peppe
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domenica 1 luglio 2007
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un film di grandi pretese e pochi risultati
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La regista Comencini, probabilmente inspirata da alcuni fatti di cronaca, decide di mettersi alla prova in una pellicola dalla temetica difficile, ostica da trattare, dai toni cupi: la pedofilia incestuosa. Nel farlo, però, ben presto dimentica la delicatezza dell'argomento e con sommario approfondimento psicologico confeziona un irreale e meccanico film pseudo-drammatico che si allontana parecchio dallo scrutare intelligentemente l'animo umano, trasformandosi in un mix di fredde emozioni stereotipate. Non vi è profondità nei personaggi, che sembrano tutti dover recitare un ruolo ben definito, schematico, studiato a tavolino. Sabina, la protagonista, è ossessionata dal suo passato, ma di un'ossesione finta, poco credibile, che sin dall'inizio del film appare forzata, come lo è anche lo svilupparsi della storia, prevedibile e decisamente superficiale.
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La regista Comencini, probabilmente inspirata da alcuni fatti di cronaca, decide di mettersi alla prova in una pellicola dalla temetica difficile, ostica da trattare, dai toni cupi: la pedofilia incestuosa. Nel farlo, però, ben presto dimentica la delicatezza dell'argomento e con sommario approfondimento psicologico confeziona un irreale e meccanico film pseudo-drammatico che si allontana parecchio dallo scrutare intelligentemente l'animo umano, trasformandosi in un mix di fredde emozioni stereotipate. Non vi è profondità nei personaggi, che sembrano tutti dover recitare un ruolo ben definito, schematico, studiato a tavolino. Sabina, la protagonista, è ossessionata dal suo passato, ma di un'ossesione finta, poco credibile, che sin dall'inizio del film appare forzata, come lo è anche lo svilupparsi della storia, prevedibile e decisamente superficiale. Mancando di spessore l'evoluzione e la descrizione dei personaggi, la regista è costretta a dover fronteggiare il problema inserendo dei dialoghi fittizi a scopo esplicativo (come ad esempio quello tra Sabina e il fratello) che danneggiano enormemente il fluire della storia e allo stesso tempo interrompono il ritmo narrativo cha appare già abbastanza lento. Sicuramente è buffo e poco prefessionele l'inserimento, in una pellicola dalla tematica coraggiosa e "aperta", di ripetuti e sciocchi clichè, come quello del "marito traditore", della superiorità emotiva e psicologica della donna, addirittura dell'omosessualità femminile, vista esclusivamente come un ripiego, un rifugio dal cattivo mondo maschile, piuttosto che come una libera scelta sessuale. A questo punto ci si chiede il motivo dell'inserimento del tema "omosessualità" in un contesto che difficilmente si adegua ad esso, causando la compresenza di più argomenti di riflessione, scoordinati tra essi e male concateneti nel corso del film. Il rapporto lesbico tra le due amiche di Sabina appare anche esso fin troppo spicciolo, forzato sin dal suo sbocciare e reso quasi grottesco dall'inserimento di interludi comici che stonano con la drammaticità fin troppo ostentata di alcune scene. Nessun attore riesce a cogliere sino in fondo l'essenza del proprio personaggio, ma forse proprio perchè ogni personaggio manca di quell'essenza, di quella umanità, è nato esclusivamente dalla carta e piatto come la carta recita monotono le sue battute. Date queste premesse è davvero triste che un film venga osannato dalla critica con candidature e premi, esclusivamente per le presumibili buone intenzioni di partenza di cui è frutto, quasi come se questo bastasse a renderlo degno di lode. Ci vuole ben altro per colpire il cuore e la sensibilità di chi va al cinema, ci vuole quel minimo di sana genialità che trasforma un cibo precotto in una specialità culinaria, e questo alla Comencini manca.
