andryviola
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giovedė 2 aprile 2009
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e daglie!
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Tanto per cambiare "con tutto il rispetto per la morte del giornalista" noi italiani facciamo film o sulla mafia o sulla camorra o amore, sesso, bugie! CHE PALLE!!!! rari i film diversi....e rari i bravi attori italiani! Gli attori italiani sono da teatro non da cinema! A parte i grandi e pochi! ma BASTA CON STI FILM MAFIOSI, LO CREDO CHE POI CI DANNO DEI MAFIOSI ALL'ESTERO!
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serpico
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giovedė 2 aprile 2009
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tanta genge come siani dove sono..................
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bello il film ben girato bravi gli attori,in
particolare (attore protagonista)
la gente buona muore sempre grande uomo
bello credere in quello che si fa ,disposto a tutto,anche la morte.
politica camorra uno schifo assoluto
bella la scena qundo parla ai ragazzi,chi risolvera i problemi voi il futuro
film da vedere......................
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fataignorante
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mercoledė 1 aprile 2009
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non chiamiamolo eroismo . chiamiamolo giornalismo.
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Cronaca senza retorica , forse il privato tende a prevalere sul racconto, ma le relazioni politico-mafiose sono chiare(e gia discusse in altri film) e l'obiettivo č quello di restituirci il Siani persona , non mitizzato , con la sua ingenuitā che č forse "innocenza" ( o "inconsapevolezza") . Ma č l'innocenza della speranza di poter cambiare le cose raccontando il presente.
E' l'innocenza del lavoro quotidiano di un cronista. E' l'innocenza di chi testimonia.
Non chiamiamolo eroismo . Chiamiamolo Giornalismo.
Libero De Rienzo e Riondino bravi. Ernesto Mahieux ottimo.
...Ennio Fantastichini ??!?! ..semplicemente da cineteca!!!
ciao.
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nicolac
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mercoledė 1 aprile 2009
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siani la speranza nella dura realtā di fortapasc
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Fortapasc č un film d'impegno civile che tutti dovrebbero andare a vedere.
Non si tratta di una biografia del giovane e combattivo Siani, ma del racconto
dei suoi ultimi mesi di vita, del suo duro impegno contro la camorra e contro
la zona grigia della politica che scende a copromessi e si nutre della malavita campana.
La forza dei suoi articoli e la sua libertā d'inchiesta l'ha reso un giornalista
scomodo, inviso al "Sistema" ed ha decretato la sua morte.
Il protagonista Libero De Rienzo si cala bene nel personaggio, lo ritrae in tutta
la sua umanitā e la giovanile voglia di cambiare il mondo. E' un film forte, come
recita il titolo volutamente storpiato Fortapasc: la contrada della terra di Napoli,
Torre Annunziata, č un fortino assediato dalla logica della violenza della camorra.
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Fortapasc č un film d'impegno civile che tutti dovrebbero andare a vedere.
Non si tratta di una biografia del giovane e combattivo Siani, ma del racconto
dei suoi ultimi mesi di vita, del suo duro impegno contro la camorra e contro
la zona grigia della politica che scende a copromessi e si nutre della malavita campana.
La forza dei suoi articoli e la sua libertā d'inchiesta l'ha reso un giornalista
scomodo, inviso al "Sistema" ed ha decretato la sua morte.
Il protagonista Libero De Rienzo si cala bene nel personaggio, lo ritrae in tutta
la sua umanitā e la giovanile voglia di cambiare il mondo. E' un film forte, come
recita il titolo volutamente storpiato Fortapasc: la contrada della terra di Napoli,
Torre Annunziata, č un fortino assediato dalla logica della violenza della camorra.
In questo quadro, perō, la figura e l'opera del compianto giornalista aprono una
speranza, una luce: accanto alla barbarie della criminalitā organizzata abbiamo le
energie e le menti migliori per denunciare e cominciare a scardinare le dinamiche
del sistema. A questo riguardo si ricordino le parole di Giovanni Falcone
a proposito della mafia: "La mafia č un fenomeno umano: ha un principio, una sua evoluzione ed avrā una fine."
La pellicola attribuisce molta importanza, seguendo le parole del giornalista, alla
collusione tra camorra e politica, la figura del sindaco di Torre Annzunziata
č illuminante. L'interprete Ennio Fantastichini con la sua abilitā recitativa descrive
bene la mentalitā del politico corrotto, prono alla camorra e suo complice.
Delicata e commuovente la storia d'amore tra Giancarlo e Daniela, interpretata dalla
bella e capace Daniela Lodovini, come emozionanti sono le ultime scene del film quando il
giovane Siani ritrova Daniela ed il suo amore proprio prima di essere ucciso. Le
canzoni di Vasco che aprono e chiudono il film diventano malinconiche ricordando
come il giornalista non riesca ad andare al concerto con la sua fidanzata perchč
la sua vita č interrotta bruscamente dalle pallottole dei sicari camorristi che non perdonano. L'atto finale dell'assassinio di Siani č un incontro previsto e temuto tra vittima e carnefice, dove lo sguardo della vittima esprime rassegnazione prima che paura.
