fabal
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domenica 17 gennaio 2016
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appassionante e innovativo
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Un ex dipendente irrompe in un'azienda di brokeraggio e spara all'impazzata. La pistola usata per la strage risulta acquistata presso un rivenditore illegalmente rifornito da una potentissima azienda di armi. La moglie del broker ucciso chiede giustizia. Nicholas Easter viene scelto insieme ad altri undici per comporre la giuria: il tutto sotto gli occhi dello scaltro Fitch, consulente per la difesa.
Nel primo quarto d'ora si ha l'impressione di rivedere il classico legal thriller con tanto di processone alla multinazionale di turno (alla Insider) e i deboli minacciati. Ma non è così. Ben presto l'attenzione di Fleder focalizza una guerra sotterranea al processo, con l'astuto Cusack da una parte, in grado di manipolare la giuria a sua piacimento, e il cattivissimo Gene Hackman che lavora per i potenti e controlla tutto con le più avanzate tecnologie.
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Un ex dipendente irrompe in un'azienda di brokeraggio e spara all'impazzata. La pistola usata per la strage risulta acquistata presso un rivenditore illegalmente rifornito da una potentissima azienda di armi. La moglie del broker ucciso chiede giustizia. Nicholas Easter viene scelto insieme ad altri undici per comporre la giuria: il tutto sotto gli occhi dello scaltro Fitch, consulente per la difesa.
Nel primo quarto d'ora si ha l'impressione di rivedere il classico legal thriller con tanto di processone alla multinazionale di turno (alla Insider) e i deboli minacciati. Ma non è così. Ben presto l'attenzione di Fleder focalizza una guerra sotterranea al processo, con l'astuto Cusack da una parte, in grado di manipolare la giuria a sua piacimento, e il cattivissimo Gene Hackman che lavora per i potenti e controlla tutto con le più avanzate tecnologie.
La Giuria è un thriller di gran ritmo, appassionante e innovativo nella sua prospettiva dal "di dentro". Nessuna analogia con la tensione dialogica del capolavoro di Lumet: la manipolazione dei giurati è qui molto pratica, fatta di dietrologie e piccoli escamotages. Anche se il duello tra le parti mantiene un sostanziale cinismo, incarnato dai buoni interpreti, almeno dalla parte di Cusack emerge poi la giusta causa a far da movente. Il finale perde forse un tantino di credibilità, ma senza troppa retorica.
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lilly
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domenica 30 marzo 2014
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qualcuno dovrebbe correggere i testi
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Segnalo, per quanto riguarda questa recensione, che "fare difetto" significa "mancare". In generale trovo che le recensioni principali (per non parlare delle altre!) siano scritte quasi sempre in un italiano piuttosto sgrammaticato e, peggio, ho spesso l'impressione che chi scrive queste recensioni non abbia nemmeno visto il film, o almeno non tutto, o non da sveglio/a.
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(di cianoz)
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filippo catani
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martedì 6 marzo 2012
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idealismo e cinismo a confronto in un bel thriller
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Un agente finanziario licenziato dalla società dove lavorava fino al venerdì prima, entra il lunedì nella sede della stessa e compie una autentica strage prima di suicidarsi. La moglie di una delle vittime decide di fare causa alla multinazionale che ha prodotto l'arma. Si fronteggeranno in tribunale l'avvocato idealista che ha intentato la causa e il cinico selezionatore delle giurie e addetto ai lavori sporchi assunto dalla multinazionale delle armi. Il tutto sarà disturbato dalle offerte di una msiteriosa donna che dice di potersi comprare il verdetto grazie a un suo uomo all'interno della giuria. Tratto da un'opera di John Grisham.
Ottimo thriller con una ottima azione, suspance e soprattutto due mostri sacri a confronto: Dustin Hoffman l'idealista e il cinico Gene Hackman perfettamente a suo agio nel suo elegante completo.
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Un agente finanziario licenziato dalla società dove lavorava fino al venerdì prima, entra il lunedì nella sede della stessa e compie una autentica strage prima di suicidarsi. La moglie di una delle vittime decide di fare causa alla multinazionale che ha prodotto l'arma. Si fronteggeranno in tribunale l'avvocato idealista che ha intentato la causa e il cinico selezionatore delle giurie e addetto ai lavori sporchi assunto dalla multinazionale delle armi. Il tutto sarà disturbato dalle offerte di una msiteriosa donna che dice di potersi comprare il verdetto grazie a un suo uomo all'interno della giuria. Tratto da un'opera di John Grisham.
Ottimo thriller con una ottima azione, suspance e soprattutto due mostri sacri a confronto: Dustin Hoffman l'idealista e il cinico Gene Hackman perfettamente a suo agio nel suo elegante completo. Oltre alla consueta diatriba sul problema della vendita libera delle armi negli USA (il diritto a portare un'arma è sancito da un apposito emendamento della costituzione), i due ci regalano dentro il bagno del tribunale un bellissimo scambio di opinioni sulla giustizia e il mondo di servirla o aggirarla. Fanno da contorno gli altrettanto bravi Cusack e Weisz che giocheranno fino all'ultimo con i due avvocati per cercare di spillare loro milioni di dollari correndo grossi rischi. Per gli amanti del genere (e non solo) un film da gustarsi tutto d'un fiato.