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diana di francesca
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lunedì 24 ottobre 2005
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un modesto film candidato all'oscar
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Il livello qualitativo a cui i critici si sono abituati è ormai così basso che un film dignitoso, piacevole e con intenzioni di serietà viene osannato come capolavoro-Così può accadere che "La Bestia nel cuore",di Cristina Comencini venga addirittura scelto per rappresentare l'Italia all'Oscar per i film stranieri.
L'inizio del film è promettente, con l'angosciosa carrellata in soggettiva
nella vecchia casa, l'arredamento atrocemente borghese, gli oggetti abbandonati d'improvviso; un'atmosfera di orrida favola immobilizza il passato in un presente senza tempo. La casa dorme,
immobile, in attesa che qualcuno la svegli.E anche i ricordi, gl'incubi,le ossessioni dormono, finchè qualcosa le desta,destando d'improvviso la bestia nascosta nel cuore.
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Il livello qualitativo a cui i critici si sono abituati è ormai così basso che un film dignitoso, piacevole e con intenzioni di serietà viene osannato come capolavoro-Così può accadere che "La Bestia nel cuore",di Cristina Comencini venga addirittura scelto per rappresentare l'Italia all'Oscar per i film stranieri.
L'inizio del film è promettente, con l'angosciosa carrellata in soggettiva
nella vecchia casa, l'arredamento atrocemente borghese, gli oggetti abbandonati d'improvviso; un'atmosfera di orrida favola immobilizza il passato in un presente senza tempo. La casa dorme,
immobile, in attesa che qualcuno la svegli.E anche i ricordi, gl'incubi,le ossessioni dormono, finchè qualcosa le desta,destando d'improvviso la bestia nascosta nel cuore.
I due fratelli Sabina e Daniele portano nel loro vissuto i segni di un rapporto genitoriale ambiguo e malato.
All'inizio il racconto,ellittico, sfumato, prende e turba.
Ma dopo i primi 30 minuti il film va sempre più sfrangiandosi e banalizzandosi,
per imboccare nel secondo tempo un binario parallelo ed entrare in
tutta un'altra storia .L'equilibrio si spezza, la narrazione discreta della prima parte lascia il posto a scelte stilistiche vanamente eccessive e spesso ridicole, come la crisi isterica di Capodanno di Giovanna, o l'imperdonabile scena della fuga di Giovanna con rottura delle acque sul treno deserto e blindato.Non c'è approfondimento psicologico dei personaggi,che "esternano" invece di lasciarsi scoprire, esprimendosi come manuali divulgativi "la psicanalisi per tutti".
Un tema forte e disturbante come quello della pedofilia,per di più incestuosa,
avrebbe avuto bisogno di un maggior spazio psicologico invece di trovarsi
costretto in un guazzabuglio di tematiche che sgomitano per affermare la loro visibilità: l'omosessualità, la "disabilità", i media che ottundono le facoltà creative...
mancava solo che la cieca lesbica fosse un'extracomunitaria malata di aids!
Gli "alleggerimenti" determinati dalle situazioni comiche sottraggono tensione
,e alla fine di questo dramma che gli attori si recitano addosso,
non arriva un'emozione.Io amo analizzare il linguaggio filmico, ma questo avviene "dopo";quando vedo il film voglio lasciarmi trasportare dalle emozioni.Ho pianto nel finale del Principe delle Maree,(anch'esso basato su un trauma
infantile) mentresono uscita fresca e tranquilla dalla visione de "La bestia nel cuore.E questo per me equivale a una bocciatura.
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pin
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martedì 13 settembre 2005
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emozionante
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Bello, intenso, drammatico e molto vero, almeno così l'ho trovato. Un po' lento nella parte iniziale, lento in generale direi, narrativo, un film che ti conduce, senza la pretesa di voler essere didascalico. Ê il racconto di una storia, ma più esattamente di un frammento di vita, quasi un modello, un pezzo preso a esempio. Credo che la sintesi della narrazione stia tutta nelle parole di Daniele, il fratello, quando scrive a Sabina dicendole che finalmente ha capito che è ora di vivere la vita: una cicatrice non è una malattia, si continua a vivere. Ê un messaggio positivo, senza voler essere a tutti i costi a lieto fine.
