marco petrini
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sabato 26 dicembre 2020
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fa discutere
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Mi piacciono i film di Avati, questo, però, mi lascia perplesso. Abatantuono interpreta un personaggio in modo monocorde, le figlie sono interpretate in modo migliore, Francesca Neri, se vuole dipingere una fuori di testa...ci riesce benissimo. Tuttavia sembra sempre un film non del tutto sviluppato. Non che sia noioso, si può vedere, ma non è il miglior Avati
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great steven
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venerdì 4 ottobre 2019
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la cena per farli conoscere
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LA CENA PER FARLI CONOSCERE (COMMEDIA SENTIMENTALE) (IT, 2006) di PUPI AVATI. Interpretato da DIEGO ABATANTUONO, VIOLANTE PLACIDO, VANESSA INCONTRADA, INES SASTRE, FRANCESCA NERI, FABIO FERRARI, GIANFRANCO BARRA, BLAS ROCA-REY, RENATO CORTESI, NATHALIE GUETTA, OSVALDO RUGGIERI, MANUELA MORABITO, ANNA LONGHI
L’attore pluricinquantenne Sandro Lanza, attivo al cinema e in televisione, è in pieno declino: i registi lo ignorano, i programmi sul piccolo schermo lo ridicolizzano e anche il ruolo da lui interpretato in una vecchia fiction non riscuote il successo di un tempo. Un intervento chirurgico non riuscito ad un occhio non fa che peggiorare la situazione. A costo d’attirare l’attenzione mediatica, ma pure per dare sfogo alla rabbia repressa in questa sua condizione di depressione, Sandro tenta il suicidio.
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LA CENA PER FARLI CONOSCERE (COMMEDIA SENTIMENTALE) (IT, 2006) di PUPI AVATI. Interpretato da DIEGO ABATANTUONO, VIOLANTE PLACIDO, VANESSA INCONTRADA, INES SASTRE, FRANCESCA NERI, FABIO FERRARI, GIANFRANCO BARRA, BLAS ROCA-REY, RENATO CORTESI, NATHALIE GUETTA, OSVALDO RUGGIERI, MANUELA MORABITO, ANNA LONGHI
L’attore pluricinquantenne Sandro Lanza, attivo al cinema e in televisione, è in pieno declino: i registi lo ignorano, i programmi sul piccolo schermo lo ridicolizzano e anche il ruolo da lui interpretato in una vecchia fiction non riscuote il successo di un tempo. Un intervento chirurgico non riuscito ad un occhio non fa che peggiorare la situazione. A costo d’attirare l’attenzione mediatica, ma pure per dare sfogo alla rabbia repressa in questa sua condizione di depressione, Sandro tenta il suicidio. Dopo il suo risveglio, devono occuparsene le tre figlie che lui ha avuto da tre donne diverse: la romana Betty, la spagnola Clara e la francese Ines. Nessuna delle tre ha un rapporto completamente positivo col padre: Betty è quella che gli è sempre stata più vicina, lo ha spesso coccolato e giustificato, malgrado i malumori del marito maniaco col quale è infelicemente sposata, acerrimo detrattore del suocero; Clara, pediatra in un ospedale di Madrid e sposata a un chirurgo alcolizzato, è divisa fra amore e risentimento per Sandro e fatica a perdonargli i suoi torti; Ines, impegnatissima con la carriera giornalistica e con un grave tumore al seno da curare, è la più forte delle tre figlie ma anche colei che più serba rancore al padre, tant’è che non accorre subito in Italia da Parigi alla infausta notizia. Il problema, però, adesso che le tre sorelle si sono riunite, è capire in che modo il loro spregiudicato padre possa ricominciare daccapo la sua esistenza senza ricascare preda dell’autodistruzione. Su idea di Ines, viene invitata a casa di Betty, dove tutti i parenti preparano una cena speciale, la musicologa e saggista Alma Kero, donna intellettuale pensata appositamente per far scoccare una scintilla amorosa fra lei e Sandro. Le cose non vanno come previsto: Alma arriva ubriaca, delude le aspettative unanimi e smaltisce la sbronza in un salotto alla presenza di Sandro. Però nasce fra i due un’intesa inaspettata: capendo che entrambi, d’ora in poi, dovranno fare maggior forza su sé stessi perché per troppo tempo hanno contato sugli altri, si separano con la promessa di rivedersi un giorno alle isole Tremiti (dove Alma abita). Ormai rinsavito da propositi masochistici, Sandro convince Ines ad accompagnarla a Parigi per starle accanto affinché tutte le cure per il suo tumore vadano a buon fine. La