Azione,
Ratings: Kids+13,
durata 85 min.
- USA 2008.
- Universal Pictures
uscita venerdì 1febbraio 2008.
MYMONETROCloverfield
valutazione media:
2,82
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
New York, 18.01.2008. Un gruppo di amici sta festeggiando il giovane Rob che sta per trasferirsi in Giappone. Hud ha il compito di documentare l'evento con una videocamera. Le sue riprese diventeranno la testimonianza diretta dell'evento mostruoso che ha sconvolto New York la notte del 18 gennaio 2008 e dell'incapacità dell'esercito di difendere la città, costringendo Hud ed i suoi amici a tentare la salvezza con ogni mezzo disponibile. Un tuono assordante, la corrente va e viene, le pareti tremano. La televisione annuncia che un forte terremoto ha appena colpito Manhattan. Enormi palle di fuoco sfregiano la città e inquietanti boati risuonano nell’aria.
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New York, 18.01.2008. Un gruppo di amici sta festeggiando il giovane Rob che sta per trasferirsi in Giappone. Hud ha il compito di documentare l'evento con una videocamera. Le sue riprese diventeranno la testimonianza diretta dell'evento mostruoso che ha sconvolto New York la notte del 18 gennaio 2008 e dell'incapacità dell'esercito di difendere la città, costringendo Hud ed i suoi amici a tentare la salvezza con ogni mezzo disponibile. Un tuono assordante, la corrente va e viene, le pareti tremano. La televisione annuncia che un forte terremoto ha appena colpito Manhattan. Enormi palle di fuoco sfregiano la città e inquietanti boati risuonano nell’aria. La testa della Statua della Libertà viene scagliata contro i grattacieli…
Un gruppo di ragazzi, festeggia tranquillamente un loro compagno, ed ecco improvvisamente, che le finestre si frantumano, accompagnate da un inquietante e misterioso ruggito. Globi infuocati percuotono il cielo e in pochi istanti Manhattan diviene uno scenario di completa distruzione. Niente titoli di testa, solo uno schermo nero. Il marchio del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti introduce alla visione di un filmato amatoriale, ritrovato nell’area una volta denominata Central Park, che riferisce di eventi riconducibili al caso catalogato come “Cloverfield”. Prodotto dagli sceneggiatori di Lost e diretto dall’esordiente Matt Reeves (anche lui sceneggiatore di serie Tv), Cloverfield è certamente uno degli eventi della stagione cinematografica, attesissimo soprattutto grazie al battage pubblicitario che ha letteralmente invaso il web e i media in generale, riportandoci ai tempi in cui The Blair Witch Project teneva banco. L’idea dei realizzatori di riproporre un monster-movie classico in chiave moderna, di usare le nuove tecnologie per narrare la storia da un’insolita prospettiva “dal basso” e di collegare a tutto questo sia i film romantici che l’attualità, tirando in ballo i postumi dell’11 settembre, si è rivelata un successo.Nonostante lo scetticismo che spesso accompagna questo tipo di pellicole, Cloverfield è senza dubbio una piacevole sorpresa, un (av)vincente mix di generi capace di offrire colpi di scena e idee narrativamente molto brillanti e rivitalizzare un genere ormai superato, che dopo Godzilla e King Kong sembrava non poter offrire più nulla di interessante al cinema moderno. Realizzato con un budget cinquecento volte superiore al sopra citato film di streghe, di cui ha ricalcato anche il modus operandi, Cloverfield è breve, adrenalinico e visivamente convulso, un coinvolgente intrattenimento per tutte le età che non lascia un attimo di respiro, capace di instillare ansia e paura nello spettatore nonostante l’evento raccontato sia palesemente assurdo e mai mostrato chiaramente al di fuori dell’obiettivo frenetico e offuscato della videocamera.Nell’era di YouTube e dell’informazione divulgata a velocità supersonica, l’occhio indiscreto e spietato di una piccola telecamera a mano segue la fuga disperata di un gruppo di ragazzi nel bel mezzo di un’apocalisse.