La riconcilizione tra Sabina e Franco è l'accettazione della vita di nuovo, non subita, ma vissuta nella sua realtà, fatta di sbagli, di cadute, di scivoloni, ma nella quale le cose davvero importanti, vengono valutate.
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Bello, intenso, drammatico e molto vero, almeno così l'ho trovato. Un po' lento nella parte iniziale, lento in generale direi, narrativo, un film che ti conduce, senza la pretesa di voler essere didascalico. Ê il racconto di una storia, ma più esattamente di un frammento di vita, quasi un modello, un pezzo preso a esempio. Credo che la sintesi della narrazione stia tutta nelle parole di Daniele, il fratello, quando scrive a Sabina dicendole che finalmente ha capito che è ora di vivere la vita: una cicatrice non è una malattia, si continua a vivere. Ê un messaggio positivo, senza voler essere a tutti i costi a lieto fine.
La riconcilizione tra Sabina e Franco è l'accettazione della vita di nuovo, non subita, ma vissuta nella sua realtà, fatta di sbagli, di cadute, di scivoloni, ma nella quale le cose davvero importanti, vengono valutate.
Brava lei, la Mezzogiorno, bravissima la Rocca e anche la Finocchiaro, sempre troppo svalultata in ruoli marginali, una grande!
Belli anche gli incastri di storie che si intravedono, soprattutto la nascente amicizia tra Franco e Andrea, il regista: rapporto nato dall'ostilità, dal fronteggiarsi di due personalità forti che sanno però dialogare, perchè hanno parole da mettere in un dialogo.
Personalità che escono dalla narrazione, si confondono con la nostra vita quotidiana, con il reale dei sentimenti contrastati che affrontiamo ogni giorno, solo alcuni, tra tanti...
Davvero bello...nessun agettivo potrebbe essere più adatto!
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alberto86
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domenica 12 febbraio 2006
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deludente e mal trattato
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Sul fatto che il cinema italiano sia da un po'di tempo in crisi e che rare sono ormai quelle pellicole prodotte e realizzate in Italia degne d'attenzione penso non ci piova.Però ritengo profondamente eccessivo gridare al capolavoro e al ritorno del grande cinema "made in Italy"per un film come questo!"La bestia nel cuore",infatti,a parte il buon cast e il bel titolo,ritengo sia un film piuttosto deludente.Appartiene alla cerchia di quelle pellicole che sarebbero potute essere dei POTENZIALI bei lavori e che invece si perdono per la strada non portando del tutto a termine i fini prefissati.Penso che il suo più grande limite sia quello di trattare con superficialità e con le inutili cadenze del thriller psicologico-familiare una vicenda dal tema scottante e delicatissimo che avrebbe meritato sicuramente un'attenzione ben diversa.
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Sul fatto che il cinema italiano sia da un po'di tempo in crisi e che rare sono ormai quelle pellicole prodotte e realizzate in Italia degne d'attenzione penso non ci piova.Però ritengo profondamente eccessivo gridare al capolavoro e al ritorno del grande cinema "made in Italy"per un film come questo!"La bestia nel cuore",infatti,a parte il buon cast e il bel titolo,ritengo sia un film piuttosto deludente.Appartiene alla cerchia di quelle pellicole che sarebbero potute essere dei POTENZIALI bei lavori e che invece si perdono per la strada non portando del tutto a termine i fini prefissati.Penso che il suo più grande limite sia quello di trattare con superficialità e con le inutili cadenze del thriller psicologico-familiare una vicenda dal tema scottante e delicatissimo che avrebbe meritato sicuramente un'attenzione ben diversa.Il film della Comencini lascia freddi,completamente al di fuori del dramma della protagonista e,per questo motivo,si è quasi impossibilitati a sentirsi toccati dalla tragica vicenda.E'così che il dramma di Sabina resta fine a se stesso,privo di ogni coinvolgimento emotivo...forse puro intrattenimento!E questo è un vero peccato perchè un film con un tema così lacerante e complesso sarebbe potuto essere un capolavoro in mani diverse e forse arricchito da sensibilità e profondità.Invece "La bestia nel cuore"sembra trattare quasi con troppa leggerezza e superficialità un tema serio come l'abuso sui minori e il suo conseguenziale dramma umano,divagando molte volte dal tema principale e intrattenendosi su tradimenti,carenze matrimoniali,amori saffici,cinema e tv...Un contorno inutile e capzioso che rende il film un'opera incompiuta,poco approfondita,troppo minimizzatrice...Mi sembra un vero delitto candidare all'Oscar un film come questo e aver escluso pellicole ben più meritevoli negli anni precedenti come"Le chiavi di casa"di Amelio o "Io non ho paura"di Salvatores.La Comencini insomma non ha saputo giocare bene le sue carte e penso non le rimanga altro da fare che affidarsi ancora una volta alla fortuna per portare in Italia il prestigioso premio americano visto che finora di fortuna ne ha avuta...eccome!2 stelle per lo più per il cast,in parte sprecato!
