tyler durden 76
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giovedì 7 gennaio 2021
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forse ha visto un altro film...
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Dare 1 stella a Espiazione vuol dire a mio modesto parere, aver capito veramente poco di questo film ed in generale di cinema...
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ruytiron
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sabato 25 maggio 2019
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degno del libro
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Pensavo che l'adattamento cinematografico non potesse fare da specchio alla meravigliosa invenzione e scrittura di McEwan. Il film invece, con linguaggi propri del suo genere (regia, fotografia, colonna sonora) riesce ad essere una degna trasposizione del libro e a tradurne il significato. Va assolutamente sottolineata l'unicità e la più felice riuscita dell'opera letteraria, ma piacevolissimo poter dare un volto e delle immagini cinematografiche alla fantasia scatenata (questa volta nel lettore) dalla lettura del libro.
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simdiesel
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sabato 28 settembre 2013
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bello ma... lento all'inizio
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Ambientazione e fotografia appassionevoli, attrice e attore protagonisti bravi e insostituibili.
L'inizio risulta un pò lento ma poi si riprende e appaga lo spettatore.
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luigi chierico
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giovedì 13 giugno 2013
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l'espiazione. 77 anni senza conoscere l’amore
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L’eterno dilemma meglio il libro o il film ?
La risposta è sempre la stessa: meglio il libro.
La ragione di base sta in questo : quel che devi dire dei sentimenti, degli stati d’animo, dei paesaggi, del dolore lo devi dire con tante, tantissime parole per pagine e pagine, mentre col cinema lo devi esprimere con una sola immagine, è lo spettatore che deve…immaginare con la sua fantasia.
Si legge ad esempio : “Anche gli alberi avevano qualcosa di insolito, almeno per quanto riusciva a scorgerne. La quercia era troppo gibbosa , l’olmo troppo rado, e in quella loro stranezza parevano alleati”, e sullo schermo una veloce, anonima fotografia senza voce.
Tantissime le parole in questo libro, tre episodi in 380 pagini.
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L’eterno dilemma meglio il libro o il film ?
La risposta è sempre la stessa: meglio il libro.
La ragione di base sta in questo : quel che devi dire dei sentimenti, degli stati d’animo, dei paesaggi, del dolore lo devi dire con tante, tantissime parole per pagine e pagine, mentre col cinema lo devi esprimere con una sola immagine, è lo spettatore che deve…immaginare con la sua fantasia.
Si legge ad esempio : “Anche gli alberi avevano qualcosa di insolito, almeno per quanto riusciva a scorgerne. La quercia era troppo gibbosa , l’olmo troppo rado, e in quella loro stranezza parevano alleati”, e sullo schermo una veloce, anonima fotografia senza voce.
Tantissime le parole in questo libro, tre episodi in 380 pagini. Dei 78 anni di Briony, narrati pochi giorni.
Impossibile trasferire sullo schermo una montagna di parole, parole, parole.
Il romanzo piace solo per come la vicenda è narrata, vicenda che, a mio parere, non avrebbe meritato tanto spazio.
Il film offre buone immagini ed una fedele trasposizione, ma non commuove così come la storia del romanzo non convince.
Una bugia troppo grande detta da una bimbetta di 13 anni del 1935 ! a cui tutti hanno creduto, ingenuamente, in una Londra di Scotland Yard !
La scelta degli attori non mi è piaciuta pur apprezzandone le doti e le capacità, oltre al fascino della Knightley, qui sprecato.
Il film avulso dalla conoscenza del romanzo e, senza andare per il sottile, non delude lo spettatore che si sofferma su una trama interessante e su alcune immagini che vanno dallo sfarzo di una villa ad uno squallore di una ritirata bellica e di un ospedale.
E il film, come il romanzo, inizia con una bugia per terminare con una bugia, passata come pietà e richiesta di perdono nel narrare una verità con una bugia.
Per la lettura del libro riporto il giudizio di un’ottima commentatrice, da me tanto apprezzata, Luana Cau: “Non avrei mai creduto che potesse essere stata scritta una storia (così bella), in un modo così tanto doloroso e con uno stile così perfetto in cui suoni, significati e simboli danzano attorno ad un drammatico filo conduttore fatale.”
