Avevo guardato questo film, quasi convinto della sua buona qualità in seguito alla lettura del commento del Signor Zappoli su “Mymovies”.
Ma la delusione tremenda che ho provato nella visione mi ha costretto a rileggere “criticamente” la stessa critica di Zappoli, mettendone in luce tutte le affermazioni a questo punto rivelatesi incongruenti.
Il signor Zappoli parla di “coerenza e di originalità”.
Ma purtroppo chi cerca di essere troppo “originale” difficilmente si mantiene coerente e infatti si assiste per tutto il film a una serie di eventi che fanno a cazzotti fra di loro.
Da un lato si vorrebbe rappresentare una realtà spietata contro la quale non si può farcela da soli. Ma nello stesso tempo si descrive la incomprensibile assenza di ritorsioni e di vendette contro un personaggio (il killer) che osa mettersi contro tutto e tutti, e che nella “realtà spietata” sarebbe stato fatto fuori dopo il primo paio di “sgarri”. Assurdo.
Ancora il signor Zappoli ci parla di “coreografia raffinata della violenza”. Cosa significa? “Coreografia raffinata” è un concetto che esprime compostezza, armonia, creatività … non c’entra niente con la violenza, che deve essere furibonda e distruttiva per riuscire credibile (se no non sarebbe “violenza”!).
E forse è proprio qui il problema. Se i registi avessero lasciato sfogare una violenza più spontanea ai loro personaggi il film avrebbe avuto più senso, invece di proporci scene di inverosimile repressione e cristallizzazione di ogni più basilare istinto.
Il Signor Zappoli ci dice che i Coen “non si accontentano di ironizzare, di far vedere quanto sono bravi a suscitare il riso dinanzi a un uomo che muore”.
Dove “ironizzano”? Dov’è che si ride davanti a un uomo che muore? Le persone che muoiono in quel film sono quasi sempre indifese, prese a tradimento o alle spalle, ridotte alla paura di vedersi un’arma puntata contro senza poter fare nulla per difendersi, in più episodi sono persone innocenti, uccise per il gusto di uccidere. Davvero Lei ha riso per questo signor Zappoli?
Ma il massimo il Signor Zappoli lo raggiunge parlando di una presunta “umanità” dei fratelli Coen.
Il loro cinema è “diverso”, è “morale”, perché riesce “a mettere in rilievo anche una sola scintilla di umanità”. Quale umanità Signor Zappoli?
Dov’è l’umanità in questo film? Quale aspetto “morale” propone questo film?
È “umanità” – come dice Lei – quella dello sceriffo? Quella di un personaggio che ripete ossessivamente monologhi cupi e disperati nei quali emerge solo una angosciosa desolazione?
Fermo restando che un film per me non deve MAI pretendere di essere “morale” perché i giudizi della sfera etica restano dominio esclusivo dello spettatore nella sua intimità, tuttavia mi sembra patetico attribuire patenti di moralità a un film così negativo, scoraggiante e desolante, e così biecamente capace di infondere un pessimismo la cui severità è del tutto ingiustificabile, anche volendo richiamarsi alle più tristi pagine della nostra realtà attuale.
Signor Zappoli, a me non piace chi usa paroloni e intellettualismi per commentare un film e già questo mi allontana da Lei. Ma soprattutto non mi piace che un critico esprima un’adesione così smaccata a un autore o regista al punto da non accorgersi nemmeno più delle pecche e dei difetti così evidenti in una sua opera.
Ecco. Mi sembra che questo sia il vero nodo del problema. Lei è semplicemente un ammiratore, un “fan” dei Coen e non si pone più nell’impegno onesto di analizzare punti di forza o di debolezza dei loro prodotti.
Ma scrive soltanto nell’intento banale di esaltare ancora una volta i suoi beniamini, volgendo in termini positivi le più imbarazzanti e deludenti storture della loro opera.
[+] lascia un commento a capitanomiocapitano »
[ - ] lascia un commento a capitanomiocapitano »
|