andy
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lunedì 7 febbraio 2005
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bontà sua......
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Perchè a questa vicenda, Sig. De Carlo, non si riesce a credere? Quantomeno lo spieghi chiaramente senza rifugiarsi in pseudo-slogan quali "giovani vecchi senza rabbia" che nella fattispecie appaiono alquanto singolari. Forse, anzi sicuramente, Lei non è un musicista neanche amatoriale altrimenti non le sarebbe sfuggito il primordiale amore per la musica e la conseguente sensibilità "in primis" dei personaggi che, prima dell'evoluzione dell'intera vicenda, mettono su un gruppo jazz per veicolare la propria passione ed il proprio entusiasmo. Non credo che questa voglia non debba essere considerata perchè non c'è ribellione, non c'è rabbia non c'è (come pare qualcuno indispensabilmente esiga) il voler essere "contro" o alternativo ( a chi? a che cosa?).
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Perchè a questa vicenda, Sig. De Carlo, non si riesce a credere? Quantomeno lo spieghi chiaramente senza rifugiarsi in pseudo-slogan quali "giovani vecchi senza rabbia" che nella fattispecie appaiono alquanto singolari. Forse, anzi sicuramente, Lei non è un musicista neanche amatoriale altrimenti non le sarebbe sfuggito il primordiale amore per la musica e la conseguente sensibilità "in primis" dei personaggi che, prima dell'evoluzione dell'intera vicenda, mettono su un gruppo jazz per veicolare la propria passione ed il proprio entusiasmo. Non credo che questa voglia non debba essere considerata perchè non c'è ribellione, non c'è rabbia non c'è (come pare qualcuno indispensabilmente esiga) il voler essere "contro" o alternativo ( a chi? a che cosa?). Il senso di nostalgia che si avverte durante il film è, a mio avviso, reso alla perfezione: nostalgia per un qualcosa che non c'è più, il vedere infrangersi i propri sogni contro un "muro" che ti appare all'improvviso, lo scoprire che nonostante tutto qualsiasi azione non servirebbe a liberarsi di quell'ovo sodo" rappresentanto da quello che è e da quello che è stato in rapporto a quel che poteva essere (o che si desiderava).Gianca è il personaggio che "esce" peggio dal film; capisce che l'amico divenuto famoso rappresenta oramai per lui l'ombra che incombe, la matita rossa che sottolinea la mediocrità di un musicista non abbastanza bravo (nonostante lo studio) per diventare professionista, l'ovo sodo nello stomaco che stà a ricordargli come la moglie stia assieme a lui ma sia innamorata dell'altro il tutto condito con la consapevlezza di non poter fare nulla. Ciò appare ancor più evidenziato se si osservano la battute finali del film riguardanti i membri del gruppo: il bassista ed il batterista erano e rimangono degli errabondi sempliciotti, il pianista corona comunque la sua vera passione per gli astri (vedi scena del telescopio), il trombettista diventa una star e Gianca....come sopra. Non mi sembra una storia così fantascientifica.
Grazie per l'ospitalità.
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(di biajoe)
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susanna
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martedì 8 febbraio 2005
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il tema musicale del film
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Il film è piacevole, scorre a volte con battute che strappano una risata, momenti ironici e diertenti. La Puccini assolutamente statica, senza espressione, nulla nel suo personaggio. Grande e malinconica interpretazione di un Dorelli-padre sconfitto nelle sue aspirazioni. Santamaria-Nick dà un senso, è forse l'unico capace di trasmettere qualcosa di positivo in un film che si regge su una meravigliosa colonna del più grande maestro della musica italiana. Il tema "Ma quando arrivano le ragazze" da solo vale la visione del film, una musica che ti trascina, malinconica e meravigliosa. Una grande musica per un film solo piacevole.
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serpico
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domenica 6 febbraio 2005
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amore, talento e passione
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Ha ragione Pupi Avati: c’è davvero, nella vita di ciascun uomo, un momento in cui… le ragazze arrivano. Ed è un momento fondamentale, indimenticabile della nostra vita: rappresenta il passaggio dall’adolescenza all’età adulta, l’incontro con la donna, la scoperta dell’amore e di tutto ciò che ne deriva.
