignitā professionale, fare solo il suo mestiere. A dire il vero, era uno che non capiva fino in fondo, forse, le implicazioni che fuoriuscivano dal suo osservare con onestā e semplicitā gli avvenimenti di nera che era chiamato a descrivere. Ma una volta mangiata la foglia, non si č sottratto ad un percorso che poteva essere pericoloso. I bravi sceneggiatori, Purgatori e Carrington, e lo stesso regista, hanno operato il massimo sforzo nel contestualizzare la vicenda umana e individuale in un importante punto di svolta della storia della criminalitā. La vicenda di Siani, lattore assai misurato e intenso Libero De Rienzo, emerge dal confronto molto serrato, dal punto di vista cinematografico, con lambiente mafioso che condizionava pesantemente la vita sociale del grande Comune di Torre A.ta. Le connivenze tra il Sindaco e Valentino Gionta, qui lattore molto bravo M. Gallo, il capo del clan locale, erano fortissime. Il Gionta, ora allergastolo, distaccatosi dai cutoliani non solo era uscito indenne dalla distruzione della NCO, ma si era ritagliato uno spazio suo. Il suo muoversi nellambiente fisico della Cittā, in cui operava, č reso con un senso quasi corale di partecipazione popolare inneggiante. Ma questo č un tratto che il Gionta sollecitava, con donazioni e interventi benefici, pur nel mentre spacciava e faceva il pizzo e lo strozzo, e di cui si gloriava, e che gli veniva ideologicamente dalla vecchia appartenenza al Super clan di Cutolo, che faceva della Camorra addirittura una specie di movimento antistatale; perō, giustamente, la descrizione ambientale č resa con un realismo severo denso di squallore. Esso fa pių pensare al cinema di Francesco Rosi che non a Gomorra.
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goldy
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martedė 24 marzo 2009
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il peso della leggerezza
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Pesante č l'argomento che viene rappresentato con una leggerezza che lo rende visibile a ogni tupo di pubblico, compreso quello giovanile. Merito anche dell'attore protagonista che restituisce la figura di un giornalista che dā lustro alla sua professione.Un film di impegno civile che non cambierā nulla della realtā immutabile che denuncia ma che va fatto per non smettere di sentirsi vivi.
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sanna62
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lunedė 23 marzo 2009
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ottimo film di risi
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Ho visto il film e devo dire che per un regista come Marco Risi, che ci ha abituati a film-documentari, ha tirato fuori il meglio di sé. Anche se il Cast non presenta attori famosissimi, il regista č riuscito in modo egregio a raccontare una storia vera con attori emergenti ma di qualitā (De Rienzo-Lodovini, eccezionale la somiglianza dell'attore con Siani), affiancati da attori noti di spicco (Fantastichini,Cantalupo,Riondino,Imparato, Pecci)e con altri personaggi del teatro e canto (Gallo,Capano, Mahieux,Buonomo)per non parlare della maestri della sceneggiatura (Jim Carrington e Andrea Purgatori). Il film contiene alcune scene forti e cruenti (come č giusto che sia quando si tratta di attivitā camorristiche) ma anche simpatiche e logiche (quando il camorrista provvede a cucinare per il boss Gionta con tanto di grembiule e pistola!).
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Ho visto il film e devo dire che per un regista come Marco Risi, che ci ha abituati a film-documentari, ha tirato fuori il meglio di sé. Anche se il Cast non presenta attori famosissimi, il regista č riuscito in modo egregio a raccontare una storia vera con attori emergenti ma di qualitā (De Rienzo-Lodovini, eccezionale la somiglianza dell'attore con Siani), affiancati da attori noti di spicco (Fantastichini,Cantalupo,Riondino,Imparato, Pecci)e con altri personaggi del teatro e canto (Gallo,Capano, Mahieux,Buonomo)per non parlare della maestri della sceneggiatura (Jim Carrington e Andrea Purgatori). Il film contiene alcune scene forti e cruenti (come č giusto che sia quando si tratta di attivitā camorristiche) ma anche simpatiche e logiche (quando il camorrista provvede a cucinare per il boss Gionta con tanto di grembiule e pistola!). Alla fine della proiezione c'č stato un lungo applauso e stranamente vedevo nella sala molti giovani emozionati: bravo Marco!
Sicuramente un film da vedere.