vita di Sandro Lanza è stroncata infine da un malore improvviso che sopraggiunge quando lui è nella redazione di un’emittente romana presso cui ha trovato un impiego. Commedia sentimentale che ha ben poco di comico e molto di sentimenti, soprattutto un film di attori superlativo la cui direzione, attuata da un Avati in formissima, veicola significati quanto mai profondi. Non c’è una sola interpretazione sottotono. Abatantuono rinnova il suo istrionismo vestendo i panni del mestierante della recitazione alla ricerca di una seconda giovinezza che poi scopre di avere bisogno soprattutto di sé stesso e di una più forte cura personale, mentre lo straordinario trio Placido-Incontrada-Sastre mette in luce, in un rapporto famigliare provato dal languire del tempo, le debolezze di un genitore assente contro i reclami di figlie femmine adulte a cui è mancata una figura di saldissima importanza che, anziché fungere loro da insegnante e guida, gli ha causato una moltitudine seccante di guai tutt’altro che divertenti. Ma c’è anche una deliziosa F. Neri che fa la donna raffinata e di sciolta cultura con quel piglio un po’ aristocratico e scherzosamente barboso che le riesce benissimo. Potendo sempre esser padrone della sceneggiatura, Avati si rende fautore di una materia narrativa di pregio assai considerevole che non affiderebbe mai a terzi, tant’è vero che, in questo caso, s’inventa perfino una filmografia da affibbiare al personaggio di Lanza nei titoli di coda. Le sofferenze delle famiglie per le mancanze dei padri sono al centro di questa sua storia dolceamara dai risvolti educativi: ciò non vuol dire che ottimismo e pessimismo, entrambi presenti e notabili fra le righe, si bilancino in un equilibrio ben più che discreto, dunque l’esito non lascia affatto a desiderare, al contrario. Avati si permette anche di infliggere una pugnalata ben assestata all’ipocrisia dei servizi "dietro le quinte" dell’italico show-business snudando la spada contro fotografi, presentatori, avvocati e attorucoli che farebbero meglio a tacere di più in determinate circostanze. Musiche: Riz Ortolani.
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stefano bruzzone
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sabato 3 agosto 2013
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corretto
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la storia di un attoruccolo di soap opera in declino e in perenne conflitto con tre figlie avute con tre madri diverse. il suo tentato suicidio sarà l'occasione per riavvicinare la famiglia. un buon film del sempre bravo avati basato sui dialoghi, senza colpi di scena o sussulti particolari. avati tira sempre fuori il meglio dagli attori facendo risultare persino gradevole vanessa incontrada e regalando una mini parte ad una bravissima francesca neri.
Voto: 7
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lofamo
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martedì 9 luglio 2013
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fenomeno avati
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Questo regista è un fenomeno che dovrebbe essere studiato dai professionisti del mistero dell’anima (se i professionisti del mistero dell’anima non dovessero, a loro volta, essere studiati ancora più severamente per le loro arroganti presunzioni).
L’uomo emana, per il solo fatto di esistere, a prescindere dai film e anzi nonostante i film, un flusso di enfasi, un coacervo caotico di suggestioni, poesie, atmosfere e sentimentalismi maturati da ragazzo non solo nella sua Bologna.
Questa capacità misteriosa non può non essere apprezzata.
Ci sono, però, spettatori, vittime della sua personalità, che queste suggestioni se le portano dentro anche all’uscita dal cinema e, nei giudizi, sono sopraffatti dal misticismo delle ambizioni abortite.
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Questo regista è un fenomeno che dovrebbe essere studiato dai professionisti del mistero dell’anima (se i professionisti del mistero dell’anima non dovessero, a loro volta, essere studiati ancora più severamente per le loro arroganti presunzioni).
L’uomo emana, per il solo fatto di esistere, a prescindere dai film e anzi nonostante i film, un flusso di enfasi, un coacervo caotico di suggestioni, poesie, atmosfere e sentimentalismi maturati da ragazzo non solo nella sua Bologna.