Una corsa verso la salvezza documentata in modo discontinuo, immagini che sovrascrivono altre immagini, quelle precedentemente impresse sul nastro e che in qualche brevissimo flash mostrano momenti romantici e spensierati dei protagonisti, spazzati via come i grattacieli di Manhattan sotto i colpi dei tentacoli del mastodontico alieno, quest’ultimo più comparsa che prim’attore. Accompagnato da un moderato mal di stomaco per gli sballottamenti e da un devastante senso di impotenza, lo spettatore giungerà abbastanza velocemente al finale, lasciato intenzionalmente “aperto” e pieno di interrogativi, immedesimandosi completamente in personaggi privi di carisma e di qualsiasi emotività, con i quali non ha avuto né tempo né modo di familiarizzare. Il fine giustifica i mezzi, dunque, quel che importa è che alla fine si esca dalla sala moderatamente soddisfatti e senza rimpianti. [-]
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Che cos'è un film? Essenzialmente: immagini in movimento. Ci può essere la trama, la recitazione, gli effetti speciali, la fotografia ma un film è fatto essenzialmente da immagini in movimento. Chiaramente, se le immagini che si muovono creano pathos il film è buono; se non lo fanno il film è inutile. Cloverfield è fatto da immagini in movimento che creano molto pathos, e per questo è bellissimo. Ma non solo: Cloverfiel è anche uno dei più originali film (di tutti i generi) degli ultimi 10 anni. Ci vuole intelligenza, coraggio e cultura per unire Godzilla, Alien e Lars von Trier. Regista e produttore ci sono riusciti creando un film che, pur non essendo un capolavoro, rimarrà nella storia del cinema.
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Che cos'è un film? Essenzialmente: immagini in movimento. Ci può essere la trama, la recitazione, gli effetti speciali, la fotografia ma un film è fatto essenzialmente da immagini in movimento. Chiaramente, se le immagini che si muovono creano pathos il film è buono; se non lo fanno il film è inutile. Cloverfield è fatto da immagini in movimento che creano molto pathos, e per questo è bellissimo. Ma non solo: Cloverfiel è anche uno dei più originali film (di tutti i generi) degli ultimi 10 anni. Ci vuole intelligenza, coraggio e cultura per unire Godzilla, Alien e Lars von Trier. Regista e produttore ci sono riusciti creando un film che, pur non essendo un capolavoro, rimarrà nella storia del cinema. E non è poco!
Il riferimento al Giappone di Godzilla non è solo nel fatto che il protagonista deve partire proprio per il Sol Levante o per il terribile mostro distruttore, ma anche nella psicologia del film. Infatti, come la bomba atomica ha segnato almeno 50 anni d'arte giapponese, così l'11 Settembre (e la guerra in Irak) sta segnando quella americana. La nuvola di polvere che si alza dal grattacielo in frantumi è persino più "realistica" di quella "reale" del World Trade Center. E le esplosioni in lontananza ricordano quelle che si vedevano alle spalle dei cronisti durante la guerra (soprattutto la prima) in Irak.
Il fatto che tutto il film è girato "in soggettiva" con la telecamera (non credo sia una cinepresa) a mano rende ancora più realistico ciò che accade. Esemplificative sono le scene ove i protagonisti passano da un grattacielo all'altro. Certo, lo stomaco ne risente quasi come se stessimo proprio lì. Incredibilmente verosimili sono gli esterni di Manhattan; che di giorno appare splendente e luminosa mentre di notte è ridotta ad un cumulo di macerie. Ora, non credo che Cloverfield sia un film che possa piacere a tutti. Soprattutto non piacerà a chi ama la "Guerra dei mondi" di Spielberg (glaciale e inutile). Chi, invece, vuole vedere qualcosa di diverso, di innovativo, per certi aspetti irripetibile, amerà questo film. Bisogna dire che Cloverfield va assolutamente visto al cinema almeno una volta. In televisione perde gran parte del suo fascino.
Il difetto più grave che ho riscontrato è la presenza di pubblicità in alcune scene.
Per finire, Cloverfield ha distrutto un certo tipo di cinema e ne ha creato uno nuovo; lo ha fondato sul ricordo del "vecchio" che è stato ritrovato per caso in un "campo di trifoglio" (cloverfield, appunto).
(da una mia precedente recensione del 6/2/08 firmata "milomar")[-]
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Spesso capito qui per vedere commenti di gente sui film, tutti sono tipo "la gente non è intelligente, non capisce...". A mio parere, un film è solo un mezzo per trasmettere non informazioni ma emozioni, queste nascono dal rapporto che ha il film con le esperienze personali di ogni spettatore. Inutile quindi soffermarsi su questo, un film puo essere capito o meno indipendentemente da quanto questo piaccia, e piace indipendentemente da quanto sia ben realizzato. Tutto sta nei gusti, nelle esperienze delle persone, nelle sensazioni che ogni persona vuole sentire e provare e quali invece vuole scartare di principio.
Detto questo, vi dico che mentre guardavo il film ero proprio "nauseato", sarà la camera a mano, sara la persistente sensazione di smarrimento che regna durante la totale proiezione.