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achille della ragione
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lunedė 23 marzo 2009
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da vedere assolutamente
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Fortapasc: storia di un eroe per caso
Con ventiquattro anni di ritardo la storia di Giancarlo Siani approda sugli schermi italiani in un film di Marco Risi, che si ispira alla lezione di impegno civile di Rosi, Petri, Damiani, Squitieri, grandi registi che hanno fatto grande il cinema italiano.
Fortapasc racconta gli ultimi quattro mesi di vita del giovane cronista napoletano, ucciso con dieci colpi di pistola perché con le sue inchieste aveva infastidito alcuni boss di Torre Annunziata. Sarā lunico giornalista a cadere vittima della camorra.
Una anteprima in pompa magna al teatro San Carlo alla presenza del presidente Napolitano ha sancito il ritorno a Napoli del cinema di impegno, dopo il trionfo internazionale di Gomorra, dal quale Fortapasc si differenzia per il diverso ritmo narrativo: non un reportage di guerra duro e spietato che intreccia racconti diversi, bensė la vita di un giovane amante del suo lavoro e soprattutto della veritā.
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Fortapasc: storia di un eroe per caso
Con ventiquattro anni di ritardo la storia di Giancarlo Siani approda sugli schermi italiani in un film di Marco Risi, che si ispira alla lezione di impegno civile di Rosi, Petri, Damiani, Squitieri, grandi registi che hanno fatto grande il cinema italiano.
Fortapasc racconta gli ultimi quattro mesi di vita del giovane cronista napoletano, ucciso con dieci colpi di pistola perché con le sue inchieste aveva infastidito alcuni boss di Torre Annunziata. Sarā lunico giornalista a cadere vittima della camorra.
Una anteprima in pompa magna al teatro San Carlo alla presenza del presidente Napolitano ha sancito il ritorno a Napoli del cinema di impegno, dopo il trionfo internazionale di Gomorra, dal quale Fortapasc si differenzia per il diverso ritmo narrativo: non un reportage di guerra duro e spietato che intreccia racconti diversi, bensė la vita di un giovane amante del suo lavoro e soprattutto della veritā.
Il messaggio esorta alla speranza affinché il sacrificio di Giancarlo non sia stato vano, ma concorra a svegliare le coscienze ora che la camorra č divenuta pių minacciosa e come una piovra dai mille tentacoli si avvia ad avvolgere tutta lItalia. Un ricordo esteso alle tante vittime della criminalitā organizzate, i cui parenti compaiono numerosi come comparse nella pellicola.
Purtroppo nulla č cambiato, se non in peggio, in questi lunghi anni: il fortino del clan Gionta č sempre lė, nel quadrilatero delle carceri nel centro antico di Torre Annunziata, mentre la malavita continua a dilagare indisturbata grazie allinefficienza dello Stato.
Vi č pure una sottile denunzia della precarietā della professione giornalistica, Giancarlo era un apprendista che sognava di essere assunto dal Mattino, oggi un esercito di quarantamila precari si confronta con pochi redattori super pagati e colmi di privilegi. Persiste ancora la differenza citata nel film tra giornalisti- giornalisti e giornalisti impiegati: Giancarlo faceva parte della prima categoria, agiva con coerenza ed ha pagato il suo coraggio con la vita.
Il film č scandito da personaggi vivi, solo alcuni immaginari, disegnati con grande abilitā ed interpretati da attori molto bravi: il capitano della locale stazione dei carabinieri, tristemente disilluso, ha la grinta di un Giuliano Gemma dannata, Massimiliano Gallo si estolle vigoroso in una squallida marea di anime malvagie, mentre Ennio Fantastichini č un sindaco colluso, che ci rammenta le kafkiane riunioni del consiglio comunale rese celebri dalle Mani sulla cittā.
La tensione aumenta quando si entra nei vicoli puteolenti e diroccati del centro storico e respirando unatmosfera di morte, si percepisce chiaramente la prepotente legge dei pių forti: degli Alfieri, dei Nuvoletta, dei Gionta e di tutti i clan che comandavano ieri come comandano oggi.
Un contrasto lampante con lo sguardo dolce e tenace di Giancarlo, che sorride ingenuamente mentre i killer lo uccidono senza pietā, consapevole che il suo sacrificio servirā a mutare qualcosa se tutti noi sapremo conservarlo nella nostra memoria civile, soltanto cosė il suo martirio civile non sarā stato vano.
Achille della Ragione
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