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gianni lucini
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lunedì 3 ottobre 2011
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hoffman si rifà a gregory peck
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Sette anni dopo essere stato Danny Snyder, il difensore d’ufficio in “Sleepers”, Dustin Hoffman Hoffman torna a vestire i panni d’un avvocato. Rispetto alla precedente esperienza questa volta il suo personaggio ha un ruolo importante, anzi Wendell Rohr è addirittura uno dei pilastri su cui si regge la storia. Il regista Gary Fleder ha confessato che le parti che lo riguardano sono state ampliate e riscritte interamente nel momento in cui si è avuta la certezza della sua partecipazione. Lo stesso Dustin Hoffman, sempre a detta di Fleder «...ha dato un contributo fondamentale nel lavoro di arricchimento e ridefinizione del ruolo. E poi, via, potete capirmi se a un certo punto ho pensato che dovevo assolutamente riscrivere quel personaggio visto che avevo a disposizione un attore come Dustin Hoffman», così per molto tempo il regista e l'attore hanno lavorato insieme a definire meglio le caratteristiche e le sfumature di Wendell Rohr.
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Sette anni dopo essere stato Danny Snyder, il difensore d’ufficio in “Sleepers”, Dustin Hoffman Hoffman torna a vestire i panni d’un avvocato. Rispetto alla precedente esperienza questa volta il suo personaggio ha un ruolo importante, anzi Wendell Rohr è addirittura uno dei pilastri su cui si regge la storia. Il regista Gary Fleder ha confessato che le parti che lo riguardano sono state ampliate e riscritte interamente nel momento in cui si è avuta la certezza della sua partecipazione. Lo stesso Dustin Hoffman, sempre a detta di Fleder «...ha dato un contributo fondamentale nel lavoro di arricchimento e ridefinizione del ruolo. E poi, via, potete capirmi se a un certo punto ho pensato che dovevo assolutamente riscrivere quel personaggio visto che avevo a disposizione un attore come Dustin Hoffman», così per molto tempo il regista e l'attore hanno lavorato insieme a definire meglio le caratteristiche e le sfumature di Wendell Rohr. Hoffman “sente” il personaggio e si vede. Siccome gran parte del film si svolge in spazi chiusi l’attore attinge direttamente alle antiche esperienze teatrali degli anni Sessanta. Si muove nell’aula del tribunale come se fosse sul palcoscenico, calcolando posture, gesti e atteggiamenti in funzione del pubblico vicino, quello che si vede sullo schermo, e non di chi lo sta guardando da dietro la macchina da presa. Lui stesso racconta con entusiasmo che di fronte al pubblico della sala «…mi sembrava invece di stare a teatro. Recitavo per quelle persone e credetemi siccome sono un attore, quando ho un pubblico do il massimo. Siamo attori, viviamo e moriamo per il pubblico». Le sue espressioni, i suoi gesti, le sue sfuriate, la mai rassegnata sopportazione dei trucchi messi in atto dal suo rivale disegnano un personaggio di grande umanità che lo stesso Hoffman definisce così: «Rohr è un esemplare di una specie ormai rara. La sua etica resiste a ogni tentazione pur essendo duramente provata nell’esercizio della sua professione. Non è un eroe, ma può essere un segno di resistenza in un mondo in cui il livello morale sembra abbassarsi ai limiti del precipizio». È un avvocato che non ha perso la fede nella legge, nel diritto e nella giustizia. La sua figura si avvicina molto ad Atticus Finch, l’avvocato del film “Il buio oltre la siepe” di Robert Mulligan interpretato nel 1962 da Gregory Peck. Pur se Hoffman non ne ha mai parlato, l’impressione che si sia ispirato proprio a quell’interpretazione è davvero molto forte…
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gianni lucini
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lunedì 3 ottobre 2011
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una bella storia con un finale azzardato
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Il film è la trasposizione cinematografica, con alcune sostanziali manomissioni nella storia e nei caratteri dei personaggi, dell’omonimo romanzo di John Grisham. Pur appoggiandosi alle dinamiche narrative di quello che è considerato lo scrittore principe di quel genere chiamato “legal thriller” il regista lavora a “correggere” caratteri e interazione dei quattro personaggi principali in qualche caso ben oltre lo schema del romanzo. È il caso, per esempio, della figura di Wendall Rohr, il combattivo avvocato dal grande senso morale interpretato da Dustin Hoffman, che occupa uno spazio decisamente più ampio di quello che ha nel libro. Per meglio far comprendere il senso della sua “riscrittura”, il punto di vista che lo ha guidato nella costruzione della psicologia e dei comportamenti dei personaggi, il regista Gary Fleder ricorre a un esempio molto suggestivo: «Provate per un momento a immaginare che la legge sia una religione.
