allstar
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mercoledì 16 agosto 2006
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carino e gradevole
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E' decisamente un buon prodotto che merita di essere visto anche solo per i preziosi costumi ricostruiti e per la bellissima fotografia e scenegiatura! Il film ci raconta dell' aventura dei tre moschetieri del re Athos, Portos e Aramis pur di dare giustizia al popolo francese facendo cosi uno ''scambio'' del re ''cattivo'' e tiranno con il suo gemello ''buono'' e generoso tenuto per anni nascosto in prigione e coperto il viso appunto da una maschera di ferro. Il film e' uno dei tanti rifacimenti basati sul celebre romanzo ma decisamente carino e gradevole. Buone anche le interpretazioni cosi come la musica. Insomma un buon prodotto che merita di esser visto!
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cassandra88
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lunedì 29 aprile 2013
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contro l’autorità, uno per tutti, tutti per uno!
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In tempi oscuri come quelli di oggi, rivedere per la 1000° volta un’opera d’arte come La maschera di ferro cade a fagiolo.
A opporsi all’autorità vigente, ossia al Re della Francia Luigi, ci pensano Porthos, guerriero dionisiaco, Athos, padre apollineo e saggio, e Aramis, umile generale dei Gesuiti. Quest’ultimo in particolar modo illumina d’immenso i Moschettieri, di quell’immenso che una volta li aveva resi uniti sotto il motto “Uno per tutti, tutti per uno”: Porthos dopo un periodo di apatia e Athos dopo la morte in guerra del proprio figlio, ritornano in sé grazie anche ad Aramis.
D’Artagnan deve invece percorrere una strada più lunga e tortuosa dei suoi amici per potersi opporre all’autorità, ossia a suo figlio: dopo aver rappresentato la devozione cieca (anche religiosa) verso un Luigi che non potrà mai cambiare in bene, il capo dei Moschettieri decide di togliersi la maschera e di schierarsi a fianco dei suoi tre amici Moschettieri e accanto all’altro suo figlio Filippo, gemello di Luigi rinchiuso per sei anni nella prigione della Bastiglia per evitargli l’affidamento del trono.
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In tempi oscuri come quelli di oggi, rivedere per la 1000° volta un’opera d’arte come La maschera di ferro cade a fagiolo.
A opporsi all’autorità vigente, ossia al Re della Francia Luigi, ci pensano Porthos, guerriero dionisiaco, Athos, padre apollineo e saggio, e Aramis, umile generale dei Gesuiti. Quest’ultimo in particolar modo illumina d’immenso i Moschettieri, di quell’immenso che una volta li aveva resi uniti sotto il motto “Uno per tutti, tutti per uno”: Porthos dopo un periodo di apatia e Athos dopo la morte in guerra del proprio figlio, ritornano in sé grazie anche ad Aramis.
D’Artagnan deve invece percorrere una strada più lunga e tortuosa dei suoi amici per potersi opporre all’autorità, ossia a suo figlio: dopo aver rappresentato la devozione cieca (anche religiosa) verso un Luigi che non potrà mai cambiare in bene, il capo dei Moschettieri decide di togliersi la maschera e di schierarsi a fianco dei suoi tre amici Moschettieri e accanto all’altro suo figlio Filippo, gemello di Luigi rinchiuso per sei anni nella prigione della Bastiglia per evitargli l’affidamento del trono.
I seguaci dei Moschettieri, divenuti sudditi dell’autorità, nel vedere la passione e l’impeto con cui i Moschettieri si battono per una giusta causa, infine decidono di unirsi ad essa, togliendosi anche loro la maschera del fanatismo e dell’annullamento di se stessi e di ciò che i maestri gli avevano insegnato.
Questo è il messaggio più forte da assimilare e mettere in pratica nella vita di tutti i giorni: seguire ciò che è giusto e non ciò che è imposto, essere padroni di se stessi e della propria anima.
Oltre alle intense e struggenti storie d’amore segreto che si intrecciano nell’arco di tutta la pellicola (che meriterebbero da sole migliaia di recensioni e revisioni), noi posteri siamo in debito verso un’opera d’arte della letteratura francese e verso gli ideali che la stessa rappresenta, cioè il battersi per il bene comune, anche a costo di opporsi al sistema. Un capolavoro che non passa mai di moda.
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shingo tamai
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giovedì 3 novembre 2016
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moschettieri per sempre
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Ricordo sempre con piacere questa pellicola anche se non la considero come un capolavoro intramontabile.
Di certo aiutano la visione un cast di altissimo livello e la figura mitologica dei quattro moschettieri ,da sempre nei cuori di ognuno di noi.