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(di laura 85)
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damiano
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venerdì 6 gennaio 2006
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uno sguardo inquieto
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Film riuscito a meta': da una parte funziona Giovanna Mezzoggiorno, che interpreta Sabina, una ragazza inquieta, alla ricerca di una verita' (dolorosa) sul passato del proprio padre.
Dall'altra i temi del film, come l'omosessualita', come un confronto fra le copie di ieri, in cui i segreti, anche quelli piu' tremendi, venivano taciuti, e le coppie di oggi, molto aperte ma fragili, come la pedofilia, e come uno sguardo critico alla modernita', finiscono per accavallarsi e con l'essere trattati con (eccessiva) inevitabile, superficialita'.
Dramma e poesia, risate e lacrime si alternano in un equilibrio imperfetto pero'.
Troppi ingredienti alla fine disorientano lo spettatore.
Se funziona la traccia nascosta dell'inquietudine che serpeggia sullo sfondo di questa pellicola, è vero che l'approccio "leggero" in certi passi, nei confronti di temi molto drammatici, appare fuori luogo.
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Film riuscito a meta': da una parte funziona Giovanna Mezzoggiorno, che interpreta Sabina, una ragazza inquieta, alla ricerca di una verita' (dolorosa) sul passato del proprio padre.
Dall'altra i temi del film, come l'omosessualita', come un confronto fra le copie di ieri, in cui i segreti, anche quelli piu' tremendi, venivano taciuti, e le coppie di oggi, molto aperte ma fragili, come la pedofilia, e come uno sguardo critico alla modernita', finiscono per accavallarsi e con l'essere trattati con (eccessiva) inevitabile, superficialita'.
Dramma e poesia, risate e lacrime si alternano in un equilibrio imperfetto pero'.
Troppi ingredienti alla fine disorientano lo spettatore.
Se funziona la traccia nascosta dell'inquietudine che serpeggia sullo sfondo di questa pellicola, è vero che l'approccio "leggero" in certi passi, nei confronti di temi molto drammatici, appare fuori luogo.
La Bestia Nel Cuore rimane comunque un film di un certo spessore, sicuramente da vedere, come è da leggere l'omonimo romanzo.
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emanuela fiorito
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mercoledì 3 maggio 2006
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una sofferta epifania
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Gli occhi di un’intensa Giovanna Mezzogiorno ci fanno strada nei bui corridoi di una casa silenziosa e dimenticata, quella dell’infanzia di Sabina, una donna come tante messa davanti ad un passato terribile che si risveglia prepotente in lei all’improvviso, una notte. La visione onirica sarà la spia che la condurrà più o meno consapevolmente alla ricerca di una verità nascosta, per anni rimasta sepolta nel suo cuore.
I flashback della memoria sono intessuti di voci assenti, spezzate, come il puzzle di un dolore antico da ricostruire pezzo dopo pezzo. Sono afone le immagini del padre che da severo ed autoritario di giorno si trasforma la notte nella Bestia dalle fattezze umane e la voce lamentosa.
