Casinò

Da una sceneggiatura ispirata alle vicende di due gestori malavitosi di un Casinò di Las Vegas, Scorsese completa la sua trilogia sulla mafia iniziata nel 1973 con "Mean Streets" e proseguita poi nel 1990 con "Quei Bravi Ragazzi". Un film in puro stile Scorsesiano di grande fascino che brilla per una regia maestosa e per la recitazione di un cast davvero perfetto. Il regista Newyorkese con ampie carrellate e rotazioni a 360 gradi avvolge i personaggi ed estrude in maniera sbalorditiva gli spazi scenografici. Casinò è un portentoso viaggio nella Mecca del Dio denaro, nella fucina del potere e della corruzione, che diviene nel suo incedere un elegia al logorio dell'anima che ne deriva. Scorsese non crea empatia con i personaggi, lì tiene a distanza, immortalandone le azioni e la deriva psicologica attraverso un commento fuoricampo sempre pungente e spiazzante. Come in "quei bravi ragazzi" per il protagonista ci sarà una possibilità di salvezza, legata a quell'innato talento che possiede, provvidenziale nel trascinarlo fuori appena in tempo, dal castello che crolla. E ci si chiede come mai in questa Disneyland della truffa "mentre i bambini giocano ai pirati, mamma e papà lasciano le rate della casa e i soldi per l'università del piccolo nelle slot machine". Splendido.