L’amore è un sentimento dirompente: quando arriva riesce a scatenare in ognuno di noi una forza che magari, fino allora, neppure immaginavamo di possedere. Ci sentiamo invincibili, invulnerabili, trasformati. Tocchiamo il cielo con un dito e tutto ci sembra facile. L’amore tira fuori il meglio di noi stessi, e spesso ci fa trovare il coraggio per intraprendere strade impervie, come quelle che possono portare un ragazzo “normale” a diventare una star del jazz.
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Ha ragione Pupi Avati: c’è davvero, nella vita di ciascun uomo, un momento in cui… le ragazze arrivano. Ed è un momento fondamentale, indimenticabile della nostra vita: rappresenta il passaggio dall’adolescenza all’età adulta, l’incontro con la donna, la scoperta dell’amore e di tutto ciò che ne deriva.
L’amore è un sentimento dirompente: quando arriva riesce a scatenare in ognuno di noi una forza che magari, fino allora, neppure immaginavamo di possedere. Ci sentiamo invincibili, invulnerabili, trasformati. Tocchiamo il cielo con un dito e tutto ci sembra facile. L’amore tira fuori il meglio di noi stessi, e spesso ci fa trovare il coraggio per intraprendere strade impervie, come quelle che possono portare un ragazzo “normale” a diventare una star del jazz.
Ed è quello che succede nell’ultimo, bellissimo, film del regista bolognese. E’ la storia di due giovani aspiranti musicisti, Nick e Gianca che, dopo essersi conosciuti ad Umbria Jazz, decidono di mettersi a suonare insieme. Diventano così amici intimi, mettono su una band e cominciano a strimpellare nei localetti del posto. Il sogno, naturalmente, è quello di diventare famosi e vivere con la musica. Tutto sembra andare a meraviglia, almeno finchè a rompere l’armonia del quadretto arriva (ma certo!) una ragazza, la bellissima Francesca, “una delle undici ragazze più belle di Bologna, anche se è fiorentina…”
Neanche a dirlo, entrambi si innamorano di lei, e le loro strade si dividono inesorabilmente.
Gianca si accorge che, a differenza di Nick, la sua passione per la musica non è supportata da vero talento, e rinuncia al jazz per conquistare il cuore della bella giovane, che però è a sua volta attratta dal “geniaccio” di Nick, diventato nel frattempo una star del jazz.
Ha un bel dire il regista che il suo film non è una storia d’amore, ma una dissertazione sulla differenza tra passione e talento… In realtà Avati, anche se non lo ammetterà neppure sotto tortura, prende più di qualche spunto dal “mitico” “Jules e Jim” (il film di riferimento per queste tematiche), rivedendolo e correggendolo secondo la propria esperienza personale.
Nel film , infatti, l’amore c’entra dappertutto. Soprattutto per Gianca, che vive il successo dell’amico come una grande ingiustizia nei suoi confronti. Alla fine, certo, a lui resterà Francesca. Ma il sentimento della ragazza nei suoi confronti sarà sincero? O sarà solo una senso di colpa, una specie di “risarcimento” ?
Mi chiedo spesso perché noi uomini crediamo sempre che le donne non “chiudano” mai le loro storie d’amore… Gianca sarà sempre incerto riguardo l’amore che Francesca nutre verso di lui, e forse questa incertezza farà forse durare la loro storia. Nell’amore non c’è niente di peggio che la rassicurazione. Ma vale la pena davvero proseguire un rapporto così?
Avati, dopo il semi-deludente esito de “la rivincita di Natale” (girato solo per scopi commerciali), torna a firmare uno dei suoi film più riusciti e intimisti. Un film autobiografico, dettato dal cuore, e realizzato con grande passione e trasporto. Si vede da come è tratteggiato il personaggio di Gianca, ovvio alter-ego del regista, che rappresenta il perdente a cui vanno le simpatie del pubblico… “Le storie le conoscono sempre di più i soccombenti rispetto ai vincitori. La guerra va sempre fatta raccontare dallo sconfitto. Tutto il mio cinema è fatto di perdenti: il perdente lo conosco molto bene perché sono io”.