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Spesso capito qui per vedere commenti di gente sui film, tutti sono tipo "la gente non è intelligente, non capisce...". A mio parere, un film è solo un mezzo per trasmettere non informazioni ma emozioni, queste nascono dal rapporto che ha il film con le esperienze personali di ogni spettatore. Inutile quindi soffermarsi su questo, un film puo essere capito o meno indipendentemente da quanto questo piaccia, e piace indipendentemente da quanto sia ben realizzato. Tutto sta nei gusti, nelle esperienze delle persone, nelle sensazioni che ogni persona vuole sentire e provare e quali invece vuole scartare di principio.
Detto questo, vi dico che mentre guardavo il film ero proprio "nauseato", sarà la camera a mano, sara la persistente sensazione di smarrimento che regna durante la totale proiezione... Insomma era proprio negativo. Tuttavia devo dire che passata l'amarezza alla fine del film per le risposte attese e mai pervenute (da dove veniva il mostro, che cosa è successo dopo), mi sono reso conto che questo film è geniale a mio parere. Anche i 15 noiosissimi minuti iniziali hanno un senso nell'aumentare ulteriormente quel senso di smarrimento che pervade l'anima nella pellicola, e che tiene incollati allo schermo per quel desiderio di sapere che ci tiene in ansia... La camera a mano alla fine è un'idea per me stupenda. Il film ruota attorno a personaggi comuni e al loro terrore che deriva proprio da questa minaccia sconosciuta. La dove, all'inizio dell'attacco, qualsiasi regista avrebbe staccato con la camera a mano per portarsi su una statica dell'esperto che racconta che minaccia, del presidente che indica come procedere, della veduta aerea che mostra l'esatta posizione e forma dell'essere, tutte metodologie qui non adottate... Questo ha portato molti di noi a condividere le scelte dei protagonisti, ci ha portati al loro stesso piano poichè noi ne sappiamo quanto loro!!! Mentre in altri film si tende a puntualizzare su quanto il protagonista sia stato stupido nel fare una certa azione e di come avrebbe dovuto comportarsi, qui non avviene poiché lo spettatore rimane totalmente smarrito esattamente come il protagonista. Nelle scene ci si sente uno di loro, si corre, non si sa dove è il pericolo, non ci sono vedute aeree che valutano la nostra distanza dal mostro, non vi sono cambi di scena in cui si vede con l'occhio del mostro che sta proprio dietro al protagonista, non vediamo nulla che non vedono anche loro. Come già detto, mentre il film lo guardavo non sono rimasto proprio colpito, ma poi alla fine il film mi ha fatto pensare, l'ho riguardato nell mia memoria e tutto, tutto aveva un senso, le emozioni mie di nausea, ansia, smarrimento e paura erano proprio quelle che provava anche il protagonista e quindi il regista ha centrato come farci provare l'angoscia di un ragazzo comune di New York attaccato da un essere sconosciuto e non dell'eroe che salva la terra e che non ha paura di nulla. Poi come gia detto, i gusti sono gusti, ma sto film mi rimarrà impresso. Non lo riguarderei proprio perché le sensazioni che suscita sono quelle che nessuno si augura di provare, proprio come quelle che susciterebbe un vero attacco di questo genere...
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[+] complimenti (di cijro)[ - ] complimenti
[+] ok (di bruco 27)[ - ] ok
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Il film, anche trasmesso a febbraio 2009 da SKY Cinema, è stato per lo scrivente una vera rivelazione.
La trama. Durante una festa di addio con gli amici in un appartamento a Manhattan di un giovane in partenza per il Giappone, accade qualcosa di veramente insolito che si rivelerà poi estremamente devastante. Il film quindi diventa frenetico e avvincente, e a renderlo emozionante è sopratutto la tecnica di ripresa con la handycam manovrata dagli attori: sembra proprio di vivere la vicenda in prima persona !
Certo il film non brilla per originalità, la tecnica della handycam è la stessa già vista in “The Blair Witch Project”, la ripresa risulta mossa e può anche far venire il mal di testa, il mostro marino che si aggira tra i grattacieli di New York e i militari che gli sparano invano sono una chiara rivisitazione di Godzilla, ma il tutto … comunque funziona!
Non mancano poi le ingenuità: la handycam risulta di fatto indistruttibile, il comportamento dei giovani non è certo razionale (dove vai in giro con un mostro alto 100 metri che imperversa per la città?), ma alla fine si rimane ugualmente soddisfatti perché anche se oramai al cinema siamo abituati a tutto, dagli effetti speciali pirotecnici alla "computer graphics" più realistica, e nulla sembra più emozionarci .