Ottimi costumi, ritmo frenetico e pochissimi momenti di noia.
Il punto debole risiede,a mio avviso,in una trama davvero vicina ad una soap opera di medio livello,con amori e figli segreti,eccessivi colpi di scena ed improbabili e repentini ribaltamenti di situazioni.
Anche i due gemelli non convincono pienamente, uno è troppo crudele,l'altro troppo innocente.
Fortunatamente l'azione pura ed oserei dire la simpatia prendono il sopravvento sui limiti da me accennati,basterebbe ad esempio concentrarsi sull'interpretazione del mitico Depardieu per sentirsi gratificati emotivamente.
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Ricordo sempre con piacere questa pellicola anche se non la considero come un capolavoro intramontabile.
Di certo aiutano la visione un cast di altissimo livello e la figura mitologica dei quattro moschettieri ,da sempre nei cuori di ognuno di noi.
Ottimi costumi, ritmo frenetico e pochissimi momenti di noia.
Il punto debole risiede,a mio avviso,in una trama davvero vicina ad una soap opera di medio livello,con amori e figli segreti,eccessivi colpi di scena ed improbabili e repentini ribaltamenti di situazioni.
Anche i due gemelli non convincono pienamente, uno è troppo crudele,l'altro troppo innocente.
Fortunatamente l'azione pura ed oserei dire la simpatia prendono il sopravvento sui limiti da me accennati,basterebbe ad esempio concentrarsi sull'interpretazione del mitico Depardieu per sentirsi gratificati emotivamente.
Dunque anche se in maniera molto originale, i "nostri" quattro moschettieri sono sempre forieri di una nobiltà interiore che va sempre sottolineata e non mi resta che consigliarne la visione nell'ennesimo rifacimento.
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great steven
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giovedì 25 dicembre 2014
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2 fratelli separati, 4 moschettieri & una regina.
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LA MASCHERA DI FERRO (USA, 1998) diretto da RANDALL WALLACE. Interpretato da LEONARDO DICAPRIO, GABRIEL BYRNE, GERARD DEPARDIEU, JOHN MALKOVICH, JEREMY IRONS, ANNE PARILLAUD, JUDITH GODRECHE
Le vicende della Maschera di ferro attingono le proprie radici da Il visconte di Bragelonne (1850), il quale, con Vent’anni dopo (1845), chiude la trilogia romanzesca di Alexandre Dumas padre. Questa storia è stata già portata sullo schermo per quattro volte (1929, 1939, 1976 a Hollywood e 1978 in Austria). L’azione prende il suo avvio nel 1662: morto il cardinale italiano Giulio Mazzarino, il Re Luigi XIV ha da un anno assunto il regno della Francia in prima persona, e governa, pur nell’interesse della nazione, da autentico despota, emanando leggi che favoriscono esclusivamente i governanti e danneggiando il numeroso popolo, che vive a forza di stenti e soffre la fame.
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LA MASCHERA DI FERRO (USA, 1998) diretto da RANDALL WALLACE. Interpretato da LEONARDO DICAPRIO, GABRIEL BYRNE, GERARD DEPARDIEU, JOHN MALKOVICH, JEREMY IRONS, ANNE PARILLAUD, JUDITH GODRECHE
Le vicende della Maschera di ferro attingono le proprie radici da Il visconte di Bragelonne (1850), il quale, con Vent’anni dopo (1845), chiude la trilogia romanzesca di Alexandre Dumas padre. Questa storia è stata già portata sullo schermo per quattro volte (1929, 1939, 1976 a Hollywood e 1978 in Austria). L’azione prende il suo avvio nel 1662: morto il cardinale italiano Giulio Mazzarino, il Re Luigi XIV ha da un anno assunto il regno della Francia in prima persona, e governa, pur nell’interesse della nazione, da autentico despota, emanando leggi che favoriscono esclusivamente i governanti e danneggiando il numeroso popolo, che vive a forza di stenti e soffre la fame. Al suo servizio non ci sono più i tre moschettieri Aramis, Portos e Athos (il primo dei tre si è fatto abate, il secondo è visibilmente invecchiato e ingrassato e ha appetiti sessuali molto gaudenti, mentre il terzo ha un figlio soldato, Raoul, che spera di rivedere presto), ma D’Artagnan non demorde e continua a servire il sovrano. Il trio però è a conoscenza dell’esistenza di un fratello segreto del Re Sole, imprigionato