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Gli occhi di un’intensa Giovanna Mezzogiorno ci fanno strada nei bui corridoi di una casa silenziosa e dimenticata, quella dell’infanzia di Sabina, una donna come tante messa davanti ad un passato terribile che si risveglia prepotente in lei all’improvviso, una notte. La visione onirica sarà la spia che la condurrà più o meno consapevolmente alla ricerca di una verità nascosta, per anni rimasta sepolta nel suo cuore.
I flashback della memoria sono intessuti di voci assenti, spezzate, come il puzzle di un dolore antico da ricostruire pezzo dopo pezzo. Sono afone le immagini del padre che da severo ed autoritario di giorno si trasforma la notte nella Bestia dalle fattezze umane e la voce lamentosa. E’ mancante la voce della madre, che preferisce celare il dramma del marito piuttosto che affrontarlo, seguitando come se nulla fosse.
Sabina decide di andare a trovare il fratello negli gli Stati Uniti seguendo l’istinto, e scopre la verità. Quella realtà a causa della quale il fratello non è in grado di dimostrare il proprio affetto ai figli ed entra in analisi, lui vittima per primo degli abusi paterni. Daniele è l’unica figura maschile debole eppure straordinariamente forte del film. La sua caparbietà interiore rende pressoché nulli gli altri uomini presenti, fragili come Franco, che pur amando Sabina pecca mentre lei è assente, o come il marito della collega di Sabina, Maria (una brillante Angela Finocchiaro), che abbandona il tetto coniugale per inseguire il sogno di eterna giovinezza insieme ad una compagna di scuola della figlia.
Tutta l’infanzia di Sabina è silente dentro di lei, sino al momento dell’epifania, la notte di Capodanno, quando ciò che prima era solo un tremendo sospetto le si palesa davanti in tutta la sua drammaticità. Dapprima la rabbia la travolge, poi le parole di Daniele danno una spiegazione alla sua ferita interiore.
Perfetta Stefania Rocca nei panni di Emilia, amica di infanzia di Sabina, divenuta cieca intorno ai vent’anni, che sarà per la delusa Maria un valido surrogato dell’amore maschile.
Il film, pur toccando una tematica difficile, non scade in uno scontato buonismo. Daniele arriva a provare odio nei confronti del padre-orco e ne attende la fine al capezzale con sadica soddisfazione. Franco tradisce la donna che ama dopo averle giurato fedelta'. Le colpe vengono riassorbite, e catalizzate positivamente verso il futuro. Le cicatrici del passato non sono rimarginabili, ma neppure un ostacolo al raggiungimento della serenità.
Emanuela Fiorito
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filippo catani
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sabato 18 febbraio 2012
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incubi dal passato
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Rimasta incinta una giovane doppiatrice comincia a fare terribili sogni. Deciderà allora di andare a fare visita al fratello da tempo trasferitosi negli USA per indagare sul passato della sua famiglia. Nel frattempo una sua collega doppiatrice stringerà amicizia con una ragazza non vedente mentre il fidanzato della ragazza si getterà a recitare in una nuova fiction televisiva.
Film indubbiamente molto forte e che affronta un tema particolarmente difficile. Se già il tema dell'abuso è particolarmente duro quando si parla di abusi entro le mura domestiche le cose assumono proporzioni spaventose. Certo in diversi momenti si cerca di allentare un po' la tensione (penso all'amicizia Rocca-Finocchiaro) ma il film è davvero molto angosciante (sentimento ben espresso nel finale con la Mezzogiorno intrappolata nella carrozza).
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Rimasta incinta una giovane doppiatrice comincia a fare terribili sogni. Deciderà allora di andare a fare visita al fratello da tempo trasferitosi negli USA per indagare sul passato della sua famiglia. Nel frattempo una sua collega doppiatrice stringerà amicizia con una ragazza non vedente mentre il fidanzato della ragazza si getterà a recitare in una nuova fiction televisiva.