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luigi chierico
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martedì 11 giugno 2013
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l'espiazione. 77 anni senza conoscere l’amore.
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L’eterno dilemma meglio il libro o il film ?
La risposta è sempre la stessa: meglio il libro.
La ragione di base è quel che devi dire dei sentimenti, degli stati d’animo, dei paesaggi, del dolore lo devi dire con tante, tantissime parole per pagine e pagini, col cinema lo si esprime con una sola immagine, ed è lo spettatore che deve…immaginare con la sua fantasia.
Es. “Anche gli alberi avevano qualcosa di insolito, almeno per quanto riusciva a scorgerne. La quercia era troppo gibbosa , l’olmo troppo rado, e in quella loro stranezza parevano alleati”.
Tantissime le parole in questo libro, tre episodi in 380 pagini. Dei 78 anni di Briony narrati pochi giorni.
Impossibile trasferire sullo schermo una montagna di parole, parole, parole.
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L’eterno dilemma meglio il libro o il film ?
La risposta è sempre la stessa: meglio il libro.
La ragione di base è quel che devi dire dei sentimenti, degli stati d’animo, dei paesaggi, del dolore lo devi dire con tante, tantissime parole per pagine e pagini, col cinema lo si esprime con una sola immagine, ed è lo spettatore che deve…immaginare con la sua fantasia.
Es. “Anche gli alberi avevano qualcosa di insolito, almeno per quanto riusciva a scorgerne. La quercia era troppo gibbosa , l’olmo troppo rado, e in quella loro stranezza parevano alleati”.
Tantissime le parole in questo libro, tre episodi in 380 pagini. Dei 78 anni di Briony narrati pochi giorni.
Impossibile trasferire sullo schermo una montagna di parole, parole, parole.
Il romanzo piace solo per come la vicenda è narrata, la vicenda non avrebbe meritato tanto.
Il film offre buone immagini ed una fedele trasposizione, ma non commuove come la storia non convince. Una bugia troppo grande detta da una bimbetta di 13 anni del 1935 ! a cui tutti hanno creduto, ingenuamente in una Londra di Scotland Yard !
La scelta degli attori non mi è piaciuta pur apprezzandone le doti e le capacità, oltre al fascino della Kinsley, qui sprecato.
Il film avulso dalla conoscenza del romanzo e, senza andare per il sottile, non delude lo spettatore che si sofferma su una trama interessante e su alcune immagini che vanno dallo sfarzo di una villa ad uno squallore di una ritirata bellica e di un ospedale.
E il film, come il romanzo inizia con una bugia per terminare con una bugia, passata come pietà e richiesta di perdono nel narrare una verità con una bugia.
Per la lettura del libro riporto il giudizio di un’ottima commentatrice, da me tanto apprezzata, Luana Cau: “Non avrei mai creduto che potesse essere stata scritta una storia così bella, in un modo così tanto doloroso e con uno stile così perfetto in cui suoni, significati e simboli danzano attorno ad un drammatico filo conduttore fatale.”
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vjarkiv
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lunedì 11 marzo 2013
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secondo lungometraggio per il talentoso...
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Secondo lungometraggio per il talentoso e giovane regista Joe Wright. Sua precipua caratteristica è quella di adattare per il cinema romanzi più o meno noti. E' successo con "Orgoglio e pregiudizio", lo ha fatto con questo "Espiazione", lo farà con "il solista" e "Anna Karenina". Meticoloso nella ricerca delle "location", nell'ambientazione storica e nella scelta dei costumi, ha una sua valenza stilistica ben riconoscibile, anche se (questo l'unico neo) non sempre la mantiene nell'ambito della narrazione.
Una curiosità tecnica è data dal lungo piano sequenza (circa cinque minuti!) nella scena in riva al mare dove i soldati inglesi attendono l'imbarco.