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(di grazia)
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scettico59
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mercoledì 16 febbraio 2005
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banalità sconcertante
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La trama è puerile e banale.La recitazione è da fiction televisiva,gli attori fanno fatica a rendersi credibili.La scansione temporale fatta con riferimento alle comete vorrebbe essere originale,ma non ha né capo né... coda.Finché la produzione cinematografica italiana andrà dietro alla piattezza sociale del momento(nostrana) non avremo niente di competitivo a livello internazionale
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gianluca
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domenica 6 febbraio 2005
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un film che puzza di fiction
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Non mi è piaciuto nulla di questo film dalla fotografia al doppiaggio, che ti da quella fastidiosa sensazione di vedere un film di pingitore su canale 5! Si sentono mulinare note su e giù per il manico del contrabbasso e il musicista che rimane immobile al capotasto, da un regista musicista ci si aspetta di più. La recitazione pessima fatti salvi Dorelli e forse Santamaria. Banalità una dietro l'altra (il ricco compagno della rivombrosa guida la ferrari e ha la "r" moscia!!!), la sezione ritmica della band pare tirata fuori da un cartone animato col contrabbassista perennemente/bonariamente fatto. Tutto succede dal nulla, si muove solo la superficie rimane. Un film che puzza di Fiction!!! Incomprensibili le critiche positive sui giornabili, spiegabili solo col fatto che certi registi nn va
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Non mi è piaciuto nulla di questo film dalla fotografia al doppiaggio, che ti da quella fastidiosa sensazione di vedere un film di pingitore su canale 5! Si sentono mulinare note su e giù per il manico del contrabbasso e il musicista che rimane immobile al capotasto, da un regista musicista ci si aspetta di più. La recitazione pessima fatti salvi Dorelli e forse Santamaria. Banalità una dietro l'altra (il ricco compagno della rivombrosa guida la ferrari e ha la "r" moscia!!!), la sezione ritmica della band pare tirata fuori da un cartone animato col contrabbassista perennemente/bonariamente fatto. Tutto succede dal nulla, si muove solo la superficie rimane. Un film che puzza di Fiction!!! Incomprensibili le critiche positive sui giornabili, spiegabili solo col fatto che certi registi nn vanno stroncati!
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lallesax
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domenica 6 febbraio 2005
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bello
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Direi che il film è intenso di musica e emozioni. Anche il profilo dei personaggi ha seguito la linea essenziale e improvvisata che solo la musica jazz può farti assaporare.
Gli sguardi e i silenzi raccontano la i passaggi di una vita che non sempre è il superare gli scarti generazionali ma forse è il rincontrarsi alla fine avendo in pugno qualcosa di più. E' un inno alla giovinezza, all'entusiasmo ,al caso e al saper trovarsi un posto nel mondo.
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mariac
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martedì 5 gennaio 2010
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poco entusiasmo
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Nick Cialfi è un trombettista che non sa leggere una sola nota, che suona ad orecchio, che ascoltando la musica la ripete come un mangianastri, eppure in lui c'è un talento innato che riesce a farlo emergere da tutti gli altri. Nessuno si accorge di questa speciale propensione se non colui che diventerà il suo amico e nemico...
E' così che inizia il film correndo poi nella descrizione del personaggio Nick che immediatamente emerge rispetto ai componenti del gruppo che ben presto verrà a formarsi ma questo cosa vorrà dire per la durata dell'amicizia sottesa?
La storia è quanto mai piatta, non produce scossoni, non segna lo spettatore con le sorprese che ci si aspetterebbe qua e là nel film, anzi produce una sensazione di continua attesa quasi a non voler credere che la trama sia tutta incentrata sulla banalità del solito gruppo di musicisti che ha difficoltà a sbancare e si ha l'impressione che prima della fine uno o l'altro fotogramma ci farà sorprendere.
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Nick Cialfi è un trombettista che non sa leggere una sola nota, che suona ad orecchio, che ascoltando la musica la ripete come un mangianastri, eppure in lui c'è un talento innato che riesce a farlo emergere da tutti gli altri. Nessuno si accorge di questa speciale propensione se non colui che diventerà il suo amico e nemico...
E' così che inizia il film correndo poi nella descrizione del personaggio Nick che immediatamente emerge rispetto ai componenti del gruppo che ben presto verrà a formarsi ma questo cosa vorrà dire per la durata dell'amicizia sottesa?
