La dolce vita |
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Un film di Federico Fellini.
Con Marcello Mastroianni, Anita Ekberg, Anouk Aim?e, Yvonne Furneaux, Alain Cuny.
continua»
Commedia,
Ratings: Kids+16,
b/n
durata 173 min.
- Italia, Francia 1960.
- Cineteca di Bologna
MYMONETRO
La dolce vita
valutazione media:
4,64
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Il primo film laico e democratico italianodi angelino67Feedback: 1000 | altri commenti e recensioni di angelino67 |
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mercoledì 4 maggio 2016 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Grande affresco della civiltà contemporanea, in una Italia che si avvia al "boom", che coglie e e rende gli umori e le sensazioni dell'epoca, negli ambienti e situazioni. Otello Martelli mette la sua sagacia fotografica al servizio di una immagine levigata e raffinatissima. La musica di Nino Rota é intrigante, a volte inquietante, torbida, misteriosa, altrove popolare e jazzata, così come il film. Sceneggiato da Brunello Rondi, frequentatore di parties e feste nelle case patrizie, Flaiano con acuta critica di costume e Pinelli, trasfiguratore della realtà intonato alla visione di Fellini fantastica e irrazionale, il film si é ispessito durante la lavorazione. L'orgia nella villa del nuovo ricco, che colpisce ancora oggi per il suo orrore, ha una un eco del caso Montesi, che aveva scosso l'Italia anni prima. Conviene alla comprensione del caso politico del film una parentesi storica. La DC, come nelle esigenze del paese, stava per aprire ai socialisti, con il centrosinistra del successivo decennio. Ma questo progresso che aveva avuto un preannuncio con l'elezione di Papa Giovanni XXIII c'è nello sguardo nuovo del film ma non ancora nella realtà che rappresenta. E'un'Italia dove il sindaco di Roma, eletto coi voti determinanti delle destre, non commemorò il quindicesimo anniversario della Liberazione. Il governo in carica anch'esso aveva l'appoggio esterno della destra, e il Capo dello Stato, della sinistra democristiana, era bloccato nei suoi tentativi di apertura a sinistra dal capo dei servizi segreti militari con la minaccia di un golpe (che tentò per davvero come Comandante Generale dei Carabinieri nel '64). Nonostante gli elogi di Montanelli sul Corriere della sera e del Cardinale Siri, un conservatore più volte tra i papabili, la destra si scatenò contro il film. I cattolici si divisero, i Gesuiti difesero Fellini, che riteneva che la cosa migliore, soprattutto in senso cristiano e cattolico, che un artista potesse fare era mostrare le cose come sono. Fu un pretesto per lo scontro politico in Italia in trasformazione per l'industrializzazione e lo sviluppo delle comunicazioni di massa. Zavattini paragonò il film alla rivoluzione cubana come occasione di passione sull'arte e sul cinema. Ma esso non si può ridurre a una contingenza politica. La crisi, l'incertezza, la confusione sono fertili per l'arte. Fellini ha una visione della condizione umana che prescinde dal progresso e dalla storia. Non a caso l'episodio più riuscito é quello fuori dal tempo e dalla storia dei nobili (alcuni veri), nei loro castelli sepolcrali e fantasmatici; cinema gotico introdotto a Via Veneto dall'apparizione spettrale di Nico. Accidiosa, forsennata, passiva, ingorda, opulenta, dissoluta; questa é la capitale governativa ed ecclesiastica in cui Marcello si lascia dolcemente vivere. Nella conferenza stampa di Anita i giornalisti sono veri e a casa dell'intellettuale gli artisti sono più o meno nella parte di se stessi. Deliziosa Fanny, la buona prostituta, mentre Maddalena é il personaggio più rappresentativo della dolce vita: essa compare ripetutamente. Emma castra Marcello col suo amore possessivo, che egli rifiuta. Esemplare la sequenza del falso miracolo, circo mediatico, rituali della mistica popolare e produzione del consenso di massa. L'angelo umbro é una delle adolescenti di Piero della Francesca, Antonello da Messina e altri pittori dove tra cherubini, serafini, angioloni, nubi radiose e aerei cortei di santi compare sempre qualche bel sederino.
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