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Secondo lungometraggio per il talentoso e giovane regista Joe Wright. Sua precipua caratteristica è quella di adattare per il cinema romanzi più o meno noti. E' successo con "Orgoglio e pregiudizio", lo ha fatto con questo "Espiazione", lo farà con "il solista" e "Anna Karenina". Meticoloso nella ricerca delle "location", nell'ambientazione storica e nella scelta dei costumi, ha una sua valenza stilistica ben riconoscibile, anche se (questo l'unico neo) non sempre la mantiene nell'ambito della narrazione.
Una curiosità tecnica è data dal lungo piano sequenza (circa cinque minuti!) nella scena in riva al mare dove i soldati inglesi attendono l'imbarco.
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jayan
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venerdì 8 marzo 2013
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un capolavoro, una storia drammatica d'amore
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Un altro capolavoro di Joe Wright, dal romanzo omonimo di Mac Evan. Sorprende la capacità creativa del regista che, pur tenendosi fedele al romanzo, riesce a creare un capolavoro di immagini, interpretazioni straordinarie, una scenografia spettacolare, una sceneggiatura ottima, una storia che ti entra nel cuore e ti commuove fino in fondo.
Briony trascorre la sua adolescenza nella noia della grande mansione inglese dei genitori, insieme alla sorella Cecilia e al suo fidanzato Robbie. Ha la passione della scrittura e una grande immaginazione. Comprende male ciò che Robbie fa a Cecilia, immagina che sia uno psicopatico che violenta le donne, scambiando un'altra persona per lui come colui che aveva violentato la cugina e accusandolo alla polizia.
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Un altro capolavoro di Joe Wright, dal romanzo omonimo di Mac Evan. Sorprende la capacità creativa del regista che, pur tenendosi fedele al romanzo, riesce a creare un capolavoro di immagini, interpretazioni straordinarie, una scenografia spettacolare, una sceneggiatura ottima, una storia che ti entra nel cuore e ti commuove fino in fondo.
Briony trascorre la sua adolescenza nella noia della grande mansione inglese dei genitori, insieme alla sorella Cecilia e al suo fidanzato Robbie. Ha la passione della scrittura e una grande immaginazione. Comprende male ciò che Robbie fa a Cecilia, immagina che sia uno psicopatico che violenta le donne, scambiando un'altra persona per lui come colui che aveva violentato la cugina e accusandolo alla polizia. Robbie va in prigione e in seguito si arruola per sfuggire all'inferno del carcere, ma va a finire in un altro inferno: quello della seconda guerra mondiale, sul fronte francese. Da lì inizia la separazione di Cecilia da Robbie, il loro odio per Robbie e il grande senso di colpa che divora Briony, che aveva deciso di andare volontaria a fare l'infermiera durante la guerra a Londra. Soltanto alla fine della sua vita, lei, divenuta scrittrice di successo, avrà il coraggio di rivelare la verità, il suo errore che aveva causato una simile tragedia. Ma è troppo tardi. Entrambi sono morti. E allora Briony scrive un finale diverso e li fa rivivere felici fino alla fine dei loro giorni. Il potere della scrittura. Le distorsioni provocate dalla fantasia sulla realtà. La tristezza della realtà.
Joe Wright riesce sempre (come nel seguente e originalissimo Anna Karenina), ad ogni romanzo da cui tra un suo film, a instillare qualcosa di nuovo e di intenso.
Un film da non perdere, premio Oscar per la splendida musica e Miglior Film e ai Golden Globe.
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eugenio
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giovedì 17 gennaio 2013
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il deleterio potere della parola
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La parola rappresenta il mezzo d’eccellenza per esprimere i nostri punti di vista, i pensieri, le occasioni di dialogo, costituisce istanza di confronto, istituzione per l’uso della vita, un forte segnale che trasmette i nostri versi, la nostra storia, le nostre emozioni. La parola che trova il suo naturale mezzo di espressione nella scrittura è testimonianza del tempo che viviamo, memoria di eventi passati ma anche prova di astrazioni creative e esercizi di immaginazione, di fantasia,di estro. Tuttavia, ogni scrittore sa che quando sfrutta la forza della parola per fini personali alterando l’ordine naturale degli avvenimenti, rischia di percorrere una strada inesorabilmente senza ritorno…
Inghilterra, primi anni 30.