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Il film, anche trasmesso a febbraio 2009 da SKY Cinema, è stato per lo scrivente una vera rivelazione.
La trama. Durante una festa di addio con gli amici in un appartamento a Manhattan di un giovane in partenza per il Giappone, accade qualcosa di veramente insolito che si rivelerà poi estremamente devastante. Il film quindi diventa frenetico e avvincente, e a renderlo emozionante è sopratutto la tecnica di ripresa con la handycam manovrata dagli attori: sembra proprio di vivere la vicenda in prima persona !
Certo il film non brilla per originalità, la tecnica della handycam è la stessa già vista in “The Blair Witch Project”, la ripresa risulta mossa e può anche far venire il mal di testa, il mostro marino che si aggira tra i grattacieli di New York e i militari che gli sparano invano sono una chiara rivisitazione di Godzilla, ma il tutto … comunque funziona!
Non mancano poi le ingenuità: la handycam risulta di fatto indistruttibile, il comportamento dei giovani non è certo razionale (dove vai in giro con un mostro alto 100 metri che imperversa per la città?), ma alla fine si rimane ugualmente soddisfatti perché anche se oramai al cinema siamo abituati a tutto, dagli effetti speciali pirotecnici alla "computer graphics" più realistica, e nulla sembra più emozionarci ... tranne forse vivere la vicenda in prima persona.
Il finale è ovviamente alla Lost (J.J. Abrams è anche il suo creatore) e ci lascia senza particolari certezze, ma a ben pensarci è esattamente come ci saremmo sentiti se avessimo vissuto la vicenda noi stessi.
Alla fine rimaniamo confusi e storditi con tutta una serie di interrogativi e di quesiti irrisolti, ma anche fortemente emozionati come da anni il cinema non ci aveva abituati.
Una curiosità Cloverfield significa "campo di trifogli", in correlazione al prato Central Park dove viene ritrovata la videocamera.
Per altre interessanti notizie sul film si può digitare la parola “cloverfield” su Wikipedia o visitare il sito del film.
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[+] un film che stordisce (di reiver)[ - ] un film che stordisce
[+] lost (di paleutta)[ - ] lost
[+] ma di che film parli?? (di dony64)[ - ] ma di che film parli??
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Basta una piccola telecamera con inquadrature sbilenche e tremanti con sottofondo di lamenti,respiri affannosi,grida disperate per creare la paura e il terrore. Passare da immagini che ispirano tranquillità e serenità tipiche di una gita tra amici e passare all'improvviso ad un dramma qualsiasi...uno spaventoso incidente automobilistico ad esempio da dove si esce indenni tra il dramma degli altri rimasti vittime e 80 minuti di terrore ci potete giurare saltano fuori. In questo film che naviga nel fantahorror in una storia di mostri saltati fuori dal nulla negli anni 70 l'interprete principale sarebbe stato magari Chartlon Heston....oggi un ragazzo qualsiasi...una telecamera digitale che insegue i fuggischi dalla paura e dal terrore del mostro o di qualcosa d'altro non ha importanza.
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Basta una piccola telecamera con inquadrature sbilenche e tremanti con sottofondo di lamenti,respiri affannosi,grida disperate per creare la paura e il terrore. Passare da immagini che ispirano tranquillità e serenità tipiche di una gita tra amici e passare all'improvviso ad un dramma qualsiasi...uno spaventoso incidente automobilistico ad esempio da dove si esce indenni tra il dramma degli altri rimasti vittime e 80 minuti di terrore ci potete giurare saltano fuori. In questo film che naviga nel fantahorror in una storia di mostri saltati fuori dal nulla negli anni 70 l'interprete principale sarebbe stato magari Chartlon Heston....oggi un ragazzo qualsiasi...una telecamera digitale che insegue i fuggischi dalla paura e dal terrore del mostro o di qualcosa d'altro non ha importanza...basta conoscere i meccanismi della paura e puoi fare un capolavoro!
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Cloverfield è un prodotto indubbiamente interessante,fin dall'inizio si viene trascinati,quasi spostati fisicamente, dal movimento oscillatorio della telecamera.
Tutto si muove rapidamente,tutto è dinamico e sembra ci siano le premesse per una "Gran Figata".
Purtroppo quando dall'iniziale party ,in un ambiente tutto sommato circoscritto,si passa all'esterno,cominciano a manifestarsi veri e propri momenti di nausea e confusione.