Film indubbiamente molto forte e che affronta un tema particolarmente difficile. Se già il tema dell'abuso è particolarmente duro quando si parla di abusi entro le mura domestiche le cose assumono proporzioni spaventose. Certo in diversi momenti si cerca di allentare un po' la tensione (penso all'amicizia Rocca-Finocchiaro) ma il film è davvero molto angosciante (sentimento ben espresso nel finale con la Mezzogiorno intrappolata nella carrozza). Una bella interpretazione corale per un film ruvido e spigoloso ma allo stesso tempo molto toccante; senza dubbio nel giro di un paio d'ore sono molti i sentimenti che vengono chiamati in causa.
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gloria d.
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lunedì 6 febbraio 2006
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la nomination meritata...
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E' difficile in meno di due ore raccontare due grandi drammi come la pedofilia e l'incesto, senza risultare banale e noioso.La Comencini c'è riuscita. Ha preferito uno stile semplice, ma reale per raccontare come si possa (soprav)vivere a un trauma infantile. Gli attori, per una volta tanto in Italia, sono competenti e capaci, in particolare Boni dimostra una spontanietà che gli fa meritare il titolo di attore e che lo eleva dal puro livello di bello e dannato. Niente scenari eclatanti o colpi ad effetto, la storia si snoda con naturalezza, sfiorando diversi prototipi di caratteri umani, diverse situazioni in cui, ognuno, può identificarsi con facilità. Ed è questo il messaggio che il film si propone di trasmettere: "la bestia del cuore" che ognuno di noi porta dentro di se e con cui deve prima o poi fare i conti.
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E' difficile in meno di due ore raccontare due grandi drammi come la pedofilia e l'incesto, senza risultare banale e noioso.La Comencini c'è riuscita. Ha preferito uno stile semplice, ma reale per raccontare come si possa (soprav)vivere a un trauma infantile. Gli attori, per una volta tanto in Italia, sono competenti e capaci, in particolare Boni dimostra una spontanietà che gli fa meritare il titolo di attore e che lo eleva dal puro livello di bello e dannato. Niente scenari eclatanti o colpi ad effetto, la storia si snoda con naturalezza, sfiorando diversi prototipi di caratteri umani, diverse situazioni in cui, ognuno, può identificarsi con facilità. Ed è questo il messaggio che il film si propone di trasmettere: "la bestia del cuore" che ognuno di noi porta dentro di se e con cui deve prima o poi fare i conti. Un applauso dunque per questo film che dovrebbe farci riflettere sulle potenzialità che ha sempre avuto e ha il cinema italiano.
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[+] e se la "bestia" fosse nel presente?
(di spartaco)
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mario scafidi
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venerdì 25 gennaio 2008
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comencini gloria agli italiani
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Il tema del film è durissimo. Lo si scopre lentamente, durante la proiezione, man mano che ci si addentra nelle tenebre di una famiglia middle class rispettabile e ben vista. Spalancati gli armadi di casa ecco affiorare gli scheletri: il dolore, la violenza, l'incesto. Cristina Comencini racconta con corrente alternata una vicenda di piccola gente comune, che nasconde un grande segreto; lo fa passando dal lirismo simbolico di alcune immagini all'estetica televisiva popolare. E' proprio per questo che "La Bestia nel Cuore" mi sembra un film riuscito soltanto a metà. E' come se la regista avesse avuto tutta la capacità di sfondare lo schermo, ma abbia inspiegabilmente desistito. La fotografia è lodevole, gioca sul continuo richiamo delle tinte del blu e del nero, riuscendo a dare alla pellicola una sua marcata impronta visiva.