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Il film è la trasposizione cinematografica, con alcune sostanziali manomissioni nella storia e nei caratteri dei personaggi, dell’omonimo romanzo di John Grisham. Pur appoggiandosi alle dinamiche narrative di quello che è considerato lo scrittore principe di quel genere chiamato “legal thriller” il regista lavora a “correggere” caratteri e interazione dei quattro personaggi principali in qualche caso ben oltre lo schema del romanzo. È il caso, per esempio, della figura di Wendall Rohr, il combattivo avvocato dal grande senso morale interpretato da Dustin Hoffman, che occupa uno spazio decisamente più ampio di quello che ha nel libro. Per meglio far comprendere il senso della sua “riscrittura”, il punto di vista che lo ha guidato nella costruzione della psicologia e dei comportamenti dei personaggi, il regista Gary Fleder ricorre a un esempio molto suggestivo: «Provate per un momento a immaginare che la legge sia una religione. Se così fosse lo spregiudicato Rankin Fitch sarebbe un ateo, Nick Easter e Marlee apparirebbero agnostici, mentre Wendall Rohr sarebbe l’unico dei quattro a potersi dichiarare credente». Nel racconto delle vicende che si muovono intorno al mega-processo che mette sul banco degli imputati le industrie di armi, accusate di avere la stessa colpa dei criminali che usano i loro prodotti, una notazione a parte merita poi l’incontro/scontro che avviene nei bagni tra Dustin Hoffman e Gene Hackman. I due, amici da quasi mezzo secolo si ritrovano per la prima volta uniti sul set dopo una carriera fantastica che ha regalato loro anche il prestigioso riconoscimento di due Oscar. Il loro incontro nei bagni, è un momento di grande cinema e di pura emozione. Quando Hoffman chiude a chiave la porta per poter affrontare senza alcun disturbo il rivale sembra quasi che entrambi vogliano affrancarsi da tutti, anche dal regista, per riuscire finalmente dare fondo alle proprie risorse artistiche gigioneggiando in tutta tranquillità. Il pregio maggiore di Fleder sta proprio nella capacità di far convivere la prorompente carica dei due monumenti hollywoodiani con due bravi attori di una generazione diversa quali Rachel Weisz e John Cusack. Accolto bene dal pubblico e da gran parte della critica, il film ha suscitato qualche perplessità per il finale ritenuto eccessivamente “utopistico” e fantasioso. L’idea che la lobby della armi possa essere sconfitta in tribunale e contemporaneamente “truffata” da un paio di giovani mascalzoni vendicatori di antichi torti è apparsa un po’ una “ricerca del lieto fine” tirata per i capelli, ma si sa che il cinema è il regno della fantasia…
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lucido71
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lunedì 6 giugno 2011
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una giuria da quasi 4 stellettone!
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Io che prediligo film d'azione e dinamici, non avrei mai creduto dfi restare inchiodato x ben 2 ore in un'aula di tribunale.. ma visto il cast eccezionale, mi sono convinto di veder questa pellicola (certo, dopo vari anni che è uscita), restandone sorprendentemente meravigliato. Veramente un gran bel film, serio, drammatico e dal ritmo incalzante. Grandissima prova degli attori-faro, dialoghi convincenti ed una buona regia. Buonismo finale a parte, torna sullo schermo il genio di Grisham. CONSIGLIATO!
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kialoca
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sabato 8 gennaio 2011
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film
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luca scialò
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giovedì 11 febbraio 2010
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film avvincente, ma in fondo banale
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La vedova di un impiegato ucciso nel suo ufficio da un ex collega licenziato e affamato di vendetta (mentre cercava di ricordare la canzoncina da cantare al figlio la sera una volta messo a letto), intenta causa contro la società produttrice dell'arma con cui l'uomo è stato ucciso. Di qui inizia la selezione della giuria e il film entra nel vivo, con tentativi di corruzioni vari da un lato e sete di giustizia dall'altro.
Il film è avvincente e intricato, ma scade spesso nella banalità, nel buonismo e in una commovenza scontata. Certo i sani principi sconfiggono le multinazionali e i loro sporchi interessi, ma nella realtà le cose non sono così semplici...
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andre89lost
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venerdì 8 gennaio 2010
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una sola parola: stupendo!
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Bellissimo... mai un momento morto, tanta suspance e soprattutto una trama stupenda e un cast stellare. Bellissimo. Voto: 9
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atticus
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martedì 30 giugno 2009
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deludente
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Dal best seller di John Grisham (a dire il vero, abbastanza stracco e noioso), niente più che sano mestiere hollywoodiano. Racconto macchinoso, qualche inverosimiglianza, una bella denuncia del sistema giudiziario americano e una retorica presa di posizione contro le armi. Anche il casty, nella sua eccezzionalità, non è sfruttato a pieno.
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