Volver - Tornare |
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Un film di Pedro Almodóvar.
Con Penélope Cruz, Carmen Maura, Lola Dueñas, Blanca Portillo.
continua»
Titolo originale Volver.
Drammatico,
durata 120 min.
- Spagna 2006.
- CG Entertainment
uscita lunedì 10 giugno 2024.
- VM 14 -
MYMONETRO
Volver - Tornare
valutazione media:
3,86
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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L'ALTROVE NON E' CHE UN RITORNOdi A.L.Feedback: 0 |
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lunedì 29 maggio 2006 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Nel sedicesimo film di Almodovar, “Volver”, l’assenza quasi totale di uomini è scelta felice e il femminismo c’entra sì e no: un autore così rispettoso delle differenze, è probabilmente consapevole che ciascun individuo soffre a modo suo e un sesso non ha il privilegio della sofferenza rispetto all’altro. Tuttavia la figura femminile, relegata fra le pareti domestiche, storicamente sottomessa all’autorità del padre e a un marito padrone, ha da sempre nutrito i suoi silenzi e la sua inattività obbligata con un’interiorità più complessa e con una sensibilità più acuta per gli aspetti della vita meno ovvii e visibili: madri sorelle e mogli nel corso dei secoli hanno acquisito una capacità innata di confortare e una saggezza pratica per sopravvivere ai mali del mondo. Il maschio spiazzato dall’idea della morte ne prende le distanze razionalizzando freddamente e teorizzando con linguaggio aulico su immortalità dell’anima e su materialismo oppure diventa crociato di una qualche religione per lasciare di sé impronta indelebile, la donna invece asciuga le lacrime e lucida le lapidi: il vento tutto spazza via, portando incendi e pazzia, fa girare le pale eoliche, mulini a vento per i don Chichiotte di ogni tempo, restano nella mente i volti e i gesti delle persone defunte e di loro bisogna continuare ad aver cura, come fossero ancora vivi e avessero bisogno di abiti puliti, di cibo caldo e di un po’ di compagnia nei giorni tristi. Ed è tale simbolo di pietas calda e forte che Almodovar, il più umanista del registi oggi in circolazione, recupera dai ricordi d’infanzia nel paese natio della Mancha, Calzada de la Calatrava, e da quelli di cinefilo, innamorato delle incarnazioni della magna mater mediterranea, rigogliosa datrice di vita, del cinema italiano, Sofia Loren, Claudia Cardinale ed Anna Magnani. Ma, per fare del suo dolore il dolore di tutti, egli lo priva di qualsiasi riferimento specifico e costruisce un complicato reticolo di sentimenti attorno a un intreccio volutamente pieno di luoghi comuni da fueilleton con la provvidenziale rimozione di personaggi negativi privi di spessore. In “Volver” la banalità della trama ha lo scopo di riportare alla salutare prosaicità del quotidiano dei quartieri popolari ciò che è oggetto di astratta indagine metafisica: vivi e morti si prendono per mano ed affrontano insieme il mistero insolubile dell’essere al mondo, nell’unico modo possibile a qualsiasi essere umano, perspicace o stupido, ovvero con la solidarietà e con l’intelligenza del cuore. Non è solo questo però: i fantasmi malvagi o buoni, per esercitare la loro funzione salvifica, necessitano dell’intimità familiare, di luoghi chiusi e appartati, e per colloquiare con noi devono restare invisibili agli altri. Il ritorno anacronistico all’universo arcaico della madre feconda e consolatrice e ai riti secolari di paese segna anche la volontà di rinnegare l’aridità di una società, dove il senso del pudore è sconosciuto: la televisione paga l’ ammalata di cancro, perché metta in piazza i suoi segreti, e la tragedia si trasforma in “spazzatura”, per entrare nel bidone ricettacolo dove si getta al macero ogni parte di se stessi. Pure l’illuminazione sta lì in un canto malinconico di una figlia abbandonata e nel pianto di una madre nascosta in ascolto, nella riconciliazione e nelle confidenze fatte, attraversando distanze siderali, solo ai propri cari, vivi o morti, lontani o vicini che siano: su questa terra l’altrove non è che un ritorno….
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