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La parola rappresenta il mezzo d’eccellenza per esprimere i nostri punti di vista, i pensieri, le occasioni di dialogo, costituisce istanza di confronto, istituzione per l’uso della vita, un forte segnale che trasmette i nostri versi, la nostra storia, le nostre emozioni. La parola che trova il suo naturale mezzo di espressione nella scrittura è testimonianza del tempo che viviamo, memoria di eventi passati ma anche prova di astrazioni creative e esercizi di immaginazione, di fantasia,di estro. Tuttavia, ogni scrittore sa che quando sfrutta la forza della parola per fini personali alterando l’ordine naturale degli avvenimenti, rischia di percorrere una strada inesorabilmente senza ritorno…
Inghilterra, primi anni 30. Briony, ragazzina curiosa dalla fervida fantasia e dal promettente futuro di scrittrice, vive spensierata nella residenza di casa Tallis con la sorella maggiore Cecilia (Keira Knightley) innamorata del giovane Robbie (Mc Avoy) di umili origini. Le giornate sono scandite dalla scrittura, sua valvola di sfogo e mezzo di evasione dall’alienazione monotona del tempo e da lunghe passeggiate nei campi di proprietà familiare dove spesso si trova partecipe passiva degli incontri “segreti” tra la sorella e il giovane Robbie. Briony è sola, infelice e nel pieno del delicato periodo adolescenziale laddove la metamorfosi psico-fisica in atto contribuisce a rendere maggiormente sfocate l’innocenza infantile in declino. Incerta sul da farsi e animata da uno spirito di gelosia istintivamente infantile, accusa di violenza sessuale Robbie, colpevole di aver abusato della coetanea cugina da poco ospite nella villa. Inutile sarà il tentativo di Cecilia di discolparlo (dopo quattro anni in galera il giovane si arruolerà combattendo per il fronte francese) , troppo grande l’errore commesso dall’avventata sorella che, per espiare a quel grave torto, deciderà di prestare i suoi servizi come infermiera in un ospedale che accoglie vittime di guerra. Cecilia lascerà invece Villa Tallis conducendo un’esistenza solitaria e lontana dagli agi della giovinezza borghese. La lontananza tra i tre protagonisti in cui il triste sfondo della seconda guerra mondiale costituisce la cornice storica di un dramma pesante e incolmabile rappresenterà solo l’inizio di un crescendo dove incombe pesante la scure della verità. Un pesante fardello che potrà essere rimosso solo con lo strumento con cui tutto è iniziato e poco importa se questa presa di posizione diretta e sicura giungerà solo quando oramai tutto è stato deciso.
Dall’omonimo romanzo dello scrittore inglese Mc Ewan, Espiazione di Joe Wright, segue abbastanza fedelmente la trascrizione bibliografica (ovviamente ridotta per esigenze cinematografiche) apparendo suddiviso in tre piani distinti che tendono a intersecarsi fornendo un’originale rappresentazione del disfacimento psicologico di una giovane ragazza, condannata a espiare, forse senza mai essere perdonata, un torto che la segnerà per tutta la vita. Dai timidi inizi alla residenza estiva di Tallis dove la noia e l’inutilità di giornate vuote e uguali scandiscono il breve periodo di Briony, all’atrocità vivida della guerra con i suoi morti e mutilati sino alla sofferta redenzione, Espiazione rimanda per tematiche trattate a quel filone di romanzi ottocenteschi (non a caso il regista diresse la trasposizione di Orgoglio e Pregiudizio) incentrati sul sofferto rapporto di coppia minato da accuse infondate ma il fascino – se così si può definire - del libro (reso purtroppo solo in parte dal film) trascende la trama in sé trattando temi universali come la verità, la giustizia e la resa dei conti attraverso il punto di vista di una ragazzina. Così, se la guerra è solo cornice e mezzo unificatore di tre esistenze segnate, altrettanto lo sono quelle parole proferite ad alta voce di una donna oramai in preda alla demenza senile, parole difficili da pronunziare che saranno un sordo grido in un deserto: mute e inascoltate.
