La giuria

Franco Montini

Due leggende di Hollywood per la prima volta insieme. Benché siano amici da oltre quarant’anni e avessero studiato insieme alla Pasadena Playhouse, per trasferirsi poi insieme a Nevv York, lavorando uno come facchino e l’altro come dimostratore di giocattoli, prima di raggiungere il successo Gene Hackman e Dustin Hoffman non avevano mai recitato nello stesso film. Ne La giuria, nono thriller di John Grisham trasferito al cinema, e spostato dall’originaria ambientazione di Blioxi alla più attraente New Orleans, Hoffman è Wendell Rohr, un avvocato idealista con un forte senso etico che, per conto di una vedova, intenta una causa contro una multinazionale delle armi, ritenuta responsabile della morte del marito della sua cliente. Gene Hackman, invece, è Rankin Fitch, spregiudicato consulente di giurie, assoldato dalla multinazionale per selezionare i potenziali giurati dei processo.
Nella causa, molto complicata, che vale alcuni milioni di dollari, la chiave per ottenere il successo, più che su prove concrete o sull’abilità degli avvocati, si deciderà, infatti, sulle soggettive interpretazioni dei giurati. Fitch e il suo team vogliono scoprire tutto ciò che c’è da sapere sulle vite dei giurati, così da poter manipolare il processo, pronti anche al ricatto. Ma a complicare tutto si scopre che fra i giurati selezionati (ci sono anche John Cusack, nella parte di Nicholas Easter, e la sua fidanzata Marlee, Rachel Weisz) ci sono anche un paio di membri, particolarmente misteriosi e sfuggenti, disponibili al doppio e triplo gioco e a vendersi al miglior offerente...
Per il regista Gary Fleder, già autore di Cosa vai a fare a Denver quando sei morto? e reduce dal thriller Don’t say a word, questo nuovo thriller La giuria «non è né un dramma giudiziario, né un giallo in senso stretto, ma un film su un colpo grosso perpetrato in un aula di tribunale: il nucleo della storia è il furto della giuria». Gene Hackman, che aveva già recitato in due film tratti da Grisham, Il socio e L’ultimo appello, è stato scelto per la straordinaria capacità di interpretare un cattivo in maniera attraente. Hoffman, invece, è grande nella parte di una specie di dinosauro del foro che combatte solo per quelle che ritiene giuste cause.
Da Il Venerdì di Repubblica, 5 dicembre 2003


di Franco Montini, 5 dicembre 2003