Questa capacità misteriosa non può non essere apprezzata.
Ci sono, però, spettatori, vittime della sua personalità, che queste suggestioni se le portano dentro anche all’uscita dal cinema e, nei giudizi, sono sopraffatti dal misticismo delle ambizioni abortite.
In realtà qualche sprazzo di estro c’è stato in “regalo di Natale” e nel più penoso “il figlio più piccolo”.
Gli altri film il più delle volte confermano incapacità di sintesi, mancanza di polso, squilibri, discontinuità, talora inaccettabili cadute di gusto (uno per tutti “gli amici del bar margherita”).
Tra i film esemplari non può non essere citata “la cena per farli conoscere”.
Lo spettatore fino alla fine non sa dove si voglia andare a parare, se si tratti di commedia o di tentativo drammatico, la pazzia resa dalla Neri vorrebbe essere ricca di significati trascendenti, che non ci sono e sarebbero comunque inaccettabili nella sequenza sterile e talvolta stupida di situazioni, di scene e di personaggi caricati oltre ogni misura.
Non è possibile consigliare l’Avati di desistere perché, sarebbe crudeltà, lui è quello che fa e bisogna ammetterlo, ogni film suscita attese e forse anche un piccolo ma consolidato flusso al botteghino, (un tenero sguardo andrebbe probabilmente volto agli spettatori suggestionati).
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rescart
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sabato 27 ottobre 2012
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punto di forza o di debolezza?
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Mi riferisco alla sceneggiatura di questo film, che secondo alcuni sarebbe il punto di debolezza mentre invece secondo me al contrario è uno dei punti di forza. In particolare penso che sia stata geniale la trovata della storia che ruota intorno a Clara (Vanessa Encontrada), il modo con cui ha sedotto il suo futuro marito, la vicenda dell’incidente stradale causato dal suo stato di ubriachezza alla guida, la trasformazione radicale del personaggio da chirurgo affermato ad alcolista dalle mani tremanti, la “carità” della moglie per la situazione del marito, la fine della sua precedente gelosia tipica del maschio latino. Tema questo caro a Pupi Avati come dimostra il suo film più recente “Il cuore grande delle ragazze”, a cui si ricollega anche per la presenza di poteri speciali in capo al protagonista maschile: conoscere il nome delle sconosciute da una parte e ammaliarle con l'alito "al biancospino" dall'altro.
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Mi riferisco alla sceneggiatura di questo film, che secondo alcuni sarebbe il punto di debolezza mentre invece secondo me al contrario è uno dei punti di forza. In particolare penso che sia stata geniale la trovata della storia che ruota intorno a Clara (Vanessa Encontrada), il modo con cui ha sedotto il suo futuro marito, la vicenda dell’incidente stradale causato dal suo stato di ubriachezza alla guida, la trasformazione radicale del personaggio da chirurgo affermato ad alcolista dalle mani tremanti, la “carità” della moglie per la situazione del marito, la fine della sua precedente gelosia tipica del maschio latino. Tema questo caro a Pupi Avati come dimostra il suo film più recente “Il cuore grande delle ragazze”, a cui si ricollega anche per la presenza di poteri speciali in capo al protagonista maschile: conoscere il nome delle sconosciute da una parte e ammaliarle con l'alito "al biancospino" dall'altro. Se però negli ultimi film Avati cerca di indagare la fase dell'innamoramento, anche quello più paradossale ed eternamente embrionale come in "Gli amici del bar Margherita", qui esplora la fase finale dell'amore, dalla sua morte alla sua resurrezione, intesa anzitutto come guarigione fisica da un tumore "non benigno" al seno. E' l'ordine naturale delle cose che per fortuna caratterizza più spesso di quanto s'immagini una società ormai globalizzata (una delle tante mogli di Sandro Lanza è brasiliana) che vive le sue contraddizioni e debolezze in pace e senza cercare di nasconderle. Anzi cadendo a volte nell'eccesso opposto di ostentarle, illudendosi forse che siano finte (come il suicidio di Sandro) mentre sono la vera manifestazione di uno stato interiore che va in scena ogni giorno nella vita come nella fiction Charme. Non è più tempo di divorzi all'italiana: il capolavoro di Pietro Germi, premiato a suo tempo con l'Oscar proprio per la miglior sceneggiatura originale, è citato con tanta insistenza quanto le dissimulate avance di Clara al futuro marito nella scena iniziale del film.