A parte il fatto che la storia surreale non funziona moltissimo,per usare un eufemismo,ma il caos generato dal costante movimento, sopratutto nella parte finale è imbarazzante,davvero si capisce poco o nulla ed il "nero"della registrazione prende il sopravvento.
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Cloverfield è un prodotto indubbiamente interessante,fin dall'inizio si viene trascinati,quasi spostati fisicamente, dal movimento oscillatorio della telecamera.
Tutto si muove rapidamente,tutto è dinamico e sembra ci siano le premesse per una "Gran Figata".
Purtroppo quando dall'iniziale party ,in un ambiente tutto sommato circoscritto,si passa all'esterno,cominciano a manifestarsi veri e propri momenti di nausea e confusione.
A parte il fatto che la storia surreale non funziona moltissimo,per usare un eufemismo,ma il caos generato dal costante movimento, sopratutto nella parte finale è imbarazzante,davvero si capisce poco o nulla ed il "nero"della registrazione prende il sopravvento.
E poi diciamola tutta,in un cataclisma di quel genere,sarebbe da imbecilli portarsi appresso una videocamera per registrare ogni dettaglio a costo della propria vita.
Tuttavia la pellicola si fa seguire fino alla fine per la curiosità di sapere dove ci porterà tutto questo mal di testa,purtroppo il finale,almeno per quanto mi riguarda,non ripaga l'attesa.
Idea simpatica,innovativa,ma che aveva la necessità di essere strutturata in maniera migliore per arrivare al prodotto di successo.
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Ultimamente mi sono sentito affibbiare l'etichetta di "vecchio nostalgico".Questo mi ha fatto pensare ad una scena di Trinità ,in cui Hill sussurra a Spencer :"Hanno detto che nostra madre è una vecchia bagascia" e lui risponde "Ma è vero!";a quel punto Hill replica:"Sì,ma non è vecchia...".In ogni caso eccomi qui,a smentire la mia ingiusta fama:ho visto il film più in,più trendy,più rivoluzionario della passata stagione,rinunciando per questo a rivedere l'immortale capolavoro "L'uomo di Alcatraz" con Burt Lancaster.La recensione di MyMovies lo presenta come una pellicola destinata a rivoluzionare la settima arte,ad aggiungere un capitolo nuovo alla storia del cinema.Beh,forse è vero.Anni fa mi chiedevo cosa c'era,in campo musicale, oltre il trash dei Metallica o degli Slayer:il rumore di una sega elettrica?Il rutto di un dinosauro?Anche lì siamo molto oltre.
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Ultimamente mi sono sentito affibbiare l'etichetta di "vecchio nostalgico".Questo mi ha fatto pensare ad una scena di Trinità ,in cui Hill sussurra a Spencer :"Hanno detto che nostra madre è una vecchia bagascia" e lui risponde "Ma è vero!";a quel punto Hill replica:"Sì,ma non è vecchia...".In ogni caso eccomi qui,a smentire la mia ingiusta fama:ho visto il film più in,più trendy,più rivoluzionario della passata stagione,rinunciando per questo a rivedere l'immortale capolavoro "L'uomo di Alcatraz" con Burt Lancaster.La recensione di MyMovies lo presenta come una pellicola destinata a rivoluzionare la settima arte,ad aggiungere un capitolo nuovo alla storia del cinema.Beh,forse è vero.Anni fa mi chiedevo cosa c'era,in campo musicale, oltre il trash dei Metallica o degli Slayer:il rumore di una sega elettrica?Il rutto di un dinosauro?Anche lì siamo molto oltre...Un film è tante cose,e capitoli nuovi,se ce ne devono essere,devono riguardare la tecnica delle riprese sì,ma prima ancora l'intelligenza di chi le guida.In "Cloverfield" non c'è nulla di tutto questo,e cercherò di spiegare bene perchè,in quanto una bocciatura di un film deve essere sempre giustificata.Al di là delle ovvie considerazioni sulla congruità dello svilupparsi della trama (va bene che siamo in tempi di grandi fratelli,ma uno che tiene sempre la telecamera in mano anche con un mostro gigantesco dietro il s.edere mi pare esagerato...) dal punto di vista della definizione dei personaggi siamo nel nulla assoluto:al protagonista muore il fratello ma lui niente,non ha nessuna reazione,e anche gli altri caratteri sono davvero troppo stereotipati.Le interpretazioni sono solo di mestiere,in qualche momento anche meno;allora il punto di forza del film dovrebbe essere nella regia,nelle riprese rivoluzionarie,nell'invenzione di un nuovo modo di fare cinema.In questo caso sono pronto anch'io a debuttare come regista,ho un filmino di laurea che fa morire dale risate e non fa venire neppure il mal di mare...No,no,non ci siamo proprio.La buona idea di partenza,tipica della fantascienza anni '50,viene buttata via miseramente,e gli effetti speciali di rilievo stavolta (sarebbe meglio dire "anche stavolta") non bastano a impedirmi di scuotere la testa.Sono stato bocciato,ho fallito l'esame di modernità.Appena è iniziato "Il figlio di Giuda" (1960) del grande Richard Brooks (giornalista,scrittore,regista) col mostruoso (per la bravura) Burt Lancaster mi sono ripreso:a volte essere "vecchi nostalgici" non è poi malaccio...