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nevermind
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mercoledė 1 aprile 2009
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non chiamatelo eroe. chiamatelo giornalista.
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Una cronaca senza fronzoli o retoriche. Il privato alle volte prevale ma sono chiare le connessioni politico-mafiose . Il film ci restituisce il protagonista in tutta la sua umanitā, nella sua "innocenza" intesa come la speranza(o volontā) che le cose possano cambiare.
Una lezione sull' "eroismo" che puo essere tale soltanto non essendo eroi.Perciō non chiamiamolo eroismo.
Chiamiamolo Giornalismo.
Libero De Rienzo e Riondino bravi .
Ernesto Mahieux ottimo.
..Ennio Fantastichini? ... semplicemente da cineteca!!
ciao
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cinestoico
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martedė 31 marzo 2009
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la condanna di un popolo
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Bel film , ricco di suggestioni e citazioni visive, linguaggio cinematografico che sposa tensione, denuncia, tra fiction e realtā. Belle le scene di Camorra, bello anche l'accostamento nel montaggio del mondo della Politica a quello del Malaffare, chiave giusta la "normalitā" di un eroe postumo. Gli attori sono bravi, dal convincente Libero De Rienzo al preciso Daniele Pecci ma soprattutto merito al valore aggiunto della pellicola che sta nella la schiera di teatranti di alto livello scelti da Risi quali i credibilissimi fratelli Gianfranco e Massimiliano Gallo, Ernesto Maieux, Renato Carpentieri, Gianfelice Imparato e tutti gli altri. Alla fine la bella tensione creata dal regista sfocia nell'inesorabile morte che giunge puntuale come la condanna quasi fatale di un intero popolo.
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Bel film , ricco di suggestioni e citazioni visive, linguaggio cinematografico che sposa tensione, denuncia, tra fiction e realtā. Belle le scene di Camorra, bello anche l'accostamento nel montaggio del mondo della Politica a quello del Malaffare, chiave giusta la "normalitā" di un eroe postumo. Gli attori sono bravi, dal convincente Libero De Rienzo al preciso Daniele Pecci ma soprattutto merito al valore aggiunto della pellicola che sta nella la schiera di teatranti di alto livello scelti da Risi quali i credibilissimi fratelli Gianfranco e Massimiliano Gallo, Ernesto Maieux, Renato Carpentieri, Gianfelice Imparato e tutti gli altri. Alla fine la bella tensione creata dal regista sfocia nell'inesorabile morte che giunge puntuale come la condanna quasi fatale di un intero popolo.
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cinestoico
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martedė 31 marzo 2009
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la "normalitā" di un eroe postumo
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Bel film , ricco di suggestioni e citazioni visive, linguaggio cinematografico che sposa tensione, denuncia, tra fiction e realtā. Belle le scene di Camorra, bello anche l'accostamento nel montaggio del mondo della Politica a quello del Malaffare, chiave giusta la "normalitā" di un eroe postumo. Gli attori sono bravi, dal convincente Libero De Rienzo al preciso Daniele Pecci ma soprattutto merito al valore aggiunto della pellicola che sta nella la schiera di teatranti di alto livello scelti da Risi quali i credibilissimi fratelli Gianfranco e Massimiliano Gallo, Ernesto Maieux, Renato Carpentieri, Gianfelice Imparato e tutti gli altri. Alla fine la bella tensione creata dal regista sfocia nell'inesorabile morte che giunge puntuale come la condanna quasi fatale di un intero popolo.
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marezia
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lunedė 30 marzo 2009
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p.s. del p.s.
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Ed anche di "Gomorra"; con buona pace dei critici.
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(di marezia)
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luigidoradsl
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domenica 29 marzo 2009
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la delicata resistenza nel fortapāsc di risi
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La storia di Siani č raccontata con misurato equilibrio. Risi mostra il volto di una Napoli sotto assedio, la Napoli degli anni ottanta, in mano alla n.c.o. e allo strapotere del clan Nuvoletta e Alfieri-Bardellino (nuova famiglia) e dellaffiliato Gionta nel feudo di Torre Annunziata, e soprattutto degli intrecci tra criminalitā organizzata, politica ed imprenditoria. Le spartizioni di tangenti e le infiltrazioni, gli affari con la droga e i soldi del dopo-terremoto, coraggiosamente e ingenuamente smascherati dalla penna di fuoco di un "ragazzino" qualunque che ha liberamente scelto l'impegno civile, l'informazione, il lavoro del "giornalista-giornalista", alla comoda possibilitā di varcare il cancello della holliwoodiana villa, per vedere tutto con chiarezza", del colluso e "maturo" politicante di turno.