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tommaso landa
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sabato 10 settembre 2011
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ehm...
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Una domanda: il film l'hai visto? Parrebbe di no....secondo, se non ami Avati (però da come ne parli devi aver visto tutti i suoi film) perché mai ti occupi di scrivere una recensione/insulto semisarcastico? Io non amo Ozpetek ad esempio, non mi piace...ma mica mi metto a pubblicare recensioni cariche di insulti e odio! Lo evito, e lascio a chi lo ama il piacere di recensirlo.
Terza cosa, forse la più importante: impara l'italiano prima di pubblicare qualcosa leggibile dal mondo intero...in ogni singola riga c'è un errore, o grammaticale o di sintassi.
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sissy65
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mercoledì 12 agosto 2009
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deludente pupi
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Sono rimasta molto delusa dalla pellicola, soprattutto dopo averne letto l'ottima recensione firmata Morando Morandini (il mio guru). Trattasi di momentaneo oscuramento del genio? Mah... Ad ogni modo, il film è banale e raffazzonato. L'intervista iniziale è penosa e così lo sono gran parte dei dialoghi (Violante Placido che invita i propri familiari a mettersi in posa per la foto mi ha ricordato noi studenti liceali, quando facevamo i film per gioco a casa dei miei e non sapevamo recitare!!!). La trama corre troppo in fretta verso un finale insulso, lasciando lo spettatore con la bocca semispalancata. Sinceramente, Avati ci aveva abituati a ben altre altezze. Considero Il cuore altrove e La seconda notte di nozze due capolavori assoluti, ma onestamente non comprendo il clamore di approvazione della critica per questo prodotto di media qualità.
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Sono rimasta molto delusa dalla pellicola, soprattutto dopo averne letto l'ottima recensione firmata Morando Morandini (il mio guru). Trattasi di momentaneo oscuramento del genio? Mah... Ad ogni modo, il film è banale e raffazzonato. L'intervista iniziale è penosa e così lo sono gran parte dei dialoghi (Violante Placido che invita i propri familiari a mettersi in posa per la foto mi ha ricordato noi studenti liceali, quando facevamo i film per gioco a casa dei miei e non sapevamo recitare!!!). La trama corre troppo in fretta verso un finale insulso, lasciando lo spettatore con la bocca semispalancata. Sinceramente, Avati ci aveva abituati a ben altre altezze. Considero Il cuore altrove e La seconda notte di nozze due capolavori assoluti, ma onestamente non comprendo il clamore di approvazione della critica per questo prodotto di media qualità.
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mattia longobucco
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mercoledì 1 luglio 2009
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per riflettere sugli intensi rapporti familiari
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Mi ha colpito soprattutto il titolo. "La cena per farli conoscere" si può riferire sia all'incontro tra Diego Abatantuono e Francesca Neri, ma anche allo stesso Diego con le figlie che aveva abbandonato in tutta Europa. In questo modo, Pupi ha fatto capire come sia importante, in ogni circostanza, parlare con i propri familiari dei propri problemi e cercar di capirsi vicendevolmente... Bisogna sempre trovare un lato recondito in ogni film, non fermarsi solo alle apparenze e alla storia in sè... Forse è meglio che tutti coloro che affermano che reputano questo film "penoso" e "orribile" che vadano a vedere i cinepanettoni e i cinecocomeri, che quelli sì che sono dei film che meritano di essere visti per la loro delicatezza e la loro leggiadria(Ovviamente, non per me!)!
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caballero50
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domenica 10 febbraio 2008
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niente trama, siamo italiani
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Il film si lascia guardare. Tre belle ragazze e sempre vestite glamour, belle case, luce giusta. Abatantuono crepuscolare è nella sua dimensione più adatta, come in "metronotte". Ma il film non ha colpi di coda, non emoziona e non stupisce, come un vuoto esercizio retorico. La sceneggiatura è così esile che ci si alza dalla sedia alla fine indifferenti, a dispetto del tema trattato che con un argomento del genere poteva facilmente toccare certe corde. Forse con un pò di umiltà in più ...
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marcello
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martedì 29 gennaio 2008
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bella l'idea ma sviluppata in modo mediocre.