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giulio dispenza
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mercoledì 16 gennaio 2013
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la storia di un legame infinito
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Diversi avvenimenti visti da una visione razionale e realistica e gli stessi visti da una visione ingenua e fantasiosa di una ragazzina appena adolescente, porteranno alla distruzione di un amore nascente. Nell'Inghilterra negli anni precedenti al secondo conflitto mondiale, viene raccontata la storia di Cecilia e Robbie, che dopo essersi innamorati sono costretti a separarsi e a non rivedersi mai più. Il regista racconta la storia di Briony, divisa in tre tappe principali che rappresentano il suo cammino verso la maturità e infine verso il rimorso che proverà per tutta la vita avendo incriminato Robbie, per un reato che non aveva mai commesso. Sul punto di morte decide di scrivere un romanzo per dare un finale alternativo alla storia d'amore che aveva distrutto anni addietro.
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Diversi avvenimenti visti da una visione razionale e realistica e gli stessi visti da una visione ingenua e fantasiosa di una ragazzina appena adolescente, porteranno alla distruzione di un amore nascente. Nell'Inghilterra negli anni precedenti al secondo conflitto mondiale, viene raccontata la storia di Cecilia e Robbie, che dopo essersi innamorati sono costretti a separarsi e a non rivedersi mai più. Il regista racconta la storia di Briony, divisa in tre tappe principali che rappresentano il suo cammino verso la maturità e infine verso il rimorso che proverà per tutta la vita avendo incriminato Robbie, per un reato che non aveva mai commesso. Sul punto di morte decide di scrivere un romanzo per dare un finale alternativo alla storia d'amore che aveva distrutto anni addietro. Il regista riesce a raccontare, attraverso un'eccellente tecnica di regia e montaggio utilizzando spesso lunghissimi piani di sequenza, un'avvincente storia d'amore. Attraverso equivoci, incongruenze e percorrendo la spietatezza della guerra porterà lo spettatore a trattenere il fiato fino all'ultimo.
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ralphscott
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sabato 8 settembre 2012
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diffidate delle bionde
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E' indubbio che uno degli elementi di maggior interesse e che più caratterizzano l'opera sia l'uso del tempo. Senza traumi nella costruzione del racconto,allo spettatore viene mostrato ciò che accade e ciò che sembra accadere agli occhi di Briony. La sceneggiatura si confronta con scelte radicali: villa e giardini rasserenanti sono scalzati,con il conflitto mondiale,da sequenze belliche ricche di comparse. Se l'espiazione della giovane aspirante scrittrice,tra i feriti a morte,risulta di fortissimo impatto,mi lascia perplesso lo sbarco a Dunkerque,che nonostante l'evidente impiego di risorse,o forse anche per questo,risulta decisamente meno coinvolgente,meno credibile.
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E' indubbio che uno degli elementi di maggior interesse e che più caratterizzano l'opera sia l'uso del tempo. Senza traumi nella costruzione del racconto,allo spettatore viene mostrato ciò che accade e ciò che sembra accadere agli occhi di Briony. La sceneggiatura si confronta con scelte radicali: villa e giardini rasserenanti sono scalzati,con il conflitto mondiale,da sequenze belliche ricche di comparse. Se l'espiazione della giovane aspirante scrittrice,tra i feriti a morte,risulta di fortissimo impatto,mi lascia perplesso lo sbarco a Dunkerque,che nonostante l'evidente impiego di risorse,o forse anche per questo,risulta decisamente meno coinvolgente,meno credibile. Il personaggio più interessante,più ricco in sfumature è,guarda un po',quello di Briony Tallis. Il biondo demonietto arricchisce una galleria di bambine che sul grande schermo son state tanto capricciose quanto pericolose:in "La calunnia","Il giglio nero","Quelle due",alcune tra le più memorabili. Cameo,a chiosa,della grande Redgrave
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