La storia è quanto mai piatta, non produce scossoni, non segna lo spettatore con le sorprese che ci si aspetterebbe qua e là nel film, anzi produce una sensazione di continua attesa quasi a non voler credere che la trama sia tutta incentrata sulla banalità del solito gruppo di musicisti che ha difficoltà a sbancare e si ha l'impressione che prima della fine uno o l'altro fotogramma ci farà sorprendere. Il lieve stupore viene forse fornito dall'intreccio amoroso che verrà a formarsi tra i due protagonisti e la donna di uno dei due. Ma non ha il sapore del ripetitivo? Qualche nota positiva è visibile nel tentativo di descrivere il senso di gelosia che gli amici provano nei confornti di Nick senza mai farla esplodere nell'esasperazione dell'invidia, più rude, cercando di mascherarla in una strana forma di ammirazione. E' un film che appassiona poco perchè i personaggi implodono, non descrivono l'entusiasmo di chi davanti all'ignoto si arrampica alla vita pur di emergere dall'anonimato dei locali di periferia, di chi ha bisogno di urlare quando si scontra con gli stereotipi delle famiglie concentrate sui soliti problemi di immagine sociale, non ti mette addosso la voglia di tentare, perchè in fondo sai che devi scontrarti con la realtà.
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estrellaroja
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lunedì 7 febbraio 2005
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splendida colonna sonora, meno il film!
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Avati gira un film carino, gradevole (ma non molto di più) sul rapporto tra talento e passione, doti naturali e dedizione... e sull'invidia che nasce da questa contrapposizione. Un film che non rimarrà memorabile, ma che si può vedere, con gusto! Splendida colonna sonora.
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michele il critico
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giovedì 12 maggio 2005
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ma quando arrivano le ragazze?
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MA QUANDO ARRIVANO LE RAGAZZE?
regia: Pupi Avati
Giancarlo e Nick sono due giovani bolognesi che si incontrano a Perugia durante l' Umbria Jazz.
Entrambi hanno la passione per la musica e suonano lo stesso strumento, ma le loro storie sono molto diverse.
Giancarlo ha ereditato la sua passione dal padre, borghese frustrato che avrebbe voluto sfondare con il suo complesso musicale di gioventù. Nick ha iniziato per caso con una tromba trovata in una macchina abbandonata.
Giancarlo ha studiato, Nick è autodidatta.
Giancarlo forse concepisce lo strumento (e la sua musica) come mezzo, Nick come fine.
Giancarlo prende coscienza di non essere il grande musicista sognato dal padre e si arrende, Nick è un talento puro e si afferma.
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MA QUANDO ARRIVANO LE RAGAZZE?
regia: Pupi Avati
Giancarlo e Nick sono due giovani bolognesi che si incontrano a Perugia durante l' Umbria Jazz.
Entrambi hanno la passione per la musica e suonano lo stesso strumento, ma le loro storie sono molto diverse.
Giancarlo ha ereditato la sua passione dal padre, borghese frustrato che avrebbe voluto sfondare con il suo complesso musicale di gioventù. Nick ha iniziato per caso con una tromba trovata in una macchina abbandonata.
Giancarlo ha studiato, Nick è autodidatta.
Giancarlo forse concepisce lo strumento (e la sua musica) come mezzo, Nick come fine.
Giancarlo prende coscienza di non essere il grande musicista sognato dal padre e si arrende, Nick è un talento puro e si afferma.
Pupi Avati ci racconta la storia di una passione, la passione per la musica. Ma forse in primo piano vi è il rapporto tra i due ragazzi legati da questa grande passione: si incontrano, si avvicinano (creano un complesso in comune), creano legami per intensificare il loro amore (Nick ha una fiiglia con la sorella di Giancarlo), si dividono per la natura diversa del loro talento e creano giustificazioni (un tradimento) per razionalizzare la separazione (o viceversa?).
Poteva essere un bel film, la voglia di raccontare non manca, ma purtroppo il ritmo è assente.
Il film è una massa disomogenea in cui i tempi sono dilatati o compressi senza armonia.
La stessa voce narrante di Giancarlo, che appare superflua, non sembra fondersi con l' intero film.
Opera mancata, divertente ed emozionante a sprazzi.
VOTO **
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luca
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martedì 22 febbraio 2005
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uno dei peggiori film
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uno dei peggiori film di Avati, personaggi senza spessore si muovono in un decennio lineare, senza scossoni, probabilmente colpa di una sceneggiatura rimasta in gran parte nella testa del regista.
Gianca e moglie vengono recitati con mimiche da cinema parrocchiale e come diceva prima, un montaggio da fiction di serie B...
Nostalgia di un primo pupi avati vedi "La casa dalle finestre che ridono..."
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