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Mi aspettavo di più dal regista di Regalo di Natale o per citare uno degli ultimi Il cuore altrove, ma devo dire che il film mi ha assolutamente deluso. Eppure l'idea delle tre figlie in tre paesi diversi che si riunivano per correre al capezzale del padre suicida era stimolante e si poteva sviluppare in modo incredibile, ma la sceneggiatura di Pupi Avati che spesso è stata sapiente, stavolta è stata pigra ed al limite della sufficienza. Diego Abatantuono, la cui prestazione a mio avviso è appena sufficiente rispetto ad esempio a "La Rivincita di Natale" dove è superlativo, interpreta un padre che abbandona le figlie a se stesse preso dalla sua carriera di attore di B movies perennemente in attesa della chiamata del grande regista che dia una svolta alla sua carriera.
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Mi aspettavo di più dal regista di Regalo di Natale o per citare uno degli ultimi Il cuore altrove, ma devo dire che il film mi ha assolutamente deluso. Eppure l'idea delle tre figlie in tre paesi diversi che si riunivano per correre al capezzale del padre suicida era stimolante e si poteva sviluppare in modo incredibile, ma la sceneggiatura di Pupi Avati che spesso è stata sapiente, stavolta è stata pigra ed al limite della sufficienza. Diego Abatantuono, la cui prestazione a mio avviso è appena sufficiente rispetto ad esempio a "La Rivincita di Natale" dove è superlativo, interpreta un padre che abbandona le figlie a se stesse preso dalla sua carriera di attore di B movies perennemente in attesa della chiamata del grande regista che dia una svolta alla sua carriera. Un eterno peter pan egoista, immaturo e un po inconcludente che vive al di fuori della realtà facendosi passare la vita davanti in attesa di una svolta che non arriva mai e quando in eta matura si rendono conto che hanno buttato via la propria vita ed i propri affetti e che è troppo tardi per recuperare, cadono nel vittimismo e nella depressione fino all'autolesionismo. Questo personaggio mi è piaciuto molto ma è stato reso in modo un po semplicistico non tanto da Abatantuono quanto per le battute e la piattezza del personaggio, credo che un po di complessità avrebbe dovuto avrerla, è invece dipinto come un assoluto poveraccio. Quanto alle ragazze,Sastre, Incontrada, Placido,devo dire che è d'obbligo in primis sottolineare che sono meravigliose! Una gioia per gli occhi guardarle e recitano anche abbastanza bene, soprattutto la Sastre che ha la parte più difficile delle tre, appare la più credibile e precisa nella recitazione. Violante Placido è la Incontrada si limitano a fare le faccine qui addolorate qui meno a seconda della scena ma la sceneggiatura oltre a battute scontate e problemi familiari con i rispettivi mariti poco credibili gli da ben poco per esprimersi.Poco realistico poi è l'affiatamento che c'è tra tre ragazze che sono solo sorellastre. Bravo Fabio Ferrari (quello della mitica 3C;)nella parte dell'antipatico Matteo che alla fine del film si dimostra anche lui affezionato al suocero apparentemente tanto odiato. Come ho accennato le storie dei problemi familiari delle figlie sono inverosimili, la Incontrada che ha il marito che è diventato alcolizzato perché ha investito un bambino con la macchina...ed è "costretta" ad una relazione con il suo principale per salvargli il posto di lavoro. La Placido...che dire, un fiore di ragazza come lei sarebbe ideale per qualunque genitore come sposa per il proprio figlio, qui invece non sarebbe bene accetta dai suoceri perchè ha il padre famoso.. e loro sono costruttori di divani...discreti. La Sastre poi ha il tumore al seno, un gauio messo li così per rendere un po più importante il ruolo e serioso il film, ma tranquilli, proprio come nella realtà...guarisce sta benissimo e vince pure un premio di giornalismo a Parigi, per la serie vissero tutti felici e contenti. Francesca Neri è una amica di Ines che viene portata a cena con la speranza che tra lei ed Abatantuono possa nascere qualcosa, lei però si presenta ubriaca fradicia. La parte è recitata bene dalla Neri complice il copione che le da la possibilità di dimostrare la sua bravura vista l'ubriachezza del personaggio. La parte finale è malinconica e forse la più toccante del film, che ha anche un buon inizio, è quello che sta in mezzo che lascia un po a desiderare
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