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A mio parere, il film è stato fatto molto bene, la trama probabilmente lascia un po a desiderare, ma nel complesso, è molto piacevole.
La scelta di riprendere il film usando una tecnica che richiama una telecamera per uso personale e amatoriale, gli dà un tocco d'arte. Film molto diverso da quelli che si vedono normalmente. Lo consiglio agli amanti del fantasy e della computer graphics.
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New York. Durante una festa ripresa con telecamera a mano si odono scoppi inquietanti. Inizialmente pare un attacco terroristico ma in realtà e qualcosa di diverso.
Presentato in pompa magna in quanto il produttore è lo stesso della serie Lost, il film delude e non poco. Solita mossa della telecamera a mano ormai diventata un must dopo la strega di Blair per aumentare la suspance e ripresa dei poveri disperati che cercano di sfuggire alla (solita) terribile furia aliena. Fortunatamente la breve durata evita il prolungamento delle banalità. Insomma chi si aspettava da questo film qualcosa di nuovo, di diverso o peggio ancora di sconvolgente rimarrà profondamente deluso.
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New York. Durante una festa ripresa con telecamera a mano si odono scoppi inquietanti. Inizialmente pare un attacco terroristico ma in realtà e qualcosa di diverso.
Presentato in pompa magna in quanto il produttore è lo stesso della serie Lost, il film delude e non poco. Solita mossa della telecamera a mano ormai diventata un must dopo la strega di Blair per aumentare la suspance e ripresa dei poveri disperati che cercano di sfuggire alla (solita) terribile furia aliena. Fortunatamente la breve durata evita il prolungamento delle banalità. Insomma chi si aspettava da questo film qualcosa di nuovo, di diverso o peggio ancora di sconvolgente rimarrà profondamente deluso.
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Cloverfield, il monster movie prodotto da J.J. Abrams, è diventato un vero caso cinematografico dilagato sul web attraverso l'innovativo marketing virale creato attorno alla pellicola.
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Cloverfield, il monster movie prodotto da J.J. Abrams, è diventato un vero caso cinematografico dilagato sul web attraverso l'innovativo marketing virale creato attorno alla pellicola. Il film è stato elevato a fenomeno di culto dall'incredibile, appassionato e genuino hype creato sulla cinesfera da fansites e blog di tutto il Mondo.La rete, mai così vigorosa nel portare alla ribalta una pellicola, ha decretato il successo di Cloverfield ancor prima che il mostro preferito da bloggers e fanboys emergesse tra le onde del web per approdare nei cinema: la celeberrima data d'uscita fissata al 1-18-08 non era ancora giunta, eppure il produttore J.J. Abrams aveva già vinto la sua partita.
Ma Cloverfield è o dovrebbe essere anche, soprattutto, un film da giudicare per ciò che si recepisce vivendone l'esperienza cinematografica. Matt Reevesdirige un monster movie molto realistico, semplice ed ingenuo all'apparenza, interpretato da attori volutamente sconosciuti che possano essere accolti e seguiti con familiarità e trasporto dal pubblico.
La narrazione avviene attraverso l'occhio curioso ed indiscreto di una videocamera a mano, sfruttando lo stile handycam reso celebre da Blair Witch Project, che riprende l'angoscia ed il terrore di un gruppo di persone che assiste all'improvvisa distruzione di New York da parte di una enorme creatura mostruosa dalle sconosciute origini.Cloverfield non manca di appassionare godendo di una costante tensione narrativa agevolata dalla breve durata della storia, tuttavia difficilmente sfocia in sequenze particolarmente cariche di apprensione ad elevato tasso di thrilling.