fin dalla nascita nei bassifondi fognari di Versailles con una maschera metallica che gli copre interamente la faccia, permettendogli solo di vedere e respirare. Decidono dunque di liberarlo e di rimpiazzarlo al feroce e tirannico fratello gemello, insegnandogli le sue maniere e i suoi modi altezzosi di comportarsi. Le cose prenderanno una cattiva piega quando il sovrano scoprirà la tresca ai suoi danni, ma la sostituzione avrà comunque successo, dopo una serie di battaglie, sia imperiali che militaresche. Come regista, Wallace non fa molto di più che dirigere il traffico di un film in cappa e spada come molti altri, ma da sceneggiatore sfodera un’impudenza capace di rivaleggiare con quella di Dumas, indimenticato scrittore francese di capolavori immortali. L. DiCaprio, il buono e il cattivo della favola, gioca con soffice disinvoltura le sue carte gemellari. Ma il merito principale e determinante va al trio dei moschettieri in pensione, invecchiati ma sempre in gamba: Malkovich si distingue per tranquillità, flemma e carisma indistruttibile; Depardieu, grazie anche alla sua fisicità goffa e simpatica, risulta istrionico e buffo oltre ogni dire (specialmente nella scena in cui tenta maldestramente di impiccarsi); Irons, infine, è il più pacato e introverso del terzetto, che però sa dimostrare un coraggio fuori dal comune nei momenti critici. Byrne (un D’Artagnan relativamente sottotono ma comunque efficace finché il copione glielo consente) se la cava con egregia spavalderia, pur senza dimenticare il suo attaccamento ligio e oneroso ai doveri di guardia del corpo. Oltre a raccontare le vicende del gemello sconosciuto e segregato del re, i generosi intrighi del neo-religioso Aramis per liberarlo dal carcere e dalla maschera di ferro, i conflitti fra D’Artagnan e i suoi amici (per cui il tempo non sembra essere passato, considerando la loro immutata esperienza e dimestichezza con le armi), le patetiche peripezie di Athos e dell’amato figlio partito per la guerra, Wallace centra il bersaglio con un’idea decisiva e sorprendente: Luigi XIV non è figlio del defunto Luigi XIII, ma di D’Artagnan, che da sempre ama, contraccambiato, la regina Anna. Si avverte purtroppo la mancanza della lasciva Milady, giustiziata molti anni prima (come si viene a sapere dai dialoghi) dai prodi eroi. Non ha i numeri per decretare un capolavoro, questo film d’azione e storico contemporaneamente, ma sa mescolare i generi con un gusto della contaminazione abbastanza inusuale e per questo anche originale e spiazzante, per certi versi. Lode anche al montaggio, alla fotografia e soprattutto ai sontuosi costumi, che riproducono molto fedelmente gli abiti in uso alla sfarzosa reggia di Versailles. L’impudenza, l’arroganza e gli atteggiamenti prepotenti del Re Sole sono evidenziati con un autocompiacimento in parte egoistico ma che funziona a dovere nei panni della fucina di un carattere malvagio, sadico e prepotente. Consigliabile agli studenti che stanno affrontando la storia francese del XVII secolo e agli appassionati dei romanzi ottocenteschi che raccontano le avventure un po’ picaresche e magniloquenti accadute due secoli prima.
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solversrf
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domenica 3 aprile 2016
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ferro e tante avventure divertimento e spettacolo.
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così narrandosi abbiamo una specie di proiezione anche se parzale
della trama, un re beniamino delle genti, censurato nel
territorio popolare, e in molte tenute di cui il popolo
si fregiava, con stendardi giallarancidi ecc ecc, più
dunque di un filmi tv, ecc ecc, con lo pseudoprofittando degli
improbi maldicenti nonchè tentando con
e per quell'inerzia surrogata di non natura
e frutti del loro folle piano; tanto da costringere così
i moschettieri alle rappresaglie per difendersi da
vili delle guardie non al servizio del re, che per qualche momento
si vede costretto a imbarazzanti balli e piroette con altrettanto
deplore dell'incoronata, non conoscendo le rispettive abitudini,
oltre a considerare qualche seppur spiacevole discorso del re,
riflettendo.