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Il tema del film è durissimo. Lo si scopre lentamente, durante la proiezione, man mano che ci si addentra nelle tenebre di una famiglia middle class rispettabile e ben vista. Spalancati gli armadi di casa ecco affiorare gli scheletri: il dolore, la violenza, l'incesto. Cristina Comencini racconta con corrente alternata una vicenda di piccola gente comune, che nasconde un grande segreto; lo fa passando dal lirismo simbolico di alcune immagini all'estetica televisiva popolare. E' proprio per questo che "La Bestia nel Cuore" mi sembra un film riuscito soltanto a metà. E' come se la regista avesse avuto tutta la capacità di sfondare lo schermo, ma abbia inspiegabilmente desistito. La fotografia è lodevole, gioca sul continuo richiamo delle tinte del blu e del nero, riuscendo a dare alla pellicola una sua marcata impronta visiva. Ricco cast (Giovanna Mezzogiorno, Alessio Boni, Angela Finocchiaro, Stefania Rocca, Luigi Lo Cascio) e tanti riconoscimenti: tra tutti la nomination all'Oscar come Miglior film straniero nel 2005 (con il titolo internazionale "Don't Tell"; non accadeva che l'Italia entrasse in concorso dai tempi de "La Vita è Bella" di Roberto Benigni), quell'anno vinse il noioso "Il suo nome è Tsotsi" di Gavin Hood.
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alberto m.
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venerdì 9 settembre 2005
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perchè?
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Delude il film della Comencini, osannato da parte della critica televisiva, stupisce per la banalità con cui viene descritta l’ennesima difficile storia di famiglia nell’ultima stagione del cinema nostrano. La violenza sessuale di un padre sui figli, nascosta sotto la facciata di una tranquilla - poteva non esserlo? - e borghese famiglia italiana, fratello e sorella che si ritrovano ormai adulti per rielaborare il trauma – come Freud comanda -, un compagno infedele – cosa pretendete? -, un’amica lesbica che seduce la collega tradita - guarda caso - dal marito con una ragazzina – è naturale -, e le consuete scene di isteria che contraddistinguono le interpretazioni della Mezzogiorno nell’intento di rappresentare una figura di donna illusa e nervosa.
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Delude il film della Comencini, osannato da parte della critica televisiva, stupisce per la banalità con cui viene descritta l’ennesima difficile storia di famiglia nell’ultima stagione del cinema nostrano. La violenza sessuale di un padre sui figli, nascosta sotto la facciata di una tranquilla - poteva non esserlo? - e borghese famiglia italiana, fratello e sorella che si ritrovano ormai adulti per rielaborare il trauma – come Freud comanda -, un compagno infedele – cosa pretendete? -, un’amica lesbica che seduce la collega tradita - guarda caso - dal marito con una ragazzina – è naturale -, e le consuete scene di isteria che contraddistinguono le interpretazioni della Mezzogiorno nell’intento di rappresentare una figura di donna illusa e nervosa. Comencini sembra riportare la propria personale visione di un sistema familiare in crisi, che però tragicamente non conosce e non riesce a raccontare. Non a caso le scene “memorabili” sono sempre le più banali e passano tutte attraverso il povero Alessio Boni, attore di una soap ospedaliera – ma dai!- e la simpatica Finocchiaro ma coronano l’idea di un film in cui le storie parallele non prendono il volo, sospese tra la voglia di un intreccio e partecipazione, alla necessità di richiudere il tutto in camei personali. E’ forse questa la cosa più sorprendente per “La bestia nel cuore”, la completa disarmonia delle storie narrate, che, slegate ma non completamente, non contribuiscono a rafforzare la drammaticità dell’episodio centrale ed esulano, al tempo stesso, da qualsiasi intento di decostruzione narrativa. Perché dunque vedere questo film? Forse solo per la bellezza degli attori e attrici. Tra l’altro anche la Comenciani ha pensato bene di far intervenire la stupenda Stefania Rocca. Ma perché scegliere un’attrice, seppur bravissima, che porta un evidente tatuaggio nel ruolo di un’improbabile ragazza non vedente, ed esibirlo doppiamente in un malizioso due pezzi? A volte, anche i piccoli segnali di incoerenza rilevano un film inconcluso, non tanto per la loro banalità, ma per il fatto che si sono fatti notare all’interno di un racconto. Peccato!
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(di veronica (bari))
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(di anna)
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