Le brevi apparizioni del terribile mostro, ottimamente ideato e realizzato, non incidono tuttavia come si spera nella costruzione del racconto, non impauriscono e non stuzzicano particolari emozioni deludendo le spasmodiche aspettative createsi in rete a favore di un film davvero per tutti. Il fulcro del pathosè rappresentato dai risvolti umani delle vicende vissute da Marlena Diamond (Lizzy Caplan) e Hud Platt (T.J. Miller), successivamente anche dalle sorti di Beth McIntyre (Odette Yustman): il forte interesse non è generato tanto dal devastante mostro quanto focalizzato sulle vicissitudini di gente comune che vive e soffre un evento inspiegabile che si trasforma ben presto in un incubo ad occhi aperti.
Seppur lodevole nel coinvolgere attivamente lo spettatore, partecipe di un interessante monster movie dai connotati horror e thriller tuttaviaabbastanza deboli, ma comunque impreziosito dall'intero percorso di Marlena Diamond (Lizzy Caplan), probabilmente il personaggio più riuscito della storia, e da pregevoli sequenze come l'attacco dei parassiti a danno dei protagonisti principali in fuga, Cloverfield, considerato esclusivamente nella sua componente filmica e non come operazione commerciale, non fa breccia e perde buona parte del suo vigore, affermandosi certamente come ennesimo successo del geniale J.J. Abrams, ma al contempo comefilm dal fascino ingannatore.
Quando si dice: il successo ti rende libero. E’ questo che devono aver pensato i realizzatori di “Lost”, J.J. Abrams e Matt Reeves, quando si sono visti accettare l’idea di questo “Cloverfield”, esperimento audace e forzato di cinema d’azione catastrofico. Non si spiega altrimenti la totale libertà filmica qui adottata, in sostanza 74 minuti più titoli di coda di camera a mano alle prese con un disastro alieno a Manhattan, quindi sempre una situazione in un divenire frenetico, sbalzi, interruzioni, movimenti bruschi. Anche per lo spettatore più paziente risulta difficile e problematica la visione, però giustamente le qualità dei responsabili di “Cloverfield” non si può limitare solamente all’aspetto tecnico, comunque pregnante. Questo disaster movie in effetti ha spopolato negli States, nonostante la sua evidente difficoltà di fruizione: di certo non esplicita, ma neanche sotterranea è la riproposta dell’incubo post 11/9, oramai presenza aleggiante su gran parte della produzione degli Studios, quasi come marchio identificatore di un certo tipo di cinema: è come se la riproposizione di un incubo distruttivo rappresentasse una forma di cementificazione delle paure collettive americane, una sorta di tragedia umana riappacificatrice, un punto di riferimento che rappresenta paradossalmente un motivo di identità nazionale. Certo, oltre all’effetto 11/9, non si può non rammentare la similitudine, almeno come incipit, vedi il ritrovamento casuale della telecamera, a quel “Blair Witch Project”, di cui sembra sia stata copiata la strategia di marketing promozionale: qui però la differenza la fa Abrams, che si diletta a tratteggiare, nella prima mezz’ora del film, la classe media americana post adolescenziale e a delineare con maggior impegno le figure dei protagonisti, in modo tale da dare comunque una parvenza di interesse per l’intreccio narrato.
“Cloverfield” dal punto di vista cinematografico invece si fa apprezzare per la capacità di creare momenti di vera angoscia e suspense, figlie di gran parte delle opere del filone disaster movie, certamente qui amplificate dall’immediatezza dei riscontri visivi, e in sintesi per l’abilità di amalgama dei nostri Abrahams e Murray nel dare vigore ad un climax di paure e emozioni incessanti, quasi che alla fine si è contenti di terminare un’esperienza visiva totalizzante e fortemente partecipativa che, al di là del convincimento sulla qualità dell’opera, non può lasciare indifferenti.
Cloverfield, il monster movie prodotto da J.J. Abrams, è diventato un vero caso cinematografico dilagato sul web attraverso l'innovativo marketing virale creato attorno alla pellicola. Il film è stato elevato a fenomeno di culto dall'incredibile, appassionato e genuino hype creato sulla cinesfera da fansites e blog di tutto il Mondo.La rete, mai così vigorosa nel portare alla ribalta una pellicola, ha decretato il successo di Cloverfield ancor prima che il mostro preferito da bloggers e fanboys emergesse tra le onde del web per approdare nei cinema: la celeberrima data d'uscita fissata al 1-18-08 non era ancora giunta, eppure il produttore J.J. Abrams aveva già vinto la sua partita.
Ma Cloverfield è o dovrebbe essere anche, soprattutto, un film da giudicare per ciò che si recepisce vivendone l'esperienza cinematografica. Matt Reevesdirige un monster movie molto realistico, semplice ed ingenuo all'apparenza, interpretato da attori volutamente sconosciuti che possano essere accolti e seguiti con familiarità e trasporto dal pubblico.