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così narrandosi abbiamo una specie di proiezione anche se parzale
della trama, un re beniamino delle genti, censurato nel
territorio popolare, e in molte tenute di cui il popolo
si fregiava, con stendardi giallarancidi ecc ecc, più
dunque di un filmi tv, ecc ecc, con lo pseudoprofittando degli
improbi maldicenti nonchè tentando con
e per quell'inerzia surrogata di non natura
e frutti del loro folle piano; tanto da costringere così
i moschettieri alle rappresaglie per difendersi da
vili delle guardie non al servizio del re, che per qualche momento
si vede costretto a imbarazzanti balli e piroette con altrettanto
deplore dell'incoronata, non conoscendo le rispettive abitudini,
oltre a considerare qualche seppur spiacevole discorso del re,
riflettendo... però sul perpetrare e riperpetrare di
tale discorso, non più amichevole
e di quel nemico amichevole forse e che allora non ha
niente a che pretendere per cui e neanche il
farsi scalare per quei proletariati che
non danno qualsiasi diritto, specie
per disperdere sè senza responsabilità nei
confronti del popolo della nazione e di un regno qualsivoglia, però
poi e per fotuna il talento migliore e il buon senno svelano in parte
quell'arcano con qualche arresto loro malgrado e alcune
condanne popolane per due figure se non di più le quali
praticavano finte iniezioni di fiducia dimostrando che tante
imprecazioni forse non sembravano del tutto sbagliate, altresì il
senso del più corretto e possibile sistema coadiuvato dal conoscere
e da ambedue le parti quel popolo che ne vuole essere parte ridonano splendore
rendendo invisibile quelle banalità e superficialità
per le quali la fantasia è spesso in grado di fornire
e per tali motivi, ciascuno pensa d'essere altrettanto chissàchi, ottimo,
con quel ending happy di divertimento e un film plorevole e al
passo con holliwood e più di favolette di non molto cospicuo spettacolo.
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trammina93
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sabato 9 agosto 2014
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spettacolare e sempre bello da rivedere
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Avrò visto questo film almeno cinque volte, eppure ancora a distanza di anni mi piace riguardarlo. La trama è molto interessante. Ben fatta l'ambientazione regale nella Francia seicentesca con Luigi XIV interpretato da un perfido e ben calato nella parte Leonardo Di Caprio. Bello l'affiancamento dei moschettieri. Vari sono i colpi di scena: scoprire chi è il capo dei Gesuiti, vedere come i moschettieri non siano uniti perchè D'Artagnan la pensa diversamente dagli altri giurando eterna fedeltà al re per quanto dispotico e poi sul finire si scoprirà perchè gli porta così tanta fedeltà e sarà molto stupefacente. Ovviamente ciò che desta stupore per quasi metà film sono le scene in cui si vede un prigioniero in carcere con una maschera di ferro.
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Avrò visto questo film almeno cinque volte, eppure ancora a distanza di anni mi piace riguardarlo. La trama è molto interessante. Ben fatta l'ambientazione regale nella Francia seicentesca con Luigi XIV interpretato da un perfido e ben calato nella parte Leonardo Di Caprio. Bello l'affiancamento dei moschettieri. Vari sono i colpi di scena: scoprire chi è il capo dei Gesuiti, vedere come i moschettieri non siano uniti perchè D'Artagnan la pensa diversamente dagli altri giurando eterna fedeltà al re per quanto dispotico e poi sul finire si scoprirà perchè gli porta così tanta fedeltà e sarà molto stupefacente. Ovviamente ciò che desta stupore per quasi metà film sono le scene in cui si vede un prigioniero in carcere con una maschera di ferro. Quando si scoprirà che il prigioniero è un gemello del re il film aumenta di più col suo ritmo incalzante e si fa sempre più interessante. Il film dura parecchio, 129 minuti ma scorrono via veloci. Ti interessa vedere in atto il piano ideato dai moschettieri di sostituire il re. Vari fronti sono stati affrontati nel film, non solo politico ma c'è anche il versante amoroso con Luigi che col potere tenta di accalappiarsi Christine e D'Artagnan che ama la regina Anna, madre di Luigi. Il piano verrà attuato nonostante qualche difficoltà per poi arrivare ad un finale in parte tragico ma anche giusto. Punto di forza enorme del film è ovviamente il cast. Non si può dire nulla di negativo su Leonardo Di Caprio. E' stato bravissimo, nonostante la sua giovinezza ha dimostrato tanto talento nel calarsi in due ruoli molto diversi l'uno dall'altro, l'uno dispotico, crudele, egoista, violento, avido e l'altro selvaggio ma buono di cuore, debole. I moschettieri sono stati tutti eccezionali, sia Porthos (Gerard Depardieu) nel suo essere bizzarro e molto carnale, sia Athos (Malkovich) nel suo essere buono ma allo stesso tempo vendicativo dopo la morte del figlio, lo spirituale Aramis (Jeremy Irons) ed anche D'Artagnan (Gabriel Byrne) che odi per il suo servilismo ma sul finire arrivi ad apprezzare persino lui. Magati tutti i film storici o comunque di costume fossero così interessanti, invece ti tocca spesso subire film lenti e noiosissimi intrisi di ore ed ore di dialoghi politici!
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