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La storia di Siani č raccontata con misurato equilibrio. Risi mostra il volto di una Napoli sotto assedio, la Napoli degli anni ottanta, in mano alla n.c.o. e allo strapotere del clan Nuvoletta e Alfieri-Bardellino (nuova famiglia) e dellaffiliato Gionta nel feudo di Torre Annunziata, e soprattutto degli intrecci tra criminalitā organizzata, politica ed imprenditoria. Le spartizioni di tangenti e le infiltrazioni, gli affari con la droga e i soldi del dopo-terremoto, coraggiosamente e ingenuamente smascherati dalla penna di fuoco di un "ragazzino" qualunque che ha liberamente scelto l'impegno civile, l'informazione, il lavoro del "giornalista-giornalista", alla comoda possibilitā di varcare il cancello della holliwoodiana villa, per vedere tutto con chiarezza", del colluso e "maturo" politicante di turno.
Il regista č riuscito a rendere l'accaduto con necessario distacco, il distacco di un cronista attento sembrerebbe, che racconta fatti che sono ormai diventati storia, un pezzo della tragica storia napoletana ed italiana, realtā non dramma o messa in scena. Siani non č stato un eroe, ma un perenne ragazzino, incoscienza e ingenuitā sono i tratti essenziali che ne definiscono lo spessore umano; persona gioviale, fortemente innamorata della sua donna, che conduce una vita regolare, senza trascurare quellistinto forte, quellattrazione o curiositā alla base del suo impegno di abusivo in una piccola redazione di giornale in periferia.
Torre Annunziata č limmagine della realtā della maggior parte dei comuni dellarea metropolitana napoletana negli anni settanta e ottanta del secolo scorso.
Immediato e quasi banale il confronto con Gomorra, il film-documentario di Garrone, reportage sul fronte, che avverte: siamo in guerra; Risi, tuttavia, ribatte: lo eravamo giā da tempo, il film del regista milanese assume i tratti della cronaca sentita ed informata dei fatti. Due film complementari, diversi ha dichiarato Risi, dai quali risulta che le mafie si sono riorganizzate, sono andate incontro ad un processo di mutazione, hanno introiettato il potere dei media e della finanza globale, ne fanno sfoggio e si espandono sempre pių.
Il concime, perō, pare non essere mutato, l'aviditā, il potere, i soldi, tanti e subito, lo sfarzo insensato figlio di un consumismo sfrenato venduto a buon prezzo dai media, l'irriverenza nei confronti della vita e della morte, risposta schizofrenica ed estrema ad unesistenza poco generosa. Il terreno fertile č sempre lo stesso quello che nasce dal disagio sociale, dalla precarietā, dallimpossibilitā di immaginarsi un futuro diverso, dallesistenza costretta in squallidi tuguri di periferie-ghetto abbandonate e senza servizi, il sentire di non farcela a partecipare a quellabbuffata preparata ad arte dal circo mediatico, il sentirsi irrimediabilmente esclusi dal banchetto, che in realtā coinvolge solo pochi, molto pochi.
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marezia
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sabato 28 marzo 2009
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un esempio scomodo in un mondo di vigliacchi
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Per la prima volta dopo un anno e mezzo circa di frequentazione di questo sito ho il piacere di complimentarmi con la Gandolfi che questa volta ha centrato lo spirito del film senza perdersi né nei classici riassunti riempitivi né in attacchi personali palesemente in malafede. Sottoscriverei ogni parola anche se non essendo perfetta manca di un paio di annotazioni: la presenza della voce narrante del protagonista che ci conduce come in un reportage nelle vicende dell'ultima stagione della vita di questo brillante ragazzo dall'aria insieme guascona e disarmante e la leggerezza della narrazione che avvalendosi della musica passa da personali momenti di introspezione alla angosciosciosa sensazione della strumentalizzazione del proprio lavoro ad opera di chi invece fa il proprio a mezzo servizio sperando che prima o poi l'eroe di turno paghi il proprio coraggio portando via con sé e per sempre lo scoop della sua vita.
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Per la prima volta dopo un anno e mezzo circa di frequentazione di questo sito ho il piacere di complimentarmi con la Gandolfi che questa volta ha centrato lo spirito del film senza perdersi né nei classici riassunti riempitivi né in attacchi personali palesemente in malafede. Sottoscriverei ogni parola anche se non essendo perfetta manca di un paio di annotazioni: la presenza della voce narrante del protagonista che ci conduce come in un reportage nelle vicende dell'ultima stagione della vita di questo brillante ragazzo dall'aria insieme guascona e disarmante e la leggerezza della narrazione che avvalendosi della musica passa da personali momenti di introspezione alla angosciosciosa sensazione della strumentalizzazione del proprio lavoro ad opera di chi invece fa il proprio a mezzo servizio sperando che prima o poi l'eroe di turno paghi il proprio coraggio portando via con sé e per sempre lo scoop della sua vita... (il dossier che aveva in auto dov'č finito?)
Di gran lunga il film migliore di Risi, da prima serata su Rai3.
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[+] p.s.
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