La narrazione avviene attraverso l'occhio curioso ed indiscreto di una videocamera a mano, sfruttando lo stile handycam reso celebre da Blair Witch Project, che riprende l'angoscia ed il terrore di un gruppo di persone che assiste all'improvvisa distruzione di New York da parte di una enorme creatura mostruosa dalle sconosciute origini.Cloverfield non manca di appassionare godendo di una costante tensione narrativa agevolata dalla breve durata della storia, tuttavia difficilmente sfocia in sequenze particolarmente cariche di apprensione ad elevato tasso di thrilling.
Le brevi apparizioni del terribile mostro, ottimamente ideato e realizzato, non incidono tuttavia come si spera nella costruzione del racconto, non impauriscono e non stuzzicano particolari emozioni deludendo le spasmodiche aspettative createsi in rete a favore di un film davvero per tutti. Il fulcro del pathosè rappresentato dai risvolti umani delle vicende vissute da Marlena Diamond (Lizzy Caplan) e Hud Platt (T.J. Miller), successivamente anche dalle sorti di Beth McIntyre (Odette Yustman): il forte interesse non è generato tanto dal devastante mostro quanto focalizzato sulle vicissitudini di gente comune che vive e soffre un evento inspiegabile che si trasforma ben presto in un incubo ad occhi aperti.
Seppur lodevole nel coinvolgere attivamente lo spettatore, partecipe di un interessante monster movie dai connotati horror e thriller tuttaviaabbastanza deboli, ma comunque impreziosito dall'intero percorso di Marlena Diamond (Lizzy Caplan), probabilmente il personaggio più riuscito della storia, e da pregevoli sequenze come l'attacco dei parassiti a danno dei protagonisti principali in fuga, Cloverfield, considerato esclusivamente nella sua componente filmica e non come operazione commerciale, non fa breccia e perde buona parte del suo vigore, affermandosi certamente come ennesimo successo del geniale J.J. Abrams, ma al contempo comefilm dal fascino ingannatore.
Quando si dice: il successo ti rende libero. E’ questo che devono aver pensato i realizzatori di “Lost”, J.J. Abrams e Matt Reeves, quando si sono visti accettare l’idea di questo “Cloverfield”, esperimento audace e forzato di cinema d’azione catastrofico. Non si spiega altrimenti la totale libertà filmica qui adottata, in sostanza 74 minuti più titoli di coda di camera a mano alle prese con un disastro alieno a Manhattan, quindi sempre una situazione in un divenire frenetico, sbalzi, interruzioni, movimenti bruschi. Anche per lo spettatore più paziente risulta difficile e problematica la visione, però giustamente le qualità dei responsabili di “Cloverfield” non si può limitare solamente all’aspetto tecnico, comunque pregnante. Questo disaster movie in effetti ha spopolato negli States, nonostante la sua evidente difficoltà di fruizione: di certo non esplicita, ma neanche sotterranea è la riproposta dell’incubo post 11/9, oramai presenza aleggiante su gran parte della produzione degli Studios, quasi come marchio identificatore di un certo tipo di cinema: è come se la riproposizione di un incubo distruttivo rappresentasse una forma di cementificazione delle paure collettive americane, una sorta di tragedia umana riappacificatrice, un punto di riferimento che rappresenta paradossalmente un motivo di identità nazionale. Certo, oltre all’effetto 11/9, non si può non rammentare la similitudine, almeno come incipit, vedi il ritrovamento casuale della telecamera, a quel “Blair Witch Project”, di cui sembra sia stata copiata la strategia di marketing promozionale: qui però la differenza la fa Abrams, che si diletta a tratteggiare, nella prima mezz’ora del film, la classe media americana post adolescenziale e a delineare con maggior impegno le figure dei protagonisti, in modo tale da dare comunque una parvenza di interesse per l’intreccio narrato.
“Cloverfield” dal punto di vista cinematografico invece si fa apprezzare per la capacità di creare momenti di vera angoscia e suspense, figlie di gran parte delle opere del filone disaster movie, certamente qui amplificate dall’immediatezza dei riscontri visivi, e in sintesi per l’abilità di amalgama dei nostri Abrahams e Murray nel dare vigore ad un climax di paure e emozioni incessanti, quasi che alla fine si è contenti di terminare un’esperienza visiva totalizzante e fortemente partecipativa che, al di là del convincimento sulla qualità dell’opera, non può lasciare indifferenti.
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